19/2/2018 Ne "l'odore assordante del bianco" rivivono i tormenti più profondi di Vincent Van GoghRead Nowdi Enrico Esposito e Matelda Giachi Firenze, Teatro della Pergola, 8 febbraio 2018. Sul palcoscenico siamo nel 1889, in una stanza del manicomio di Saint Paul de Manson, in Provenza. Intrappolato in questa stanza spoglia, in un luogo in cui l’arte è una forma di eccitamento da mettere al bando, stretto da “L’odore assordante del bianco”, uno dei più grandi artisti di tutti i tempi, un uomo alla costante ricerca del colore: il pittore Vincent Van Gogh. Ha il volto di Alessandro Preziosi, noto ai più per i ruoli ricoperti in televisione ma che, negli ultimi anni, ha scelto di mettersi in gioco sul ring più difficile per un attore, quello teatrale, che mette a nudo il talento senza pietà. Preziosi supera la prova, regalando allo spettatore un Van Gogh tormentato dal bisogno di espressione, dall’incomprensione della gente e da un perenne conflitto tra realtà e immaginazione che non trova mai soluzione e che è il fulcro dell’opera del drammaturgo fiorentino Stefano Massini. E’ reale la visita del fratello Theo (Massimo Nicolini)? O quel lungo monologo che Vincent ascolta muto e con sguardo perso come in un mondo lontano è soltanto una voce nella sua testa? Così sostiene il Dott. Vernon Lazàre, che ha in cura Vincent e che, narcisista esagitato, si diverte a mortificarlo con fare sadico, contrapponendosi a lui anche come artista. Theo compare in scena sin da subito. Entra in una stanza completamente bianca. Bianco è il soffitto, bianco è il pavimento, come i muri, il letto. La vestaglia di Vincent. Vincent che resta fermo nel suo sguardo perso o forse fisso nel vuoto, e non fiata. Ascolta l'intero antefatto rovesciato dal fratello con una rapidità iniziale galoppante, eccessiva. Theo appare nervoso, da l'impressione di una certa fretta almeno dapprincipio, perchè proseguendo nei suoi discorsi si scioglie, si rilassa, sorride. Invoca un Vincent presente nel corpo ma muto, privo di parola e reazioni, in apparenza lontano. Theo recita a tutti gli effetti un monologo, ma nel momento in cui sta per andar via deluso dal silenzio del fratello, assiste (insieme al pubblico) alla vera entrata in scena di Vincent Van Gogh. Il protagonista dalla doppia personalità. Incompreso e arrogante, disperato e sprezzante. Lucidissimo in un momento, atterrito in quello successivo. Nella malattia che gli trapassa la vita da molto tempo ma non è in grado di ostacolare la creazione di capolavori inimitabili, Vincent diventa la vittima di un gioco perverso e ben riuscito in cui trionfano la contrapposizione centrale tra realtà e finzione, e le sue varianti multiformi come individualità vs collettività, vuoto vs pieno, bianco vs colore. Vincent è imprigionato in un "castello di granito bianco", dentro il quale è vietatissimo scrivere, leggere e ancor di più per lui dipingere. Ma sotto lauto compenso, l'infermiere Gustave gli ha fatto avere dei colori, delle tele, sopra le quali l'artista ha realizzato delle opere dal valore altissimo, tra cui un ritratto del Dottor Vernon-Lazàre, il suo nemico giurato. Un narcisista esagitato, che, supportato da Gustave e dall'altro infermiere Roland, è in grado di attirare un disprezzo viscerale da parte di Vincent perchè lo tratta con sadico compiacimento, gli nega la possibilità di abbandonare l'ìstituto in compagnia del fratello, e soprattutto dipinge anch'egli. Ma delle opere dal valore rivoltante. Alla scenografia essenziale in cui si svolge la parabola della sua prigionia, Vincent impone il desiderio prorompente di viaggiare a ritroso nel tempo e nello spazio, in una ricchezza di ricordi, di paesaggi e sfumature. Davanti a Theo riassapora le scorribande dell'infanzia, per alcuni attimi parla con la voce che gli apparteneva da bambino, e tra le braccia dei medici – aguzzini vola col pensiero al verde dell'erba al di là dei muri bianchi, alle distese di fiori e cereali di Arles, al blu del mare di Anversa e ai voli affumicati di Parigi. Degas, Gauguin, Toulouse-Lautrec e i loro fantasmi scorrono in fila dinanzi agli occhi mentre viene lasciato per due ore a mollo nell'acqua gelida della vasca del manicomio. Vincent ripensa e nomina in continuazione le vasche, e vuole fuggire al pù presto da Sant Paul, perchè sta soffocando. Ma fino a che punto è mai possibile credere alle sue parole e ai suoi racconti? Vincent ha davvero ricevuto la visita del fratello, e ha davvero dipinto il ritratto del Dottor Vernon? La risposta a queste domande fastidiose per lo spettatore, viene fornita dal sopraggiungere inaspettato di un personaggio chiave, il Direttore del manicomio, il Dottor Peyron (intepretato da un magistrale Francesco Biscione), che si materializza all'improvviso, e per questa ragione potrebbe non essere reale. Il Direttore assume un atteggiamento radicalmente opposto a quello insolente di Vernon. Si dimostra affabile e interessato in modo particolare al benessere di Vincent. Si siede ad ascoltare le sue variegate riflessioni: la genesi del suo essere artista, l'idea di libertà individuale, il rapporto complicatissimo con gli altri uomini. La gentilezza di Peyron conquista Vincent e lo persuade a confessare i suoi pensieri più accesi, le sensazioni che l'hanno consegnato alla sua arte. Peyron asseconda, conforta, ha il merito di scatenare gli sfoghi repressi di Vincent, e nel convulso finale in cui si ripalesa il fratello Theo, la supremazia incontrastata del bianco si scioglie al cospetto di un giallo inedito e vittorioso. Giallo che richiama gli storici girasoli e gli astri della notte stellata, giallo solare perchè icona della scoperta della verità della propria natura e stimolo decisivo per affrontare la scelta più dolorosa. Immagini tratte da http://www.teatrodellapergola.com/
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30 brani, due ore e mezza di concerto e super band
Martedì 20 febbraio 2018 – ore 21 Nelson Mandela Forum – piazza Berlinguer – Firenze Biglietti: parterre 33,04 euro; parterre gold 60,87 euro; posti numerati da 65,22 a 30,44 euro; Prevendite Box Office Toscana www.boxofficetoscana.it - www.ticketone.it (tel. 892 101) Info tel. 055.667566 – www.bitconcerti.it - www.fepgroup.it Tre amici. Tre grandi artisti. Tre carriere straordinarie: NEK. MAX. RENGA. Sono loro i protagonisti dell’imperdibile tour che martedì 20 febbraio approda al Mandela Forum di Firenze (ore 21 - biglietti da 30,44 euro a 65,22 euro; prevendite nei punti Box Office Toscana www.boxofficetoscana.it/punti-vendita tel. 055.210804 e online su www.ticketone.it tel. 892 101 - info tel. 055.667566 – www.bitconcerti.it - www.fepgroup.it). Sono stati colonna sonora di intere generazioni: Max Pezzali ha venduto oltre 7 milioni di dischi, Nek é l'artista italiano più suonato dalle radio nell'ultimo anno, Francesco Renga ha una carriera segnata da oltre 1850 concerti… Sul palco i tre protagonisti della musica italiana sono sempre insieme. Un live con più di 30 brani in scaletta: oltre 2 ore e mezza di musica in cui Max, Nek e Renga reinterpretano a tre voci i grandi successi delle loro straordinarie carriere, unendo i loro tre incredibili repertori venticinquennali. In scaletta, tra le altre, hit come “Gli anni”, “Fatti avanti amore”, 'Il mio giorno più bello nel mondo”, “Hanno ucciso l'uomo ragno”, “L'universo tranne noi”, “Come mai”, “Sei un mito”, “Lascia che io sia”, “Ci sarai”. Ad affiancarli è una super band di 9 elementi composta da Fulvio Arnoldi (chitarra e tastiere), Stefano Brandoni (chitarra), Davide Ferrario (chitarra e tastiere), Luciano Galloni (batteria), Ernesto Ghezzi (tastiere), Chicco Gussoni (chitarra), Enzo Messina (tastiere), Lorenzo Poli (basso), Dj Zak. Biglietto da visita di questo progetto live è stato “Duri da Battere”, singolo di Max Pezzali interpretato insieme ai compagni di viaggio. In attesa del tour i tre artisti hanno presentato inoltre i brani “Il mio giorno più bello nel mondo”, “Gli anni” e “Fatti avanti amore”, nelle inedite versioni a tre voci, attualmente in rotazione radiofonica e in digitale. Le canzoni sono state registrate durante le prove del tour, insieme alla super band. Il tour è prodotto e organizzato da F&P Group, media partner RTL 102.5. www.bitconcerti.it - www.fepgroup.it Info spettacolo Nelson Mandela Forum – piazza Berlinguer – Firenze Info tel. 055.667566 – www.bitconcerti.it - www.fepgroup.it Biglietti (esclusi diritti di prevendita) 1° Settore 65,22 euro 2° Settore 52,17 euro 3° Settore 43,48 euro 4° Settore 30,44 euro Parterre Gold 60,87 euro Parterre 33,04 euro Prevendite Nei punti www.boxofficetoscana.it/punti-vendita Online su www.ticketone.it (tel. 892.101) Sconti e riduzioni I bambini fino a 4 anni entrano gratuitamente accompagnati da un adulto provvisto di biglietto, in numero di un bambino/a per ogni adulto, ma non hanno diritto ad occupare un posto a sedere in caso di settore numerato. Portatori di handicap Possono acquistare un biglietto specifico al prezzo più basso previsto per l'evento ed entrare con un accompagnatore gratuito. I biglietti sono reperibili esclusivamente attraverso i punti vendita del Circuito Box Office Toscana (boxofficetoscana.it/punti-vendita) o via telefono allo 055210804 (pagando con carta di credito). Per accedere ad una sistemazione consona, si sconsiglia l'acquisto di un biglietto generico. Ufficio Stampa Parole & Dintorni Alessandra Bosi – alessandra@paroleedintorni.it Responsabile Comunicazione F&P Group: Veronica Corno Ufficio Promozione F&P Group: Francesco Colombo, Francesco Negroni Ufficio stampa Prg Firenze
‘Danzainfiera’ ritorna alla Fortezza da Basso di Firenze per la XIII edizione. Dal 22 al 25 febbraio appassionati di danza e semplici visitatori possono assistere a lezioni e stage, audizioni, spettacoli in anteprima. Saranno presenti tante stelle della danza, tra cui Antonio Marquez, talento del flamenco, Marvin Gofin, direttamente dall’ultimo tour di Madonna ed Emanuele Cristofoli, in arte Laccio, direttore artistico del programma tv Dance Dance Dance. Il sabato è prevista l’assegnazione del ‘Premio Danzainfiera’. Il 22 la fiera è aperta dalle 15:00 alle 20:00, mentre il 23, 24 e 25 dalle 9:00 alle 20:00. Per il programma completo http://www.danzainfiera.it/ ![]()
Negli spazi di Arezzo Fiere e Congressi, il 24 e il 25 febbraio animali esotici e da compagnia sono i protagonisti della VI edizione di ‘EsoticaExpo’, fiera nazionale dedicata a tutte le specie animali. Si potranno trovare anche accessori, mangimi e molto altro. Quest’anno, insieme al settore “Rettili, Acquariologia, Cani & Gatti”, viene riproposto anche quello ‘Ornitologico, Esposizione Rapaci, dei Furetti e del Verde’, dove sono tante le novità in fatto di concorsi, campionati e conferenze a tema. È possibile visitare ‘EsotikaExpo’ il 24 dalle 9:30 alle 19:00 e il 25 dalle 9:00 alle 18:30.
Per maggiori info: http://www.esotikapetshow.it/
Sabato 24 febbraio dalle ore 11:00 alle ore 13:00, presso "La Via del tè” in Borgo Santo Spirito a Firenze, si terrà il secondo incontro con i workshop di Food Photography di Click4Food. La lezione sarà incentrata sullo Still Life del cibo: come si allestisce un classico set, come si fotografa il cibo, come si controllano le luci per creare una storia attraverso oggetti e dettagli. Alla fine della lezione è previsto un piccolo brunch con thè, finger sandwiches e scones.
Per info ed iscrizioni: click4foodfirenze@gmail.com oppure https://www.facebook.com/events/529940870715777
Venerdì 23 febbraio, dalle ore 21:30, presso il Deposito Pontecorvo si esibirà Bobo Rondelli. Il cantautore livornese presenterà per la prima volta a Pisa il suo ultimo lavoro discografico "Anime Storte" uscito a ottobre 2017 sulla label The Cage con distribuzione Sony Music Italy. Prevendite disponibili su: bit.do/BoboRondelli Ingresso: 13€, Tesseramento 2018: 5€ Per maggiori info: https://www.facebook.com/events/145607786234517/ ![]()
Dopo la recente uscita del nuovo album “Decade”, i Calibro 35 tornano all’ Auditorium Flog “official” di Firenze. Il concerto si terrà sabato 24 febbraio. Apertura porte alle ore 21:15 - Ingresso 15€ (13€+dp in prevendita) Prevendite Circuito Box Office.
Per maggiori info www.calibro35.com oppure www.flog.it ![]()
Venerdì 23 e sabato 24 febbraio ore 21:00, presso il Teatro Puccini di Firenze andrà in scena “Nel nostro piccolo”, spettacolo scritto e ideato dal duo comico Ale e Franz. Lo spettacolo ripercorre la loro carriera omaggiando due grandi artisti che hanno influenzato il loro percorso: Gaber e Iannacci. Biglietti: I settore € 30,00 II settore € 25,00 (diritti di prevendita esclusi) Biglietti in vendita sul circuito regionale Box Office. Acquisto on line su www.boxol.it
Per maggiori info: https://www.teatropuccini.it/ Immagini tratte da: http://www.danzainfiera.it/ http://www.esotikapetshow.it/ https://www.facebook.com/events/529940870715777/ http://boborondelli.de/ http://www.flog.it/programma.htm https://www.teatropuccini.it/
Grazie alla collaborazione con il Cinema Arsenale abbiamo avuto il piacere di incontrare il mitico regista romano che insieme al fratello Marco compongono il duo cult: Manetti Bros. Antonio era a Pisa per presentare il suo ultimo film in concorso a Venezia: Ammore e Malavita. Noi del Termopolio abbiamo avuto l’opportunità di fargli un paio di domande...
Antonio è un piacere poterti conoscere. Questo è il secondo film che girate interamente a Napoli. Che tipo di rapporto avete con questa città? Sembra che i Manetti se ne siano proprio innamorati.
Il piacere è tutto mio. In effetti c’è un legame particolare che si è creato con Napoli. Il nostro meraviglioso rapporto con questa città è nato durante la lavorazione di Song’e Napule. Ci abbiamo girato, in realtà, anche una parte di Zora la Vampira nel 2000. Dovevamo svolgere delle riprese per una settimana ma a causa di una forte pioggia abbiamo girato pochissimo, degli interni purtroppo li abbiamo dovuti finire di girare a Roma. Tutti sanno che la città che ci rappresenta è Roma ma Napoli ci ha accolto fin da subito. Artisticamente è stata un’esperienza folgorante ed è molto galvanizzante girare in questa città, che si presta bene al cinema e alla cultura. L’idea di girare Song’e Napule è venuta al nostro amico Giampaolo Morelli, che con noi ha fatto l’Ispettore Coliandro e molte altre cose. Fin da quando lo abbiamo conosciuto, ovvero dalla prima stagione di Coliandro, ci ha confidato subito che sognava di fare un film con un poliziotto come protagonista che suonava il piano. Abbiamo deciso di accontentarlo un paio di anni dopo, rendendo l’agente in modalità “undercover”, in un matrimonio dove si sarebbe trovato un criminale della camorra da incastrare. Il mitico Luciano Martino, lo storico produttore italiano che purtroppo ci ha lasciato qualche anno fa, fu determinante per girare questa pellicola. Noi lo avevamo contattato per poter girare il nostro film horror Paura ma lui dopo aver letto la sceneggiatura di Song’e Napule se ne innamorò. Anche se non era tanto convinto da Paura ci promise che lo avrebbe prodotto a patto che avremmo realizzato insieme a lui il nostro film ambientato a Napoli. Con la sua solita energia e faccia tosta ci bocciò il titolo, noi l’avevamo chiamato “Inside Napoli” ma lui rubò il titolo al copione di un ragazzo e ci impose Song’e Napule. Luciano era un caro amico. Ci ha insegnato tanto e forse è grazie a lui che ci siamo ritrovati in questa città. A Napoli c’è tanto da raccontare e quando ci trasferimmo lì per iniziare le riprese ci rendemmo subito conto che avremmo avuto molti altri spunti per raccontare altre storie. Come ti ho detto, Song’e Napule non era un film totalmente nostro, visto che l’idea era venuta a Giampaolo, mentre Ammore e Malavita (qui trovate la nostra recensione del film) è un’opera personale. É la nostra personale Napoli, quella che abbiamo imparato a conoscere e ad amare.
Molti critici a Venezia hanno parlato di Ammore e Malavita come la risposta italiana a La La Land di Damien Chazelle, ti ritrovi in questa affermazione?
Guarda, sarò molto sincero, non sono mai riuscito a capire il perchè La La land si sia notato così tanto. È un musical e in America i musical si girano in continuazione. Onestamente, il film non mi è sembrato così tanto una novità. Un’opera ben realizzata ma non un capolavoro a mio modesto parere, forse è meno popolare e più d’autore, per questo magari ha riscosso molto successo da parte della critica. L’accostamento credo sia dovuto proprio alla sua partecipazione a Venezia un anno prima. Alla Laguna si è notato moltissimo ed è normale che l’anno dopo, visto il nostro arrivo, i giornalisti abbiano fatto quest’accostamento. Un po’ di sano marketing, niente di più. Quanto vi ha aiutato il fatto di aver girato un film di genere musical? Nonostante affrontiate temi pesanti non si avverte mai pensatezza, anzi tutto il contrario! Il genere Musical aiuta tantissimo. Ti permette di alleggerire molto il racconto. Noi di base siamo dei registi che tendono a fare sempre film innovativi e molto personali, ma non rinunciamo mai a un linguaggio diretto e leggero. Ci teniamo al fatto che il pubblico segua il film sempre divertendosi. Il musical è un genere che aiuta a comunicare alle persone tantissime cose e quando parte una canzone in questo tipo di opera è chiaro che stai giocando, che ti stai divertendo. Il musical ci è servito parecchio, soprattutto a raccontare una storia semplice ma dalle profonde sfumature narrative e con una canzone da tre minuti a volte ce la siamo giocata velocemente. La musica te lo permette, è un canale di comunicazione molto rapido e immediato, attraverso i testi poetici puoi raccontare molto. Invece, dal punto di vista produttivo non ci ha aiutato per niente portare avanti questo tipo di progetto: è molto difficile realizzare un musical. Forse è uno dei motivi per cui non si girano in Italia. Per realizzare un musical, durante la stesura della sceneggiatura, devi subito scrivere le canzoni, quindi devi iniziare a collaborare fin dal principio con l’autore dei testi. Cosa molto importante poi è scegliere il cast: devi sapere che tipo di canzoni sono presenti in modo tale da poter scegliere degli attori che abbiano un certo tipo di voce, inutile dire che gli attori devono essere cantanti. Noi abbiamo fatto un lavoro che ci ha permesso di scegliere cantanti o attori che sapevano cantare benissimo. Bisogna incidere tutte le canzoni prima, quindi, è come se tu incidessi un disco e, puoi capire, non è affatto il nostro mestiere! La cosa richiede molto lavoro. É difficile, non te lo nascondo, ma parecchio stimolante e allo stesso tempo molto ma molto bello, nonostante tutte le difficoltà che ci siamo trovati ad affrontare. Spesso nei film che parlano di camorra o criminalità molti personaggi tendono a essere stereotipati, in Ammore e Malavita invece i vostri interpreti hanno letteralmente bucato lo schermo. Uno di quelli che ci ha incuriosito maggiormente è quello di Donna Maria, interpretato da una grande Claudia Gerini, ce ne puoi parlare? Donna Maria è senza dubbio una sognatrice. Può risultare perfida perchè sta in un contesto familiare malavitoso, è la donna del boss e, forse, anche qualcosa in più. É dotata di una fervida fantasia e, pur di fuggire e abbandonare quella vita criminale che la circonda, mette in atto un piano molto cinematografico, ma lo fa sognando. Immagina una vita da film ma chiaramente impossibile da realizzare. Il personaggio di Claudia Gerini (clicca per la scena tratta dal film: ‘’La Canzone della serva’’) è assolutamente il motore della nostra opera e a noi è servito tanto perchè ha reso una storia di camorra leggera, più del musical forse. La moglie del boss che sogna il cinema ha permesso a noi inguaribili cinefili di divertici dal punto di vista registico. Io e Marco siamo appassionati di cinema americano d’azione e, grazie a questo cast di eccellenze, ci siamo potuti sbizzarrire, realizzando delle scene d’azione che potevano sembrare un mix tra Matrix e James Bond. E, ovviamente, abbiamo alleggerito parecchio il film perchè altrimenti avremmo rischiato di fare il solito film su Napoli e la camorra.
Come e in quanto tempo avete scelto il cast? I personaggi di Ammore e Malavita hanno una personalità ben definita, merito senza dubbio dei vostri straordinari interpreti.
In fase di sceneggiatura, come ti dicevo, dovevamo definire già il cast e ti dirò la verità: non volevamo ripetere il cast di Song’e Napulè. Io, mio fratello e il nostro co-produttore non volevamo perchè ci dava l’impressione di girare Song’e Napule 2. In seguito ci siamo accorti che era impossibile non ricontattare Giampaolo Morelli, Serena Rossi e Carlo Buccirosso. Sono tre attori completi, tre talenti straordinari. Cantano, recitano e sanno sempre quello che devono fare. Tre profili di altissimo livello, difficilissimi da trovare in giro. La nostra missione era quella di realizzare un nuovo film e quindi non ci siamo fatti influenzare dallo spettro del film passato e, infatti, abbiamo concepito una storia tutta nuova. Una delle difficoltà che abbiamo riscontrato è stata quella di trovare l’altra Tigre, uno dei letali sicari di Don Vincenzo. Devo ammettere che siamo stati parecchio fortunati perchè abbiamo trovato un talento come quello di Raiz (clicca per la scena tratta dal film: Guaglione ‘e Malavita). Ci ha sorpreso perchè lo conoscevamo solo come cantante ma come attore è stata una scoperta; con l’espressività che si ritrova riesce a comunicare tanto. Non oso definirlo la vera sorpresa del film. Se ne parla poco perchè forse è il meno attore rispetto al resto del cast ma è stato eccezionale. Non da meno Franco Ricciardi, che non poteva mancare in questo cast perchè secondo noi è la voce soul migliore in Italia in questo momento. Un cantante che inspiegabilmente non riesce a uscire tanto da Napoli, una grande voce; anche Matteo Garrone lo ha usato in Gomorra. Claudia (Gerini) invece è stata una scelta osata. Ci serviva un’attrice comica che ballava, cantava e recitava e lei aveva tutti i requistiti nonostante non fosse napoletana. Era la scelta giusta. Lei era contenta matta e, pur di lavorare con noi, ci ha detto che a casa sua si parlava napoletano dato le sue origini campane, cosa non vera (Ride ndr) ma che ci ha subito fatto percepire l’entusiamo e il calore di quest’attrice. Ha anche avuto un coach fantastico come Carlo Buccirosso. Se i personaggi sono risultati definiti e dalla grande personalità dobbiamo dare il merito al nostro cast. Quando scegli gli attori gli dai le chiavi del personaggio e puoi cambiarlo fino a un certo punto. Noi lasciamo sempre molta libertà agli attori e, fino a oggi, i risultati ci danno ragione.
Quanto è importante la musica nei vostri film?
Tanto. La musica è una componente importante dei nostri film. Noi nasciamo come registi di video musicali, ne abbiamo girato tantissimi. Quello che siamo lo dobbiamo al nostro passato nell’ambiente musicale. Abbiamo portato tutta quell’esperienza nella nostra avventura cinematografica, sin dai nostri primi film. Con Torino Boys, che non è assolutamente un film sulla musica, ci siamo divertiti a esplorare il mondo underground dell’hip hop e del rap, ormai old school visti i tempi che viviamo. Così come con Zora la Vampira. Quest’ultimo film è quello che ci ha deluso di più. Purtroppo gli incassi non andarano per niente bene, la nostra inesperienza ci ha fatto commettere degli errori. Ma abbiamo pensato più volte di rigirarlo proprio in chiave musical. Un vero e proprio musical tra i palazzi di Ostia, come l’inizio del film. Era quella la giusta dimensione del film, sarebbe stato perfetto. Anche in Piano 17 la musica ha un’aspetto fondamentale. Tra l’altro è il film a cui siamo più affezionati, quello che ci ha fatto diventare quello che siamo oggi.
Ringraziamo come sempre il prezioso staff del Cinema Arsenale di Pisa ed Eva Dei per le foto.
14/2/2018 Putignano: la cultura abbraccia la periferia - Inizia il Festival artistico letterarioRead NowConsiderando la distribuzione della popolazione e la convergenza degli eventi culturali quasi esclusivamente nel centro cittadino siamo davanti a una contraddizione sociale che porta sempre più le periferie a vivere di vita assestante o ad avere il ruolo di quartiere dormitorio, con la difficoltà sempre maggiore di coinvolgimento degli abitanti. Il circolo Arci di Putignano, in collaborazione con il Gruppo Editoriale Istos Edizioni,organizzano negli ampi spazi del circolo in Via XXV Aprile,17 un FESTIVAL ARTISTICO LETTERARIO, una serie di eventi rivolti ai bambini e agli adulti da febbraio a giugno, ognuno dei quali ruoterà intorno a un tema e un'arte, con i suoi artisti e diversi autori. S'inizierà venerdì 23 Marzo con la CUCINA, alle ore 17.00 ci sarà - Il principe Rambaldo da Bignè. Laboratorio di pasticceria per i bambini - per proseguire verso cena con appuntamento alle 20.00 con una sfida tra cibo e letteratura: “E Se dal cibo prendessero vita delle storie? Piatti tipici della tradizione pisana, autori sfidati a scrivere racconti partendo dai gusti, le ricette e i segreti”. Un ricco menù: bordatino, cinghiale in salmì, fagioli all’uccelletta, vino, acqua e caffè diversi autori, tra i quali Renzo Zucchini, Franco Donatini, Cristiana Bruni... per INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI - 366 4338494. Per darvi qualche anticipazione sulla futura programmazione, a Marzo sarà la volta delle EMOZIONI per i piccoli con “Che paura la paura. Un Laboratorio sui mostri e sulle paure”. Per gli adulti si ruoterà intorno al CINEMA : “Dal cinema alle storie e dalle storie al cinema. Storie cinematografiche e incalzanti e la storia di un uomo del cinema. Attori a fare da tramite ai due linguaggi per un pubblico alla ricerca di scene e di colpi di scena”. Ad Aprile la FANTASIA con “Il Trenino Arancione. Spettacolo e laboratorio di sogni avventurosi” e dell'ARTE “ARTE e artisti. Come far rivivere nel qui e nell'ora i grandi pittori del passato? Sentiremo le loro parole, le loro gesta in prima persona e vedremo pittori di oggi cimentarsi in una estemporanea di pittura con stili diversi ma nelle corde degli artisti narrati”. A marzo sarà la volta della musica, per i piccoli: “Rotola spinotto rotola e tutti giù per terra! Laboratorio musicale con la storia” e per i grandi: “Si può vivere di musica? E se in ogni libro ci fosse un ritmo a dettare le parole e le sequenze. Sfida musicale e autoriale con i volumi dei centopagine, ognuno con un taglio diverso ognuno vedrà musicisti cimentarsi con il cercarne le note. A voi l'orecchio?” Per arrivare a giugno con la Festa del Libro e delle storie con spettacoli, concerti, attori e autori per tutte le età. 12/2/2018 Marco Paolini torna al Teatro Era con l'atteso monologo "Le avventure di Numero Primo"Read Now![]() sabato 17 febbraio ore 21 Teatro Era - Pontedera Michela Signori, Jolefilm Marco Paolini LE AVVENTURE DI NUMERO PRIMO testi di Gianfranco Bettin e Marco Paolini tavole illustrate Roberto Abbiati musiche originali Stefano Nanni audiovisivi e luci Michele Mescalchin fonicaTiziano Vecchiato direzione tecnica Marco Busetto assistente alla regi Angelo De Matteis e Roberto Abbiati voci campionate Beatrice Gallo, Emanuele Wiltsch Sabato 17 febbraio alle ore 21 Marco Paolini torna al Teatro Era di Pontedera con il suo nuovo monologo Le avventure di Numero Primo ed è già tutto esaurito. Paolini grandissimo artista del “Teatro di narrazione”, artigiano e manutentore del mestiere di raccontare storie, porta in scena questa volta un racconto fantascientifico, ironico e leggero su un tema sempre più attuale, il futuro delle nuove tecnologie. Numero Primo è una storia di un futuro probabile fatto di cose, di bestie e di umani rimescolati insieme come si fa con le carte prima di giocare. Numero Primo è anche il soprannome del protagonista, figlio di Ettore e di madre incerta. Ma anche le cose e le bestie hanno voci e pensieri in questa storia. Marco Paolini e Gianfranco Bettin, coautori di questo lavoro, sono partiti da alcune domande: Qual è il rapporto di ciascuno di noi con l’evoluzione delle tecnologie? Quanto tempo della nostra vita esse occupano? Quanto ci interessa sapere di loro? Quali domande ci poniamo e quali invece no a proposito del ritmo di adeguamento che ci impongono per stare al loro passo? Quanto sottile è il confine tra intelligenza biologica e intelligenza artificiale? Se c’è una direzione c’è anche una destinazione di tutto questo movimento? Una produzione Michela Signori, Jolefilm. Nella stazione spaziale del film 2001 Odissea nello spazio ci sono cabine telefoniche a disposizione dei viaggiatori, sono modernissime, confortevoli e permettono di fare videochiamate, ma sono fisse. Nessuno dei protagonisti del film usa un telefono portatile o un palmare. In 20.000 leghe sotto i mari Jules Verne immagina l’uso di energie, materiali e tecnologie che assomigliano moltissimo a quelli che sono stati effettivamente poi usati per i moderni sottomarini. Ma le previsioni più stupefacenti e azzeccate sul futuro sembrano quelle contenute nelle Mille e una notte: l’invenzione del password “apriti sesamo” e del touch-screen della lampada di Aladino. Possiamo quindi aspettare con fiducia l’avvento del tappeto volante in tempi ragionevoli. È molto più difficile fare previsioni sul futuro a breve che a lungo termine. Eppure il futuro prossimo dovrebbe far parte di un orizzonte a cui guardare con attenzione. Un presente dilatato come quello in cui viviamo rischia sia di cancellare la memoria del passato, sia di inibire ogni ragionamento sul futuro, dando per scontato che si tratti di un aggiornamento del presente, un aggiornamento “compatibile” con il presente. Raccontare storie ambientate nel futuro prossimo è un esercizio confinato in un genere: la fantascienza. Esiste una tradizione di fantascienza in letteratura e nel cinema ma a teatro non è molto diffusa. Numero Primo è un esperimento di fantascienza narrata a teatro, ma che agli autori non piace chiamarla così. appaiono inverosimili. L’orizzonte temporale immaginato riguarda i prossimi 5000 giorni e solo pensando a quanto il mondo delle cose sia cambiato nei 5000 giorni appena trascorsi risulta quantomeno necessario guardare al futuro con il beneficio del dubbio rispetto a ciò che oggi è ancora inverosimile. Marco Paolini afferma: “Ho un’età in cui non sento il bisogno di guardare indietro, di ricostruire, preferisco sforzarmi di immaginare il futuro, così farò un Album con nuovi personaggi. Parlerò della mia generazione alle prese con una pervasiva rivoluzione tecnologica. Parlerò dell'attrazione e della diffidenza verso di essa, del riaffiorare del lavoro manuale come resistenza al digitale. Parlerò di biologia e altri linguaggi, ma lo farò seguendo il filo di una storia più lunga che forse racconterò a puntate come ho fatto con i primi Album”. TEATRO ERA via Indipendenza, s.n.c. – 56025 Pontedera (PI) www.teatroera.it Info: tel. 0587 55720/57034 teatroera@teatrodellatoscana.it Biglietteria Teatro Era via Indipendenza, s.n.c. – 56025 Pontedera (PI) Telefono 0587.213988 Orario: dal martedì al sabato dalle ore 16.00 alle 19.30; domenica e lunedì riposo. 12/2/2018 ATTO DI DIFESA - lun 12/2 Cinema La Compagnia - PRIMA FIORENTINA a ingresso libero - MANDELA 100Read Now
Mandela Forum, per il centenario della nascita del leader anti-Apartheid e cinema La Compagnia, presentano
Atto di Difesa Nelson Mandela e il processo Rivonia Il film di Jean van de Velde sul processo al leader anti-Apartheid che portò alla sua condanna al 27 anni di reclusione Ad introdurre il film, Massimo Gramigni dell’associazione Nelson Mandela Forum e Mariarosaria Lima, responsabile Amnesty International Firenze Lunedì 12 febbraio 2018 - ore 20,30, cinema La Compagnia - via Cavour, 50/R – Firenze Ingresso ad inviti, fino ad esaurimento posti, ritirabili alla cassa del cinema entro le ore 20,15 E’ in programma lunedì 12 febbraio 2018 alle ore 20,30 al Cinema La Compagnia (via Cavour 50/r) la prima fiorentina di “Atto di Difesa - Nelson Mandela e il processo Rivonia”, straordinario film di Jean van de Velde che racconta il processo intentato nel 1963 al leader del movimento anti-Apartheid, a seguito del quale Mandela scontò 27 anni di carcere. La serata è organizzata dal Mandela Forum di Firenze in collaborazione con la Fondazione Sistema Toscana, nell’ambito delle iniziative promosse per il centenario della nascita di Nelson Mandela. La proiezione del film sarà preceduta dalla performance “Firenze 28 ottobre 1985 – Nelson Mandela Cittadino Onorario”, saranno presenti il presidente dell’associazione Nelson Mandela Forum Massimo Gramigni e Mariarosaria Lima, responsabile del gruppo Firenze di Amnesty International. La proiezione è a ingresso ad inviti, fino ad esaurimento posti, ritirabili alla cassa del cinema entro le ore 20,15 della stessa serata. Il film, patrocinato da Amnesty International Italia, ripercorre la vicenda umana di Bram Fischer, l’avvocato bianco difensore di Mandela e dei leader dell’African National Congress che sedettero sul banco degli imputati accusati di sabotaggio e alto tradimento, e per questo passibili di condanna a morte. Proprio attraverso lo sguardo di Fischer il film racconta un’epoca e un Paese, il Sudafrica dell’Apartheid, che è passato alla storia come il regime che fece della segregazione razziale la base del suo sistema politico interno. Un paese in cui i neri costituivano l’80% della popolazione e nel quale la discriminazione assunse le forme più violente e assurde: dalla legge che proibiva a neri di utilizzare le medesime strutture pubbliche dei bianchi (le sale d’attesa, le fontane, i marciapiedi), a quella che li costringeva a frequentare i quartieri bianchi solo con degli speciali passaporti. Dalla proibizione dei matrimoni interraziali alla legge che trasformava i rapporti sessuali tra bianchi e neri in reato penalmente perseguibile. Sinossi Nel luglio del 1963 la polizia sudafricana organizza una retata in una fattoria di un villaggio della Rivonia. Nove leader, bianchi e neri, del partito clandestino ANC e della Lancia della Nazione, vengono arrestati. E un decimo uomo, che è stato arrestato poco prima, è aggiunto al gruppo dei nove: si chiama Nelson Mandela. Più di ogni altra cosa il Regime dell’Apartheid vuole condannare a morte questi combattenti per la libertà: non solo come monito ai loro sostenitori ma anche per fare piazza pulita dei loro più famigerati nemici, per decapitare il movimento di liberazione. Quando le mogli e le famiglie dei sospettati provano a trovare un legale per difendere gli accusati, i potenziali candidati sono spaventati o poco desiderosi di accettare il mandato. Anche lo stimatissimo avvocato Bram Fischer, consulente per i maggiori magnati del settore minerario e discendente di una prominente famiglia boera, esita. Ma Bram esita per altre ragioni: nasconde un segreto che solo poche persone e sua moglie conoscono. Bram Fischer avrebbe potuto essere l’undicesimo imputato e solo per puro caso non era presente nella fattoria in Rivonia, quando gli altri sono stati arrestati. Bram Fischer decide di assumere la difesa. Durante il processo Bram non solo deve svelare le prove manipolate dal procuratore e contestare testimoni corrotti o torturati, ma deve anche proteggere se stesso da una possibile identificazione da parte dei testimoni. Durante il processo Bram Fischer si convince che vi sono ragioni sufficienti per abbandonare i suoi principi di non violenza e si prepara a supportare gli atti di sabotaggio e la rivoluzione violenta della popolazione che sta per scoppiare. La pena di morte per gli imputati potrebbe essere la scintilla che accende la polvere sotto il barile e lui è pronto a organizzare la rivolta e guidare l’ANC. Durante il processo, la polizia segreta scopre il doppio ruolo di Bram Fischer, che mettendo a rischio la sua stessa vita, quella di sua moglie e dei suoi figli, diviene l’uomo che riesce ad evitare che Nelson Mandela e gli altri accusati imbocchino la strada che conduce alla forca. Titolo. Atto di Difesa. Nelson Mandela e il processo Rivonia Regia: Jean van de Velde Cast: Peter Paul Muller, Antoinette Louw, Sello Motloung, Sean Venter, Johan Ahlers Obed Baloi, Izel Bezuidenhout, Anthony Bishop, Clayton Boyd, Garth Breytenbach Genere: Biografico, colore Durata: 121 minuti Produzione: Sudafrica, Paesi Bassi, 2017 Distribuzione: Twelve Entertainment 7/2/2018 L’ultimo viaggio di Terzani, prima nazionale del nuovo spettacolo del Teatro delle DonneRead NowIncontro con gli autori e Angela Terzani – proiezione film Venerdì 9 e sabato 10 febbraio 2018 ore 21,15 - domenica 11 febbraio ore 16,30 Teatro Manzoni - via Mascagni 18 - Calenzano (Firenze) Il Teatro delle Donne COME UN FIUME L'ultimo viaggio di Tiziano Terzani Testo di Eugenio Nocciolini e Francesco Nucci Con ANTONIO FAZZINI E COSTANZA GUERRINI, ANDREA QUERCIOLI, ROSSELLA MENICACCI Regia Eugenio Nocciolini Nuova produzione del Teatro delle Donne, “Come un fiume - L'ultimo viaggio di Tiziano Terzani” va in scena in prima nazionale da venerdì 9 a domenica 10 febbraio 2018 al Teatro Manzoni di Calenzano (Firenze – orari: venerdì/sabato ore 21,15, domenica ore 16,30 – biglietti 13/7/5 euro – prevendite www.boxol.it – info tel. 055 8877213 -www.teatrodelledonne.com). “Come un fiume” è un ricordo, per niente scontato, del grande scrittore e giornalista e dei suoi ultimi mesi di vita. Lo spettacolo non ha al centro un santone, o un uomo che ha trovato la chiave della vita, o qualche sorta di illuminazione. È la storia di una persona che ha fatto un viaggio, che ha già fatto un pezzo di strada e che a quelli che vengono dopo, con una malattia, con un acciacco, con un dolore, cerca di dire dove sono le buche lungo la strada. Scritto da Eugenio Nocciolini e Francesco Nucci, e interpretato da Antonio Fazzini – con Costanza Guerrini, Andrea Quercioli, Rossella Menicacci, musiche dal vivo di Federico Pattume, regia di Eugenio Nocciolini - “Come un fiume” è il diario di sei mesi dell’anno 2003 vissuti sui monti dell’Himalaya. 180 giorni. Un'altra scadenza. Forse l’ultima. Forse l’ennesima. Un nuovo contratto a tempo determinato. Quante cose si possono fare in sei mesi? Come si possono trascorrere 180 giorni? Sembrano tanti a pensarci. Non troppi, certo, ma nemmeno pochi. Un uomo decide di ritirarsi. In alto. Abbandonare tutto e tutti. Per sempre? Non si sa. Parte, senza una risposta, parte. Parte per sei mesi. Se ne va per 180 giorni. Un uomo da solo con tante domande. Una strada come tante altre in una vita fuori dalle righe. Una malattia all’improvviso e una scelta da dover prendere. “I libri sacri, i maestri, i guru, le religioni servono ma come servono gli ascensori che ci portano in su facendoci risparmiare le scale. L’ultimo pezzo del cammino, quella scaletta che conduce sul tetto dal quale si vede il mondo o sul quale ci si può distendere; quell’ultimo pezzo va fatto da soli”. Tiziano Terzani, uomo, giornalista, viaggiatore, ricercatore spirituale che non si è mai lasciato abbagliare dalle “illuminazioni” facili e che ha sempre mantenuto i piedi ben saldi a terra anche sulle vette dell’Himalaya. Quattordici anni fa ha lasciato questo mondo, ma il suo ricordo è vivo in tutti noi grazie alle sue parole e ai suoi scritti. I libri e gli insegnamenti di Terzani sarebbero da citare tutti parola per parola, da conoscere a memoria come le tabelline. Nato nel 1938 a Firenze, Terzani è stato un profondo conoscitore del continente asiatico e uno dei giornalisti italiani di maggior prestigio a livello internazionale. È stato inoltre autore di reportage e racconti tradotti in tutto il mondo. Da anni era uno dei collaboratori di punta del Corriere della Sera. Nel 1971 era diventato corrispondente dall’Asia per il settimanale tedesco Der Spiegel. È vissuto a Singapore, Hong Kong, Pechino, Tokyo e Bangkok. È scomparso il 28 luglio 2004. Un altro giro di giostra. Viaggio nel male e nel bene del nostro tempo è il suo ultimo libro. Info e prenotazioni tel. 055 8877213 - teatro.donne@libero.it. Prevendite nei punti www.boxofficetoscana.it/punti-vendita e online su www.boxol.it. Nell’ambito della stagione “Dolceforte” 2017/2018 del Teatro delle Donne/Teatro Manzoni di Calenzano. INCONTRO - Sabato 10 febbraio alle ore 18 presso la Biblioteca Civica di Calenzano (via della Conoscenza, 11 – Calenzano/Firenze) incontro sullo spettacolo “Come un fiume”, con Angela Terzani, Eugenio Nocciolini, Francesco Nucci, Antonio Fazzini. Ingresso libero. FILM - Venerdì 9 febbraio alle ore 21 presso la Biblioteca Civica di Calenzano (via della Conoscenza, 11 – Calenzano/Firenze) proiezione del film “La fine è il mio inizio” di J. Baier (GE/IT, 2011) tratto dall'omonimo libro postumo di Tiziano Terzani. Ingresso libero. Programma completo www.teatrodelledonne.com
Domenica 11 alla Fortezza Da Basso (Firenze) torna Chianti Lovers, appuntamento giunto alla settima edizione, per presentare l’Anteprima 2018. Dalle ore 16 alle ore 21 porte aperte al pubblico con oltre 100 aziende e 500 tipologie di vino pronte per essere degustate. In ‘vetrina’ l’Annata 2017 e la Riserva 2015. L’evento sarà anche l’occasione per fare il bilancio del 2017 caratterizzato da un’annata colpita dalla siccità e altre difficoltà.
Per il programma completo: www.consorziovinochianti.it/
Venerdì 9 febbraio 2018, presso il Teatro Verdi di Pisa, si svolgerà il primo di una serie di incontri dedicati al teatro. Si inizia con “La Fiaba Della Principessa Turandot, Come nessuno ve l’ha mai raccontata” scritto da Renzo Boldrini e Claudio Proietti. Stefano Vizioli, direttore artistico per le attività musicali del Teatro di Pisa, ne parla con gli Autori. Inizio dell’incontro ore 18:00, Ingresso libero.
Per saperne di più: www.teatrodipisa.pi.it
Sempre al Teatro Verdi sabato 10 febbraio 2018, ore 21, e domenica 11 febbraio 2018, ore 17, andrà in scena Father and Son, con Claudio Bisio. Lo spettacolo, ideato da Michele Serra, è incentrato sul rapporto padre/figlio, legame che viene radiografato senza pudori e con una continua oscillazione tra momenti comici e di riflessione.
Per maggiori info e prenotazioni: www.teatrodipisa.pi.it
Fino all’11 febbraio 2018, presso il Museo Novecento di Firenze, sarà possibile visitare la mostra Rivoluzione 9999 dedicata al gruppo di architetti radicali 9999, attivo a Firenze dal 1968 al 1972 e fondato da Giorgio Birelli, Carlo Caldini, Fabrizio Fiumi e Paolo Galli. Saranno esposte foto e altro materiale inedito legato a questo gruppo di giovani che furono definiti “ambasciatori di Firenze”.
Per maggiori info: www.museonovecento.it/mostre/rivoluzione-9999/
Il 10 11 febbraio arriva a Pisa Food Art Italy. L’evento si svolgerà presso gli Arsenali Repubblicani e saranno presenti espositori di diverse aree tematiche: dal Food al Wine & Beer, dalle attrezzature professionali fino al Cake Design. Food Art Italy propone un fitto programma di dimostrazioni di cucina, seminari dedicati alle intolleranze alimentari, prodotti Vegan e Bio; inoltre degustazioni di vino, birra, olio, caffè, formaggi, tartufi e molto altro ancora.
Per il programma completo: http://www.foodartitaly.it/
Il 9 e 10 febbraio, presso il Teatro Era, andrà in scena “Un amore esemplare”, trasposizione teatrale dell’omonimo fumetto nato dalla collaborazione tra lo scrittore Daniel Pennac e la fumettista Florence Cestac. I due autori sono parte attiva dello spettacolo, infatti, oltre ad aver collaborato all’adattamento teatrale, fanno parte del cast come attori. Inizio spettacolo ore 21.00.
Per info e prenotazioni www.teatroera.it
Viaggiare è proprio utile, fa lavorare l’immaginazione. Tutto il resto è delusione e fatica. Il viaggio che ci è dato è interamente immaginario. Ecco la sua forza. Va dalla vita alla morte. Uomini, bestie, città e cose, è tutto inventato. È un romanzo, nient’altro che una storia fittizia. Lo dice Littré, lui non sbaglia mai. E poi in ogni caso tutti possono fare altrettanto. Basta chiudere gli occhi. È dall’altra parte della vita. L.F. CELINE, Viaggio al termine della notte, 1932
Si è tenuto lo scorso primo febbraio al teatro Nuovo di Pisa lo spettacolo di Elio Germano e Teho Teardo Viaggio al termine della notte, ispirato al romanzo omonimo di Louis-Ferdinand Celine.
In una sala gremita, è andato in scena uno spettacolo che ha sicuramente scosso il pubblico in sala. Una piccola scrivania illuminata dalla luce fioca di una lampadina, quattro sedie destinate ai musicisti e una consolle per l’elaborazione digitale del suono: questa, la scarna scenografia di uno spettacolo nel quale rumore, musica e parola si fondono in un’originale sintesi che si potrebbe definire come una lettura scenica in forma di concerto. Una forma rappresentativa destrutturata in cui il suono emerge come veicolo principale per la trasmissione del senso di un’opera letteraria che ha ripercorso, attraverso l’esperienza autobiografica del protagonista Bardamu (alter ego di Celine), le linee oscure della prima metà del Novecento: dalle atrocità della prima guerra mondiale agli orrori del colonialismo fino alla vacuità della società di massa.
Il suono chiama e la voce risponde: Elio Germano, unico attore sul palco, affiancato da quattro musicisti, si fa strumento attraverso il corpo e la voce dell’inquietudine del tempo. Quasi si sdoppia, in un dialogo immaginario, con i mostri che Bardamu incontra durante il suo Voyage attraverso il mondo: regimi totalitari, nazionalismo militaristico, capitalismo massificante.
Due diversi microfoni con effetti sonori distinti che Germano utilizza alternativamente e senza posa per sottolineare il conflitto tra la voce del protagonista e dei fantasmi della storia. Per rappresentare i demoni che affliggono il protagonista, Germano, inchiodato alla scrivania, si agita e si contrae portando all’estremo le sue capacità vocali e mimiche, in preda a spasmi incontrollabili. Una performance attoriale che con la sua intensità satura lo spazio scenico e calamita l’attenzione degli spettatori presenti in sala. La staticità e la costrizione dell’attore, quasi incatenato alla sua scrivania, suggerisce l’impossibilità dell’individuo di sottrarsi al destino del suo tempo, se non attraverso il varco della propria immaginazione, unico itinerario possibile nell’orizzonte oscuro che l’opera delinea.
Evocazioni di spiriti lontani, vagiti, scosse. Dalla stanza dei bottoni improvvisata in cui si erge a comando, Teho Tehardo tesse una trama fitta di pulsioni che aprono, intrecciano e sollevano ai massimi livelli la tensione del finale. Una molteplicità di effetti elettronici integra in modo significativo le articolate digressioni sofferte da Bardamu, riuscendo a comporre nella mente degli ascoltatori le rive della Senna, i caffè lussuosi affollati dai nobiluomini, le distese collinari inaridite dalle granate tedesche. Tehardo veste i panni di regista mentre aziona queste rapide variazioni di scena e in un tempo simultaneo da maestro d'orchestra dirige il trio suggestivo di archi (il violoncello di Laura Bisceglia, la viola di Ambra Chiara Michelangeli e il violino di Elena De Stabile) che cavalcano impazziti durante i flashbacks dei combattimenti oppure seminano germogli rigogliosi nei paradisi infiniti dell'immaginazione. In un mosaico di tonalità distanti che si ricollegano ai modelli esemplari degli Alan Parsons Project, la classicità degli archi e il post-modernismo elettronico di Teho Tehardo si uniscono in amplessi conturbanti oppure si scontrano in assordanti diatribe, come spiriti incantati benigni e malvagi che conducono in una dimensione trascendentale le riflessioni di Bardamu.
Immagini tratte da foto dell'autore (Eva Dei) |
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Gennaio 2021
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