In occasione della loro ultima serata al Cantiere Sanbernardo di Pisa abbiamo avuto il piacere di scambiare una bellissima conversazione con Hengel Tappa, Sara Pirotto e Josephine Chiara Lunghi sulla storia passata, presente e futura di Teatro Cantiere e delle sue funamboliche ramificazioni.
Dopo pochi minuti dall'inizio dell'intervista mi rendo conto ben presto che non sto conducendo la solita intervista. Non c'è imbarazzo, né eccessiva formalità tra me e i tre interlocutori. Mi sembra, invece, di scambiare con Hengel, Sara e Josephine una conversazione piena di spunti e di curiosità, che prosegue spontaneamente arrivando a toccare tutti gli argomenti che ci eravamo prefissati di affrontare dall'inizio. Siamo a nostro agio nel "salottino" del Cantiere San Bernardo di Pisa, il centro culturale germogliato e con cura coltivato all'interno di una chiesa quattrocentesca dai barocchi ancora sontuosi. L'alcova da cui ha preso piede per i tre artisti un percorso irto di sacrifici e sforzi, ma compiuto in nome di un amore illimitato per le proprie passioni che ha conquistato del tutto e senza rimorsi le loro vite. Quando cominciò tutto, nei primi anni 2000, Hengel Tappa e Sara Pirotto si erano trasferiti dalla loro Liguria a Pisa per fare l'università. Nell'ambito delle lezioni seguite per un corso di lingua e letteratura danese, per i due avviene il classico incontro illuminante, la scoperta di un punto di riferimento, l'Odin Teatret di Eugenio Barba, che si trasforma nella molla esaltante da cui avviare una ricerca approfondita sul teatro, sulle sue filosofie e metodologie. L'Odin Teatret aveva visto la sua nascita a Oslo nel 1964 ad opera del regista teatrale brindisino Eugenio Barba, allievo di Jerzy Grotowski, che decise di sviluppare i suoi studi sulla figura dell'autore e sulla sua espressione interiore in particolar modo all'interno di una realtà nuova di zecca, costituita da attori pressocchè esordienti. I suoi metodi furono apprezzati così come le sue produzioni, e nel 1984 la cittadina danese di Holstebro offrì alla compagnia la chance di stabilire la propria sede fissa all'interno di una vecchia fattoria. Da allora fino ai giorni nostri l'Odin Teatret si compone di diciotto elementi stabili, tra attori, tecnici e amministratori, provenienti da tutto il mondo, che lavorano insieme alla messa in scena di spettacoli, di laboratori, di accoglienza di compagnie teatrali straniere, come il Teatro Cantiere, il gruppo di ricerca fondato da Hengel e Sara che tra il 2015 e il 2016 hanno avuto la grande soddisfazione di poter presentare ai loro maestri l'eredità ricevuta. Un'eredità figlia dell'influsso significativo appreso in prima persona dai due nei primi anni Duemila di cui stavamo parlando in precedenza, quando un viaggio in Scandinavia e l'incontro diretto con il mondo dell'Odin propiziarono la forte intenzione di rapportarsi al mondo teatrale non soltanto più attraverso lo studio ma anche cucendolo sulle proprie mani, sui corpi, sulle bocche e i volti. Fino a capire di non poter più riservare alla loro passione il torto di non destinarsi completamente ad essa. Vide così la luce nel 2003 tra le mura della Chiesa sconsacrata di San Bernardo in via Pietro Gori nel centro di Pisa il Teatro Cantiere, la loro compagnia teatrale ideata insieme a Davide Cangelosi, musicista, polistrumentista e giocoliere, e giunta col passare degli anni a esplorare molteplici dimensioni artistiche ed esistenziali. Teatro Cantiere in tal senso è il connubio espressivo in cui si incontrano l'elemento cardine del progetto, l'atto teatrale per l'appunto nelle sue manifestazioni teoriche e performative, e il radicato caleidoscopio delle altre attività (spettacoli di musica e di canto, mostre d'arte, seminari e laboratori incentrati su argomenti di carattere psicologico, pedagogico e didattico) che sia in forma simbiotica che indipendente sono state realizzate da un fervido lavoro, esattamente come in un cantiere, e da lì poi "lanciate" anche al di fuori del territorio toscana. Il Teatro Cantiere in quasi quindici anni ha mosso gradualmente i suoi passi, dedicandosi in primo luogo a un affinamento dell'ideologia alla base della recitazione e della presenza scenica. Sara e Hengel hanno frequentato diversi corsi e perfezionamenti tenuti da illustri esperti del settore come la performer e regista di Singapore Gey Pin Ang conosciuta durante un seminario al Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards e Sourcing Within del Teatro Era di Pontedera. Quest'esperienza ha condizionato in maniera rilevante la propria concezione di una messa in scena all'interno della quale assumono rilievo fondamentale il linguaggio fisico ed emotivo da parte degli attori. Non è teatro canonico, non si tratta di una forma di spettacolo accademica e tradizionale. Sara e Hengel concepiscono i loro spettacoli sottoponendosi a un quotidiano lavoro del corpo e dei sensi, nell'ambito del quale riveste un ruolo fondamentale un allenamento costante relativo all'azione, alla reazione, alla comunicazione non verbale e la comunicazione verbale non strutturata. La parola pura e semplice non basta, ma si completa grazie alle sfumature multiple offerte dal canto e alla conquista di un contributo comunicativo e spirituale personale. Glossolalia (dal greco γλώσσα (glossa), lingua e λαλέω (laléo), parlare) è il termine con cui i membri del Teatro Cantiere identificano il loro linguaggio, una forma di comunicazione mistica che fa appello all'interiorità, e può così facendo ricollegarsi a tempi e racconti disparati, a luoghi e miti disparati. È il caso ad esempio di "Stu munnu sta 'mpazzennu", spettacolo che omaggia l'immaginario atavico siciliano, presentato al pubblico del Cantiere il 2 dicembre scorso in occasione della serata finale del "Senza Filo Music Contest", il consueto appuntamento annuale con la musica acustica e cantautoriale. Il Senza Filo ha visto inoltre nelle sue serate precedenti la partecipazione di Josephine Duo, sodalizio musicale che intreccia le acrobazie canore e sintattiche di Sara alle narrazioni e ai riffs chitarristici di Josephine Chiara Lunghi, appena ventenne ma già con una lunga storia alle spalle. Mentre a turno Hengel e Sara tracciano a poco a poco i fili della loro avventura appassionata e assetata, seppur ascolti in religioso silenzio Josephine respira ogni istante la medesima ebbrezza con la quale coloro che più di alcuni hanno scambiato per i suoi genitori vivono ripercorrendo le tappe di un cammino che ha rivoluzionato le loro vite. Josephine ama la chitarra e le sue plurime sfaccettature da piccolissima, e ha trovato nell'incontro con il Teatro Cantiere l'habitat eletto in cui esprimere le sue qualità e accrescerne altre, di nuove. Nel corso de "I vivi e i morti", lo spettacolo rapsodico del 7 dicembre scorso in cui il poeta e paroliere pisano Fabio Meini mette in musica (con la performance di Teatro Cantiere) e in arte (per effetto dei disegni di Andrea Pioli) nove sue liriche dallo sfondo nero e misterioso, ci si imbatte apertamente nell'eclettismo di Josephine, che senza peso passa da una chitarra elettrica ad una acustica, e così da una modalità, da un'anima all'altra. Con lei e ulteriori collaboratori (come il percussionista Elia Petrosino), il Teatro Cantiere ha reso la musica dal vivo una costola integrante del suo apparato, una parte caratterizzante anch'essa partorita in forma naturale e istintiva. Abbiamo detto del teatro e della musica,e anticipato delle iniziative collaterali che hanno portato Teatro Cantiere a diffondere la propria attività al di là del palcoscenico. Hengel mi ricorda dell'interessante progetto editoriale di TCLibri, che ha prodotto a partire dal 2016 oltre all'opera già citata "I vivi e i morti" di Fabio Meini, altri due libri-dischi in cui la musica si specchia nell'arte e ne viene risucchiata. Il primo volume in assoluto, "Monsters of Rock" di Valerio LEG nasconde una considerevole sorpresa nella sua celebrazione di dieci immortali miti del rock. "Colpo di grazia" di Ico Gattai, avvalendosi della collaborazione con Aloch Dischi, restituisce in tredici mosse una strampalata parabola elettropop. Insieme a Sara soffermiamo infine la nostra attenzione su "La gioia di Enrico", il ben riuscito spettacolo teatrale che durante l'estate scorsa il Teatro Cantiere ha promulgato anche nel Nord e Sud Italia. "La gioia di Enrico" delinea la storia autobiografica di Enrico Tagliavini e della sua battaglia contro la sclerosi multipla, una guerra ininterrotta che con ottimismo e grinta riesce a vincere ricorrendo alla terapia dolce della cannabis e dimostrando di poter tagliare lietamente i suoi traguardi (diventare un dj, un attore, un artista a tuttotondo). La performance, che in scena affianca allo straordinario protagonista Damiano Scaletta, infermiere professionale presso Kairòs Studio Medico infermieristico e Accademia di Benesserologia, "ospita" due conferenze di matrice divulgativa - interattiva ad opera della Dott.ssa Michela Carlini e del Dott. Marco Bertolotto, due contributi specialistici che aiutano a fare luce sulla strada maestra che viene percorsa durante la malattia e sui compagni di strada corretti dai quali ottenere sollievo. È trascorsa meno di un'ora nel salottino del Cantiere San Bernardo ma in realtà di tempo sembra ne sia passato molto di più. Con "I Vivi e i Morti" in programma di lì a un'ora, Hengel, Sara e Josephine saluteranno per l'ultima volta la loro casa. Si, perché da gennaio in poi, dopo una mini tournée teatrale e musica a spasso tra Toscana e Liguria, Teatro Cantiere abbandonerà per sempre Pisa e il Cantiere San Bernardo per stabilire il suo quartiere generale in un luogo molto diverso, ma solamente da un punto di vista architettonico e geografico. Per la precisione in una villa immersa nel verde delle Langhe liguri, a Piana Crixia (Savona), laddove Teatro Cantiere, sulla scorta delle fortune di Odin Teatret, si appresterà a conferire al suo progetto una svolta esaltante. E della quale speriamo di potervi raccontare al più presto. Per immergervi completamente nel mondo di Teatro Cantiere visitate il sito ufficiale http://www.teatrocantiere.it/ oppure la pagina facebook https://www.facebook.com/teatrocantiere/?fref=ts Vorrei rivolgere un profondo ringraziamento a Hengel, Sara e Josephine per la loro profonda affabilità e l'ampio materiale messo a disposizione per la messa a punto di questo articolo (le immagini sono state fornite direttamente dagli interessati, eccezion fatta per l'immagine n.1, tratta da www.teatrocantiere.it)
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Flo, una delle personalità più eclettiche e versatili tra le nuove leve del panorama musicale italiano, torna in Germania per un concerto eccezionale: il 1 gennaio si esibirà a Colonia assieme a Stefano Bollani “Napoli Trip” ed Enrico Rava. Annunciate, inoltre, nuove date in tutta Italia. Flo porterà dal vivo le canzoni contenute ne “IL MESE DEL ROSARIO”, il fortunato secondo album che ha conquistato la critica ed il pubblico, ricevendo due candidature alle Targhe Tenco 2016 come miglior “Album in assoluto dell’anno” e come “Canzone singola”. CALENDARIO DEI CONCERTI 31/12 Spazio 211 - Torino - diretta Sky TV 1 gennaio – Colonia (Köln – Germania) con Stefano Bollani Napoli Trip e Enrico Rava Per informazioni: http://en.koelner-philharmonie.de/veranstaltung/119215/ 12 gennaio – Cavriago (RE) – Cantina Garibaldi 13 gennaio – Milano – Mare Urbano 14 gennaio – Torino – Caffè Basaglia 15 gennaio – Milano - Biko 2 marzo – Napoli – Teatro Nuovo 8 marzo – Bari – Teatro Showville 9 marzo – Pomigliano D’Arco - Frequency 25/4 Kassel (Germania) Formazione dei concerti in quartetto: FLO – VOCE / MARCELLO GIANNINI – CHITARRE / MARCO DI PALO – VIOLONCELLO / MICHELE MAIONE – PERCUSSIONI FLO (Floriana Cangiano) è certamente una delle personalità più eclettiche e versatili tra le nuove leve del panorama musicale italiano. Interprete raffinata e autrice originale, FLO ha saputo trasformare le sue esperienze musicali (dal musical “C’era una volta… Scugnizzi” di Claudio Mattone, alle collaborazioni al fianco di artisti come Lino Cannavacciuolo e Daniele Sepe) in uno stile peculiare ed intenso, in cui lingue e suggestioni si mescolano continuamente. Ha recitato diretta da Davide Iodice, Mimmo Borrelli, Alfredo Arias accordando così il gesto alla vocalità viscerale ed accattivante. A fianco del chitarrista e compositore Ernesto Nobili e più tardi del percussionista Michele Maione e del violoncellista Marco Di Palo, ha inizio nel 2011 la sua carriera da solista. La sua musica è l’evocazione di un altrove, di un sud immenso ed immaginario; è la cronaca di città ed esistenze sospese nel tempo e nello spazio, in perfetto equilibrio tra pietà e disincanto. Il loro suono spregiudicato, ritmico e pulsante li ha condotti in tour in Italia e in Europa. “D’amore e di altre cose irreversibili” è stato il suo disco di esordio, uscito nel 2014. Oltre all’Italia, il disco è stato pubblicato anche in Francia e Benelux, Inghilterra, Giappone, Austria, Germania, Spagna e Portogallo. In ognuno di questi paesi è stato ottimamente recensito. Il successo del disco l’ha portata in tour in Spagna, Portogallo, Francia, Germania. Negli ultimi anni si è esibita in numerosi Festival in ambito musicale e teatrale (Villa Ada, Festival Adriatico Mediterraneo, Primavera dei Teatri, Festival dei due mondi, Napoli Teatro Festival Italia, Time in Jazz, La nuit des fées, Calles Antiguas, Saarbrucken Festivals). Alcuni suoi brani sono stati utilizzati nei film “Noi siamo Francesco” di Guendalina Zampagni e in “Ultima Fermata” di Francesco Dainotti. Nel 2016 è uscito il suo secondo album “Il mese del rosario” un disco in cui coesistono il calore dell’indulgenza, la rassicurante memoria delle storie raccontate e il gentile libertinaggio dell’animo umano. L’album riscuote successo di critica e pubblico in Italia e all’Estero. PREMI: - Premio Musicultura 2014 - Premio “Radio Rai 1” per la migliore musica a Musicultura 2014 - Premio “Un Certain Régard” Gennaio 2014 nelle selezioni di Musicultura XXV - Vincitrice assoluta del Premio Andrea Parodi 2014 - Migliore musica al Premio Parodi 2014 - Miglior Arrangiamento al Premio Parodi 2014 - Miglior testo al premio Bianca d’Aponte 2014 - Premio “un certain régard” Febbraio 2015 nelle selezioni di Musicultura XXVI - Premio Musicultura 2015 Per approfondire: SITO UFFICIALE www.flo-official.com FACEBOOK: https://www.facebook.com/flo.official/ Immagini tratte da: Immagine 1 da https://www.facebook.com/flo.official/ Immagine 2 da http://marapcana.pw/
È iniziata sabato 23 dicembre e durerà fino a venerdì 29 la mostra “Emozioni” in cui sono esposte alcune composizioni di Jessica Fillini, classe ’96, che per l’occasione espone al Centro d’Arte “Le Gambe Verdi” a Piombino in Via Vittorio Emanuele III. Le opere esposte sono per la maggior parte una serie di creazioni di carattere sperimentale che fanno parte degli studi della giovane artista. Jessica Fillini si trova attualmente al terzo anno di corso all’Accademia di Belle Arti di Firenze e la mostra non è che un tentativo di riassumere il proprio percorso di studi facendo leva sulle “Emozioni”.
Ognuna delle composizioni nasce dal desiderio di catturare un’emozione nel momento in cui questa si presenta alla mente dell’artista e, attraverso la propria tecnica, cristallizzarla così che, quando messe in successione, possano restituire un’immagine definita della mente che le ha generate. Ricorrono spesso le figure geometriche, in particolare i cerchi che hanno un significato ben preciso: il cerchio aperto, ossia una spirale, nel suo svolgersi, manifesta la volontà della mente indagatrice dell’artista di dare inizio a una ricerca di completezza esplorando anche i lati meno piacevoli del proprio animo, in linea con il “Conosci te stesso” di delfica memoria; il cerchio chiuso invece rappresenta la pacificazione con se stessi e il raggiungimento di quello stato di coscienza che porta l’artista in uno stato di quiete.
Jessica Fillini spiega questa graduale scoperta di sé ricorrendo a un riferimento cinematografico, parlando di Alfred Hitchcock e del suo “La Donna che Visse Due Volte” (1958) in cui il regista sembra voler descrivere la donna inquadrando poco alla volta parti diverse del suo viso. Allo stesso modo l’artista vuole che ogni sua opera contribuisca, attraverso immagini sparse (alla maniera dei Rerum Vulgarium Fragmenta di Petrarca), a restituire un quadro della propria interiorità.
L’artista riesce a trovare una sorta di suo nirvana personale con quella che può essere considerata la sua opera-simbolo, ossia quella usata anche come immagine principale della locandina della mostra e che ricorda da vicino “La Notte Stellata” di Van Gogh. La scia dorata che raggiunge il sole può essere idealmente percorsa dall’artista che trova il proprio completamento una volta entrata nella stella.
Per il carattere sperimentale di queste creazioni il visitatore della mostra può fornire le letture più diverse delle opere esposte ed è anche in questo che sta il valore dell’esposizione. All’indubbio talento di Jessica Fillini si associa così una grande libertà interpretativa che contribuirà a rendere ancor più nota l’arte di Jessica. A questo punto, siamo curiosi di sapere che cosa sarà in grado di dirci una volta raggiunta la piena maturità artistica.
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foto dell'autore Il 22 dicembre il Karemaski Multi Lab di Arezzo festeggia dieci anni di attività con un evento straordinario, al quale prenderanno parte, con dei mini-live acustici e dj set, alcuni dei più celebrati cantautori della scena indipendente italiani pubblicati da Woodworm nel corso degli anni, come Andrea Appino (The Zen Circus), Motta, Edda, Paolo Benvegnù, Dente, Alessandro Fiori, ma non solo. Di seguito i dettagli dell’evento. venerdì 22 dicembre 2017 L’INVASIONE DEI CANTAUTORI 10 anni di Karemaski raccontati da Woodworm Mini-live acustici di: Andrea Appino (The Zen Circus) | Motta | EDDA Paolo Benvegnù | DENTE | Alessandro Fiori + guests Aftershow dj-set: Ufo dj (The Zen Circus) | Fast Animals and Slow Kids + guests Nella ricorrenza del decimo anniversario del Karemaski Multi Art Lab, di Arezzo, in collaborazione con Woodworm Label, un evento memorabile: sei mini-live acustici, due dj-set aftershow e ospiti a sopresa, una notte intera per festeggiare insieme i dieci anni di Karemaski Multi Art Lab. Sul palco si alterneranno nel corso della serata in rappresentanza dell'etichetta aretina The Zen Circus, Motta, Dente, Fast Animals and Slow Kids, Edda, Paolo Benvegnu', Alessandro Fiori ed altri ospiti a sorpresa! Apertura porte: 19:00 Ingresso con Tessera e contributo 10 euro Info e prenotazioni: www.karemaski.com/eventi/invasione Programma completo: www.karemaski.com KAREMASKI MULTI ART LAB | località Olmo 44 – 52100 Arezzo INGRESSO RISERVATO AI SOCI L’ingresso è riservato ai soli soci ARCI, UISP, ARCIGAY e affiliate, con tessera valida per la stagione corrente. È necessario mostrare tessera e documento di identità all’ingresso. Per tesserarsi: www.karemaski.com/tesseramento Immagine tratta da http://www.karemaski.com/
![]() TEATRO ERA - PONTEDERA ANTEPRIMA Teatro dell’Elfo - Teatro Eliseo - Marche Teatro in collaborazione con Fondazione Teatro della Toscana, La Corte Ospitale - residenze artistiche COUS COUS KLAN uno spettacolo di Carrozzeria Orfeo drammaturgia Gabriele Di Luca con Angela Ciaburri, Alessandro Federico, Pier Luigi Pasino, Beatrice Schiros, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi voce fuori campo Andrea Di Casa musiche originali Massimiliano Setti scene Maria Spazzi costumi Erika Carretta luci e direzione tecnica Giovanni Berti, allestimento Nicolò Ghio illustrazione Federico Bassi foto di scena Laila Pozzo regia Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi La Carrozzeria Orfeo non ha resistito per un anno intero e sabato scorso 9 Dicembre ha di nuovo invaso la Sala "Thierry Salmon" del Teatro Era di Pontedera. Prima volta, battesimo d'argento, anteprima assoluta per l'ultima creazione di Gabriele Di Luca e soci. Dopo "Animali da bar" del 2016, la pluripremiata compagnia ha riconvertito il suo mosaico vincente tra nevrosi, ironie e sillogismi all'interno di una distopia carnevalesca e tagliente, capace di far sbellicare ma anche di inumidire l'animo degli spettatori. Il lungo applauso in cui si è prodotta la gremitissima sala al termine delle oltre due ore di spettacolo ha innalzato i suoi toni in crescendo, senza forzature, toccando le acclamazioni e gli olè al suo culmine. Fa godere. "Cous Cous Klan", nato dalla penna da Masterclass di Di Luca coadiuvato alla regia da Massimiliano Setti e Alessandro Tedeschi, racconta che nel decennale dalla sua fondazione la Carrozzeria Orfeo ha costituito una sua identità salda a partire dalla quale può avventurarsi in viaggi differenti nello spazio e nel tempo. Escursioni fisiche e filosofiche accomunate dal marchio di fabbrica della compagnia, che consiste nel suo spirito artigianale e underground, nella sua commistione tra un intreccio fondato sui modelli tradizionali del teatro e un linguaggio comune, che svaria senza fronzoli da vette auliche a espressioni popolari. "Cous Cous Klan" parte a razzo. Si affida a un altro mezzo di comunicazione, la radio, per introdurre gli antefatti che hanno portato i fratelli Caio, Achille e Olga a campare in una roulotte misera al confine tra il mondo civilizzato e il nulla. La voce dello speaker Oscar trasmette una sorta di bollettino di guerra scanzonato, come se fosse testimone di una situazione estrema ma ormai compromessa e dunque da accettare e basta. Da dieci anni, infatti, l'acqua non è più un bene pubblico. Guardie armate dell'esercito controllano ogni corso d'acqua, e il divario tra ricchi e poveri si è ampliato in maniera spaventosa. I primi continuano a condurre una vita beata e "normale" all'interno delle città che sono state recintate e poste sotto la sorveglianza h24 di telecamere per mantenere le dovute distanze con i secondi, abbandonati completamente a loro stessi e costretti a guadagnarsi la sopravvivenza giorno dopo giorno. Caio, Achille e Olga sono immersi in questa situazione fino al collo ma sono oltretutto chiamati a combattere contro demoni interiori che li hanno ridotti a relitti umani nervosi, freddi e poco inclini alle emozioni. Caio è un ex - prete nichilista e depresso che ha denunciato gli affari sporchi del Vaticano, ne è rimasto sconvolto, e da allora veste i panni di un santone avido e calcolatore, interessato solo a far soldi e a procurarsi acqua. Sostiene che Dio abbia in serbo per lui solo scorregge, e nessuna strada da percorrere, non un'alternativa in cui rischiare. Achille, il fratello minore, è un giovane sordomuto che soffre costantemente di scatti d'ansia e di ira. Egli sfoga le sue pulsioni mediante un atteggiamento aggressivo e minaccioso nei confronti di tutto coloro che non sono i suoi fratelli, ma coltiva, a differenza di Caio, un sogno d'amore. Olga, la sorella maggiore del lotto obesa e con un solo occhio, nonostante i suoi cinquant'anni vive soltanto per ricevere la gioia di un figlio. Venticinque anni prima, Dio le aveva in realtà già destinato il dono di una bambina che lei però aveva deciso di uccidere ancor prima della nascita. Da quel momento in poi, tutte le notti, Olga si trova a fare i conti con il passato, a parlare con il fantasma della figlia mai nata, dopo aver cercato invano di convincere il fidanzato Mezzaluna a procreare con lei. Mezzaluna non fa parte della famiglia, ma allo stesso modo si dimostra un personaggio strampalato e bizzarro. Abita nella roulotte di fronte alla loro, paga a Caio l'appalto per poter usufruire di una parte della sorgente che scorre nel suo territorio in cambio di protezione. Si, perchè Mezzaluna è un musulmano clandestino, mandato in Italia dal padre terrorista per piazzare un attentato, ma che ha tutt'altro che l'animo di un criminale. Egli è invece buono e ingenuo, fa l'operaio per mantenersi e si lascia influenzare a turno dal padre, da Caio e soprattutto da Olga, che lo sottopone a una spietata corte alla quale finisce per cedere. A sconvolgere ulteriormente la situazione caotica e insoddisfacente in cui vivacchiano i quattro protagonisti sopraggiungono altri due "tipi" umani, depositari di storie non diversamente amare. Aldo è un pubblicitario in declino, un alto borghese che ha perso tutto perchè al centro di un grave scandalo sessuale, a causa del quale è stato buttato fuori di casa dalla moglie, e successivamente anche dalla città. Nina invece compare repentinamente durante una notte burrascosa, nuda e irrequieta. È una giovane ribelle e senza pudori, che racconta di essersi risvegliata senza sensi nel cimitero accanto al parcheggio e di dover correre a raggiungere il padre camionista. Ma malgrado queste premesse, non ci sarà più suo padre ad aspettarla, e tornerà ben presto al parcheggio, manifestando a poco a poco una personalità dalle multiple sfaccettature. Dietro un carattere forte e sicuro, Nina nasconde una storia terribile e sanguinosa, è tormentata da un fardello pesantissimo che le provoca crisi di follia in continuazione. Ma Nina si rivela essere anche una veggente, che conosce il passato e il futuro dei suoi nuovi amici del parcheggio, e emerge come una figura determinante per dare una svolta alle loro esistenze. Immagini tratte da pagina facebook della Carrozzeria Orfeo https://www.facebook.com/carrozzeriaorfeo/?fref=ts Video dell'autore Un ringraziamento speciale a Micle Contorno, addetta stampa del Teatro Era, per la consueta disponibilità e l'ampio materiale che ha permesso la redazione di questo articolo.
In attesa della settima edizione che si svolgerà nell'ultima settimana di aprile del 2018, la kermesse livornese ha presentato mercoledì mattina alla Feltrinelli di via di Franco i suoi nuovi bandi di concorso.
Si è tenuta ieri mattina alla Feltrinelli di via di Franco la conferenza stampa di presentazione dei bandi di concorso 2018 indetti dal FIPILI Horror Festival, la rassegna cinematografica e letteraria dedicata alle molteplici sfumature dell'horror e del fantastico. In attesa della sua settima edizione che si svolgerà, come da tradizione, a cavallo tra il 25 Aprile e il 1 Maggio prossimi, la kermesse livornese darà anche quest'anno l'opportunità a registi e scrittori in erba di mettere alla prova le proprie capacità creative e narrative sul tema poliedrico della paura. Sono tre i concorsi organizzati quest'anno dal FIPILI Festival in collaborazione con il Comune di Livorno, come ha spiegato il direttore artistico Alessio Porquier. Partiamo con il concorso video, dedicato ai cortometraggi, che ha fatto registrare da sempre una risposta importante da parte degli appassionati, anche al di fuori dei confini nazionali. Sono tre le sezioni in cui è suddiviso il bando, con la scadenza prevista per il 1 marzo 2018:
Il bando di concorso, al quale si può partecipare versando una quota di iscrizione di 15 euro, prevede per questa nuova edizione un sensibile aumento dei premi riservati ai vincitori, per premiare il grande impegno, le difficoltà oggettive e i diversi mezzi con i quali ogni autore viene a confrontarsi durante la realizzazione dI un corto. Con la medesima data di scadenza e quota di iscrizione si svolge anche il bando di concorso letterario del Festival, "La paura fa 90 (righe)", al quale potranno concorrere racconti brevi incentrati sul tema della paura intesa in senso lato, nell' ambito di una storia che potrà essere drammatica, fantascientifica, thriller, fantastica e horror. I componimenti dovranno per l'appunto rispettare la lunghezza di 90 righe, e saranno esaminati da una giuria di illustri scrittori, che in passato ha annoverato nomi del calibro di Maurizio De Giovanni, Massimo Carlotto, Giampaolo Simi, Roberto Riccardi e Valter Casotto. E infine la grande novità di questa edizione. Il bando di concorso per racconti "Livorno Horror Story" riservato agli studenti degli istituti superiori di Livorno e provincia, che, a titolo del tutto gratuito, possono cimentarsi con l'affascinante opportunità di vestire i panni di un giovane Stephen King. L'iniziativa è nata dalla duplice volontà di avvicinare ancor di più i ragazzi labronici al Festival e di valorizzare la loro diffusa passione per le sfere del fanntastico e del mistero, componendo storie inedite che abbiano come sfondo il territorio cittadino o provinciale. I vincitori saranno premiati con buoni libro che saranno messi a disposizione dal Comune di Livorno.
Per maggiori informazioni visitate il sito internet https://www.fipilihorrorfestival.it/
Immagini tratte da: Immagine 1 da www.fipilihorrorfestival.it Galleria da foto dell'autore
sabato 9 dicembre ore 21
domenica 10 dicembre ore 17.30 TEATRO ERA - PONTEDERA ANTEPRIMA Teatro dell’Elfo - Teatro Eliseo - Marche Teatro in collaborazione con Fondazione Teatro della Toscana, La Corte Ospitale - residenze artistiche COUS COUS KLAN uno spettacolo di Carrozzeria Orfeo drammaturgia Gabriele Di Luca con Angela Ciaburri, Alessandro Federico, Pier Luigi Pasino, Beatrice Schiros, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi voce fuori campo Andrea Di Casa musiche originali Massimiliano Setti scene Maria Spazzi costumi Erika Carretta luci e direzione tecnica Giovanni Berti, allestimento Nicolò Ghio illustrazione Federico Bassi foto di scena Laila Pozzo regia Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi
Dopo Animali da bar, la pluripremiata Carrozzeria Orfeo, compagnia innovativa, autentica e creativa, esempio di un progetto produttivo di alto artigianato artistico e al contempo di un teatro pop, attento al pubblico che lo guarda, torna al Teatro Era, in anteprima nazionale, con il nuovo lavoro Cous Cous Klan.
Con cinismo e lucidità immortala ancora una volta un’umanità socialmente instabile, carica di nevrosi e debolezze, con uno stile “eccessivo” che, trasformandosi in provocatorio realismo, cerca un divertimento mai gratuito e fine a se stesso. A ottobre è stato girato il primo film con la regia e la sceneggiatura di Gabriele Di Luca, di prossima uscita, tratto dallo spettacolo teatrale Thanks for Vaselina e prodotto da Casanova Multimedia.
In tutto il mondo l’acqua è stata privatizzata. Ormai da dieci anni, fiumi, laghi e sorgenti sono sorvegliati dalle guardie armate del governo, che non permettono a nessuno di avvicinarsi alle fonti idriche.
Il divario tra ricchi e poveri è allarmante e mentre i primi vivono all’interno delle cosi dette recinzioni, ovvero città recintate da filo spinato e sorvegliate da telecamere di sicurezza, i secondi tentano di sopravvivere al di fuori di esse lottando ogni giorno contro la mancanza di cibo e di acqua. In un parcheggio abbandonato e degradato dietro ad un cimitero periferico, sorge una micro comunità di senzatetto, all’interno della quale sono parcheggiate due roulotte fatiscenti. Nella prima ci vivono tre fratelli orfani: Caio, ex prete nichilista e depresso, Achille, sordomuto e irrequieto, e Olga, la sorella maggiore, obesa e con un occhio solo. Nell’altra roulotte ci vive Mezzaluna, precario compagno di lei, un musulmano, immigrato in Italia ormai da dieci anni, che per sopravvivere seppellisce rifiuti tossici per un’associazione criminale di giorno e lavora come ambulante di notte. Presto alla comunità, già logorata da continui conflitti razziali ed interpersonali per la sopravvivenza, si aggiungerà Aldo, un medio borghese, elegante e maturo, che dopo un grave problema famigliare si è ritrovato a dormire per strada. Ma a sconvolgere il già precario equilibrio di questa comunità sarà Nina, una ragazza ribelle e indomabile, un’anima sospesa ed imprevedibile, che si rivelerà al tempo stesso, il più grande dei loro problemi e la chiave per il loro riscatto sociale. Note di regia Ancora una volta Carrozzeria Orfeo sarà impegnata a fotografare senza fronzoli un’umanità socialmente instabile, carica di nevrosi e debolezze, attraverso un occhio sempre lucido, divertito e, soprattutto, innamorato dei personaggi che racconta. La comune mancanza d’amore dei protagonisti delle nostre storie porta i dialoghi all’eccesso e all'isteria evidenziando gli aspetti tragicomici di esistenze che commuovono e fanno ridere nello stesso istante. I loro tormenti emotivi amplificano il loro aspetto umano, raccontando una realtà spinta all’assurdo che, però, attiene al nostro quotidiano. Uno stile “eccessivo” che, trasformandosi in provocatorio realismo, cerca un divertimento mai gratuito e fine a se stesso. Un punto di vista sul mondo e sul presente nel tentativo di non farsi mai imprigionare dalla retorica o da inutili moralismi. Come compagnia, infatti, portiamo avanti da anni un lavoro di costante ricerca sulla mescolanza dei generi, con l'obiettivo di fondere l'ironia alla tragicità, il divertimento al dramma, in una continua escursione fra realtà e assurdo, fra sublime e banale. Ci interessa muoverci sul fragile confine dove, all'improvviso, tutto può inevitabilmente risolversi o precipitare. CARROZZERIA ORFEO Carrozzeria Orfeo: un nome che nasce dalla contrapposizione di parole tra loro molto diverse. La concretezza di una carrozzeria e il simbolo dell’arte. La fatica del mestiere, il sacrificio e la manualità dell’artigiano, e allo stesso tempo la volontà di vivere un’esperienza onirica. Alla base della poetica della Compagnia, che alla produzione di spettacoli alterna l’attività di formazione, c’è la costante ricerca di una comunione tra un teatro fisico ed una drammaturgia legata a tematiche della contemporaneità all’interno della quale l’emotività, l’immediatezza e il rapporto con il pubblico rivestono un’importanza fondamentale. L’osservazione della realtà spinge il percorso drammaturgico di Carrozzeria Orfeo nel suo esplorare diversi territori di scrittura, recitazione, messa in scena, senza tralasciare la formazione, trovando ispirazione nelle storie e nella cronaca del proprio tempo. Attualmente Carrozzeria Orfeo è impegnata nella nuova produzione COUS COUS KLAN, con debutto previsto il 12 dicembre al Teatro dell’Elfo, e sta sperimentando nuovi ambiti come il cinema. A ottobre è stato girato infatti il primo film di Gabriele Di Luca, di prossima uscita, tratto dallo spettacolo teatrale 'Thanks for Vaselina' e prodotto da Casanova Multimedia. Diplomati all’Accademia d’Arte Drammatica “Nico Pepe” di Udine, Massimiliano Setti e Gabriele Di Luca, insieme a Luisa Supino, costituiscono nel 2007 la compagnia Carrozzeria Orfeo, di cui sono autori, registi ed interpreti dei propri spettacoli, dei quali curano anche la composizione delle musiche originali. Nel 2007 danno vita al loro primo spettacolo NUVOLE BAROCCHE, ispirato all’omonimo album e alla canzone Le nuvole di Fabrizio De André, che nello stesso anno ha ricevuto la Menzione Speciale al Premio Tuttoteatro.com “Dante Cappelletti” e nel 2008 la Menzione Speciale al Premio Nuove Sensibilità del Festival Teatro Italia. Nel 2008 debutta GIOCO DI MANO, viaggio surreale attraverso vita, amori e miracoli di quattro diverse generazioni e nel 2009 SUL CONFINE,vincitore della quinta edizione del Premio Tuttoteatro.com “Dante Cappelletti”, in cui tre uomini raccontano la storia di una guerra, non importa “di chi contro chi” ma quella che si gioca sempre al limite. Nel 2011 debutta IDOLI, testo finalista al Premio Hystrio per la Drammaturgia 2011 e vincitore come miglior spettacolo della Rassegna Autogestito al Teatro Quirino di Roma, ispirato al saggio I vizi capitali e i nuovi vizi di Umberto Galimberti. Nel 2012 debutta ROBE DELL’ALTRO MONDO, amara e paradossale denuncia sociale sulle paure metropolitane che condizionano la nostra quotidianità e le nostre relazioni, spettacolo nato all’interno del Progetto ROAAAR (vincitore del bando Creatività Giovanile della Fondazione Cariplo). Nel 2012 vincono il Premio Nazionale della Critica come migliore compagnia e il bando fUNDER35 finanziato dalla Fondazione Cariplo. Nel giugno 2013, al Teatro Romano di Spoleto, dalle mani di Franca Valeri, viene assegnato a Gabriele Di Luca il Premio SIAE alla Creatività 2013 come migliore autore teatrale. Ad agosto 2013 al Festival Internazionale Castel dei Mondi di Andria debutta THANKS FOR VASELINA, dedicato a tutti i familiari delle vittime e a tutte le vittime dei familiari, vincitore del Last Seen 2013 di KLP come migliore spettacolo dell’anno, una coproduzione Carrozzeria Orfeo e Fondazione Pontedera Teatro, in collaborazione con La Corte Ospitale, Festival Internazionale Castel dei Mondi di Andria. A giugno 2015 ricevono il Premio Hystrio-Castel dei mondi 2015. Nel 2015 al Festival Internazionale Castel dei Mondi di Andria debutta ANIMALI DA BAR prodotto da Fondazione Teatro della Toscana, vincitore del Premio Hystrio Twister 2016. Teatro Era via Indipendenza, s.n.c. – 56025 Pontedera (PI) www.teatroera.it Info: Tel. 0587 55720/57034 teatroera@teatrodellatoscana.it BIGLIETTI Biglietti - spettacoli in sala Salmon Intero € 20,00 ● Ridotto € 18,00 ● Studenti € 12,00 RIDUZIONI Under 18 e over 60, soci Unicoop Firenze e altre associazioni convenzionate il cui elenco sarà disponibile in biglietteria e sul sito. ACQUISTO BIGLIETTI Biglietteria Teatro Era via Indipendenza, s.n.c. – 56025 Pontedera (PI) Telefono 0587.213988 Orario: dal martedì al sabato dalle ore 16.00 alle 19.30; domenica e lunedì riposo. Biglietteria online www.teatroera.it Box Office via delle Vecchie Carceri 1 - 055.210804
Biglietteria serale È possibile acquistare i biglietti di tutti gli spettacoli della stagione durante le serate di spettacolo presso la biglietteria del teatro.
Venerdì 23 Novembre eravamo presenti al Deposito Pontecorvo per il concerto degli Zu con Opening Act Caterina Palazzi. E non ci siamo per nulla pentiti di questa scelta.
Con Caterina Palazzi ci sono stati già i convenevoli e molto altro grazie alla ricca intervista che ha concesso al nostro Carlo Cantisani. Al Deposito di San Giuliano la incrocio da lontano mentre sale sul palco già mutatasi in Zaleska, la figlia illegittima del conte Dracula, l'erede della solitudine e dell'occulto. Zaleska coperta di veste neri, che disperde la parola a favore del contrabbasso e delle sue doti nascoste, mentre i suoi virtuosismi sono integrati dalle onde video che si alzano alle sue spalle. La voce di Zaleska non permette sillabe o rime, si affida alle striature che le corde del suo strumento cuciono nel petto dell'ascoltatore. Anche se non lo fa direttamente attraverso le labbra, la vampira mascherata lancia urla selvagge, piega la testa di lato come se lacrimasse, e si mette a capo di una schiera di pipistrelli, goblins e altre creature notturne che affiorano sotto gli effetti della loop station. In una performance sperimentale ai massimi livelli, "monca" per l'assenza del sax, della batteria e della chitarra che solitamente la accompagnano nell'ambito del suo progetto "Sudoku killer", la Palazzi riesce a tramutare lo spazio ampio e dancefloor del Deposito in un gazebo intimo e concentrato, attento a seguirne i movimenti, le fiammate e le soste.
Riprendiamo un attimo fiato, il tempo di ordinare un altro drink e prepararci all'impatto con un ospite musicale dall'esperienza lunga e internazionale. Gli Zu si palesano tra le vampate di fumo sparate dai lati del palco e quasi ininterrottamente in un'ora allestiscono uno show dalle proporzioni enormi. Al trio composto dai fondatori Massimo Pupillo (basso) e Luca Mai (sax tenore) e da Tomas Jarmyr (batteria) non interessa convincere a tutti costi i paganti della serata pisana a innamorarsi del loro ultimo album "Jhator", per poi comprarlo allo stand allestito accanto al bar. Gli Zu nemmeno fanno un pezzo di "Jhator" in quell'occasione né durante l'intero tour che da tre mesi li sta portando in giro per l'Europa. Massimo Pupillo ci racconterà nel backstage che sono abituati a comportarsi così da sempre, a intendere la musica secondo una fisionomia avanguardistica e viscerale.
Sulla scorta dell'esempio secolare del Futurismo, gli Zu lavorano in nome dell'avanguardia del loro genere, l'industrial, che si trasporta tra noise, jazz e metal, e aggiungono nuovi dettagli alle loro esplorazioni ogni volta che si confrontano con un pubblico e una location. Nel tripudio di ritmi che forgiano, Pupillo & co. si piazzano al servizio degli spettatori riservando e riversando una moltitudine di sequenze, dalle quali possano svilupparsi immagini e reazioni senza limite. L'essenza delle loro interpretazioni arriva a battere le percezioni private di ognuno, a stimolare cunicoli personali in cui la mente si avventura naturalmente. Gli Zu scatenano gli input decisivi alla liberazione dei sensi. Ci sembra di essere investiti da una macchina rombante, di veder pararsi davanti agli occhi un elefante, di sentire un martello costante nelle tempie. E al termine delle danze, il pavimento del Deposito trema ancora per le scariche elettriche di un concerto con gli interessi, vigoroso, appassionato.
Immagini tratte da https://www.facebook.com/deposito.pontecorvo/
Collettiva annuale romana d’arte oltre le differenze.
Il Centro Don Orione e l’Accademia Internazionale di Significazione Poesia e Arte Contemporanea, Presidente il Critico e ArteTerapeuta, prof.ssa Fulvia Minetti, in Convenzione Formativa con l’Università degli Studi di Roma Tre e con il Patrocinio dell’ANCI, della Regione Lazio e di Roma Capitale, celebrano la collettiva annuale d’arte con critica delle opere in semiotica estetica “Mostra Integr’Azione. Vita d’arte e arte di vita”, alla Quarta Edizione con inaugurazione il 4 dicembre 2017 a Roma: un’esposizione pubblica e integrata dell’espressione artistica, partecipata liberamente al Teatro Don Orione da artisti oltre ogni differenza e cultura, con i ragazzi del Centro Don Orione, del Don Calabria, del Don Guanella, del Sant’Egidio, del Servizio Civile e dell’Associazione Fotoreportando, per riflettere sul valore dell’identità umana, attingere al senso archetipico e universale dell’espressione e scoprire il dono del dialogo con le prospettive dell’altro, che riconosce e che apre il nostro essere al divenire infinito dei suoi significati.
L’arte è luogo etico: partecipa ad un sostrato di universalità espressiva, valore e senso comune all’essere umano, che apre ad una comunicazione sempre possibile, oltre le individualità, le differenze, le culture. L’arte è luogo maieutico: grembo per la nascita protagonistica dei potenziali espressivi latenti della persona, alla coscienza e alla collettività. L’arte è luogo semiologico: occasione di senso per una semiotica estetica psicofisiologica dai contenuti preconsci dei simboli artistici, che segue il movimento semantico ed emotivo della creazione artistica, che fonda e rifonda gli assetti dell’uomo e delle cose. L’arte è luogo gnoseologico: è opera di conoscenza, oltre l’abitudine pregiudiziale, dell’attingimento ad un codice archetipico universale all’uomo e di riconoscimento mutuale dell’identità dagli incontri espressivi e prospettici con la differenza. L’arte è luogo individuativo: è configurazione inconscia, possibilità infinitamente aperta di rifigurazione cosciente di sé, della propria vita e del mondo, in divenire dall’universale collettivo condiviso, che dona il senso dell’essere. L’arte è luogo sociale: è integrazione, dal principio di piacere al principio di realtà, del ritrovarsi nella differenza e del progetto di futuro. L’arte è luogo paradigmatico: oltre i processi di deduzione e d’induzione, è sviluppo della neocorteccia nel processo inferenziale di abduzione, ove l’ipotesi creativa dell’arte è primo paradigma del rapporto uomo-mondo. L’arte è luogo dialettico-veritativo: è dialogo esistenziale fra necessità e libertà, fra essere ed esistere, fra inconscio e coscienza, fra identità e differenza, nel divenire aperto dei significati della vita, luoghi del transito della verità. L’arte è luogo rituale: è caos e cosmo dell’identità, che sconvolge l’identità nella differenza, è teatro, è letteralmente il luogo da cui si guarda, soglia della genealogia dell’uomo e della cultura, ripetizione analogica di sé e mondo che guarda l’essere. Non c’è identità senza differenza, c’è sempre solamente un’identità della differenza: un divenire inarrestabile dell’essere. Questa mostra è invito al chiasmo della meraviglia dei modi infiniti di essere negli occhi dell’altro, per vivere insieme, in sinestesia e per mezzo dell’arte, nuovi mondi e modi di noi venire al mondo. |
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Maggio 2023
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