di Sara Portone ![]() Ennio Morricone, Sting, Eros Ramazzotti, Mark Knopfler, sono solo alcuni degli artisti di fama internazionale che Lucca, dal 28 giugno al 29 luglio, si esibiranno sul paco del Lucca Summer Festival, evento giunto alla sua ventiduesima edizione. Per la line up completa: www.summer-festival.com ![]() Sabato 29 e Domenica 30 giugno, presso il Prato e Fortezza Medicea di Arezzo, si svolgerà la terza edizione del Chimera Comix, appuntamento per tutti gli appassionati di fumetti, games, giochi da tavolo ed eventi legati al mondo del cosplay e del genere fantasy. Nel programma sono previsti spettacoli e concerti serali, workshop e presentazioni condotti da professionisti del settore, nonché la possibilità di partecipare ad alcuni concorsi e/o sfide a premi. www.chimeracomix.com ![]() Presso Palazzo Blu, a Pisa, è in corso la mostra “Gipi. Storie d’artista”. Sarà possibile ammirare un’ampia selezione di tavole originali realizzate dall’artista. Oltre novanta disegni, compresi alcuni dei suoi maggiori successi. Da Esterno notte, La terra dei figli, Appunti per una storia di guerra. Per maggiori info: www.palazzoblu.it ![]() Il 29 giugno a Volterra si terrà Il “Nottilucente 2019”. Più di 40 eventi si svolgeranno per le vie, le piazze, i musei e i cortili del centro storico, dal pomeriggio fino a tarda notte. A legare tutti gli spettacoli un unico tema: Memorabilia, ovvero memoria, testimonianza, racconto. Ci saranno anche eventi dedicati ai più piccoli Per il programma completo: https://www.facebook.com/events/611148502700062/ ![]() Dal 26 al 28 giugno alcuni tra I più importanti operatori di moda vintage si daranno appuntamento al Vintage Selection N. 34 “Back To The Roots!”, ormai diventato un punto di riferimento per l’abbigliamento, gli accessori e gli oggetti di design vintage. L’evento si svolgerà all’interno del Padiglione Medici della Fortezza da Basso di Firenze. Back to the Roots è il tema di quest’anno, ispirato allo Spazio Ricerca di Pitti Filati dedicato all’Heritage, e su questo tema sarà realizzata anche la mostra Style Loops. Per maggiori info: www.vintageselection.it ![]() Il 30 giugno, presso il Cassero della Fortezza Medicea di Poggibonsi (Siena) Neri Marcorè va in scena con lo spettacolo “Tra Faber e Gaber”, in cui racconta e interpreta le più belle canzoni di due maestri della musica cantautorale italiana: Fabrizio de André e Gaber. Per maggiori info: www.politeama.eu Immagini tratte da:
https://www.facebook.com/LuccaSummer/ https://www.facebook.com/events/544917502683784/?event_time_id=544917506017117 https://palazzoblu.it/ https://www.facebook.com/events/611148502700062/ ttps://www.facebook.com/events/379960472622058/?event_time_id=379960482622057 https://www.facebook.com/timbrepoggibonsi/photos/gm.398623227399470/2286727898307521/?type=3&theater
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di Olga Caetani La moglie è una donna che sovverte ogni convenzione imposta dalla società, ogni regola non scritta, dettando leggi nuove e più potenti. È un personaggio che dissemina sconcerto e ripugnanza nelle menti perbeniste, toccate nel loro ipocrita moralismo. È la protagonista di un reading che scuote il pubblico dell’Anfiteatro Julian Beck di Pontedera e lo lascia tornare a casa, dopo la profusione di applausi che si riversa sulla cavea, con l’augurio di dormire bene, ripetuto due volte, che ha il sapore amaro di un monito, difficile da rispettare quella notte. Valeria Solarino, radiosa nella sobria eleganza che la contraddistingue, rompe l’attesa e il silenzio del palco spogliato di ogni ornamento scenografico. La voce della moglie inizia a raccontare la sua storia di getto, soltanto in seguito accompagnata dalle note vigorose del sax di Marco Zurzolo e della batteria di Agostino Mennella. Da bambina suo padre le diceva sempre: “Tu sei una principessa di cristallo”, preziosa ma al contempo fragile, facile da scalfire e incrinare, fino a rompersi, se messa a nudo e privata della corazza che gelosamente la protegge. Quando vide suo marito per la prima volta, che, dopo essere stato pestato a sangue dai suoi fratelli fino a farlo cadere a terra, si sollevò pian piano e si sedette, pensò che quell’uomo non si era “rotto”, e, provando tenerezza, scese in strada a soccorrerlo. Da allora, la moglie entra in una scia di eventi, dalla convenzionalità disarmante, che sembra fluire incontrastata e del tutto al di fuori del suo controllo: il lavoro, la casa, il fidanzamento… “Mi fa ridere che tutte le giornate nascono come giornate qualunque, e poi alcune si prendono i contorni di qualcosa di speciale”. Anche quel giorno era nato come uno dei tanti, fin quando una retromarcia non si prese la vita di Marcello. Quella morte sconvolge la moglie forse ancor più del marito, che dopo la macabra scoperta delega al racconto della moglie il ricordo della sua stessa reazione. Ogni cosa da quel giorno non sarà più la stessa, con le grida e le lacrime della madre di Marcello che si sentono provenire dal piano di sopra. “Quella donna aveva gli occhi rotti anche lei, pieni di lacrime che specchiavano il mondo e non lo facevano più entrare”. La volontà del marito di rimettere le cose in pari, ridando al mondo il figlio che ha sottratto, costringe la moglie a confrontarsi con l’idea mai avuta prima di essere madre. Le sembra che la parola “mamma” suoni piuttosto strana se accostata al suo nome. Decide di accettare, seppur passivamente, il desiderio del marito: in fondo a lei “bastava aprire le gambe e accoglierlo”, trovandolo ridicolo, lui, il maestro che di giorno insegna Leopardi e Camus ai bambini, e che di notte si sforza dando sfogo ai suoi più bassi istinti animali nel tentativo di avere un figlio e rimettere le cose in pari, soprattutto, quando la moglie scopre di essere già incinta, ma vuole tenersi questo intimo segreto tutto per sé ancora per un po’. Ridicolo il marito lo è anche quando parla e racconta favole – edulcorate illusioni di realtà e quindi inutili per i bambini - a una pancia, che la moglie si vede crescere davanti come un corpo estraneo, come qualcosa che sente al di fuori di sé. Poi, un mattino, le dimensioni del feto aumentano a tal punto da toccarla fin troppo profondamente, dove nessun altro sarebbe mai potuto arrivare, oltre la corazza, scalfendo il suo cristallo. E qui Santeramo tratta il tema ancora troppo spinoso dell’aborto con la delicatezza con cui si maneggia proprio un cristallo. La moglie dice di non sentirsi bene, corre in ospedale, ma nessun medico è disposto a operare senza un’adeguata preparazione psicologica della donna. Lo sguardo muto di due occhi dietro a un bancone, che allungano un eloquente biglietto da visita, l’indirizzo di un anonimo palazzo di prima periferia, poi una stanza quasi sterile ed è fatta. Alla notizia di un aborto spontaneo il marito, che aveva accolto la gravidanza con lo spirito di quando ci si è tolti un peso, è disperato e preoccupato per la salute della moglie. Così lei, in obbedienza a quel copione di finzione e invenzione che è diventata la sua vita, sceglie di fare ciò che tutti si sarebbero aspettati, iniziando a recitare la parte di una madre che lentamente scivola nella depressione più profonda. Questo nuovo status comporta dei vantaggi: in ufficio, i colleghi – anche uomini - si offrono di sbrigare il suo lavoro, perché assurdamente sostengono di capire il dolore dovuto alla perdita, mentre a casa si moltiplicano le attenzioni dei fratelli, del marito e del suocero. Per il suo bene, per darle cioè un altro figlio, il marito la violenta, tutte le sere, dopo cena, chiedendo, impacciato, “ti ho fatto male?”, fin quando il dolore fisico diventa insopportabile. Un pensiero attraversa la mente, lucida quanto diabolica, della moglie: provare almeno a essere madre, per capire se ne è o meno all’altezza. Quel giorno ha a disposizione molte ore, il marito è fuori per una gita. Così, esce di casa, da quella prigione di “letto e dieta”, indebolita fino alle ossa, per recarsi al supermercato e fingere di fare la spesa. Rapisce un neonato, in una scena grottesca e calcolata al millimetro. Trascorre la giornata appena fuori città, abbandonando il bosco selvaggio di palazzi e case, per trovare rifugio ai piedi di un grande albero. Essere madre non fa per lei, non sa cosa farci con quel bambino, dopo averlo nutrito da un seno vuoto, cambiato e addormentato. Tornata in città, abbandona il bambino sul ciglio di una strada e attende finché un passante lo trova e incredulo e felice, dopo lo scompiglio creatosi per il rapimento, “posterà una foto con il bambino sul suo profilo”, come se fosse un eroe, quando in realtà è lei l’architetto di tutta quella messa in scena. “Dio è la menzogna, il diavolo è la verità”, ed è maledettamente vero. “Sai che non potrò mai essere tua madre?” “Lo so”, risponde il figlio, poco dopo essere stato comprato dal marito. Tra la moglie e il figlio si crea da subito una spensierata complicità. Con l’arrivo del figlio, la donna può di nuovo vivere con spontaneità, senza finzioni, ritrovando se stessa e riassaporando i suoi quindici anni, l’età dell’innocenza, con un bacio che sa di mare, di corse, di grida di bambini. Quando comunica al marito di essere di nuovo incinta, e costui non ha il coraggio di pronunciare la domanda alla quale, dentro di sé, sa già dare una risposta, la moglie ne resta profondamente delusa, scoprendo che anche il marito in realtà è fatto di cristallo. “Se togli di dosso alla gente la corazza che serve per vivere, sotto sotto vai a vedere che c’è cristallo o vetro o roba così fragile che è un miracolo tenere insieme i pezzi”. Dopo il parto, ride osservando il marito e il figlio che cercano di capire a chi dei due assomigli il bambino, e suggerisce una frase bellissima, densa di significati: “i neonati assomigliano a tutti i neonati del mondo”, prefigurando i grandi temi dello spettacolo di chiusura del Festival. Sulla porta di casa, il figlio di quindici anni, radunate le sue cose in un borsone, mentre il marito non gli riserva neppure un ultimo sguardo, chiede se il bambino è suo. “Tu vuoi essere padre?”. Con gli occhi bassi e dopo qualche secondo di silenzio, il figlio risponde di no, e la moglie lo lascia andare: una verità, finalmente. La moglie è senza dubbio un personaggio controverso, dalla psicologia imperscrutabile, che ripudia qualsiasi possibilità di identificazione con lo spettatore. Sceglie di vivere nella finzione e nell’inganno per difendere strenuamente la sua fragilità, ed è onesta e sincera con se stessa, conosce e accetta le sue debolezze. Le musiche di Marco Zurzolo l’accompagnano in un crescendo di variazioni sul motivo principale - costante negli spettacoli dell’intero ciclo - che, con la batteria di Agostino Mennella, assumono dei tratti rock, della stessa tonalità superba e accattivante della moglie. Immagini tratte dalla pagina Facebook del Festivaldera 2019: https://www.facebook.com/Festivaldera Potrebbe interessarti anche: di Sara Portone ![]() Il 22 e 23 giugno, a Firenze, presso la Visarno Arena, torna il Decibel Open Air 2019. Una due giorni dedicata alla musica House e Techno. Biglietti a partire da €42. Per la line up completa: www.decibelopenair.com ![]() Dal 20 al 23 giugno torna a Livorno il Surfer Joe Summer Festival, evento giunto alla sua quattordicesima edizione. Un programma intenso, con tantissimi concerti, seminari e molto altro. La bellissima Piazza Mascagni farà da cornice alla manifestazione. Biglietti a partire da €20. Per il programma completo: ww.surferjoemusic.com/festival/2019/ ![]() Dal 21 al 23 giungo 2019 Siena ospiterà l’International Street food, un importante evento dedicato al mondo del cibo da strada. La manifestazione si svolgerà nella splendida cornice dei Giardini della Lizza. https://www.facebook.com/events/2371055456472250/ ![]() L'Orchestra e il Coro di voci bianche della Scuola di Musica della Filarmonica Pisana vi aspettano il 21 Giugno presso l'Area della Ricerca CNR di Pisa per la Festa della Musica Europea 2019, sotto la direzione del Maestro Carlo Franceschi e con la partecipazione straordinaria del soprano Elisabetta Lombardo. Più di 70 strumentisti e coristi daranno vita ad alcune delle più belle colonne sonore del Cinema. Ingresso libero. Seguirà un'apericena su prenotazione. Per maggiori info: www.filarmonicapisana.it ![]() Il 21-22 giugno la Stazione Leopolda di Pisa ospiterà Enoritmo. Concerti e performance accompagneranno la degustazione di vini, liquori e distillati. Per il programma completo: http://www.enoritmo.eu/ ![]() A Palazzo Blu, in occasione dei 50 anni dal primo sbarco sulla luna, è in corso la mostra ‘Explore. Sulla Luna e oltre’, organizzata in collaborazione con National Geographic. Un affascinante percorso tra le meraviglie e i misteri dell’universo attraverso una raccolta di foto simbolo, modelli, video e esperienze immersive e interattive grazie alle quali ripercorrere le tappe principali del viaggio dell’uomo nello spazio. Da Yuri Gagarin a Neil Armstrong, alla prima donna nello spazio Valentina Tereškova fino alla cagnetta Laika. https://palazzoblu.it/ Immagini tratte da:
https://www.decibelopenair.com/ https://www.surferjoemusic.com/festival/2019/ https://www.facebook.com/events/2371055456472250/ https://www.facebook.com/FilarmonicaPisana/photos/gm.388908991979424/2530796116954013/?type=3&theater https://www.facebook.com/stazioneleopolda/photos/gm.600829087090248/2259850687430614/?type=3&theater https://palazzoblu.it/ di Olga Caetani Tutto esaurito per lo spettacolo d’apertura dell’attesissima seconda edizione del Festivaldera, accompagnato quest’anno da un vertiginoso volo di rondini, i cui garriti sembrano risuonare tra i palazzi di Piazza Rodolfo Valli a Ponsacco, mentre il giorno cede lentamente il passo al tramonto, in una tiepida serata d’estate. Il pubblico freme impaziente per l’inizio del reading “Il marito”, che inaugura il ciclo – in Prima Nazionale - “Poco più che persone”, ancora una volta firmato dal grande drammaturgo Michele Santeramo. Applausi insistenti chiamano finalmente sul palco Pippo Matino al basso elettrico e Marco Zurzolo, compositore delle musiche originali, con il suo sax, gli unici strumenti accanto alla voce inconfondibile e all’interpretazione magistrale di Sergio Rubini, che arriva sulla scena con ancora il testo in mano, subito sistemato sul leggio. L’emozione è letteralmente tangibile. “Siamo tutte brave persone”, esordisce il marito, “con i nostri bei vestiti, barba e capelli fatti, ben truccate”, ma starà al pubblico giudicare dopo aver ascoltato il racconto della sua storia, rispetto alla quale i propri problemi quotidiani, i fastidi, le lamentele sembreranno inezie e faranno sentire, tutto sommato, grati e fortunati: “la gente preferisce pensare che basta comportarsi bene per non partecipare alle tragedie”. Il marito è innanzitutto un maestro, insegna Leopardi e Camus ai bambini, che non possono ancora definirsi persone, ma lo diventeranno quando, verso i dieci anni, si guarderanno allo specchio e diranno: “io”. Prima, “nessuno fa male perché nessuno ha ancora imparato a fare male”. Una poco più che persona invece non ha bisogno di guardarsi allo specchio, come suo padre, un contadino, simbolo di quella semplice e schietta saggezza popolare, vissuto in un reverenziale rispetto per la Natura ormai perduto. Il ricordo dell’obbligo imposto dal padre di togliersi le scarpe prima di salire sugli alberi, per non calpestarli ma accarezzarli, instaurando con loro un rapporto intimo e profondo, riesce a creare negli occhi degli spettatori un’immagine indelebile e bellissima, densa di significati. Perché un albero è una cosa preziosa, come la donna di cui si innamora il marito. “Non posso stare senza di te”, dichiara un giorno in un locale alla sconosciuta. Viene preso per pazzo e lei si allontana, così la segue, l’attende di fronte a un porta chiusa, dalla quale escono i fratelli della donna, che lo pestano fino a farlo cadere a terra. Allora lei decide di raggiungerlo, tamponando il sangue che sgorga con un lembo della sua maglietta imbevuto di saliva: “capii che era il suo modo di chiedere scusa”. Fra i due inizia una storia d’amore apparentemente convenzionale, fatta di attese e sacrifici, per cui vale la pena di pagare una tangente (“giudicate voi…”) per poter ottenere un posto di lavoro vicino casa – in un non precisato paese del Sud, che è sempre nostalgico sinonimo di caldo, sole e mare, contrapposto a un nevoso e nebbioso Nord altrettanto indefinito nello spazio reale - e iniziare la propria vita insieme. “Voglio sposarti”, dice il marito. “È normale”, risponde lei, lapidaria e in pedissequa obbedienza al credo imposto dalla società. E così, comprano un’auto, prendono un mutuo, acquistano un modesto appartamento in un quartiere popolare, dove i bambini giocano per strada e le pareti trasudano lasciando intravedere l’esile scheletro di cui sono fatte le case. Un giorno - un giorno qualunque - il marito è in macchina in attesa della donna, che arriva di fretta. Sono in ritardo, devono andare a comprare i fiori per le nozze. Ingrana la retromarcia, inizia a fare manovra. Un sobbalzo e poi un dubbio agghiacciante lo assale. Scende dall’auto, vede la ruota posteriore. Poco più in là il minuscolo corpo di un bambino di tre anni, esangue. È il corpo di Marcello, figlio dell’inquilina del piano di sopra, che come tutti i giorni qualunque giocava per strada, nel quartiere popolare. Al processo, il marito non viene dichiarato colpevole: un bambino di tre anni dallo specchietto retrovisore non lo avrebbe potuto vedere. Ma è una libertà pesante da sopportare, con le grida e le lacrime della madre di Marcello al piano di sopra. La giustizia, in fondo, è la maschera della vendetta, che qui non c’è stata. “Marcello era prezioso”, e quasi come un’oscura presenza gli rimarrà accanto tutta la vita, segnando inevitabilmente il suo destino. Il matrimonio si fa, comunque, e il marito sente di essere in debito, di dover rimettere “le cose in pari”. Così si insinua nella sua mente l’idea di fare un figlio, avendone sottratto uno al mondo. Quando un pomeriggio rientra a casa da scuola e scopre che sua moglie, incinta, non c’è, e a lavoro gli dicono che si è sentita male, corre in ospedale ma non la trova. Fa ritorno nell’appartamento, e, più tardi, anche sua moglie: aborto spontaneo. In questo modo il mondo aveva pensato di rimettere le cose in pari. La donna affronta il vuoto incolmabile sprofondando in una depressione, curabile, secondo il marito e anche suo padre, soltanto con il concepimento di un altro figlio. Una sera, disteso vicino alla moglie nel letto, dove la donna ormai trascorre gran parte delle sue giornate, inizia a toglierle i pantaloni, poi le mutande. Lei rimane inerme, con gli occhi vacui, tanto che al marito sembra di violentarla, anche se per il suo bene, tutte le sere, fin quando lei non gli intima di farla finita, provata anche dal dolore fisico. Distrutto, con il rimorso di aver violentato sua moglie, il marito decide di comprarlo un figlio, e neanche sapeva che alle persone si potesse dare un valore, un costo. “Erano casting. Un talent show. Noi eravamo i giudici. Si decideva il destino delle persone”. In un lugubre appartamento vuoto di periferia, portando con sé tutti i suoi risparmi, il marito prende parte ad un’asta clandestina, in cui esseri umani sono ridotti a nient’altro che merce, venduta alla migliore offerta. “Donna, sulla trentina, violentata in Libia”… a fare la carta d’identità di una persona sono le proprie disgrazie. “Ecco tuo figlio”, un ragazzo di quindici anni, difficile da poter considerare figlio. La moglie discosta le lenzuola che sembrano seppellirla, e chiede: “Come si chiama?”. E subito si alza dal letto, va in cucina e prepara la cena. Gli scambi di battute tra la coppia e il figlio sembrano gettare le basi per l’instaurarsi di un rapporto familiare, che ha in realtà durata effimera. Con il passare del tempo infatti, il marito, mentre si trova a scuola, non può fare a meno di pensare alla maliziosa complicità che si è creata tra la moglie il figlio, fatta di occhiate, sorrisi e risate da cui il marito è palesemente tagliato fuori, ma non ha il coraggio né la forza di sapere se il bambino che la moglie porta nuovamente in grembo è suo o del figlio. Una notte, accecato dalla rabbia, si alza, prende un coltello e si dirige verso la camera dove dorme il figlio, sforzandosi di capire dove si trova la famosa giugulare dei film. Nel corridoio, vede il suo riflesso in uno specchio e si scopre ridicolo, con addosso il pigiama e quel coltello in mano, pronto a un gesto inconsulto. “Se tutti gli assassini si guardassero allo specchio prima di uccidere, non lo farebbero”. Mentre il reading procede verso il finale, il marito sceglie di non uccidere proprio grazie a uno specchio, quello specchio che trasforma i bambini in persone, ma lui è qualcosa in più che una persona. “Non avete il diritto di lamentarvi. Non avete il diritto di lamentarvi” è il monito finale, che risuona come un’eco potentissima e va dritto al cuore, con un sussulto, tra le note del sax e del basso di Marco Zurzolo e Pippo Matino. Il marito si rivolge direttamente al pubblico, come in altri momenti dal sapore metateatrale del reading, spingendolo a confrontare la propria vita con la sua, e con il racconto che della stessa vicenda farà la moglie, da un punto di vista radicalmente diverso. Santeramo è inconfondibilmente presente in ogni riga del testo, nelle sue pieghe metateatrali, nell’indefinitezza in cui lascia sospesi tempo, spazio e personaggi, così che chiunque vi si possa identificare, e nei sottili ma continui riferimenti alla contemporaneità, vista con sguardo critico e giudicante (le tangenti, il degrado della periferia, la tratta di esseri umani spacciata come immigrazione…), ma senza mai scadere nell’esplicito o nella volgarità. La sua è una fine e implacabile analisi della psicologia umana, che diventa “commedia umana”, con tutti i dogmi e le convenzioni imposte da una società alla quale sembra di essere costretti ad appartenere, senza via d’uscita se non il baratro. “Dalla bruttezza può nascere la bellezza”, ripete spesso il marito, che ci dice che è vero però anche il contrario, come ha dolorosamente imparato sulla sua pelle. Rispetto alla scorsa edizione del Festivaldera, l’atmosfera, resa perfettamente dagli intermezzi delle musiche di Zurzolo, che ricalcano e amplificano la disperazione del personaggio nella voce di Rubini, si fa molto più lugubre, bassa e squallida, come quando si guarda fino in fondo dentro la gente, dove si trovano “solo buio e sangue”. Ma siamo tutte brave persone. Immagini tratte dalla pagina Facebook del Festivaldera 2019: https://www.facebook.com/Festivaldera Potrebbero interessarti anche: MARTEDÌ 4 GIUGNO ALLE 21.30 Peccioli – Cinema Passerotti LA FINESTRA regia e coreografia di Kristian Cellini voce e testo di Michele Santeramo musiche composte ed eseguite dal vivo da Marco Zurzolo MERCOLEDÌ 12 GIUGNO ORE 21.30 Pontedera – Anfiteatro del Teatro Era PASSO A DUE regia e coreografia di Kristian Cellini musiche composte ed eseguite dal vivo da Marco Zurzolo Il Festivaldera crea. Le discipline artistiche fondamentali su cui si innestano le attività del festival - il teatro, la musica e la danza - sono pensate in un continuo rapporto con il territorio e, come tale, il festival si differenzia da altre iniziative del panorama toscano proprio per questa sua assoluta peculiarità: essere un festival di produzione. Lo spettacolo nasce sul territorio, ne è parte, partecipa dandogli un contesto, un'immagine e coinvolgendo i giovani in formazione, le scuole e chi vuole attivarsi con la propria vitalità creativa sul territorio. Con questo spirito sono nate le produzioni di danza curate dal coreografo Kristian Cellini a partire dai testi di Michele Santeramo “La Finestra” in programma martedì 4 giugno alle 21.30 al Cinema Passerotti di Peccioli e “Passo a due”, il 12 giugno alle 21.30 al Teatro Era di Pontedera a ingresso gratuito. Le note di regia di Kristian Cellini LA FINESTRA “Forse li conosciamo tutti quei giorni in cui anche solo guardare sembra avere un peso insopportabile. Quei giorni in cui anche soltanto poggiare lo sguardo fuori da una finestra ci riesce difficile, e ci sembra inutile. Qui si racconta la vita dell’uomo che si candida ad essere, a giusto diritto, il più scemo del mondo. Che si trova un giorno a poggiare lo sguardo fuori da una finestra e a non capirci proprio niente. Una finestra come simbolo di libertà. È questo uno dei messaggi che mi ha trasmesso “la storia dedicata all’uomo più scemo del mondo” di Michele Santeramo. La location del Cinema Passerotti ben si adatta ad un racconto intimo, di nicchia, che l’autore ci narra accompagnato e sostenuto dalla musica di Marco Zurzolo. Una regia che valorizza le particolarità di questo piccolo teatro ed esalta il testo narrato”. PASSO A DUE L’amore sembra l’unica possibilità che l’essere umano si è dato per convincersi della propria eternità. Attraverso una storia d’amore ognuno conferma la propria esistenza in vita. Ma poi arriva qualcosa, come la storia che qui si prova a raccontare, che suggerisce un’altra profondità. C’è un sentimento più prezioso che ha nome d’amore, e forse il nostro, fino ad oggi, l’abbiamo sempre chiamato col nome sbagliato. C’è bisogno di coraggio, per tentare questo passo a due. Loro ne hanno, tutto il coraggio che ci vuole.” È questa la frase tratta dalla drammaturgia di Michele Santeramo che, assieme alle musiche di Marco Zurzolo, ha stimolato la mia creatività per mettere in scena questo spettacolo. È la toccante storia di Anna e del suo amore per Marco che conduce lo spettacolo. Non ci sono quinte, ma solo un palco, né oggetti scenografici se non la “sedia di Anna”. Nessun fondale se non il naturale spazio esterno costituito dall’Anfiteatro, che rimanda ad un senso di infinito e speranza. È proprio da qui che ha inizio lo spettacolo. Un musicista presente sul palco, un ensemble di danzatori e la “sedia di Anna”. Marco Zurzolo presente sul palco con la sua musica, funge da filo conduttore tra i movimenti danzati. Disegni di luce, costumi street style e un atto unico, tutto d’un fiato, per raccontare il coraggio, “per tentare questo passo due”. Kristian Cellini Affermato insegnante e coreografo sia a livello nazionale che internazionale, si è diplomato come danzatore classico e moderno nel 1989 prima di iniziare una carriera ventennale da danzatore in numerose compagnie e al fianco di prestigiosi artisti come Carla Fracci, George Iancu, Vladimir Derevjanko, Luciana Savignano, Daniel Ezralow, Micha Van Hoecke. Il suo eclettismo professionale lo porta a lavorare anche per importanti trasmissioni televisive RAI, Mediaset, la turca Canal D e con numerosi artisti italiani come Vasco Rossi, Renato Zero e Andrea Bocelli. È direttore artistico di Peccioli in Danza. Michele Santeramo Autore e narratore, vince nel 2011 il premio Riccione per il Teatro con il testo “Il Guaritore”. Pubblica nel 2014 il romanzo “La rivincita” edito da Baldini e Castoldi. Scrive nel 2014 “Alla Luce” per la regia di Roberto Bacci e la produzione di Fondazione Pontedera Teatro. Vince nel 2014 il premio Hystrio alla drammaturgia. Candidato nel 2014 al premio UBU come Migliore Novità Italiana per lo spettacolo “Il Guaritore”. Conduce laboratori di drammaturgia. Nel 2017 il Teatro della Toscana produce “Il Nullafacente”, che lo vede in scena come protagonista e “Leonardo Da Vinci. L'opera nascosta”. Marco Zurzolo Nato a Napoli, è diplomato in composizione jazz e flauto al Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli. Nel corso della sua carriera ha maturato esperienze in differenti generi musicali collaborando con i più noti artisti italiani e stranieri quali Pino Daniele, Zucchero, Roberto Murolo, Solomon Burke, Chet Baker, Joe Heredia, Mia Martini, Gino Paoli, Pietra Montecorvino, Giancarlo Giannini, sia in qualità di solista che per spettacoli e tour, oltre che in registrazioni di dischi rimasti alla storia. Compone musica per il cinema, il teatro e la televisione e insegna sassofono ai conservatori di Napoli, Salerno, Avellino, Ferrara e Rovigo. Con il patrocinio di Comune di Pontedera, Comune di Peccioli, Comune di Ponsacco. Info al 3428234421 oppure scrivendo a info@festivaldera.it. Tutti i dettagli su www.festivaldera.it. Organizzato da Fondazione Peccioliper e Fondazione Teatro della Toscana insieme al brand culturale The Other Theater, con il patrocinio dei Comuni di Peccioli, Pontedera e Ponsacco, il Festivaldera può vantare la direzione artistica di Marco D'Amore, noto ai più per la fortunata serie TV “Gomorra”, ma soprattutto attore e regista talentuoso, raffinato e autentico. Grazie alla sua supervisione il festival si svilupperà su sei serate che si inseriscono nel territorio della Valdera immaginata come un panorama che assume una veste naturalmente teatrale. Il Festivaldera nasce del resto come iniziativa progettuale che ha l'obiettivo di abbracciare più territori, per proporre le eccellenze culturali, ambientali, storiche e turistiche presenti a un pubblico esigente, curioso e di qualità. |
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Marzo 2021
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