29/7/2020 Ecco le più belle foreste d’Italia: PEFC premia i vincitori del concorso fotografico 2020. Sul podio anche la ToscanaRead NowComunicato stampa PEFC Italia svela i vincitori italiani del concorso fotografico ScattailboscoPEFC 2020 dedicato alle foreste. Al primo posto lo scatto di Ruggero Alberti nella Val de Stu (Trento). Medaglia d’argento per la foto di Davide Noia sul Monte Amiata e terzo gradino del podio invece per Giacomo Luigi Menta con uno scatto realizzato in Maremma. Menzione “Vaia” all’opera di Mauro Lena, in grado di mostrare il bosco di Paneveggio dopo il passaggio della tempesta e la drammaticità della distruzione; la menzione “Alberi in città” invece per la foto di Inna Berezanskaya che ritrae un Ficus macrophylla nel centro di Catania. Natura, cultura e relax: anche quest’anno il concorso fotografico ScattailboscoPEFC 2020 organizzato da PEFC Italia (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes), l’ente promotore della corretta e sostenibile gestione del patrimonio forestale, ha permesso di raccontare i tanti aspetti che caratterizzano le foreste. Il concorso, che si è svolto tra il 22 aprile e il 5 giugno, ha visto la partecipazione di centinaia di fotografi - professionisti o amatoriali - che hanno pubblicato i propri scatti su Instagram accompagnati dall’hashtag #scattailboscoPEFC20. “Un’edizione particolare che si è svolta nonostante il lockdown, proprio con l’intenzione di lanciare un messaggio di speranza e di sensibilizzare sull’importante ruolo della natura nella vita di tutti i giorni”, spiega Eleonora Mariano, responsabile Ufficio progetti del PEFC Italia. 1° - © Ruggero Alberti - "L'illuminato" A vincere il concorso è Ruggero Alberti che, con la foto dal titolo “Illuminato” scattata in Val di Stua (Mezzano, TN) ad un imponente larice, si aggiudica un un weekend nella tree house “Pigna” dell’agriturismo Malga Priu a Ugovizza (Ud), sospeso ad otto metri di altezza nel mezzo Alpi Giulie. Al secondo posto “Blue velvet”, la foto realizzata da Davide Noia a Castel del Piano (GR) sul Monte Amiata, in Toscana, che vince una fioriera realizzata da Legnolandia con legno di abete certificato PEFC e marchiata “Filiera Solidale” perché costruita con legno di alberi schiantati dalla tempesta Vaia. Medaglia di bronzo per Giacomo Luigi Menta e il suo scatto “Alba in pineta” realizzato ad Alberese, in Toscana, premiato con una cornice realizzata da Leonardi wood con legno certificato PEFC di abete. 2° - © Davide Noia - "Blue Velvet" 3° - © Giacomo Luigi Menta - "Alba in pineta" A selezionare i vincitori del concorso è stata una giuria composta da una rappresentativa del gruppo Canoniani, da un dottore forestale e da un referente degli sponsor; a comporre il voto finale hanno contribuito inoltre, per un quarto del totale, i “mi piace” ottenuti dalle foto su Instagram. La Segreteria del PEFC Italia ha inoltre selezionato due ulteriori foto: “Tra i Fiori” di Anne Mäenurm, scattata in Friuli Venezia Giulia a Cervignano del Friuli tra i boschi planiziali di Pradiziol, e “Funghi in autunno” di Luca Baronchelli, scattata ad Andalo (Tn). I cinque fotografi accedono inoltre alla fase internazionale del concorso PEFC per competere con fotografi provenienti da altri 12 Paesi di tutto il mondo e tentare di vincere un viaggio a Dublino all'assemblea mondiale del Pefc o in alternativa 2.000 Franchi svizzeri. Lo scorso anno il premio internazionale è stato attribuito proprio all’italiana Sonia Fantini che con la sua foto “Colori d’autunno” aveva immortalato la “magia di una limpida giornata di autunno” al Lago Bordaglia a Udine. Quest’anno inoltre il PEFC Italia ha assegnato due menzioni speciali: la prima è la menzione “Vaia”, conquistata dalla foto “Non dimenticare la tempesta Vaia” di Mauro Lena in grado di mostrare la drammaticità della distruzione del bosco di Paneveggio dopo il passaggio della tempesta Vaia che nell'ottobre 2018, con piogge e raffiche di vento stimate oltre i 150 km/h ha provocato enormi danni in un’area complessiva di 42.500 ettari di foreste alpine, radendo al suolo 8 milioni di metri cubi di legno. Selezionati PEFC Italia 4° - © Anne Maenurm - "Tra i fiori" 5° - © Luca Baronchelli - "Funghi in autunno" La seconda menzione speciale “Alberi in città” viene invece assegnata alla foto “Anni compiuti” di Inna Berezanskaya che ritrae un Ficus macrophylla nel centro di Catania. “Quest’anno abbiamo voluto dare spazio anche agli ‘alberi fuori foresta’, ovvero a quegli alberi che si trovano in parchi o in contesti urbani, alle piantagioni in pieno campo e lineari e all’agroselvicoltura. Un nuovo ambito introdotto sia a causa delle ristrettezze imposte dall’emergenza sanitaria, sia perché funzionale ad annunciare le novità che saranno introdotte agli standard di sostenibilità del PEFC che, oltre a quello per le foreste, si allargheranno andando a comprendere la tutela del mondo degli alberi presenti ‘fuori foresta’”, spiega Maria Cristina d’Orlando, Presidente PEFC Italia. Il concorso, che ha raccolto nella sua storia migliaia di foto da oltre 20 Paesi di tutto il mondo, ha l’obiettivo di ricordare che, tramite la corretta gestione del patrimonio forestale e la promozione dei prodotti che derivano da una gestione sostenibile, le foreste possono giocare un ruolo chiave per la tutela della terra e dell’ambiente, grazie agli effetti che le foreste stesse hanno sul clima, sull’inquinamento, sul suolo e sulle acque. Menzioni speciali VAIA - © Mauro Lena - "Non dimenticare la tempesta Vaia" VERDE IN CITTÀ - © Inna Berezanskaya - "Anni compiuti" Chi è PEFC Italia PEFC Italia è un’associazione senza fini di lucro che costituisce l’organo di governo nazionale del sistema di certificazione PEFC (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes), cioè il Programma di Valutazione degli schemi di certificazione forestale. Il PEFC è un’iniziativa internazionale basata su una larga intesa delle parti interessate all’implementazione della gestione forestale sostenibile a livello nazionale e regionale. Partecipano allo sviluppo del PEFC i rappresentanti dei proprietari forestali e dei pioppeti, organizzazioni ambientaliste, dei consumatori finali, degli utilizzatori, dei liberi professionisti, della ricerca, del mondo dell’industria del legno e dell’artigianato. Tra i suoi obiettivi si segnala quello di migliorare l'immagine della selvicoltura e della filiera foresta–legno-carta, fornendo di fatto uno strumento di mercato che consenta di commercializzare legno, carta e prodotti della foresta derivanti da boschi e impianti gestiti in modo sostenibile.
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di Enrico Esposito Tosca. Un'opera di tale successo da essere diventata al giorno d'oggi un eponimo. L'uomo che l'ha consegnata alla storia, vissuto a pochi chilometri da dove vi stiamo scrivendo, Giacomo Puccini, venne considerato una seconda scelta al momento dell'assegnazione del soggetto. Era il 14 gennaio del 1900 quando il Teatro Costanzi di Roma ospitò l'esordio "italiano" del melodramma mutuato dai librettisti Illica e Giacosa dall'originale colpo di genio e sangue di Victorien Sardou. Un dono espressamente pensato per Sarah Bernhardt, l'attrice mito già in vita, senza la quale è lecito quanto meno mettere in dubbio che l'icona di Floria Tosca potesse nascere ed essere consegnata alle vette più alte del genere operistico. Il Termopolio ha avuto la fortuna di poterla indagare completamente al Teatro Verdi di Pisa, in una domenica invasa da una pioggia dalla solennità tagliente come la performance allestita dal Teatro del Giglio di Lucca in coproduzione con il Goldoni di Livorno e il già citato Verdi. Per la regia di Ivan Stefanutti e con l'Orchestra della Toscana diretta da Marco Giudarini è andata in scena una rivisitazione che si è avvalso sin dall'apertura di una cornice estetica studiata sapientemente nei dettagli, così nella scenografia come nell'attenzione ai dettagli dei costumi dei personaggi. Il Primo Atto ha infatti esibito una dovizia di tonalità e particolari a partire dal posizionamento del quadro a cui sta lavorando il pittore Caravadossi (intepretato dal tenore Enrique Ferrer), dal travestimento femminile al quale si presta il fuggiasco Angelotti, alla comparsa del Sagrestano e del coro dei fedeli che intonano il Te Deum all'interno della sfarzosa Basilica di Sant'Andrea Della Valle. La storia e la valenza immortale di Roma, della Caput Mundi, all'epoca dell'illusoria conquista napoleonica nella Repubblica Romana (1849), cingono e scuotono la memoria degli spettatori, instillando il mortifero sapore di tensione che di lì a poco prenderà il sopravvento completo. Floria Tosca (interpretata dal soprano Daria Masiero), la cantante sublime, fervente cattolica e tormentata dalla gelosia nei confronti del suo Caravadossi, e bramata dal diabolico esponente dell'ordine costituito dell'aristocrazia napoletana, il marchese Scarpia (interpretato dal baritono Leon An). Scarpia, un tiranno disposto a tutto pur di soddisfare il suo desiderio animalesco, un avvoltoio dedito alla punizione e all'inganno. Nel II Atto i germi già suggeriti si accrescono vorticosamente contagiando l'intera vicenda di un veleno inarrestabile, al quale nessuno dei personaggi potrà sfuggire. Caravadossi mostra concretamente la sua natura politica, non può rifuggire dal suo spirito rivoluzionario e dalla volontà di aiutare la latitanza del compagno di ideali Angelotti. Il pittore non rivela il nascondiglio dell'amico con il risultato di venire catturato e intraprendere un'odissea di torture e trappole direttamente esternate alla disperazione di Tosca, accorsa al Palazzo del tiranno Scarpia. La tela del ragno si tesse violentemente. Il marchese non resiste al suo appetito mostruoso, si concede il lusso di attirare la preda nelle sue stanze, la assedia, le riempie i timpani con le urla del rivale ferito e promesso all'esecuzione e la indebolisce con la fortuna di ricevere la notizia del suicidio dell' Angelotti alla presenza della donna. Ma il sadico, che annusa ferocemente l'imposizione sessuale alla sua vittima in cambio della promessa di liberazione del prigioniero, rimane totalmente sconvolto dalla metamorfosi inattesa della mosca. Floria Tosca tradisce la santità annegando nel desiderio di sangue, uccide il boia e incarnando una lucidità demoniaca erige un'impeccabile cerimonia funebre prima di abbandonare il luogo del delitto. Siamo alla resa finale. Alba. Una sinfonia indecifrabile soffia. Sembra porti quiete, catarsi, lontana dagli eventi sinistri dei giorni precedenti. Caravadossi è pronto ad affrontare la morte. Verrà fucilato di lì a poco, perderà per sempre l'amore della sua Tosca. Non arriveranno il giorno dopo, neppure i successivi. Poche ore. Gli viene permesso di scrivere una lettera a Floria. Stretto nella camicia insanguinata e assuefatto dalle sofferenze, Mario si siede e inizia a comporre gli ultimi versi d'amore. Intona un'aria dall'immensa malinconia, "E lucevan le stelle", in un sussulto delle memorie che gli infligge un crescendo di piaghe insopportabili. La penna smette di trascinarsi sul foglio, ma compare la sua musa. Inaspettatamente Tosca sopraggiunge nelle segrete del castello, investendole di speranze e promesse. Il giuramento che il giorno stesso essi scapperanno via felici, lontano dalla Lupa malata, si serviranno del salvacondotto che Scarpia gli ha concesso. E la fucilazione alla quale il pittore è condannato nient'altro si rivelerà che una messinscena, con proiettili caricati a salve. Mario è esterrefatto, totalmente ebbro dinanzi ai fiumi di entusiasmo della cantante, se ne convince irresistibilmente, acconsente alla raccomandazione che Floria gli rivolge di "fingere bene di morire per finta". Ma il salvacondotto non era tale. In un'atmosfera diafana, Mario cade ma non si rialza perché le salve non erano previste. Scarpia aveva promesso qualcosa di mai realizzato, nonostante la morte, aveva già vinto su Floria Tosca, che in una frazione di secondo non ha più alcuna via d'uscita. La Capitale si staglia d'avanti a lei con un panorama inevitabile. Al grido di " "O Scarpia, avanti a Dio!" Tosca abbandona la vita gettandosi dagli spalti di Castel Sant'Angelo. Immagini tratte da foto di Donatella Gulino |
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Dicembre 2022
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