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7/4/2016

Ogm tra mito e realtà

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di Eva Dei
Continuiamo sulla scia dell’articolo della scorsa settimana parlando di OGM. Come abbiamo detto con OGM si definiscono gli organismi in cui parte del genoma è stato modificato grazie alle moderne tecniche di ingegneria genetica. Sfortunatamente spesso ciò che non conosciamo ci spaventa, tendiamo a documentarci poco e, nell'era dell’informazione facile, spesso non si è capaci di riconoscere un’informazione basata su fonti attendibili da altre che di attendibile hanno ben poco.

“Non saprei spiegare il perché della paura per gli Ogm, è difficile dire come nasca la paura e come si possa bloccare il timore di qualcosa che non si conosce. E’ una forma di superstizione e va combattuta come tutte le cose inesistenti che possono essere più pericolose di quelle esistenti“.  Rita Levi Montalcini

La definizione di OGM, anche se potrebbe sembrare semplice e banale, non lo è né nella sua formulazione né nel suo significato. Spesso quando si parla di modifiche al genoma o al DNA l’immaginario si apre a visioni di creature mostruose e mitologiche come per esempio il centauro, metà uomo e metà cavallo, o come nel caso più famoso riguardante gli OGM, la fragola-pesce. Sfatiamo questo primo mito: questo frutto con sembianze animalesche non è mai esistito! La leggenda, molto diffusa sul web, parla di una fragola che sarebbe stata resa resistente al gelo attraverso l’inserimento nel suo patrimonio genetico di un gene appartenente a un pesce artico. In realtà però questo frutto non è mai stato né coltivato né mangiato! Nonostante questo è diventato uno dei simboli della lotta anti-OGM, una fragola con lische al suo interno! L’immagine fa sicuramente sorridere, anche perché, come abbiamo nell'articolo precedente, non esiste il “gene pesce” o il “gene fragola”, ma solo geni che codificano particolari proteine.
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​Un altro mito da sfatare è quello dell’innaturalità (intesa come impossibilità in natura) degli OGM, in quanto potremmo dire che il grano che conosciamo e usiamo oggi è appunto un “OGM naturale”. Quest’ ultimo infatti discende dal farro che a sua volta deriva dall’ibridazione avvenuta in natura tra due specie che non appartengono nemmeno allo stesso genere, il Triticum urartu (parente selvatico del farro piccolo ) e la cerere (erba infestante selvatica che cresce nei campi). 

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Sempre su questa scia tutta una serie di prodotti modificati dall’uomo che vengono venduti senza alcuno scalpore come il pompelmo dalla polpa rosata, creato modificando il genoma della pianta attraverso le radiazioni, o frutti come mandaranci, cocomero e uva senza semi, che si ottengono da una pianta sterile e senza semi, con l’ausilio della colchicina  nella fase di produzione. La legislazione in materia di OGM distingue tra le piante prodotte con radiazioni e quelle che usano le moderne tecniche di ingegneria genetica; ma è un dato di fatto che vi sia una contraddizione in questa differenza di trattamento. Non è l’unica: in Italia infatti non si possono coltivare OGM ma si possono importare tranquillamente prodotti che li contengono. In questo modo spesso inconsapevolmente chi critica gli OGM mangia prodotti contenenti soia OGM o carne che viene da animali nutriti con la soia OGM.
Ma parlando di contraddizioni come non citare anche il caso tutto Americano delle patate OGM. Inizialmente ampiamente usate nel campo della ristorazione, furono successivamente bandite soprattutto grazie alla spinta dei fast food. Questi ultimi avevano infatti visto calare i loro guadagni perché i clienti avevano paura che il cibo acquistato da loro contenesse i poco salutari OGM! Curioso come una ristorazione basata principalmente su alimenti fritti, grassi e in generale poco salutari si preoccupi della nocività degli OGM.

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Ultima convinzione errata di cui voglio parlarvi è quella che vede gli OGM come dei nemici del “prodotto tipico”. In realtà, se correttamente usati, gli OGM possono salvare intere coltivazioni; ne sono un esempio le tipiche coltivazioni di papaya nelle Hawaii. Alla fine degli anni ottanta infatti, comparve un virus che dilagò con effetto devastante, minacciando l’intera filiera commerciale delle Hawaii. Il virus PRSV veniva trasmesso dagli afidi e la pianta, una volta infettata, era impossibile da curare. Prima si provò con la vaccinazione, ma i sintomi della malattia lasciavano segni sui frutti che ne riducevano il loro valore commerciale. Fu allora inserito un gene resistente al virus; si ottennero 17 piante, tra cui fu selezionato il candidato migliore. La papaya OGM è oggi consumata tranquillamente in America e Canada.

Bibliografia e sitografia:
D. Bressanini, OGM tra leggende e realtà, Bologna, Zanichelli, 2009.
https://rivoltalascienza.wordpress.com/tag/fragola-pesce/

​Immagini tratte da:
Grano, da Wikipedia, Opera propria, CC BY-SA 4.0, voce "russello"
Pompelmo, da Wikipedia francese, Ananda & א (Aleph) & raeky for the originals - from/de Image:Citrus grandis - Honey White.jpg & Image:Citrus paradisi (Grapefruit, pink) white bg.jpg CC BY-SA 3.0, voce "Pamplemousse et pomélo"
Patatine fritte, da Wikipedia, Ehsanislav - French fries CC BY 2.0
Papaya, da Wikipedia latina, Midori released on 15. Apr. 2006 12:02 UTC under the CC-BY-SA-2.0 and GFDL, voce "plantae"

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