Il 27 gennaio è stato celebrato il Giorno della Memoria, la ricorrenza istituita dall'Onu nel 2005 per rendere un adeguato omaggio alle vittime dell'Olocausto. Una ricorrenza molto sentita e accorata, manifestata attraverso celebrazioni pubbliche di differente forma, tra cui proiezioni di pellicole incentrate sulla tragedia e spettacoli teatrali a tema. Uno di questi è "Memoria", un recital musicale dalla grande intensità ideato e rappresentato dall'Odin Teatret, la storica compagnia fondata a Oslo nel 1964 dall'autore e regista Eugenio Barba, che tuttora dirige questo progetto. L'Odin Teatret introduceva una visione innovativa della performance in scena e della concezione medesima della macchina teatrale, ricercando interpreti pressocché esordienti e approfondendo lo studio sulla partecipazione interiore da parte degli attori alla storia raccontata. I metodi dell'Odin iniziarono a riscontrare sempre più successo a livello mondiale, al punto da essere diventati presto uno dei punti di riferimento più importanti su scala internazionale nell'ambito dell'attività di laboratorio e scambio teatrale, con oltre 77 spettacoli esportati in 65 paesi diversi e uno staff attualmente composto da 33 persone provenienti da 11 nazioni e quattro continenti. L'Odin arrivò a Pontedera per la prima volta nel 1975 e fu la prima compagnia ospitata dal novello Centro per la Ricerca e la Sperimentazione Teatrale costituito da Roberto Bacci. Un legame dalle radici profonde dunque tra il Teatro Era e l'Odin che anche quest'anno è stato messo in luce attraverso "Memoria".
Per la regia di Eugenio Barba, "Memoria" cattura lo sguardo e stordisce le consapevolezze per merito dell'impegno minuzioso e sapiente di due soli protagonisti, Else Marie Laukvik e Frans Winther. L'una è la voce narrante del genocidio giudeo e delle sue protuberanze successive, la depositaria delle liriche popolari yiddish e di gestualità dal simbolismo risoluto che rafforzano la drammaticità delle terribili tragedie descritte e inducono lo spettatore ad ampliare il suo momento di riflessione su tale argomento. L'altro è l'esecutore musicale che si serve della fisarmonica come arco e dei violino come frecce, il fautore di macabre marce al cospetto della morte e di reminiscenze crudeli, il custode quadrato della fermezza e della speranza (anche per Else). Nel corso dei 65 minuti in cui si esibiscono, i due artisti non osservano mai delle pause neanche quando Frans Winther rimane immobile con il corpo e la bocca per ascoltare insieme al pubblico le parole di Else Laukvik e reagire attraverso la mimica o la musica. Ispirandosi alle novelle raccolte dalla scrittrice ebrea Yaffa Eliach, che sopravvisse alle persecuzioni in Lituania, all'interno del volume "Hasidic Tales of the Holocaust", sul palco prendono vita le storie di due fanciulli, Moshe e Stella, confinati nei campi di concentramento di Mauthausen e Majdanek, e sopravvissuti nel corpo ma non nell'animo all'estrema prova che la vita gli ha destinato in tenerissima età. Moshe e Stella, un ragazzino e una ragazzina, che erano nati e stavano crescendo felici, travolti freneticamente in un vortice totale di violenza, morte e umiliazione. Dapprima le loro odissee rivivono in terza persona "filtrate" da una prospettiva storica e oggettiva che in seconda battuta annulla la netta separazione tra le storie presentate (si aggiungono infatti successivamente gli omaggi a due grandi intellettuali giudei, Hans Mayer e Primo Levi) per mescolare le voci dei personaggi l'una con l'altra con un'enfasi che cresce a dismisura. Gradualmente i ricordi incancellabili, che dopo più di cinquant'anni ancora tormentano i loro sonni e sollevano l'ossessiva questione dell'essere ebrei, smarriscono l'ordine e la precisione con cui erano stati rivelati, vanno in tilt perché gli esseri umani non possono sempre essere in grado di reggere il controllo.
Arrivano dunque quegli attimi infernali in cui la calma e la resistenza sono ingoiate dalla rabbia, dal dolore lancinante, dalla mostruosità di una parte della vita che è rimasta sulle spalle e non dietro di esse. Seppur abbiano conosciuto l'orrore precocemente e siano stati costretti a saltare completamente una tappa cruciale della crescita come l'adolescenza per la necessità di passare subito alla fase adulta, Moshe e Stella avvertono con pesantezza il trauma di un percorso così innaturale e sono destinati a convivere con scorie del loro passato incancellabili. Il loro supplizio consiste nell'eterna infanzia che li caratterizzerà per tutta la vita, mentre Mayer e Levi, che all'esplosione della crudeltà razzista avevano affrontato la fase di passaggio detta, hanno dovuto fare i conti dopo il dramma della prigionia con il senso della ricostruzione, la logicità o meno di proseguire a vivere. "Chi è stato torturato rimane torturato. [...] Chi ha subito il tormento non potrà più ambientarsi nel mondo, l'abominio dell'annullamento non si estingue mai. La fiducia nell'umanità, già incrinata dal primo schiaffo sul viso, demolita poi dalla tortura, non si riacquista più" aveva detto Mayer e citato Levi all'inizio de "I sommersi e i salvati", l'opera testamento, l'ultima prima di suicidarsi, come Mayer. Un peso interiore, personale e collettivo, vissuto dagli uomini di cultura sopravvissuti in forma esponenziale perché gravati di un compito immane: indicare la strada per un futuro, ritrovare una dimensione storica, sociale, culturale.
In "Memoria", l'Odin Teatret si approccia all'Olocausto in una veste sacrale e mistica. Non c'entra Dio, né pullulano preghiere o pianti disperati. Lo sgomento e la sofferenza da parte delle vittime ritratte al passato e al presente si distinguono dall'inizio alla fine all'interno degli occhi spalancati, delle nenie e delle ripetizioni continue da parte della Sibilla Else Laukvik, e dell'incapacità di Frans Winther di accennare a un solo sorriso. Il suo sguardo è teso, sia mentre è intento a dare voce ai suoi strumenti sia quando si dedica a elenchi regolari di numeri e di proverbi. Non cambia di una virgola, ma d'altra parte lenti movimenti della testa in direzione di Else e soprattutto il gesto rassicurante di offrirle la mano in un momento di enorme disagio trasmettono una carica emotiva solenne e potente. Linguaggio della musica, delle parole, del corpo e infine il ricorso agli oggetti, ai simboli della tragedia che conquistano l'attenzione dello spettatore senza poter incontrare ostacoli. Si tratta di immagini dirette, crude come i pannelli su cui sono rappresentati i volti di Mayer e Levi, e l'orsacchiotto con una banda fascista al braccio destro, che Else affoga con veemenza in una bacinella all'apice di una riflessione colma di tensione. In un gioco di luci inatteso, che sprofonda l'intera scena in un buio pesto, creando un'esperienza onirica, di sfogo selvaggio. Il desiderio di vendetta viene soddisfatto, ma è flebile, momentaneo. La necessità del ricordo dettagliato invece domina la quotidianità e insegue il desiderio esemplare di non far dimenticare a coloro che hanno dimenticato. Immagini tratte da: Foto dell'autore
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Compagnia Scimone Sframeli è al Teatro Era il suo ultimo lavoro Amore, di Spiro Scimone, con l’interpretazione di Francesco Sframeli, Spiro Scimone Gianluca Cesale, Giulia Weber, per la regia di Francesco Sframeli e l’allestimento di Lino Fiorito.
Amore ha vinto il Premio Ubu 2016 come miglior novità italiana e progetto drammaturgico e come miglior allestimento scenico. Due coppie prossima alla morte ricordano con una dolcezza infantile e un amaro sorriso le emozioni provate in gioventù. In scena, il vecchietto e la vecchietta, il comandante e il pompiere, si muovono tra le tombe di un simbolico cimitero rappresentando le tenere e insieme crudeli attività del quotidiano, a partire dai più semplici gesti familiari. La scena di Lino Fiorito è composta da due tombe, a due piazze. Il tempo è sospeso e, forse, stanno tutti prendendo parte all’ultimo giorno della loro vita. Entrambe le coppie si abbandonano al flusso delle memorie, creando un universo parallelo abitato da frammenti di vita in comune, rimpianti, giocose affettuosità, dimenticanze e amari sorrisi. Appaiono quattro vite al tramonto alla prova del tempo e dei ricordi, che non tornano più. L’Amore è una condizione estrema e, forse, eterna. Con Amore, la compagnia Scimone Sframeli prosegue sul percorso drammaturgico ai bordi dell’umanità, all’interno di non luoghi, dove i personaggi non hanno nome e sono “tutti vecchietti”. Un altro tassello della loro ricerca “verso l’essenza del teatro, non perdendo mai il legame fra gli attori, il testo e il pubblico”. Scrive Spiro Scimone: “Queste due coppie sono vicine alla morte, ma con leggerezza infantile parlano di quello che hanno provato da giovani e di ciò che forse non è ancora perduto. Alla fine di tutto, il senso della vita si può trovare solo nell’amore. Quando scrivo cerco di immaginare a quali corpi e movimenti saranno destinate quelle parole. Non inseguo le facili provocazioni ma solo il teatro, nella sua verità e semplicità, attraverso un fondamentale lavoro di squadra.” “Cerco sempre - afferma il regista Francesco Sframeli - di esaltare la leggerezza e il lavoro incessante dell’attore, nello scambio con gli altri tre interpreti, attraverso i quali si mette in scena la vita e la morte. Infatti più che un regista mi sento un ‘distillatore’. Il teatro è come fare l’amore: se doni te stesso totalmente, è un’esperienza bellissima.” Il 3 febbraio alle ore 18 al Teatro Era si terrà un incontro, aperto al pubblico, con la compagnia Scimone Sframeli coordinato dalla Prof.ssa Eva Marinai. L'incontro è inserito nel progetto Scritture sulla Scena. Scritture sulla scena con il coordinamento scientifico della professoressa Anna Barsotti vede insieme il Teatro Era e i Corsi di laurea in DISCO e SAVS Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere – Università di Pisa. TEATRO ERA via Indipendenza, s.n.c. – 56025 Pontedera (PI) www.teatroera.it Info: el. 0587 55720/57034 teatroera@teatrodellatoscana.it BIGLIETTI Biglietti - spettacoli in sala Salmon Intero € 20,00 - Ridotto € 18,00 - Studenti € 12,00 RIDUZIONI Under 18 e over 60, soci Unicoop Firenze e altre associazioni convenzionate il cui elenco sarà disponibile in biglietteria e sul sito. ACQUISTO BIGLIETTI Biglietteria Teatro Era via Indipendenza, s.n.c. – 56025 Pontedera (PI) Telefono 0587.213988 Orario: dal martedì al sabato dalle ore 16.00 alle 19.30; domenica e lunedì riposo. Biglietteria online www.teatroera.it I biglietti sono in vendita anche presso il Circuito Regionale Box Office www.boxofficetoscana.it Biglietteria serale È possibile acquistare i biglietti di tutti gli spettacoli della stagione durante le serate di spettacolo presso la biglietteria del teatro.
![]() A Firenze, presso la Fondazione Franco Zeffirelli onlus, è possibile visitare la mostra permanente dedicata al maestro. L’esposizione comprende oltre 250 opere del regista tra bozzetti di scena, disegni e figurini di costumi. Inoltre è possibile consultare l'ingente archivio che documenta settant'anni di lavoro nel cinema e nel teatro del regista fiorentino: la biblioteca personale di Franco Zeffirelli, con oltre diecimila volumi; gli scambi epistolari del maestro con esponenti del mondo della cultura internazionale; fotografie, filmati e molto altro. La Fondazione non è solo un luogo di conservazione e consultazione ma anche un Centro delle Arti e dello Spettacolo, dedicato alla formazione dei giovani registi. Per maggiori info: www.fondazionefrancozeffirelli.com ![]()
Approda a Pisa La fanciulla del West, opera in tre atti del grande Giacomo Puccini. La rappresentazione, su libretto Guelfo Civinini e Carlo Zangarini andrà in scena al Teatro Verdi. Dalle ore 20:30 sabato 3 febbraio 2018 e dalle 15:30 domenica 4 febbraio. Regia, scene e costumi: Ivan Stefanutti. Coro Lirico Pucciniano, maestro del coro Elena Pierini. Orchestra della Toscana, direttore James Meena.
Per info e prenotazioni www.teatrodipisa.pi.it ![]()
Sabato 3 febbraio, ore 14:30 Visita alla scoperta dei Caffè storici e letterari di Firenze, che, alla fine dell’Ottocento, furono luoghi d’incontro, di scontro e di condivisione di idee artistiche-letterarie di molti letterati fiorentini. Questo itinerario permetterà inoltre di conoscere la storia di bevande e dolciumi storici che tanto successo ebbero tra i frequentatori di questi luoghi. Costo del biglietto 11 euro.
Per info e prenotazioni: http://www.beemyguide.com/?locale=it ![]()
A Lucca ultimi appuntamenti con il ciclo di proiezioni della Fondazione Ragghianti dedicate ai maestri della storia dell’arte, dal Rinascimento al XX secolo. I documentari sono stati realizzati con studiosi internazionali e prestigiose istituzioni. Appuntamenti nel Salone del Vescovado dell’Opera del Duomo il 3 febbraio con Monet e Toulouse-Lautrec e il 10 con Van Gogh e Gauguin. Si chiude il 17 con Picasso e Matisse nella Sala conferenze della Fondazione. Appuntamenti alle ore 17:30, ingresso libero.
Per maggiori info http://www.fondazioneragghianti.it/
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Dopo Klimt e Da Vinci, Monet e gli impressionisti sono al centro del nuovo percorso immersivo che si sta svolgendo nella chiesa sconsacrata di Santo Stefano al Ponte, a Firenze. Saranno di scena i capolavori del pittore in un percorso di immagini e sonorità. La Monet Experience sarà visitabile fino a maggio 2018.
Orario: Tutti i Giorni: 10:00 – 19:30 Biglietti: Adulti: 13,00 €, Studenti e Over 65: 10,00 €, Bambini dai 5 ai 12 anni: 8,00 €, Under 5: Gratuiti Per ulteriori info: www.monetexperience.it
In collaborazione con Big Time, ufficio stampa per la musica, la nostra redazione musicale ha potuto rivolgere alcune domande a Floriana Cangiano, in arte FLO, una delle artiste più eclettiche dell'attuale scena musicale italiana.
Vi avevamo già parlato di FLO durante le vacanze natalizie, quando era giunto in redazione il comunicato stampa che annunciava un appuntamento speciale per il Capodanno e l'inizio di un nuovo mini tour lungo l'Italia e non solo. FLO è il nome d'arte e allo stesso tempo il diminutivo vivace con cui Floriana Cangiano, napoletana classe 1983, sta compiendo un percorso artistico prezioso e versatile che si sviluppa nel canto, nella musica e nel teatro. Dopo avere studiato sin da giovanissima la musica lirica, tradizionale e la world music, FLO ha debuttato in teatro nel 2006 grazie a Claudio Mattone e Gino Landi nel pluripremiato musical “C’era una volta Scugnizzi”. Nel 2012 al fianco del compositore e musicista Daniele Sepe ha intrapreso la sua carriera musicale, che l'ha portata a incidere due album dall'ottimo riscontro di pubblico e critica (ha vinto nel 2014 e 2015 il Premio Musicultura, ed è stata nominata la vincitrice assoluta del Premio Andrea Parodi 2014) : "D'amore e di altre cose irreversibili" del 2014 e "Il mese del rosario" del 2016. Due lavori intensi, che l'hanno lanciata nel panorama italiano e mondiale, grazie a uno stile interpretativo accorato e passionale, e a un repertorio poliedrico. Grazie alla collaborazione con l'ufficio stampa Big Time (che ringraziamo caldamente), la nostra redazione ha avuto l'opportunità di rivolgere alcune domande a quest'importante artista, tentanto di fornire una panoramica estesa su passato, presente e futuro della sua fiorente carriera. Buongiorno Floriana! Per me è un grande onore poterti rivolgere alcune domande per approfondire la conoscenza del tuo approccio alla musica e al canto, e rendere così i lettori del Termopolio ancora più partecipi della tua produzione. IL PIACERE È TUTTO MIO!! 1) Il tuo secondo e album, "Il mese del rosario" è uscito il 13 maggio 2016 ma a quasi due anni di distanza tu stai continuando a promuoverlo in tour lungo l'Italia e all'estero. Ti aspettavi due anni fa un'accoglienza così positiva del tuo lavoro e la possibilità di presentarlo a platee talmente diversificate? E, in particolare, qual è la risposta da parte dei fans accorsi ai concerti che hai tenuto (e terrai) in Germania e Benelux, Paesi tendenzialmente lontani dai ritmi mediterranei che si ritrovano nelle tue canzoni? Mentre registravo "Il mese del rosario" ero certa che sarebbe stato un bel disco; lo sentivo onesto, suonava autentico, parlava di me in modo sincero e questo il pubblico lo sente. Ovviamente mi riferisco al pubblico vivo, curioso, critico, che non ha ancora gettato la spugna nella lotta contro la musica chiamiamola "di finzione" (... giusto per non offendere nessuno). A ogni modo, gran parte del successo di questo disco è legato a come le canzoni arrivano alla gente, e quindi a come le porti in concerto. È alla fine del concerto che la maggior parte del pubblico compra il disco, diventa tuo fan, inizia a seguirti e ad attivare quella sorta di passaparola delle emozioni. È una cosa molto bella, perché è vera, è reale! Ma secondo me, funziona solo se ogni volta che sei sul palco ti esibisci come se fosse la prima - o l'ultima – cioè, almeno devi provare a fare in modo che sia indimenticabile per te e per la gente. Io lo faccio sempre; per me il concerto è sacro. Pretendo da me e dagli altri una concentrazione massima, altrimenti l'emozione non "viaggia". Credo sia questo che il pubblico mittel-europeo apprezzi di più della mia musica. L' equilibrio tra l'aspetto strettamente tecnico - musicale e l'immagine calda, irrequieta esotica, pagana, tipica di un viaggio al Sud. 2) Sei stata giustamente definita "una forza della natura". Concordo fortemente con questa definizione che ben descrive la passione con cui interpreti i tuoi brani e trasmetti all'ascoltatore confessioni, rivelazioni e memorie contenute nelle storie narrate. Proprio come hai dichiarato tu stessa, sei stata sempre molto affascinata dall'opportunità di ascoltare le storie di altre persone e di re-inventarle tessendo tuoi ricami nuovi di zecca. Nella scrittura de "Il mese del rosario" hai compiuto dunque un viaggio parallelo in tal senso, ispirato a esperienze tratte della realtà, dalla storia e dall'arte. Come vivi il passaggio dall'ispirazione alla composizione e da dove arriva tale desiderio di condivisione e riconversione delle esperienze da te vissute? Sono lusingata! Direi che non c'è un vero e proprio passaggio: io, nel momento stesso in cui qualcuno o qualcosa mi ispira, mi canto in testa la canzone - che sia un motivetto o qualche frase buttata lì - poi quando arrivo a casa (io sono ispirata quasi sempre quando sono in strada), più che scrivere, trascrivo. Sono una buona ascoltatrice, o forse dovrei dire che sono un’impicciona, perché non mi piace ascoltare in assoluto chiunque (per esempio non ascolto mai i pigri e i lamentosi), mi piace ascoltare la gente che chiacchiera al bar, al tavolino accanto al mio, la gente che litiga al telefono, che urla dai balconi (dimenticavo, io vivo a Napoli) o che spettegola nell' autobus. Mi piacciono le vite degli altri quando non mi vengono offerte, ma che devo un po' rubare e su cui posso ricamare un sacco di storie che poi restano lì, incompiute, a galleggiare. Solo poche diventano canzoni. E lo diventano perché forse abbiamo paura del silenzio, abbiamo paura che il tempo ci batta sul tempo, abbiamo paura che la nostra finisca per essere una vita qualunque. 3) Prima di intraprendere la tua carriera musicale nelle vesti di solista (con "D'amore e di altre cose irreversibili" del 2014) hai compiuto un percorso di formazione e affermazione molto esteso cominciato a partire dai 14 anni, e costellato da progetti R'n'B e soul, da lezioni di musica lirica e successivamente moderna e tradizionale, da spettacoli davanti a platee teatrali, dai featuring jazzistici con Daniele Sepe. Queste credenziali testimoniano una versatilità di interessi e attività che si riproduce genuinamente nella tua produzione, nel genere poliglotta e multietnico che ti contraddistingue. Tu infatti canti alternativamente in italiano, nel dialetto della tua Napoli, nel siciliano di Rosa Balistreri, in francese, portoghese, su sfondi di world-music, di soul, pop e di altre suggestione sonore. Come si produce dentro di te tale commistione di lingue, culture e insegnamenti? Da ragazzina ascoltavo molta musica. Stavo cercando la mia strada e la mia voce. Studiavo lirica e mi piacevano già i cantautori e la musica americana. Per me ascoltare Aida, Carmen, Cio Cio-san, Ella Fitzgerald, Billie Holiday o Elis Regina era la stessa cosa. Ho sempre sistemato i libri e i cd in base a quanto gli voglio bene, a quanto mi hanno fatto emozionare e a quanto è urgente tenere quell'emozione a portata di mano. Non ho mai classificato per generi. Nel mio percorso artistico Napoli e il teatro hanno avuto un ruolo centrale. Napoli e la sua tradizione musicale sono sempre state imprescindibili per me: una dialettica fatta di odio e amore, appartenenza e rifiuto, ma mai di indifferenza. Poi c'è il teatro: il mio gioco preferito; la possibilità di conoscere me stessa; di essere altro; di usare la voce in modo diverso e il corpo in modo molto più profondo. L' incontro con Daniele Sepe è stato il momento in cui ho capito che tutto questo può coesistere in una sola espressione artistica: più cose hai e più cose puoi dare. Al diavolo i generi; la musica è libertà, è sincerità, è un'esperienza totale. Oggi per me fare musica non è solo scrivere e cantare, ma anche i personaggi che interpreto a teatro, i libri che leggo, i film che guardo al cinema, le persone che incontro... Insomma, non può che essere la vita, intera e piena. 4) "Il mese del rosario" si chiude con un doppio omaggio da parte tua alla storica cantastorie siciliana Rosa Balistreri, che avevi peraltro già onorato nell'album precedente. Con "Buttana di to mà" e "Terra ca nun senti" hai eseguito due intense liriche di colei che hai definito come "la tua stella polare", un punto di riferimento eccezionale nella concezione stessa della spiritualità che anima la musica. I brani della Balistreri (come le tue covers) tremano di rabbia per le ingiustizie, e celano tra i loro versi sentenze sull'amarezza e la drammaticità dei comportamenti umani. Tu hai affermato di aver deciso di interpretarle perché giungono a rappresentare delle parabole universali, senza tempo. Dunque, qual è stata secondo te la risposta del pubblico alla riproposizione di questi canti, e ci sono altri artisti che vorresti in futuro omaggiare ancora nei tuoi lavori? La prima volta che ascoltai Rosa Balistreri era il 2002. Cominciavano a essere di moda certe personalità naif, tuttavia eravamo lontani dal revival del folk meridionale e del tarantismo che ci sarebbe stato dopo qualche anno. Restai sconvolta dalla sua voce come mai mi era successo prima. Mi chiedevo da dove venisse fuori quell'urlo, quella carnalità, tutta quella forza. Cercai di lei qualunque cosa, da leggere e da ascoltare. Scoprii molte analogie nella nostra biografia e questo ancora di più mi convinse che quel modo di usare la voce serviva senz'altro a esorcizzare il male. Io la chiamo "urgenza del canto". Far cantare l'anima, il corpo, il sentimento e soltanto alla fine liberare la voce per dire qualcosa di importante: Rosa è unica perché quello che canta non può prescindere dal come lo canta. Nei miei concerti c'è sempre una sua canzone; credo che al pubblico arrivi qualcosa di atavico, che non comprendi ma che ti scava dentro e non ti lascia più. Poi mi scrivono per chiedermi di lei, dei suoi dischi - molti ancora non la conoscono - e così sento di aver dato il mio piccolo contributo e sono felice. In futuro mi piacerebbe lavorare su Brecht e Weill, su Ria Rosa la sciantosa napoletana e un sacco di altre cose che una vita non basterà... 5) L'ultima domanda che ti rivolgo è indirizzata al futuro e alle prospettive a esso legate. Al termine della tournée che hai in programma d'ora in avanti fino ad aprile, quali sorprese ci riserverà FLO? Ti concederai un periodo di riposo dalle scene per dedicarti alla scrittura di nuovi brani, oppure alla realizzazione di progetti paralleli? E in chiusura ti chiedo se potresti riservare un piccolo messaggio ai giovani lettori del nostro blog che sognano di ripercorrere le tue orme nel campo musicale e artistico in senso più ampio. Quali sono le armi che non devono mai mancare nel momento in cui si cerca di percorrere la strada tortuosa e affollata dello spettacolo? Con queste ultime domande ti ringraziamo moltissimo per quest'intervista e speriamo di vederti al più presto dal vivo nella nostra Pisa! Mia nonna diceva sempre "mi riposo quann moro", significa "riposerò quando sarò morta". Saggezza popolare a parte, questo lavoro è bellissimo, per me è un sogno che si è realizzato, non vorrei fermarmi mai. Spesso viaggio da sola; mi piace la natura, i sentieri di montagna, il mare e ogni anno vado a New York. Tuttavia, anche lontano da tutto e tutti non smetto mai di scrivere, di stare nella musica, di pensare al prossimo sogno che voglio realizzare. Una specie di droga praticamente. Fra qualche mese uscirà il mio terzo disco, in aprile sarò in scena col Prometeo di Massimo Luconi, la mia prima tragedia, e poi il tour estivo in costruzione. A ottobre andrò in vacanza. Forse. Ai giovani lettori posso dire di credere in se stessi perché non è detto che gli altri credano in noi da subito. Possono passare anni prima che la gente si accorga di te e ti rispetti. É importante studiare molto, rendersi artisticamente autonomi e poi: "Non cercate scorciatoie!". La strada è affascinante, lunga e bisogna percorrerla tutta. In fondo è anche questo il bello, no? Per approfondire: Sito ufficiale www.flo-official.com Facebook: https://www.facebook.com/flo.official/ 24/1/2018 Al Teatro Era di Pontedera va in scena "Memoria", lo spettacolo di Odin Teatret che commemora le vittime dell'OlocaustoRead Now
Torna a Pontedera l’Odin Teatret di Eugenio Barba. L’Odin è alla base della storia del Teatro di Pontedera, del Centro per la Sperimentazione e la Ricerca Teatrale. Una storia che fa diventare negli anni ’70 Pontedera una capitale paradossale del Teatro e che nasce da legami e incontri internazionali con eccellenze del Teatro di Ricerca, in primis con l’Odin. Dal 25 al 28 gennaio l’Odin è in scena con Memoria al Teatro Era di Pontedera per commemorare le vittime dell’Olocausto, in occasione del “Giorno della Memoria”. Un lavoro, con la drammaturgia e la regia di Eugenio Barba, che ruota attorno alle figure di Primo Levi e Jean Amery che appaiono davanti ai nostri occhi grazie alla voce e ai canti di Else Marie Laukvik, accompagnata dalle note di Frans Winther. Nel 1972 Roberto Bacci si laurea in Storia del Teatro all'Università di Pisa, con una tesi dal titolo "Teatro e Alchimia". Argomento da cui prende vita la tesi è lo spettacolo "Min Fars Hus", diretto da Eugenio Barba con l'Odin Teatret. Grazie all’Odin Teatret Roberto Bacci entra in contatto con Dario Marconcini e nel 1973 si trasferisce a Pontedera su invito del Piccolo teatro di Pontedera, nel 1974 fonda il Centro per la Sperimentazione e la Ricerca Teatrale. Agli albori del Teatro di Pontedera, il gruppo di giovani fondatori guarda all’Odin Teatret come prototipo di un modo diverso di intendere il teatro, un teatro dapprincipio necessario a pochi ma pensato in grande. L’Odin Teatret è stata nel 1975, inoltre, la prima compagnia a essere ospitata a Pontedera. Dal 25 al 28 gennaio torna a Pontedera, al Teatro Era, l’Odin Teatret con Memoria, un lavoro intimo e dedicato a due storie a lieto fine dai campi di sterminio nel cuore dell’Europa. Il peso e l’obbligo della memoria, il ricordo di una terra a cui tornare e uno straniero che canta sotto un albero e piange. E’ uno "spettacolo da camera", con musica e canti, che tratta del peso dei ricordi e della missione di non dimenticare. Memoria è dedicato a due scrittori che si sono suicidati: Primo Levi e Jean Amery. Le storie di Moshe e Stella provengono dal libro di Yaffa Eliach: Hasidic Tales of the Holocaust. Nello spettacolo viene citato un frammento della poesia di Paul Celan "Fuga di Morte". Teatro Era via Indipendenza, s.n.c. – 56025 Pontedera (PI) www.teatroera.it Info: el. 0587 55720/57034 teatroera@teatrodellatoscana.it BIGLIETTI Biglietti Intero € 12,00 - Ridotto € 10,00 - Studenti € 8,00 RIDUZIONI Under 18 e over 60, soci Unicoop Firenze e altre associazioni convenzionate il cui elenco sarà disponibile in biglietteria e sul sito. ACQUISTO BIGLIETTI Biglietteria Teatro Era via Indipendenza, s.n.c. – 56025 Pontedera (PI) Telefono 0587.213988 Orario: dal martedì al sabato dalle ore 16.00 alle 19.30; domenica e lunedì riposo. Biglietteria online www.teatroera.it I biglietti sono in vendita anche presso il Circuito Regionale Box Office www.boxofficetoscana.it Biglietteria serale È possibile acquistare i biglietti di tutti gli spettacoli della stagione durante le serate di spettacolo presso la biglietteria del teatro.
Il 26 gennaio, presso il Teatro della Pergola di Firenze, andrà in scena “Uno Zio Vania”, adattamento di Letizia Russo della famosa opera dello scrittore russo Anton Čechov. Questa riedizione vuole avvicinare il vasto pubblico alla storia del teatro, dimostrandone l’attualità dei valori in un allestimento attento ai nuovi linguaggi della regia del teatro contemporaneo.
Prezzo Intero: Platea 34€ - Palco 26€ - Galleria 18€; Ridotto Over 60 Platea 30€ - Palco 22€ - Galleria 16€; Ridotto Under 26 Platea 22€ - Palco 17€ - Galleria 13€ Per maggiori dettagli http://www.teatrodellapergola.com/
Il 27 e 28 gennaio torna a Siena “Wine&Siena capolavori del gusto”. L’evento vedrà la partecipazione di oltre 160 produttori e un programma ricco di appuntamenti. A fare da cornice alla manifestazione alcuni dei palazzi più famosi della città, come ad esempio, Palazzo Salimbeni o il Palazzo Comunale.
Orari e Prezzi: giornata intera (11:00-19:30): 45 euro; mezza giornata (15:00-19:30) 30 euro; abbonamento di due giorni: 60 euro. Per il programma completo http://www.wineandsiena.it
A Viareggio tutto è pronto per il Carnevale. Non mancheranno le famose sfilate dei carri e ci saranno anche feste notturne, spettacoli, appuntamenti gastronomici e molto altro. Sabato 27 gennaio, dalle ore 16,00 ci sarà il 1° CORSO MASCHERATO DI APERTURA. Al termine uno spettacolo pirotecnico.
Per il programma completo: http://viareggio.ilcarnevale.com/
Il 27 e 28 gennaio all’Obihall di Firenze si svolgerà “WeLoveBio”. All’evento sarà possibile trovare aziende e associazioni che operano in vari settori, dal mercato dei prodotti biologici alle strutture turistiche che rispettano criteri di eco sostenibilità. Saranno presenti anche ristoranti, centri benessere, palestre, fonti di energia alternative, abbigliamento e molto altro.
Biglietto Intero: 6,00€; Ridotto: 4,00€, Gratuito per i bambini sotto i 12 anni. Per maggiori dettagli https://www.facebook.com/Obihall.TeatrodiFirenze/ oppure http://www.prometeo.tv/evento.php?id=41
Ultimo weekend per visitare la mostra di Palazzo Blu (Pisa) dedicata ai Mumin. Domenica 28 gennaio sarà l’ultimo giorno in cui sarà possibile vedere le illustrazioni tratte dai libri per bambini di Tove Jansson, in particolare il suo famosissimo “Magia d’Inverno”. Uno spazio con tavolini e cuscini, matite e carta, permetterà ai bambini di fermarsi a disegnare i personaggi della ‘Valle dei Mumin’. Ingresso gratuito.
Per maggiori dettagli https://palazzoblu.it/
In occasione della Giornata della Memoria, sabato 27 gennaio, si svolgeranno vari eventi in tutta Italia. Qui vi segnaliamo in particolare “La Casa della Bambole”, opera teatrale ideata da Yanehl de Nuhr e basato sulle esperienze realmente vissute di una giovane ragazza ebrea, Daniella Preleshnik. L’opera andrà in scena alle 21:00 presso la Città del Teatro di Cascina.
Per maggiori info: http://cittadelteatro.com/lacittadelteatro/
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In occasione dell'ultimo energetico Live che hanno regalato ai loro fans prima di un periodo di pausa, abbiamo incontrato la band pisana e parlato del loro progetto, della loro fame di blues e degli impegni futuri dietro l'angolo.
Con i Betta Blues Society il Tennessee non è mai stato così vicino. E con questo il Mississippi, Beale Street in Memphis e il blues nella sua essenza legnosa, novecentesca, popolare. Venerdì scorso all'Ex Cinema Lumiere la band pisana ha dato luogo a uno show pirotecnico (come loro solito!) all'interno del quale i musicisti sono diventati una cosa sola con il pubblico, grazie a un'atmosfera ricca di entusiasmo, catarsi e qualità artistica. Un'ora e mezzo di performance che sarebbe potuta andare senza fatiche avanti altre due ore o tutta la notte, al ritmo di brani a turno scattanti e ovattati che hanno visto i Betta passare con disinvoltura da un duetto tra Elisabetta e Lorenzo a un'ensemble vero e proprio in cui hanno messo lo zampino le special guests Nicola Floris (armonica) e Mauro La Mancusa (tromba). Una polifonia di suoni, colori e storie ha caratterizzato la serata, e ha permesso al folto pubblico (e viceversa) di salutare nel migliore dei modi la band, attesa a un periodo di pausa dalle scene ma anche a impegni ravvicinati di prestigio internazionale. Sono partiti lunedì scorso e in questo preciso momento sono lì a prendere parte a una delle storiche celebrazioni dell'amore per la cultura blues. Stiamo parlando dell'International Blues Challenge 2018, la competizione musicale organizzata dalla Blues Foundation, che dal 1984 raduna le più talentuose bluesbands del pianeta sull'asfalto della strada di Memphis da cui partì tutto, la Beale Street. I Betta si sono conquistati questo fantastico traguardo grazie alla vittoria nelle selezioni nazionali svolte nell’ambito del Delta Blues Festival di Rovigo, associazione affiliata alla Blues Foundation. Il 7 e l'8 luglio scorso il quartetto toscano ha trionfato nella finalissima, superando la concorrenza di altri tre sfidanti (The Blues Queen, Willy Mazzer & The Headhunters, Turrini-Guidi-Veronesi Trio). I Betta sono stati premiati in modo particolare per l'originalità di uno stile appassionato e spontaneo, in cui Elisabetta Maulo, Lorenzo Marianelli, Pietro Borsò e Fabrizio Balest non si limitano a cantare e suonare, ma invece vivono il palco e il confronto con gli spettatori in tante lingue diverse. Si sorridono, si muovono freneticamente, si stuzzicano investiti da un brio adolescenziale, contagioso che anima gli strumenti stessi ai quali si alternano. Dal violoncello di Fabrizio che viene esaltato non soltanto attraverso le corde, alle percussioni girevoli di Pietro, al dobro (la chitarra blues per eccellenza) instancabile di Lorenzo, al kazoo e alla voce squillante di Elisabetta, la Betta esplosiva e dolcissima che con le sue tonalità sa sollevare il cuore oltre le nuvole e un attimo dopo sedurlo a piaceri dalla semplicità notevole. Dal 2009 Betta e Lorenzo hanno avviato questo progetto quasi decennale, che dopo la gavetta fatta con il primo album omonimo (2011) e "Roots" del 2015, hanno compiuto in "Let them out" di appena un anno fa un passo ulteriore nella loro evoluzione, trovando la chiave giusta per poter esternare i molteplici interessi musicali dei componenti al di fuori del blues. Dunque "Let them out" mostra un animo blues con vene swing, folk, gospel, e si prepara a essere l'antecedente di un futuro lavoro ancora più sorprendente e ricercato. Sia chiaro, i Betta Blues Society non hanno intenzione di tradire il loro concetto di blues originale, acustico al 100% e non svalutato dalle influenze elettroniche che stanno monopolizzando la scena odierna statunitense. Non puntano ad attuare un cambiamento radicale per adeguarsi o raggiungere un bacino di utenza diversa. Desiderano invece continuare a portare in scena la loro carovana spensierata, grintosa e ricercata che non permette agli ascoltatori di distrarsi durante una loro esibizione, in virtù di un repertorio misto, che riesce a inventare rapidi salti nel tempo e nello spazio valorizzando al meglio l'incontro dei loro strumenti, incluse le doti vocali. Per questa ragione, il Lumiere si trasforma in un pub irlandese quando accanto alla band spunta l'armonica di Nicola Floris, oppure si ha l'impressione di scorgere il corso del Mississippi quando echeggiano le note di "Down in Mississippi", "I'm wakin'up", "Didn't it rain" e di altri classici in pieno stile Betta Blues. La tromba di Mauro La Mancusa contribuisce a definire le pieghe di un abito jazz in alcuni momenti, e brividi gentili invadono i presenti quando Betta imbraccia il microfono e si fa strada tra loro intonando con trasporto una delle ballate che ha ricavato dagli incanti che la semplice quotidianità riserva. Voglio rivolgere un sentito ringraziamento a Elisabetta, Lorenzo, Pietro e Fabrizio dei Betta Blues Society per la disponibilità nel concederci l'intervista subito dopo il soundcheck. Ringrazio inoltre Tommaso della Spaini e Partners, Giulia dell'Acme04 Srl e Gianfranco del Lumiere senza i quali non sarebbe stato possibile realizzare l'intervista e il report della serata. Per approfondimenti: http://www.bettabluessociety.com www.instagram.com/bettabluessociety/ www.open.spotify.com/artist/0b9GdpDsaPB5bOR7xUnAs5 www.youtube.com/channel/UCoTdOiCzhGKK6l2vMOCf13A Immagini tratte da Foto dell'autore (Eva Dei)
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Leviedelfool in HERETICO
Dopo questo apparente nulla con Claudia Marsicano, Elisa Capecchi, Daniele Turconi e Simone Perinelli aiuto regia e consulenza artistica Isabella Rotolo musiche originali Massimiliano Setti disegno luci e scene Fabio Giommarelli fonica Niccolò Menegazzo costumi Labárt Desing drammaturgia e regia Simone Perinelli Heretico è la nuova creazione de Leviedelfool, scritta e diretta da Simone Perinelli, e interpretata tra gli altri da Claudia Marsicano, vincitrice Premio Ubu 2017 nella categoria Under 35. In modo ironico e dissacratorio, Simone Perinelli con una drammaturgia lineare traccia sette percorsi in cui smonta e frantuma le istituzioni “Religione”, “Famiglia”. Lo spettacolo si articola in sette capitoli che sradicano le superstizioni e svelano le incongruenze della religione. Le sette tracce girano attorno a unico movimento tematico antidogmatico e antireligioso. Una produzione Gli Scarti / FuoriLuogo. La parola sacro racchiude tutto ciò che è separato e racconta da tempo immemore quella potenza che gli uomini hanno avvertito come superiore a loro, lo sgomento e lo stupore che hanno provato difronte all’ignoto, dinnanzi a qualcosa che è da un lato da temere, come si può temere ciò che si ritiene superiore e che non si è in grado di dominare, e che dall’altro attrae, come si è attratti dall’origine da cui un giorno ci si è emancipati. Scrive l’autore Simone Perinelli: “Se questa pièce fosse stata una composizione musicale l’avrei chiamata scherzo in re maggiore Già: uno scherzo. Perché ci vuole grande ironia per pensare oggi di poter realmente puntare il dito contro religione, chiesa e dogmatismo. Persino Giordano Bruno quel dito lo ha abbassato e la prima bozza della statua di Ettore Ferrari, col dito puntato a mo’ di accusa verso il Vaticano, si è tramutata nella raffigurazione del filosofo in atteggiamento pensante e a testa bassa. E così, contro questa chiesa che ha desacralizzato il cielo e ci ha raccontato il finale con la simpatia di chi ti racconta la fine del libro che stai leggendo. Sette tracce come in un concept album, attorno a unico movimento tematico antidogmatico e antireligioso. Sette come i candelabri d’oro, i sigilli e gli squilli di tromba descritti dalle allucinazioni di Giovanni nell’allucinato libro dell’Apocalisse. Dalla creazione alla fine del mondo il Cristianesimo, come altre religioni, racconta la storia dell’uomo attraverso supposizioni fantasiose, facendo leva sul sentimento umano più antico del mondo: la paura. Forse la paura di un cielo vuoto. Perché le stelle e le galassie, invisibili a occhio nudo e troppo lontane, non bastano a colmare quel vuoto causato dalla fallimentare ricerca di un senso che dia significato al caso.” Biglietti - spettacoli in sala Cieslak o allestimento speciale in sala Salmon Intero € 12,00 | Ridotto € 10,00 | Studenti € 8,00 RIDUZIONI Under 18 e over 60, soci Unicoop Firenze e altre associazioni convenzionate il cui elenco sarà disponibile in biglietteria e sul sito. ACQUISTO BIGLIETTI Biglietteria Teatro Era via Indipendenza, s.n.c. – 56025 Pontedera (PI) Telefono 0587.213988 Orario: dal martedì al sabato dalle ore 16.00 alle 19.30; domenica e lunedì riposo. Biglietteria online www.teatroera.it I biglietti sono in vendita anche presso il Circuito Regionale Box Office www.boxofficetoscana.it Biglietteria serale È possibile acquistare i biglietti di tutti gli spettacoli della stagione durante le serate di spettacolo presso la biglietteria del teatro.
"A noi non piacciono le tradizioni. Ma poi ci sono le eccezioni". La Flog scriveva così all'interno della didascalia che anticipava il concerto dei Diaframma di sabato scorso. 13 gennaio, gennaio come uno dei successi più amati di una band inossidabile nello stile, nella carica, nella coerenza. Passano gli anni, ma il loro sound, l'energia con cui danno tutto sul palco, il desiderio di esibirsi spesso un giorno dopo l'altro in giro per l'Italia, non cambiano, ma anzi rappresentano per i fan storici e quelli nuovi una garanzia di qualità e di sfogo. Proprio così è successo anche sabato all'Auditorium Flog, non solo una delle sale concerti più importanti di Firenze, ma un centro polivalente in ambito artistico, sportivo e sociale. Federico Fiumani e soci si sono ripresentati, nella serata del "Saturday Rock Fever", per uno degli appuntamenti canonici della loro fitta agenda. Questione di cuore più che di date e incassi, perché la Flog ha visto nascere tra i fumi densi degli anni '80 la febbre italiana per la New Wave made in UK, e con essa la passione accesa da parte di diverse band "cittadine", diventate da allora punti di riferimento nazionali del genere. Neon, Moda, Gaznevada, Litfiba e molti altri a condurre alla ribalta un nuovo stilema di rock successivo al post-punk e aperto sia a espressioni cantautoriali e minimali che a intercessioni elettroniche e dance. I Diaframma erano tra loro, pionieri, con un disco, "Siberia" (1984), longseller a tutti gli effetti che ancora trasuda di un fascino arcano. E nel pieno degli anni '80 sembrava di essere alla Flog. Perché nonostante anche trent'anni da allora siano trascorsi da un pezzo, i Diaframma non si spostano di un centimetro dal loro credo, non si tuffano in sperimentazioni per porsi al passo con le mode successive e attuali. Essi continuano a riproporre il loro spettacolo in cui le presentazioni sono confinate a uno spazio conciso per rendere la musica assoluta regina. Perdersi in chiacchiere non è solo stupido ma fastidioso, e sfalderebbe lo stato di grazia che gli spettatori raggiungono nell'incontro con le frizioni del basso, le piattate, i riff di, dirette dal maestro Fiumani. Eccolo lì, cinquasette anni e dimostrarne quasi la metà, sobrio e elegante, abile a scatenare la potenza dei testi e dei suoni senza scadere in atteggiamenti pilotati e pensati "apposta" per il pubblico. Da vero leader e amante del suo progetto lavorativo più grande, egli tiene in pugno la situazione con naturalezza, catturando l'attenzione degli avventori grazie all'umiltà con cui ripropone brani dai significati non filtrati. "Gennaio", "Verde", "Elena", "Amsterdam", e tante altre a sfondare il tetto delle venti canzoni, di venti racconti di momenti e viaggi mentali, di riflessioni asciutte e croci opprimenti che mettono l'ascoltatore di fronte alle sue esperienze, diverse o identiche, e lo spingono a scandirle e urlarle deliberatamente. Sono molte le persona immerse nello show, coetanei di Federico Fiumani, trentenni come me, e giovanissimi, matricole universitarie. Si vedono anche figli con genitori, in un'atmosfera magnetica, calorosa, raccolta. Immagini tratte da foto dell'autore
Di Sara Portone
Al Teatro La Goldonetta di Livorno torna la nona edizione di Classica con Gusto: Divina Musica. Giovedì 18, dalle ore 21:00, il violinista Domenico Nordio, eseguirà alcune musiche per violino di Johann Sebastian Bach. Il concerto sarà seguito da un piacevole buffet.
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Biagio Antonacci approda a Livorno con il suo nuovo tour live che lo sta accompagnando in giro per tutta Italia. Il concerto si terrà sabato 20 gennaio dalle ore 21:00, presso il Modigliani Forum.
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Dal 19 al 21 gennaio torna all’ ObiHall di Firenze Il Birraio dell’Anno, appuntamento imperdibile per ogni appassionato di birra. ricco di emozioni birrarie garantite da un’offerta super-selezionata composta da oltre 150 birre artigianali alla spina prodotte da 25 birrifici italiani. Durante l’evento ci saranno degustazioni e incontri che si terranno nell’area Beer Show, sul palco del teatro.
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C’è ancora tempo per visitare la mostra ‘Escher. Oltre il possibile’ al Palazzo Blu di Pisa, rassegna completa di tutti i capolavori del grande artista olandese Maurits Cornelis Escher (1898-1972). La mostra, a cura di Stefano Zuffi, è stata prorogata fino a domenica 11 febbraio.
Maggiori info su https://palazzoblu.it/escher-prorogata/ ![]()
Fino al 21 gennaio presso Santa Maria della Scala, Siena, sarà possibile visitare la mostra dedicata ad Ambrogio Lorenzetti. L’esposizione, promossa e finanziata dal Comune di Siena, gode dell’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, del patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e della Regione Toscana. La mostra rappresenta il culmine di un progetto scandito “in più tappe”, avviato nel 2015 con l'iniziativa Dentro il restauro che mira a una profonda conoscenza dell'artista da parte del pubblico.
Per info su orari e biglietti https://www.santamariadellascala.com/it/mostre/ambrogio-lorenzetti/ ![]()
A Palazzo Pitti è in corso la mostra Leopoldo de’ Medici, principe dei collezionisti. In occasione dei 400 anni dalla nascita, le Gallerie degli Uffizi hanno voluto dedicare una mostra alla figura di questo colto e instancabile collezionista. L’esposizione terminerà il 25 febbraio 2018.
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