Palazzo Ducale fa da sfondo alla presentazione di Camminerai con il sole. Lunedì 9 maggio, due eccezionali scrittori di lingua spagnola hanno incantato un vasto pubblico che si era raccolto nella splendida cornice della Sala Ademollo di Palazzo Ducale. Sto parlando dell’evento promosso dalla libreria Ubik di Lucca e dall’Associazione “Andare oltre si può”, che ha permesso l’incontro di due artisti del calibro di Louis Sepùlveda e Alfonso Mateo-Sagasta. Come un moderno pifferaio magico Sepùlveda ha incantato un numeroso gruppo di bambini, che lo ascoltavano con meraviglia, ma anche adulti di tutte le età. Erroneamente creduto da molti un autore per bambini visto il suo ricorso all’uso della favola, Sepúlveda riesce nei suoi libri ad affrontare con delicatezza, ma allo stesso tempo con grande efficacia problemi e tematiche che vanno ben aldilà del mondo infantile. Allo stesso modo, parlando un fluido italiano, ha presentato a Lucca lo scrittore, e amico, Sagasta. Così Sepúlveda ha raccontato del suo primo incontro con Sagasta e di come abbia apprezzato subito Camminerai con il sole perché, come i racconti della sua raccolta La frontiera scomparsa, è la storia di un’avventura senza frontiera. In questi racconti c’è sempre un estraneo, un diverso, un altro che ha una diversa “idea di cosa è il finito e di cosa è l’infinito, di cosa è l’essere e del perché essere”. Ci si chiede sempre il perché di questa differenza, fino ad arrivare al momento in cui si capisce l’altro e addirittura in alcuni casi ci si identifica con lui. E allora come non ricordare una delle amicizie più belle della letteratura: quella che descrive Salgari tra Sandokan e Yanez de Gomera. L’intervento di Sepúlveda si chiude con un apprezzamento verso tutta quella letteratura che, come nel caso di Sagasta, è trasformazione letteraria della storia, perché permette spesso a chi è estraneo ai fatti raccontati o alla cultura che ne è coinvolta, di comprenderla meglio rispetto a un comune libro di storia. Alcuni scatti dalla Presentazione Accanto a Sagasta e sua interprete per l’occasione, Ilde Carmignani, traduttrice di Sepúlveda da circa 20 anni; a cui va parte del merito della realizzazione di questo fantastico incontro. Sagasta inizia a dare quelle che sono le coordinate della storia. Siamo nel 1511 quando una caravella spagnola fa naufragio a sud della Giamaica. Un gruppo di uomini riesce a salvarsi raggiungendo la costa. Otto anni dopo sono solo due i superstiti Jerónimo de Aguilar, che riuscirà a sfuggire agli indios e si imbarcherà con Hernán Cortés, e Gonzalo Guerrero, che al contrario decide di passare dalla parte degli indigeni. Sagasta cerca di colmare questi otto anni di vuoto: cosa è successo da quando la caravella ha fatto naufragio al momento in cui Gonzalo Guerrero rifiuterà di tornare in Spagna o di unirsi a Cortés? Spesso leggiamo la storia da parte dei conquistatori, Sagasta invece ce la fa leggere dalla parte dei vinti. Nei romanzi dei conquistatori gli indigeni hanno sembianze terribili, sono malvagi e dediti a pratiche tribali e animalesche; il messaggio (neanche troppo subliminale) è che si meritano quel castigo. L’autore di Camminerai con il sole crede che sia arrivato il momento di fermarci, di capirci e comprenderci, non è più sufficiente sbandierare il messaggio che sta alla base di ogni conquista “noi siamo la modernità e Dio è con noi”. Con un tema sicuramente attuale, i due autori hanno rivendicato l’importanza del romanzo, della narrazione, della letteratura tutta, al fine di comprendere il métissage culturale odierno. Immagini tratte da foto dell'Autore
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Dicembre 2022
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