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19/5/2018

Ama e cambia il mondo – il messaggio di Shakespeare si tramanda nei secoli

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di ​Matelda Giachi
​“Andiamo via di qui, a ragionare ancora di questi dolorosi avvenimenti; a qualcuno sarà perdonato ed altri sarà punito; poiché non ci fu mai storia più pietosa di questa di Giulietta e del suo Romeo.”
La più conosciuta delle tragedie di Shakespeare, ancora una volta viene raccontata grazie all’opera di Gérard Presgurvic dal titolo “Romeo e Giulietta – Ama e cambia il mondo”.
Essa nasce nel 2001 a Parigi, ma la versione italiana vede luce e parte con un primo tour nel 2013 e, cinque anni dopo, riempie ancora i teatri. É assai differente dall’originale shakesperiano e non solo perché il suo testo non fa da guida per la stesura dei brani musicali, ma anche perché l’autore si prende diverse licenze poetiche. Nella versione italiana si nota in particolare la marginalità di padre Montecchi, che, per lo più assente e poco partecipativo, non sembra essere molto toccato da quel marasma di adolescenza, tempeste ormonali, amore travolgente, antipatie a priori e sfiga che travolge figlio e fidanzata (anzi moglie) fino a trasformarsi in tragedia. Un vero padre moderno.
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​Giulietta è Giulia Luzi (una coerenza di nomi che fa spavento), che si riscatta dalla sua interpretazione un po’ infelice in “Un medico in famiglia”, soprattutto grazie alla sua voce straordinaria che mostra di governare con sicurezza. Minore la padronanza del palcoscenico di un teatro; quando priva di battute appare assente e fa un po’ da tappezzeria.
Romeo ha il volto di Davide Merlini che, nella serata di giovedì 10 maggio al Teatro Verdi di Firenze, parte un po’ sottotono per poi riprendersi man mano che la rappresentazione procede. Un interprete capace che però risulta nettamente messo in ombra dal talento sfrontato e dalla personalità forte di Luca Giacomelli Ferrarini e del suo Mercuzio. É lui la vera rivelazione di questo show (e sembra esserne piuttosto cosciente)! 
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​In generale un cast di gran stoffa; forse il fattore esperienza gioca un po’ a favore della componente più adulta, tra i quali spiccano le due dame Capuleti e Montecchi, poi Leonardo Di Minno che, svestiti i panni del re dei gitani di Notre Dame, veste quelli del Principe di Verona, facendoci godere ancora della sua voce e della sua straordinaria presenza scenica. Poco valorizzato l’altro reduce dell’opera musicale di Cocciante, Graziano Galatone, interprete del padre di Giulietta (curiosità: il ruolo è stato prima del grande Vittorio Matteucci, Frollo in Notre Dame) i cui brani non mettono in risalto le sue capacità canore e il carisma.
Già Cocciante, insieme a Pasquale Panella (perché squadra che vince non si cambia), nel 2007 aveva provato a mettere in musica l’infelice storia di questi sfortunatissimi giovani, senza però riscuotere il successo di David Zard. “Romeo e Giulietta – ama e cambia il mondo” ha un’impostazione un po’ alla Baz Luhrmann (Cocciante invece è rimasto più vicino alla visione di Zeffirelli), con tanto di picco trash nel momento in cui mamma Capuleti si presenta in versione “milf” con ballerino a petto nudo legato al guinzaglio. Intendiamoci, dettagli a parte, noi amiamo lo stile del buon vecchio Baz.
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Il differente successo delle due versioni ce lo siamo spiegato soprattutto per via del linguaggio che, nel secondo caso, è asciutto, diretto e per niente poetico, in grado quindi di arrivare veramente a tutti.
Se questo è stato in grado di garantirne la diffusione, ne rappresenta però anche il più grande difetto. Lo spettacolo funziona, intrattiene, ma non vi è una singola canzone in grado di entrarti dentro e scuotere le corde più profonde e nascoste dell’anima, per poi farti uscire dal teatro cambiato rispetto a quando vi eri entrato. Cosa che faceva invece, per restare su opere famose recenti, Notre Dame the Paris. Il limite è grande perché, invece, è proprio con questo scopo che nasce il teatro e che gli attori respirano nei panni di altri e raccontano storie. Non solo. Genera poi un altro problema, quale la durata eccessiva. Tre ore che andavano sfoltite di almeno cinque o sei canzoni. Quel tanto che basta per evitare che gli spettatori meno pazienti inizino cinicamente ad augurarsi una morte rapida de due protagonisti “così si va tutti a casa, che domani lavoro”.
Se, di per sé, non è il musical che ci abbia più entusiasmato negli ultimi anni, il messaggio che cerca di diffondere, e che è parte del titolo stesso, è fondamentale. “Ama e Cambia il Mondo”. Oggi più che mai, quando la paura per i legami dilaga e niente dura, dovremmo imparare da Giulietta e Romeo ad amare, a tenere stretto quel sentimento e a lottare in suo nome, perché è l’unica forza veramente in grado di produrre un cambiamento. La pazienza no, quella non è una virtù che i giovani Capuleti e Montecchi ci possono insegnare.
Prossimo appuntamento con “Romeo e Giulietta – ama e cambia il mondo” a Roma il 1 giugno 2018 al Palalottomatica. Linea alla regia.
 
Immagini tratte da:

https://ciakmilano.it/my-product/romeo-giulietta-ama-e-cambia-il-mondo/
http://www.corrieredellosport.it/news/inroma/spettacolo/2018/02/0638067641/romeo_e_giulietta_ama_e_cambia_il_mondo_pronto_al_giro_d_italia/
https://www.panorama.it/musica/romeo-e-giulietta-ama-e-cambia-il-mondo-musical-date-lultimo-capolavoro-di-david-zard/
 
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