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10/1/2018

La Prima Nazionale de "il Padre" di Gabriele Lavia in scena al Teatro Era di Pontedera

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​13 – 14 gennaio | Teatro Era
PRIMA NAZIONALE
(ore 21, domenica ore 17:30)
16 – 21 gennaio | Teatro della Pergola
(ore 20:45, domenica ore 15:45)

Fondazione Teatro della Toscana
Gabriele Lavia
IL PADRE
di August Strindberg
con Federica Di Martino
e con Giusi Merli, Gianni De Lellis, Michele Demaria, Anna Chiara Colombo, Ghennadi Gidari, Luca Pedron
scene Alessandro Camera
costumi Andrea Viotti
musiche Giordano Corapi
luci Michelangelo Vitullo
regista assistente Simone Faloppa
regia Gabriele Lavia
scenografo assistente Andrea Gregori
 
Durata: 2h, con intervallo.
Dopo Brecht e Pirandello, Gabriele Lavia si confronta per la terza volta nella sua carriera con Il padre di Strindberg.
La nuova produzione della Fondazione Teatro della Toscana diretta e interpretata da uno dei maestri della scena italiana è in prima nazionale al Teatro Era di Pontedera sabato 13 e domenica 14 gennaio e alla Pergola di Firenze da martedì 16 a domenica 21 gennaio. Sul palco al fianco di Lavia Federica Di Martino. La casa, la famiglia, la resa dei conti, motivi simbolici per il drammaturgo svedese, vengono qui portati a un confronto ultimativo, che si impone con la lucidità dell’allucinazione.
“L’azione di quest’opera – afferma Gabriele Lavia – è tutta interiore e stretta nella morsa tragica dell’unità di tempo, luogo e azione nella quale deve essere compiuto il ‘delitto perfetto’: l’omicidio psichico. Il nostro spettacolo precipita l’azione dentro una vertigine di velluto rosso sangue dove il quieto salotto familiare comincia ad ‘affondare’ nel naufragio di ogni certezza. È il naufragio del mondo e della storia. Ma forse la vita non è altro che un naufragio”.
Il Capitano di cavalleria Adolf viene a scontrarsi con la moglie Laura sull’educazione da impartire alla figlia Berta. La consorte non esita a instillare nell’animo dell’uomo un dubbio atroce: la sua stessa paternità. Il lungo calvario mentale di Adolf lo sprofonda in un’angoscia devastante, fino a farlo precipitare, prosegue Lavia, “nell’abisso della perdita di ogni ‘certezza ontologica’ dello statuto virile della paternità”.
Una partita inesorabile di dare e avere, dove ogni segno sposta la bilancia di una macchinosa contabilità cosmica. Con Giusi Merli, Gianni De Lellis, Michele Demaria, Anna Chiara Colombo, Ghennadi Gidari, Luca Pedron. Scene di Alessandro Camera, costumi di Andrea Viotti, musiche di Giordano Corapi, luci di Michelangelo Vitullo.
Dopo Pontedera e Firenze la tournée de Il padre toccherà Roma, Bologna, Milano, Torino, Genova, Udine.
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​“Scritto con un’ascia, non con la penna”. Cosi August Strindberg definisce Il padre composto in una manciata di mesi nel 1887 che della tragedia, nel senso più autentico del termine, rivendica tutti i paradigmi, mettendo a nudo i nodi irrisolti di un rapporto coniugale inaridito in regole che hanno reso moglie e marito estranei l’una all’altro, rivali, nemici.
 
Gabriele Lavia dirige e interpreta uno spettacolo che ha la capacità di passare fulmineamente attraverso forme nuove, senza soffermarsi, portato da una passione che guarda oltre la scena, preoccupato di sgombrare lo spazio per una sola risposta, impossibile e sempre latente: il terribile risveglio di un universo di sonnambuli. La nuova produzione della Fondazione Teatro della Toscana è in prima nazionale al Teatro Era di Pontedera sabato 13 e domenica 14 gennaio e alla Pergola di Firenze da martedì 16 a domenica 21 gennaio.
 
“L’intreccio del Padre – spiega Gabriele Lavia – è semplicissimo. Un marito sospetta che la moglie lo abbia tradito e che la figlia sia figlia di un altro. Marito, moglie, figlia e…l’altro. Un intreccio, diciamolo pure, banale, che nelle mani di Strindberg diventa un ‘abisso’. O, meglio, il precipitare nell’abisso della perdita di ogni ‘certezza ontologica’ dello statuto virile della paternità e l’avvento della condizione di ‘incertezza dell’essere’ dell’uomo che, dunque, deve fare i conti con la cultura, la storia e addirittura, poiché Strindberg scrive una tragedia classica, con il mito”.
 
Gabriele Lavia interpreta il marito, il Capitano di cavalleria Adolf, Federica Di Martino è la moglie Laura. Il cast si compone poi di Giusi Merli (La Balia), Gianni De Lellis (Il Pastore), Michele Demaria (Il Dottor Östermark), Anna Chiara Colombo (Berta, la figlia), e dei giovani attori diplomati alla Scuola ‘Orazio Costa’ del Teatro della Toscana, Ghennadi Gidari (Nöjd), Luca Pedron (L’Attendente). Le scene sono di Alessandro Camera, i costumi di Andrea Viotti, le musiche di Giordano Corapi, le luci di Michelangelo Vitullo.
 
“Siamo alla fine dell’Ottocento e, quindi, ci si muove – prosegue Lavia – in un ambito nel quale, ancora, non è possibile scientificamente provare con certezza la ‘paternità certa’ di un uomo. Solo la madre è certa. Il padre non è certo. Così il Capitano. Il Padre, cioè l’uomo del comando, privato di ogni certezza è condannato a soccombere di fronte alla donna che è più forte, perché ha la ‘certezza dell’essere’. La certezza dell’essere contro l’incertezza del non essere. E se l’essere uomo diventa ‘non essere’, diventa proprio come Amleto, follia”.
 
La vicenda personale alla quale più o meno precisamente può venir ricondotta l’opera è in sostanza il matrimonio di Strindberg con Siri von Essen, da lui conosciuta quando è la baronessa Wrangel. Divorziatasi dal marito, Siri sposa Strindberg nel 1877 e gli dà quattro figli, dei quali tre hanno molta parte nella vita di lui. Ma il matrimonio attira e respinge insieme lo scrittore, e con tale veemenza, che egli dopo la prima avrà altre due mogli, ma resterà sempre inquieto e infelice.
Il periodo in cui scrive Il padre è quello che precede il divorzio da Siri, sancito nel 1891, ma è pure il momento di sue intense e abbastanza sistematiche letture di psicologia, storia, politica, scienze naturali, e in cui si occupa anche di pittura, fotografia e ipnotismo.
 
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​TOURNÉE
Roma
Teatro Quirino
23/1 – 4/2/2018

Bologna
Arena del Sole
8 – 11/2/2018

Milano
Teatro dell’Elfo
15 – 25/2/2018

Torino
Teatro Carignano
27/2 – 11/3/2018

Genova
Teatro della Corte
13 – 18/3/2018

Udine
Teatro Nuovo
21 – 23/3/2018

 
 

Biglietti Teatro Era
 
Intero
20€
 
Ridotto Under 18 / Over 60, Soci Unicoop, Soci Arci, Abbonati CTT Nord, Soci Controradio Club, Scuola Normale Superiore
18€
 
Studenti
12€
 
Biglietteria
Teatro Era
Via Indipendenza, s.n.c. – Pontedera (PI)
0587.213988
Dal martedì al sabato: 16 / 19:30
Circuito regionale Boxoffice e online su www.boxol.it/Teatroera/it/advertise/il-padre/232210
 
 
 
Biglietti Teatro della Pergola
 
Intero
Platea 30€ - Palco 22€ - Galleria 16€
 
Ridotto Over 60 / Under 26
Platea 26€ - Palco 19€ - Galleria 14€
 
Ridotto Soci UniCoop Firenze
Platea 22€ - Palco 17€ - Galleria 13€
 
Ridotto Abbonati Teatro della Toscana
Platea 17€ - Palco 13€ - Galleria 9€
 
Biglietteria
Teatro della Pergola
Via della Pergola 30, Firenze
055.0763333 – biglietteria@teatrodellapergola.com
Dal lunedì al sabato: 9:30 / 18:30
Circuito regionale Boxoffice e online su www.boxol.it/TeatroDellaPergola/it/advertise/il-padre/218166

 
 
 

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8/1/2018

Tra sarcasmo e follia - L'Enrico IV di Carlo Cecchi

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Dal 12 al 17 Dicembre al Teatro della Pergola di Firenze è andato in scena un nuovo adattamento del dramma pirandelliano ad opera di Carlo Cecchi e della sua compagnia.
di Enrico Esposito
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Carlo Cecchi, Angelica Ippolito, Gigio Morra, Roberto Trifirò

di Luigi Pirandello
e con Federico Brugnone, Davide Giordano, Dario Iubatti, Matteo Lai, Chiara Mancuso, Remo Stella
scene Sergio Tramonti
costumi Nanà Cecchi
luci Camilla Piccioni
assistente alla regia Dario Iubatti
assistente scenografa Sandra Viktoria Müller
adattamento e regia Carlo Cecchi
produzione MARCHE TEATRO
sostenuto da MiBACT, Comune di Ancona, Regione Marche
foto di scena Matteo Delbò

​Non c'è due senza tre. Dopo i successi memorabili de "L'Uomo, la bestia e la virtù" portato in scena dal 1976 con numerosissime repliche sino al 1991 e de "Sei personaggi in cerca d'autore" con quattro stagione di tournée dal 2001 al 2005, Carlo Cecchi torna a confrontarsi con l'opera di uno dei grandi maestri della storia del teatro: Luigi Pirandello. Cecchi porta in scena "Enrico IV", uno dei lavori più apprezzati e complessi del premio Nobel di Girgenti, presentando al pubblico una rivisitazione del testo perspicace ma non invasiva. I tre atti si riducono ad uno, il tempo di durata intero dello spettacolo supera di poco l'ora e trenta minuti, affidandosi a un rimodellamento del linguaggio originale all'italiano contemporaneo secondo il modello brechtiano della Verbreitung, ("diffusione"). Il regista e attore fiorentino applica una drastica riduzione degli ampi e filosofici monologhi tenuti dal protagonista, ritagliando uno spazio maggiore per gli altri personaggi e per una dimensione metateatrale incentrata sull'autoironia e sul sarcasmo che consentono di attenuare l'impatto degli spettatori con una vicenda carica di tensione emotiva e tragicità.
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​Il dramma, composto da Pirandello nel 1921 e rappresentato per la prima volta al Teatro di Manzoni il 24  febbraio del 1922, racconta le vicissitudini di un nobile del '900 (del quale non verrà mai rivelato il nome autentico), che risvegliatosi dopo aver subito un colpo alla testa durante una caduta da cavallo è convinto di essere a tutti gli effetti l'imperatore del Sacro Romano Impero Enrico IV vissuto nel XI secolo. L'uomo cade in un incubo di follia lungo dodici anni, nel corso del quale viene assecondato nella sua pantomima  dai parenti (in particolare dal nipote Carlo di Nolli, deciso ad aiutarlo a rinsavire), che impersonano a loro volta i familiari dell'imperatore e arredano il castello in cui vivono secondo le tradizioni medievali. Se lo spettacolo originale rappresentava in forma diretta l'episodio della caduta da cavallo avvenuto nel corso di una festa in costume che vedeva l'uomo ricoprire per l'appunto il ruolo di Enrico IV, la revisione di Carlo Cecchi prevede invece un'eliminazione di questo antefatto accompagnando lo spettatore già al cuore della storia, in medias res. Delle disgrazie e delle manie di Enrico IV si viene a conoscenza attraverso le parole degli altri personaggi, dei quattro finti consiglieri assoldati da di Nolli per portare avanti la finzione, di Matilde di Spina (interpretata da Angelica Ippolito), la marchesa di cui Enrico IV era profondamente innamorato, e il barone Tito Belcredi (interpretato da Roberto Trifirò), il suo rivale in amore nonché responsabile dell'incidente a cavallo.
​In preda all'ansia e alla paura provocate dagli atteggiamenti imprevedibili da parte del folle, essi discutono delle soluzioni possibili per poter mettere fine alla situazione paradossale e decidono infine di far ricorso a un medico psichiatra, tale Dionisio Genoni (interpretato da Gigio Morra), per scovare le radici più oscure del problema. Cecchi introduce alcuni aspetti nuovi nella strutturazione dei personaggi, riducendo per esempio i consiglieri a meri suggeritori al servizio di Enrico IV e a bersagli di frequenti e cruenti attacchi da parte sua, oppure mettendo in luce i timori e le incertezze che il medico esprime nel calarsi nei panni di un prete che parteciperà alla messinscena. Il metateatro interviene così all'interno dell'opera, non certamente in modo preponderante ma manifestandosi attraverso 
escamotages  che intervengono a strappare al pubblico risate e pause di distrazione dal tema centrale.
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L'Enrico IV di Cecchi calca la scena in apparizioni molto più fugaci di Ruggero Ruggeri, l'attore dell'originale pirandelliano per il quale l'opera era stata scritta ad hoc, focalizzando l'attenzione su lunghi monologhi in cui venivano toccati celebri avvenimenti riguardanti la vita del vero Enrico IV, come lo schiaffo ricevuto da Matilde di Canossa. Come detto in precedenza, Cecchi snellisce e di molto i discorsi tenuti dal suo personaggio, li priva di orpelli obsoleti e pesanti per il pubblico contemporaneo, ma aumenta d'altra parte la statura del suo imperatore, la sua estrema chiusura al mondo e l'abbandono alle dimensioni della pazzia e della sofferenza. Il suo Enrico IV non perde il senno a causa della caduta da cavallo, e a differenza del modello pirandelliano, decide di recitare la sua parte sin dall'inizio e non in un secondo momento, dopo essersi reso conto delle mancanze e delle avversità del mondo circostante. La sua tragedia acquisisce volumi crescenti, ingestibili, e al culmine delle sofferenze per aver compreso di aver perso la sua Matilde e molto altro nel corso degli anni, converte il dramma in farsa, ritirandosi perennemente alla realtà. Il suo abbigliamento regale consiste di un umile saio, coperto da un mantello, e una corona a qualificare una simulazione volutamente non sontuosa ma invece rassegnata e conscia dell'andamento delle cose. Come nel rapido finale che cela un cambio di direzione in linea con il tono dissacrante che trasporta l'insieme dei personaggi sulle frequenze della compagnia degli artigiani del "Sogno di una Notte di Mezza Estate".
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Immagini tratte da www.teatrodellapergola.com

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8/1/2018

MARC CHAGALL - Le favole

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Cinquanta acqueforti di Marc Chagall raccontano il linguaggio universale della favola con un magnifico racconto per immagini. Uomini e animali si amalgamano, trasfigurati, ed entrano a far parte della “sua totale esplosione lirica”. Ancora una volta Chagall riesce a stupire con le sue suggestioni, portandoci alla scoperta del mondo con l’animo di un bambino. 
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​COMUNICATO STAMPA
 
Le Favole di La Fontaine prendono vita nell’immaginario del grande artista Marc Chagall attraverso la tecnica incisoria e catapultano in quel mondo fantastico che riempie sempre di stupore. Le città pugliesi di Gioia del Colle e Casamassima ospitano la mostra “Marc Chagall. Le favole”, nell’ambito dell’operazione “Opere fuori contesto”. La mostra è visitabile dal 16 dicembre 2017 al 15 aprile 2018 rispettivamente a Palazzo Monacelle di Casamassima e Palazzo San Domenico (municipio) di Gioia del Colle, con un biglietto unico per entrambe le sedi. La mostra è organizzata dalla Società Sistema Museo, gestore del SAC Ecomuseo di Peucetia, con il patrocinio della Città Metropolitana di Bari e promossa dai comuni di Gioia del Colle e Casamassima.
L’originalità dell’arte di Chagall e il suo dinamismo fantastico, che lascia trapelare tutto il mondo interiore di “eterno fanciullo”, pervade anche la sua produzione grafica. Chagall inizia ad illustrare le Favole di La Fontaine a Parigi, nel 1927, su richiesta del mercante d’arte Voillard. Nelle 50 acqueforti in mostra a Gioia del Colle e Casamassima l’artista mette l’accento sulla componente mitologica e universale della favola con la consueta padronanza nel posizionamento dei personaggi: le figure sembrano stagliarsi sul foglio come per dominarlo, alla maniera della scrittura ebraica o come nelle icone russe, ricordi presenti della sua infanzia e della sua adolescenza. Ancora una volta Chagall riesce a stupire con le sue suggestioni, portandoci alla scoperta del mondo con l’animo di un bambino.
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Il lavoro grafico sulle Favole di La Fontaine illustra i grandi temi della vita che hanno interessato Chagall nel corso della sua opera: amore, morte e follia umana; temi antitetici che si incontrano e scontrano come in un ossimoro petrarchesco: così nel foglio in cui sono magistralmente rappresentati l’arroganza del lupo, che si contrappone alla mitezza della cicogna che gli salva la vita, dominano gratitudine ed ingratitudine, vita e morte. I reticoli, le figure, gli oggetti, i granelli di polvere neri, sembrano uscire dal suo mondo fantastico, aggredire realmente lo spettatore, fagocitarlo e trascinarlo via. Anche la compenetrazione tra uomo e natura appare evidente come nelle “Luftmenschen”, le caratteristiche figure fluttuanti nello spazio.

La mostra “Marc Chagall. Le favole” si pone all’interno di un più ampio progetto di valorizzazione del territorio, dei suoi beni culturali e paesaggistici che rientra nell’operazione “Opere fuori contesto” del progetto SAC (Sistema Ambientale e Culturale) Ecomuseo di Peucetia.

​​SPECIALE SCUOLE / OFFERTA DIDATTICA

​Affiancano la mostra visite guidate e laboratori didattici rivolti alle scuole con l’obiettivo di far conoscere il linguaggio espressivo di Chagall, a cura della Società Sistema Museo.

Per la Scuola dell’infanzia e primaria I ciclo “Su la maschera!” e “Racconti da toccare, suoni da vedere: le favole e i 5 sensi”, per scoprire gli animali e personaggi delle favole di La Fontaine indossando delle maschere speciali o attraverso un percorso sensoriale.


Per la Scuola primaria II ciclo i laboratori “Il teatro delle favole” e “Insalata di favole” stimolano i ragazzi ad inventare una storia prendendo spunto dalle illustrazioni de La Fontaine, costruendo uno speciale teatro di cartone e trasformando le nuove storie in fantastici disegni.
Per la Scuola Secondaria di I e II grado è prevista una visita guidata tematica, per scoprire il magico mondo dell’artista russo e il suo sogno diventato racconto per immagini.
 

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COORDINATE MOSTRA
 
LUOGHI
CASAMASSIMA, Palazzo Monacelle
GIOIA DEL COLLE, Palazzo San Domenico (municipio)
 
ORARI: venerdì e sabato ore 16 - 20.30; domenica e festivi ore 10.30 - 13 / 16 - 20.30. Ultimo ingresso 30 minuti prima della chiusura. È possibile prenotare aperture straordinarie.
 
BIGLIETTO UNICO PER TUTTE LE SEDI
Intero € 6
Ridotto € 3 (da 6 a 18 anni, gruppi superiori alle 15 unità)
Gratuito diversamente abile ed accompagnatore, bambini fino a 5 anni, giornalisti accreditati con tesserino, insegnante accompagnatore di scolaresche.
 
VISITE GUIDATE E DIDATTICA
Visita guidata una sede € 80; visita guidata due sedi € 120. Al prezzo della visita va aggiunto il biglietto d’ingresso ridotto.
Speciale scuole: ingresso e visita guidata tematica € 80 una sede / € 120 due sedi. Ingresso e laboratorio € 120 una sede / € 150 due sedi.
 
 
INFORMAZIONI
Call center 199 151 123 (dal lunedì al venerdì 9-17, sabato 9-13, escluso festivi)
callcenter@sistemamuseo.it
www.ecomuseopeucetia.it
Facebook Ecomuseo di Peucetia
Instagram Ecomuseo di Peucetia
#favolosoChagall
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3/1/2018

Comunicato stampa_ Willie Peyote - "Sindrome di Toret Tour"

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TOUR - CALENDARIO DEI CONCERTI
05/01 Grosseto - FAQ
06/01 Senigallia (AN) - Mamamia
12/01 Bergamo - Druso
19/01 Torino - Hiroshima Mon Amour SOLD OUT
20/01 Torino - Hiroshima Mon Amour SOLD OUT
21/01 Torino - Hiroshima Mon Amour SOLD OUT
25/01 Sant'Egidio alla Vibrata (TE) - Dejavù
26/01 Lecce - Officine Cantelmo
27/01 Conversano (BA) - Casa delle Arti
28/01 Cavriago (RE) - Circolo Kessel
09/03 Roma - Monk
17/03 Roncade (TV) - New Age
13/07 Collegno (TO) - Flowers Festival
Dopo i SOLD OUT a Modena, S.Maria a Vico (CE), Roma, Bologna, Firenze e Milano, continua il tour di Willie Peyote per la presentazione di “Sindrome di Tôret”, il nuovo concept album. Pubblicato per l’etichetta 451 con distribuzione Artist First il 6 ottobre, “Sindrome di Tôret”, nella settimana d’uscita, è entrato direttamente all’ottavo posto della Top 10 della Classifica FIMI/Gfk dei dischi più venduti in Italia. Il disco affronta il tema della libertà d’espressione e dei limiti della stessa, in un’epoca in cui la comunicazione è cambiata profondamente a causa della tecnologia.

Con riferimenti e citazioni più o meno velate alla musica italiana degli ultimi quarant’anni, oltre al già menzionato Signor G., Willie Peyote delinea un sound e una forma lirica che vanno da Battisti a Bruno Martino, passando dal nuovo cantautorato pop e prendendo spunto dalla narrazione tipica della stand-up comedy e della satira: capovolge il punto di vista collettivo e sviluppa un pensiero critico attraverso la provocazione e l’ironia.
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Irriverente, ironico e mai convenzionale, Willie Peyote si discosta dal diffuso stereotipo del rapper riuscendo a conquistare anche le platee più difficili.
Il disco è stato anticipato, il 15 settembre, dal video "Ottima scusa", il cui brano, nella settimana d'uscita, è entrato direttamente al 1°posto della classifica Viral50 di Spotify, e dal singolo per le radio "Metti che domani".

Guarda il video di "Ottima scusa":

 WILLIE PEYOTE PARLA DEL DISCO “SINDROME DI TORET”
L'analfabetismo è funzionale, nel senso che serve a chi comanda.
Qua hanno tutti una risposta.
Però qual è la domanda?
 
E’ ancora valida l’affermazione del maestro Gaber “libertà è partecipazione”? E poi in effetti, a cosa partecipiamo davvero se lo facciamo da dietro uno schermo?
 
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TRACKLIST 
AVANVERA
I CANI
OTTIMA SCUSA
C' HAI RAGIONE TU feat. DUTCH NAZARI
METTI CHE DOMANI
LE CHIAVI IN BORSA
GIUSTO LA META’  DI ME
PORTAPALAZZO
IL GIOCO DELLE PARTI
7 MILIARDI (SKIT GIORGIO MONTANINI)
DONNA BISESTILE  feat. JOLLY MARE
VILIPENDIO
VENDESI feat. ROY PACI

 
CREDITS
La produzione esecutiva è di 451 (etichetta di Frank Sativa)
Il disco è prodotto musicalmente da Frank Sativa e Kavah.
Direzione artistica di Frank Sativa.
Tutte le tracce sono state registrate e missate da Peppe Petrelli, presso i Posada Negro Studios di Lecce, ad eccezione de “I CANI”  registrato e missato da Maurizio Borgna presso Andromeda Studio di Torino.
Additional Production di Jolly Mare.
Master di Simone Squillario per Hybrid Master Torino.
 
Ufficio Stampa e Promozione: Big Time pressoff@bigtimeweb.it  - www.bigtimeweb.it
Booking: Antenna Music Factory  www.antennamusicfactory.com
 
 
FEAT. DISCO
ROY PACI (Vendesi)
DUTCH NAZARI (C’ hai ragione Tu)
JOLLY MARE (Donna Bisestile)
GIORGIO MONTANINI (7 miliardi)
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WILLIE PEYOTE BIOGRAFIA
 
Al secolo Guglielmo Bruno, torinese classe 1985, si è affermato nel corso degli ultimi anni come astro crescente del panorama musicale nazionale e non solo.
 
La sua penna, sottile e acuta, insieme alle scelte musicale versatili e raffinate, ne fanno un artista capace di raggiungere un pubblico vasto quanto variegato, trascendendo i limiti del genere a cui appartiene.
 
Se il valore dei suoi testi, che potrebbe definirlo più cantautore che rapper, si evince fin dall’ascolto dei primi due dischi “Manuale del giovane nichilista” e “Non è il mio genere, il genere umano”, è con “Educazione Sabauda”, uscito il 27 novembre 2015, che la sua opera raggiunge l’apice.
 
Irriverente, ironico e mai convenzionale, Willie Peyote si discosta dal diffuso stereotipo del rapper riuscendo a conquistare anche le platee più difficili.
 
Lo ha dimostrato vincendo il 1°premio della ll edizione del concorso per cantautori “Genova per Voi” e venendo selezionato per reinterpretare il brano “Buttare li qualcosa” dal “Festival Gaber”.
 
Willie Peyote registra un crescente successo di pubblico e critica: dedicano a lui spazi i canali d’informazione più tradizionali (Tg3, Quelli che il Calcio di Rai 3, Radio 2, La Stampa, Repubblica, Rumore, Rolling Stone), e quelli di nuova generazione (a poche ore dalla sua uscita Educazione Sabauda era uno dei dischi più ascoltati su Spotify).
 
Ma non è solo la cifra stilistica, a metà tra il rap e il cantautorato, a fare di Willie Peyote una felice eccezione nel panorama contemporaneo italiano, ma anche e soprattutto il contenuto dei suoi testi.
Le sue liriche, infatti, danno un ritratto acuto e molto personale del presente in cui viviamo, offrono istantanee efficaci della società di oggi, ne immortalano le tendenze (”La dittatura dei non fumatori ) ironizzando sui suoi vizi (C’era una Vodka) e ne offrono una critica mai scontata, come nel brano “Io non sono razzista ma…”.
 
Willie Peyote ha presentato dal vivo “Io non sono razzista ma…” nella trasmissione “Che Tempo Che Fa” di Rai 3 ad aprile 2017.
 
La promozione del disco “Educazione Sabauda” si è conclusa con il tour estivo 2017, che ha toccato 30 città italiane.
 
Immagini tratte da https://www.facebook.com/williepeyote/​

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