Nella vita molte persone si interrogano febbrili sulla strategia migliore da seguire per poter incastrare tutti i loro impegni, per risolvere i problemi propri e del prossimo, per sentirsi bene. Si affannano, si ammalano a causa degli sforzi eccessivi, sia fisici che psichici, invecchiano prima del tempo talvolta. Sembra che in certe occasioni questi uomini sprechino soltanto il tempo, e con esso il fiato e la pace, senza rendersi conto di quanto siano vani i tentativi, le nevrosi e i compromessi, perchè non sempre alla fine servono davvero a regalar loro la felicità. Perdono la vita stessa. Il Nullafacente di Michele Santeramo è giunto a tali conclusioni da molto tempo e ha attuato una presa di posizione radicale, a suo dire logica e unica possibile. Secondo l'opinione comune, della gente "normale" rappresentata nelle circostanze dalla Moglie e dal Fratello di quest'ultima, dal Medico e dal Proprietario di casa, il Nullafacente è ammattito, ha smesso di vivere, di fare qualsiasi cosa che possa definirsi pratico. E la ragione è indubbiamente dalla loro parte, visto che il Nullafacente esce di casa appena una volta a settimana per recarsi al Mercato della frutta e della verdura a raccattare i miseri scarti rimasti e così portare alla Moglie le provviste che dovranno farsi bastare per sette giorni. Per il resto, il Nullafacente non conosce altre concrete azioni nell'arco delle sue giornate, se non dormire sulla poltrona e poi alzarsi per raggiungere il tavolo della sala da pranzo sopra il quale lo attende un bonsai, diventato ormai il suo unico amico, confessore, il suo maestro.
"Ponsai" lo chiama il Fratello della Moglie. "Ma frutti e verdure dopo un pò non marciscono?" chiede il Medico al Fratello all'inizio della prima scena. E il Fratello risponde : "Si, ma lui sa quali marciscono prima e quali dopo, si è organizzato", mentre il Proprietario di casa è isterico perchè vorrebbe ricevere le mensilità cui ha diritto finalmente "dopo che la zia è morta, e meno male", e la notte non dorme più perchè pensa ai suoi soldi, che lo cercano e non possono correre a infilarsi nelle sue tasche. Questi tre personaggi si pongono sin dall'apertura dello spettacolo tra il pubblico e il Nullafacente, agiscono da filtro prima di entrare nelle profondità della realtà stramba eretta dal Nullafacente. Assolvono al ruolo dúplice di giudici e interlocutori secondo le regole seguite dal coro del teatro greco antico, si impegnano a trovare una soluzione che sia in grado di soddisfare un bisogno generale per cui il Nullafacente rinsavisca, torni a lavorare e a condurre un'esistenza dignitosa. Ma se l'interesse del Proprietario è concentrato esclusivamente sulla dimensione economica, al Fratello e al Medico sta a cuore invece una questione ben diversa e molto delicata. La Moglie del Nullafacente è infatti malata terminale, necessita dei suoi farmaci che però ora sono finiti, come i soldi per comprarli, ma secondo il Nullafacente non servono ormai nè gli uni nè gli altri.
Non occorrono alla Moglie le medicine perchè tanto lei prima o poi dovrà comunque morire, perchè il suo male è incurabile, e per lui il vero dilemma consisterà nel doverle preparare il funerale. Il Nullafacente espone queste idee con estrema tranquillità, con sicurezza e rilassatezza potremmo dire. Agli occhi degli spettatori e degli altri personaggi, più che un mostro e un insensibile egli si presenta come un uomo che ha preso una decisione totale, seppur folle, e coerentemente con questa ha smesso di fare le cose, di dedicare loro tempo e impegno, dal momento che nulla può cambiare. Il Nullafacente riesce a essere rilassato, a sbeffeggiare, ad apparire quasi saggio, in contrapposizione alle ansie, alle mancanze, alle tristezze di coloro che lo circondano. Ha tagliato alla radice il problema, si è ritirato dalle passioni e dalle opportunità dell'esistenza, si è donato in maniera totale all'atarassia (dal greco antico ἀταραξία = assenza di agitazione, tranquillità) che il filosofo romano Seneca elogia nel suo "L'Arte di Vivere". Ma il Nullafacente non ha fatto però i conti con il fatto che qualcosa o meglio qualcuno potrebbe mutare all'interno del suo castello perfetto. Non ha valutato l'ipotesi che sua Moglie arrivi a un certo punto a essere stanca, a non appoggiare ulteriormente i suoi grotteschi ragionamenti, e si accorga che l'amore immenso che provi nei suoi confronti non basta più. Il Nullafacente non ha mai creduto alla possibilità per cui la Moglie deciderà un giorno di abbandonarlo per trasferirsi dal Medico, da sempre innamorato di lei, alla ricerca di cure e attenzioni da lui ritenute inutili secondo la sua visione del mondo. E allora come si comporterà il Nullafacente dinanzi a tutto ciò? Rinsavirà e tornerà quello di prima, perchè avrà capito di aver perso veramente l'unica cosa importante per lui, e vorrà allora riconquistarla? Metterà da parte i monologhi col bonsai, per riprendere a dialogare con gli altri uomini, a lavorare, e quindi pagare affitti, spese mediche e quant'altro? Il testo di Michele Santeramo, per la regia di Roberto Bacci chiarisce pian piano gli interrogativi, lascia evolvere una trama vivace e ascendente, che vive più di un apice di tensione e, malgrado i numerosi stravolgimenti, si conclude riconducendosi alla forza naturale del sentimento amoroso. Immagini tratte da : - Immagine 1 da www.teatroera.it - Immagine 2 e galleria gentilmente fornite dall'Ufficio stampa del Teatro Era gestito da Micle Contorno
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L’evento internazionale che ha conquistato i bimbi di tutto il mondo finalmente in Italia, per la prima volta in assoluto a Napoli:BRICK LIVE! Milioni di mattocini Lego, oltre 4000 metri quadri da vivere, scoprire e dove poter giocare insieme a tutta la famiglia. BRICKLIVE è l’occasione perfetta ed unica per i fans di tutte le età dei famosi mattoncini LEGO® per liberare fantasia e creatività, in un vero e proprio paradiso colorato. Grandi e piccini potranno trascorrere ore di pure divertimento, in un ambiente stimolante, interattivo ed educativo, dove ogni visitatore potrà sentirsi e diventare un provetto artista. Natale è un momento magico e non c’è nulla di più magico di un mondo colorato, meglio se fatto con i mattoncini LEGO! Tante le aree tematiche all’interno del grande open space di Mostra Oltremare, davvero per tutti i gusti. Tra queste: BRICK PITS: enormi vasconi pieni di lego dove immergersi letteralmente. Chi non ha mai sognato di tuffarsi in una piscina di LEGO? FAN ZONE: scatena la fantasia e metti in mostra la tua bravura costruendo qualcosa che lascerà a bocca aperta i tuoi amici! GRAFFITI: come direbbero i Pink Floyd…“another brick in the wall”. E questa volta un muro fatto di emozioni positive, di messaggi, di dediche personali, ovviamente tutto in LEGO. Un muro dove lasciare ricordi ed emozioni, da condividere con i visitatori del giorno successivo. TECHNIC: per chi adora stupire con i LEGO anche da grande, l’area per i veri appassionati con mattoncini più tecnici e costruzioni veramente…architettoniche! ANIMALS: che reazione potreste avere davanti ad un enorme elefante tutto di mattoncini? E se fosse una tigre? Un enorme orango? Venite a scoprirlo a Brick Live RACE RAMPS: costruisci la tua macchinina, che sia colorata, anatomica e soprattutto velocissima. Sfida i tuoi amici e il tuo papà nella gara più divertente, sulle rampe disposte a circuito. Chi vincerà?! MOSAIC: un tappetone di LEGO su cui camminare e da costruire, come un puzzle gigante DUPLO: per i più piccini LEGO più grandi e semplici da assemblare. Per ottenere in poco tempo una super costruzione. CITY: la città dei Lego, da ammirare e visitare. MINECRAFT: uno dei videogiochi più amati al mondo degli ultimi anni arriva a Mostra Oltremare e incontra i LEGO. Si potrà fare un progetto al pc e poi cercare di riprodurlo nella realtà grazie ai mattoncini. Ed anche qui parte la sfida! STARWARS: le guerre stellari ed il campo di energia arrivano a Napoli in un’area dove si potrà giocare a creare la propria navicella spaziale. FRIENDS AND DANCE ZONE: per scatenarsi con gli amici, un’area svago ulteriore all’interno di questa enorme sala giochi. E, a sorpresa, animazioni speciali ed interattive. ARCHITECTURE: la parte speciale dedicata alle scuole, dove i bambini, grazie all’ausilio di esperti LEGO, potranno imparare la vera storia dei mattoncini, la loro applicazione del mondo del lavoro oltre che del gioco. Dopo aver assistito alla bravura dimostrativa nell’assemblaggio di alcune costruzioni, i bimbi verranno invitati a fare un lavoro di squadra, ad inventarsi piccoli architetti in erba, e costruire il loro progetto. Con ordine e affiatamento, proprio come nei team building che fanno i grandi. Per cui BRICK LIVE diventa un’ottima occasione di visita per le scuole, che avranno accesso riservato durante le mattinate di apertura dell’evento. Il pubblico potrà accedere al mondo di BRICK LIVE nei seguenti orari:
Venerdì 8 dicembre orario dalle 10 alle 22 (orario continuato) Biglietti in vendita con Go2 (on-line su www.go2.it ed in tutti i punti vendita affiliati) e con Ticket One (in vendita su www.ticketone.it ed in tutti i punti vendita affiliati). I giorni di evento ovviamente sarà aperto anche il botteghino direttamente alla fiera Oltremare. NOTA BENE: con GO2 COMPRA PRIMA E RISPARMI! Offerta per chi acquista entro il 30 novembre: - 3 biglietti a 25 euro invece di 40 - 4 biglietti a 32 euro invece di 48 (+ diritti di prevendita). Per maggiori informazioni sulla mostra:
Le storie, raccontandole, da vere diventano inventate e da inventate, vere.
Dopo La prossima stagione e Il Nullafacente Michele Santeramo debutta in prima nazionale con il suo nuovo testo, Leonardo Da Vinci. L’opera nascosta. Una storia inventata completamente perché come scrive Santeramo: “troppo spesso scambiamo le storie vere con quelle credibili”. Dopo La prossima stagione, Michele Santeramo riprende la collaborazione con Cristina Gardumi che cura le immagini del nuovo lavoro, con primi piani di una umanità che ha a che fare con Leonardo e la sua opera nascosta e dà vita a un mondo inventato, una distorsione della realtà, alla ricerca di un’altra verità possibile. Come i sogni, che non esistono, ma che una volta sognati, eccoli lì palpitanti, a farci sudare e spaventare, ridere, emozionare. Seppure mai accaduti, eccoli attaccarsi al corpo come una qualunque cosa veramente successa. Una produzione Fondazione Teatro della Toscana.
Questa storia è tutta inventata.
Leonardo Da Vinci ne è il protagonista perché è uno dei pochi personaggi che, per tutta la sua sapienza e il suo ingegno e il suo genio, può risolvere, o almeno provarci, il più grande caso irrisolto che riguarda l’essere umano nella sua sfera artistica, scientifica, vitale: il passaggio tra la vita e la morte. Già, proprio quello. È l’unico al mondo a poterci riuscire. Gli viene in mente di provarci in un pomeriggio di primavera, mentre guarda una battaglia nella quale un esercito usa le armi che lui ha inventato. Le sue opere diventano così un percorso di studio, il tempo nel quale vive diventa il contesto nel quale far attecchire la sua curiosità, per inventare un’altra realtà, che si specchi nell’arte e da quella prenda nuova coscienza. Il racconto dialoga in scena con le immagini di Cristina Gardumi, primi piani di una umanità che ha a che fare con Leonardo e la sua opera nascosta. Ovviamente, nessuno degli episodi che qui si raccontano sono accaduti veramente. Troppo spesso scambiamo le storie vere con quelle credibili; anzi, la credibilità delle storie è spesso legata al fatto che siano accadute veramente. Ma se così fosse, se bastasse che un fatto sia accaduto per descrivere la realtà, allora la realtà sarebbe immutabile, non sarebbe mai messa in discussione, e le cose sarebbero semplicemente quello che sono. Non ci sarebbe scoperta, né invenzione, né arte, se non si potesse tradire la realtà inventandone una plausibile. Preferisco pensare che “le storie, raccontandole, da vere diventano inventate e da inventate, vere”. Come i sogni, che non esistono nella realtà ma che una volta sognati, eccoli lì palpitanti, a farti sudare e spaventare e ridere. Michele Santeramo. Nota biografica Michele Santeramo è autore di testi teatrali. Nel 2011 vince il Premio Riccione per il Teatro con il testo “Il Guaritore”. Nel 2013 vince il Premio Associazione Nazionale Critici di Teatro (ANCT), Pubblica nel 2014 il romanzo “LA RIVINCITA” edito da Baldini e Castoldi e in scena con la regia di Leo Muscato. Vince nel 2014 il premio Hystrio alla drammaturgia. Scrive, nel 2014, “Alla Luce”, per la regia di Roberto Bacci e la produzione di “Fondazione Pontedera Teatro”. Il Guaritore è fra gli spettacoli finalisti del premio UBU 2014 come migliore novità italiana e ricerca drammaturgica. Nel 2015 il Centro per la Sperimentazione e la Ricerca Teatrale Pontedera della Fondazione Teatro della Toscana ha prodotto lo spettacolo ‘da leggere’ “La prossima stagione” di e con Michele Santeramo. Nel 2015 scrive per la produzione del teatro di Roma e la regia di Veronica Cruciani “Preamleto”. Nel 2017 scrive per la produzione del Piccolo Teatro di Milano “Uomini e no”, dal romanzo di Elio Vittorini. Scrive per il teatro Bellini di Napoli “Tito”. Nel 2017 il Teatro della Toscana produce “Il Nullafacente”, che lo vede in scena come protagonista, per la regia di Roberto Bacci. De “Il Nullafacente” il critico Alessandro Toppi ha scritto: [...] "E' così che Il Nullafacente è teatro e, per questo, è un'opera destinata non ad avere pochi spettatori ma, … "pochi spettatori per volta": che viva, e a lungo mi auguro, nei piccoli teatri d'Italia: lì dove solo i centimetri (annullabili dalla commozione) separano l'orlo anteriore del palco e la prima fila della platea; lì dove il buio è ancora un buio assoluto e il silenzio è un atto di rispetto e di partecipazione; lì dove ciò che vediamo continuerà a riguardarci anche quando saremo tornati a casa, avendo lasciato in noi un segno che perdura nel tempo; lì dove la parola detta da quest'arte riesce ad essere ancora parola autentica, di cui sentivamo il bisogno." Cristina Gardumi è nata nel 1978 a Gavardo (Brescia). È artista visiva e performer, diplomata presso l'Accademia di Belle Arti di Verona (2002) e l'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica Silvio d'Amico a Roma (2007). Nata nel Bresciano vive e lavora tra Pisa, Roma e Napoli. La sua ricerca artistica spazia attraverso discipline diverse con lo scopo unico di trovare un linguaggio personale compiuto che le unisca traendo il necessario da ognuna. Il teatro e la performance nutrono la Pittura, che a sua volta gioca a ispirarsi all'immediatezza della fotografia, sempre alla ricerca di una mitologia intima e personale. Cristina ha vinto il Premio Celeste Pittura 2011 e il Premio Arte Laguna Pittura 2012. TEATRO ERA Biglietti Intero € 12,00 ● Ridotto € 10,00 ● Studenti € 8,00 Riduzioni: Under 18 e over 60, soci Unicoop Firenze e altre associazioni convenzionate il cui elenco sarà disponibile in biglietteria e sul sito. Biglietteria Teatro Era via Indipendenza, s.n.c. – 56025 Pontedera (PI) Telefono 0587.213988 Orario: dal martedì al sabato dalle ore 16.00 alle 19.30; domenica e lunedì riposo. Biglietteria online www.teatroera.it SABATO 25 Novembre ore 21,30 al Circolo Arci Progresso di Firenze Via Vittorio Emanuele II 135 con ingresso a offerta libera ci sarà la presentazione live di "biancoinascoltato", l'album di esordio di Chiara White! Sul palco con Chiara: Alessandro Alajmo (chitarra elettrica), Tommaso Giuliani (batteria), Guido Melis (basso), Simone Milli (tastiere), Giulia Nuti (viola). Apre la serata la cantautrice: Maria e il lupo! Durante la serata sarà possibile acquistare in anteprima il disco, in uscita il 15 dicembre per l'etichetta Suburban Sky (distribuzione Audioglobe) Biancoinascoltato è una parola, anzi due, legate indissolubilmente, grazie a un’intuizione respirata nell’aria di Praga, forse bisbigliate all’orecchio dallo stesso Genius Loci della città. É la purezza, l’essenza, la bellezza, il “silenzioso manto che vorrei bianco” (Praga), che l’artista scorge dietro il velo dell’apparenza e tenta di portare alla luce, dargli forma, e farne dono a chiunque lo voglia ricevere. La scrittura di Chiara White è quasi sempre spontanea, di getto, ispirata dall’alto o scavata nell’intimo… che poi in fondo è la stessa cosa. Attraverso testi poetici ed evocativi, melodie intense e una costante ricerca vocale, Chiara riscrive il suo vissuto, per andare oltre e portare con sé chiunque voglia seguirla nel suo viaggio. Il disco, autoprodotto, è stato registrato nella primavera del 2017 da Guido Melis (Diaframma, Underfloor, Finister) che ha curato assieme a Chiara anche gli arrangiamenti dei brani. Nel disco, oltre a Chiara (voce e chitarra acustica), suonano Alessandro Alajmo alla chitarra elettrica e Giulia Nuti alla viola (già insieme anche negli Underfloor), coi quali Chiara si esibisce dal vivo in trio già dal 2013. A completare l’organico: Guido Melis, al basso, Tommaso Giuliani (Handshake, Marasma), alla batteria e Simone Milli (Time Escape, Rick Hutton, Enrico Ruggeri) al piano e alle tastiere. Ma numerosi gli ospiti sia italiani che internazionali: in “Canzone Allegra” la Fabrizio Berti Jug Band, Kenny White (Tom Jones, Peter Wolf) al pianoforte e Francesco Vella (Shame Blues Band, Leonardo Martera, Lele Fontana) al contrabbasso; Petru Gabriel Horvath (scuola di musica di Fiesole, Quartocolore, Andrea Chimenti) al violoncello in “Itaca” e al contrabbasso in “Sönghellir”; Marco Monelli (che ha curato anche le illustrazioni in copertina e nel booklet), al piano in “Sönghellir”. BIO Chiara White, nata a Firenze, dopo gli studi classici, dei quali si sente l’eco nella scrittura, si è laureata in Studi Interculturali e in Scienze della Terra. A fianco della ricerca scientifica ed accademica Chiara porta avanti la sua ricerca personale e artistica, un “cervello che non fugge”, ma che anzi è sempre attivissimo sul territorio. Oltre ad essere cantautrice, Chiara è attrice nella compagnia di teatro amatoriale Gli Stranitipi, poetessa (nel novembre del 2011 ha pubblicato “il cavaliere della solitudine” con la casa editrice Albatros-Il filo), docente di canto nell’associazione fiorentina NuoveNote e organizzatrice di eventi artistico-musicali.
da giovedì 23 a sabato 26 novembre ore 21
domenica 26 novembre ore 17.30 TEATRO ERA – PONTEDERA Fondazione Teatro della Toscana IL NULLAFACENTE di Michele Santeramo regia, spazio scenico Roberto Bacci con Michele Cipriani, Silvia Pasello, Francesco Puleo, Michele Santeramo, Tazio Torrini musiche Ares Tavolazzi luci Valeria Foti, Stefano Franzoni assistente alla regia Silvia Tufano allestimento Sergio Zagaglia, Leonardo Bonechi assistente ai costumi Benedetta Orsoli immagine Cristina Gardumi
E' grande colui che usa vasi d'argilla come fossero d'argento
Lucio Anneo Seneca "L'Arte di Vivere"
Apre la Stagione 2017.18 del Teatro Era Il Nullafacente di Michele Santeramo con la regia di Roberto Bacci. È una riflessione universale sull’esistenza, sul modo di assaporare e vivere il tempo in un’epoca in cui non è concesso farlo, è un paradosso sulla ricerca della felicità.
Michele Santeramo, vincitore del premio Hystrio 2014, racconta cosa non si deve fare per essere felici, cosa bisogna fare per saper esistere. Il Nullafacente è una grande storia d’amore nel suo confrontarsi con la fine, con il limite con l’interpretazione di Michele Cipriani, Savino Paparella, Silvia Pasello, Francesco Puleo, Tazio Torrini, una produzione Fondazione Teatro della Toscana. Il Nullafacente replica dal 23 al 26 novembre al Teatro Era di Pontedera dopo il successo della scorsa stagione. In un tempo che richiede presenza, prestanza, efficienza, lavoro, programmazione, qui il protagonista è uno, il Nullafacente (Michele Santeramo) che non fa niente. E non è facile perché anche il far niente ha bisogno di metodo, applicazione, pazienza, determinazione. Ha una Moglie malata terminale (Silvia Pasello) e forse per fortuna, perché essendo incurabile, non bisogna far nulla per provare a guarirla. Sarebbero felici se il mondo attorno a loro li lasciasse in pace anziché accanirsi ognuno con le proprie regole e la propria morale. Il Fratello (Francesco Puleo), il Medico (Tazio Torrini), il Proprietario (Michele Cipriani) sono una sfaccettatura di quel mondo dal quale il Nullafacente ha deciso di star fuori, tipologie umane facilmente riconoscibili, che non sono necessariamente esempi negativi ma solo un altro modo di intendere la vita, opposto a quella del Nullafacente. Sua vera ispirazione è il dialogo con un bonsai: una pianta costretta ad una forma ma che in quella costrizione ha trovato la giusta capacità per essere bonsai. Al bonsai riconosce questo primato: l’aver compreso dove sia la vita dentro quella costrizione, dove sia la bellezza, dove sia il muoversi frenetico che una pianta mette in moto ogni secondo, e dove sia la capacità di sembrare fermi, nonostante tutta quella vita. Quel che il bonsai sa, il Nullafacente lo sta imparando, nella sua ricerca di risposte, accettando fino in fondo la sfida con se stesso di trovare maggiore consapevolezza e presenza, che lo portino a non perdere tempo, l’unico assoluto bene prezioso della vita. Perché è nella presenza nel tempo che risiede la felicità. Cos’altro c’è di più propriamente nostro se non il tempo che viviamo? Questo si chiede il Nullafacente. E quando il tempo è visibilmente vicino a terminare, non è forse più importante goderselo piuttosto che provare a distrarsi e a dimenticarlo? Al tempo è legato tutto il resto: il rapporto con i soldi, con la morte ma soprattutto con la vita, con l’amore sempre minacciato dall’assenza, con tutto.
<<Scrivere questo testo - afferma Michele Santeramo - è stato ed è ancora, per me, il continuo e quotidiano riflettere su cosa sia giusto fare per stare bene. Ma il Nullafacente, un giorno, ha voluto correggermi e mi ha detto: caro mio - siamo ormai in confidenza -, tu sbagli domanda; quella giusta sarebbe: cosa, ogni giorno, NON devo fare, per stare bene?>>
Se ne “Il Guaritore” (2013) Michele Santeramo metteva in relazione le storie delle persone, per farle guarire, convinto che esistesse una guarigione collettiva, ne “Il Nullafacente” esiste solo la possibilità di una presa di coscienza personale, individuale. Il nuovo testo di Santeramo apre ad una riflessione sul rapporto tra individuale e collettivo dove le soluzioni sono di tipo personale, conseguenza di un’epoca, quella della globalizzazione, che produce singolarità. In una società che guarda come ci vestiamo, come votiamo, come ci rapportiamo al contesto, il Nullafacente smette di essere guardato e si mette a guardare, cerca di capire cosa non fare. Ma il Nullafacente è come il bonsai: fa mille cose, reagisce, si oppone, lascia andare, ma lo fa in un modo diverso dagli altri, lo fa guardando, lo fa cercando dentro risposte che altrove non ci sono. Il Nullafacente rimane una grande storia d’amore nel suo confrontarsi con la fine, con il limite: “le scelte estreme del Nullafacente e la malattia terminale della moglie” – scrive Roberto Bacci – “li conducono fino all'ultima porta da attraversare, mano nella mano. Oltre quella porta c'è la natura di cui siamo fatti: la morte. C'è una parte di noi che si rifiuta di assistere a questa storia giudicandola assurda, pericolosa, tenebrosa. Eppure, se resistiamo nell'abitare quelle tenebre, si può scorgere una luce di cui, almeno una parte di noi, ha un necessario bisogno per "saper esistere"”. Biglietti Intero € 12,00 ● Ridotto € 10,00 ● Studenti € 8,00 Riduzioni: Under 18 e over 60, soci Unicoop Firenze, Ctt Nord, Arci e altre associazioni convenzionate il cui elenco sarà disponibile in biglietteria e sul sito. Biglietteria Teatro Era via Indipendenza, s.n.c. – 56025 Pontedera (PI) Telefono 0587.213988 Orario: dal martedì al sabato dalle ore 16.00 alle 19.30; domenica e lunedì riposo. Biglietteria online www.teatroera.it Micle Contorno Ufficio stampa e comunicazione Csrt e Teatro Era Fondazione Teatro della Toscana 0587.55720 349.6759575 m.contorno@teatrodellatoscana.it Sabato 18 Novembre la solidarietà per gli alluvionati arriva anche in Cenaia Sabato 18 Novembre l'Ass. Culturale CaricaMente accoglie l'invito delle istituzioni di Livorno e promuove una serata a favore della popolazione livornese, colpita dall'alluvione dello scorso 9 e 10 Settembre. Grazie alla collaborazione con il Comune di Crespina Lorenzana all'interno dello Spazio Festa di Cenaia avrà luogo una serata di musica rock con artisti locali, che hanno deciso di partecipare all'evento per sostenere la causa. Sul palco si esibiranno tre band, ognuna con un proprio stile rock caratteristico e definito: ad aprire il concerto sarà la band faugliese Frammenti, seguiranno i VarioTinti, gruppo grunge/rock di Ponteginori e, infine, animerà la serata la carismatica Borrkia Big Band. Già ospite del MelaSòno Music Fest 2017, in versione ridotta, e forte del sucesso ottenuto in estate, la band del Borrkia si prepara a salire sul palco arricchita questa volta da coro e fiati, all'insegna del vero rock anni '50. In accordo con The Cage, Teatro Goldoni e Comune di Livorno l'intero ricavato della serata sarà devoluto in beneficenza a favore degli alluvionati e depositato sul seguente conto corrente aperto del Comune di Livorno: Comune Livorno - Fondo solidarietà alluvione Livorno, IBAN - IT 02 X 01030 13900 000006800927, causale "Bella Livorno". All'interno dello spazio sarà presente un'Area Pub. Inizio concerto: ore 21.30 Ingresso a offerta. Per informazioni: e-mail ass.caricamente@gmail.com cell. 3205626356 pagina facebook: https://www.facebook.com/events/349266108869311/ 7/11/2017 10 settembre 1943: a Piombino nasce la Resistenza – Una mostra ripercorre le tappe della Battaglia di PiombinoRead Now
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Avrebbe dovuto essere una giornata di pace: l’8 settembre 1943 era stato dato l’annuncio della firma dell’Armistizio di Cassibile e con quell’atto ufficiale si metteva fine alle ostilità verso gli Alleati. Fu in quei giorni che nacque il movimento della Resistenza, gruppi di privati cittadini che imbracciavano le armi per cacciare l’invasore nazista dall’Italia. Se cerchiamo un momento che faccia da genesi per l’intero movimento resistenziale dobbiamo cercare a Piombino, due giorni dopo l’annuncio dell’armistizio, il 10 settembre.
La mattina di quella giornata iniziò con l’avvicinarsi al porto di una flottiglia che chiedeva di poter attraccare nel porto per fare rifornimento. La Marina rispose che no, non era possibile senza ricevere ulteriori chiarimenti riguardanti la nazionalità delle navi; fu solo allora che gli occupanti di quelle navi si rivelarono essere soldati tedeschi guidati dal capitano Karl Wolf Albrand. Le loro intenzioni erano chiare: occupare Piombino, cosa che ritenevano semplice, forse a causa di una sottovalutazione delle difese della città. Nonostante tutti avessero compreso che cosa comportassero le dinamiche in atto in quel momento, il comandante della divisione costiera, il Generale De Vecchi (molto vicino a Mussolini) impose di far sbarcare i tedeschi. Appena si sparse in giro la notizia, prese avvio una manifestazione popolare di protesta contro la presenza degli invasori e, per cercare di disperdere la folla, venne mobilitata una divisione di carri armati. La tensione salì sempre di più finché non divenne evidente che la paralisi militare avrebbe portato alla sconfitta: furono allora i privati cittadini a supportare l'organizzazione della difesa da parte dei soldati e gli ufficiali che erano rimasti al loro posto. Nonostante le trattative, non fu possibile evitare lo scontro. La battaglia durò fino alla mattina dopo quando i tedeschi vennero sconfitti, catturati e portati nelle prigioni del Castello di Piombino. Alla gioia della vittoria seguì, però, un'amara conclusione perché il Generale De Vecchi ingiunse di liberare i prigionieri e restituire loro le armi, nonostante le proteste da parte della popolazione. Nella battaglia di Piombino, durata tutta la notte del 10 settembre 1943, le perdite furono di 4 da parte italiana e 120 da parte tedesca. Tra i morti italiani vi era anche il marinaio Giovanni Lerario, a cui è oggi intitolata una via della città.
In occasione del settantaquattresimo anniversario dalla battaglia, il Comune di Piombino ricorda l’evento, considerato come l’atto di nascita della Resistenza, con una serie di manifestazioni iniziate nel mese di settembre e culminate con una mostra fotografica dal titolo “Testardi e Valorosi” tenutasi in due occasioni: prima al Centro Giovani “Fabrizio De Andrè” dove è stato inoltre rievocato il valore della Resistenza e l’importanza per i piombinesi dei fatti del 10 settembre 1943; poi dal 23 al 29 ottobre all’interno del Circolo Artistico e Culturale “Le Gambe Verdi” in Corso Vittorio Emanuele, solitamente dedicato alle mostre di pittura.
All’interno del locale, l’area occupata dalla mostra è di due stanze al cui interno si trovano documenti storici come giornali d’epoca, italiani e stranieri, fotografie, di cui alcune scattate da aerei che sorvolavano le aree di guerra. Si può osservare quindi la zona dell’Altoforno piombinese, che contribuiva in modo consistente alla produzione nazionale di armamenti, completamente rasa al suolo. Una parete era dedicata ai bombardamenti sull’Isola d’Elba dove la città di Portoferraio era stata ridotta a cenere e macerie; era inoltre presente una mappa che indicava i luoghi che erano stati colpiti dalle bombe e osservando quella di Piombino la zona che aveva subito più danni era quella compresa tra Piazza Bovio e il porticciolo di Via Salivoli. Per riuscire a orientarsi nei numerosi eventi storici che allora sembravano di prima grandezza e che facevano da contesto a quanto accaduto a Piombino, l’organizzatore della mostra Mattia Rossi ha guidato, con le sue spiegazioni dei rispettivi documenti, i visitatori attraverso le fasi del conflitto. Mattia Rossi infatti, nel corso dei suoi studi di Storia, ha avuto modo di affrontare proprio questo argomento e al riguardo ha scritto una relazione, che si ritrova sintetizzata nei suoi punti essenziali in uno degli opuscoli disponibili alla mostra e che i visitatori hanno potuto prendere per informarsi ulteriormente. Dato che questa parte della Storia non è nota a molti, anche nella stessa Piombino, una menzione particolare va fatta per lo storico Ivan Tognarini (il cui padre faceva parte della Resistenza) che, con i suoi studi negli anni ’70, ha contribuito in modo decisivo alla conoscenza di un fatto storico di prima grandezza insieme ad altri storici come Rocco Pompeo. I due rimangono punti di riferimento per chi sia interessato ad approfondire l’argomento, ed è in gran parte grazie ai loro studi che Piombino ha potuto ricevere la medaglia d’oro al valore nel 2000 dalle mani di Carlo Azeglio Ciampi. IMMAGINI TRATTE DA: Foto dell’autore
Quella del 2017 è la quarta edizione di Book in Town e come sempre ha alla base l’idea di diffondere i libri in città attraverso eventi informali che affianchino il Pisa Book Festival, in modo indipendente ma complementare e non competitivo.
Nasce nel 2013 sotto forma sperimentale con la Pisa Book Festa insieme a Letteratura Rinnovabile. Pochi eventi in programma che però hanno successo. Nel 2014 nasce la prima edizione promossa dalla libreria l’Orsa Minore e targata Book in Town: sette luoghi e presentazioni che si ritagliano lo spazio alla fine dell’orario di apertura dei locali che le ospitano, con la voglia di parlare al bacino di potenziali lettori che a Pisa può contare grandi numeri. Negli anni l’iniziativa è cresciuta e ha moltiplicato calendario e adesioni, fino a contare quest’anno una rete di 31 spazi e circa quaranta eventi. Dallo scorso anno ha inoltre varcato i confini della città, arrivando nei quattro luoghi che quest’anno consentiranno una seconda edizione di Book out of Town: Cascina, Marina di Pisa, Pontedera e Bientina.
Lo spirito è quello di andare a parlare ai lettori e a quelli che ancora non sono tali, a chi può scoprire attraverso eventi informali che la lettura non è poi lontana dalla nostra vita quotidiana ma che al contrario ne fa strettamente parte e la arricchisce. L’idea è quella di proporre eventi che possano far immergere nella letteratura chi arriva a Pisa, fuori e dentro il salone, creando un legame fra libro, editore, luogo della presentazione e pubblico. Le presentazioni, gli incontri con gli autori, gli editori e le letture si svolgeranno in tantissime attività pisane (e non) creando un legame stretto fra libri, cibo, arte e molto altro. Così si potrà sorseggiare un cocktail a tema preparato da un editore al ViaVai Cafè, o cenare a casa in compagnia, cucinando ispirati dal nostro libro preferito e poi mangiare parlandone con gli ospiti. Questo grazie all’accordo con Socialeaty, piattaforma online nata proprio a Pisa, che consente di proporre un menù e condividerlo con gli utenti, ospitandoli a casa propria a un prezzo fissato. In occasione di Book in Town gli utenti di Pisa iscritti a Socialeaty, o nuovi utenti che si vorranno iscrivere, potranno proporre un menù, con un tetto massimo di 10 euro, basato su un libro che sarà messo a disposizione gratuitamente. Ma le iniziative sono tante e fra le più varie: al Secondo Piano a Sinistra si potrà andare fino in Giappone con live painting e letture del libro “Le farfalle danzano e le formiche si ingegnano”; venerdì a La Staffetta Tap Room si parlerà del Grande Lebowski e si potrà degustare una birra creata appositamente per l’evento; mentre domenica 12 alla trattoria S. Omobono si leggerà e si parlerà di ricette. Questi solo alcuni dei tantissimi eventi in programma.
L’anteprima sarà lunedì 6 novembre e propone l’incontro con l’autore Tom Drury a cura della Libreria Ghibellina, presso la Gipsoteca di Arte Antica. L’inaugurazione sarà invece mercoledì 8 novembre con protagonista Tommaso Novi al Cinclub L’Arsenale 2. Mi sono scavato la casa è il suo libro, uscito in concomitanza dell’omonimo singolo, secondo dalla pubblicazione del primo disco da solista, Se mi copri rollo al volo e in preparazione di un gioco per il quale partirà un crowdfunding a gennaio promosso da Soci Unicoop Firenze e Il cuore si scioglie. In ognuno di questi Novi racconta di sé, di come per anni si è ritrovato a scavarsi la casa immergendosi e chiudendosi nel mondo dei suoi giochi al computer. Per la presentazione si calerà esclusivamente nei panni dello scrittore lasciando da parte la musica che è il suo vestito più comodo. Per maggiori informazioni: Book in town: https://www.facebook.com/Book-in-Town-123415858282015/ https://bookintown.weebly.com/ Libreria L’Orsa Minore – libri e mappe: https://www.facebook.com/LOrsaMinoreLibriMappe/ Socialeaty: http://www.socialeaty.com/Socialeaty/ Foto tratte da: https://www.facebook.com/Book-in-Town-123415858282015/
Stefano Rampoldi ci aspetta seduto su uno dei due divanetti nel backstage. Manca pochissimo alla sua esibizione sul palco del Deposito Pontecorvo di Ghezzano (Pisa), cinquantesima data di un fitto e apprezzato tour con cui sta attraversando l'Italia dalla primavera per promuovere il suo quarto album "Graziosa utopia" (uscito nel febbraio scorso). Un tratto distintivo della sua persona che si nota subito incontrandolo è la tranquillità di una persona in pieno controllo del passato, del presente e del futuro, protagonista di un percorso ampio e ancora in profonda evoluzione. Dopo gli anni '80, i bagni di folla della sua band Ritmo Tribale e il ritiro dalle scene improvviso, Rampoldi è ricomparso nel 2008 in una veste sino a un certo punto diversa dalla precedente. Ha scelto di chiamarsi Edda, utilizzando un nomignolo con cui veniva identificato fin da piccolo dagli amici, ha pubblicato i primi brani della carriera solista su un canale Youtube di cui prima ignorava anche l'esistenza, ha abbracciato in toto la spiritualità degli Hare Krishna. "Un mare di cambiamenti" potremmo dire al riguardo citando il titolo di un celebre album di Beck, ma in realtà Stefano scrive e concepisce la musica esattamente come faceva a 18 anni. Per lui il trasporto rilasciato dalla melodia, e da questo la fusione con il suono delle parole impiegate rappresentano l'elemento più importante del fare musica. In molti suoi brani si ritrovano spesso giochi di parole, esclamazioni, che inserite in quel preciso momento o discorso calzano a pennello con la base sonora. E anche nella composizione del suo ultimo album, sono la formazione, l'autoanalisi, il mondo interiore di Stefano Rampoldi a gettare le fondamenta per lo sviluppo delle dieci tracce presenti. "Graziosa utopia", realizzato in collaborazione con Luca Bossi (arrangiamenti) e Fabio Capaldo (produzione) per la Woodworm/Audioglobe, è un disco che vive di amore incondizionato, di esplorazione dei sentimenti e della propria personalità. Edda affronta a più riprese le varie componenti dei rapporti umani, dall'abbandono alla nostalgia, al dolore e all'eccitazione, e lo fa con l'energia del rock e dell'elettronica che sul palco lasciano emergere la fame prodigiosa di un uomo che ha superato i cinquant'anni ma ne ha tutt'altro che abbastanza. Lo vediamo presentarsi in un look sportivo (felpa e pantaloncini), imbracciare la chitarra e cominciare a stabilire con il pubblico uno scambio continuo e vivace, fatto di botta e risposta, di ammiccamenti, di simbiosi. Supportato dalla sua band, Edda sforna senza pause i brani di "Graziosa utopia" e dei dischi precedenti con una carica mai doma, esprimendo un desiderio forsennato di passione e condivisione. Da "Signora" a "Benedicimi" e "Zigulì", un ritmo travolgente si impone lungo tutto l'arco della performance, senza tuttavia tralasciare istanti in cui a predominare sono il raccoglimento e l'incanto come nella magnifica "Spaziale". Il tour non è ancora terminato, "Graziosa utopia" suona forte, ma la testa di Stefano Rampoldi è già all'album prossimo. Ci sta lavorando, registrando esperienze, pensieri, pronto a continuare una fase della vita densa di soddisfazioni e capace di valorizzare completamente il suo io.
Immagini tratte da Foto degli autori Enrico Esposito e Francesca Grandone |
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Maggio 2023
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