di Matelda Giachi Musiche di: P.I. Tchaikovsky Coreografie: M. Petipa Balletto di San Pietroburgo Classical Tradition A fine novembre, il Teatro della Pergola di Firenze ha ospitato sul suo palcoscenico un classico senza tempo come Il Lago dei Cigni. A poco meno di un mese di distanza, in data 21 dicembre 2019, si prepara ad accogliere il secondo di tre balletti (il terzo è La bella Addormentata) che il Balletto di San Pietroburgo sta portando in tour nei maggiori teatri d’Italia: Lo Schiaccianoci. Andato in scena per la prima volta il 18 dicembre del 1892, per volere dei regnanti russi, Lo Schiaccianoci è ancora oggi uno degli spettacoli natalizi più visti durante le feste. Il lieto fine, la sua atmosfera magica, immergono adulti e bambini, tutti spesso vessati dal turbinio quotidiano, in un clima natalizio sereno e gioioso. Forse per questo non viene mai a noia e continua a chiamare le persone nei teatri di tutto il mondo. Ambientato a fine Ottocento, l’epoca contemporanea della prima messa in scena, ha la seguente sinossi: Drosselmeyer, eccentrico inventore di giocattoli, molto amato dai bambini, viene invitato a casa del Sindaco. I giochi e le danze iniziano e Drosselmeyer organizza uno spettacolo di marionette e burattini nel quale il Re dei topi vuole rapire la Principessa, ma il coraggioso Schiaccianoci lo uccide e salva la Principessa, diventando così il giocattolo preferito della piccola Clara. In sogno, la piccola, immagina l’invasione della sala da pranzo da parte dei topi guidati dal loro Re ma lo Schiaccianoci guida i soldatini all’attacco dominando la paura. Clara lo segue e lo salva gettando la sua pantofola contro il Re dei topi che, sconfitto, scompare con le sue truppe. Drosselmeyer trasforma quindi lo Schiaccianoci e Clara in un Principe e in una Principessa e l’atto si conclude con il meraviglioso Valzer dei Fiocchi di Neve. Nella Seconda parte del balletto il sogno prosegue nella Città dei Dolci e giunge il momento dei festeggiamenti cui prendono parte Clara e lo Schiaccianoci, si susseguono le danze con ritmo incalzante: Spagnola, Orientale, Cinese, Russa (trepak) e Pas de Trois, fino al risveglio della piccola protagonista con il suo Schiaccianoci tra le braccia. Anche il balletto di San Pietroburgo ha origini antiche, nasce infatti nel 1877 come compagnia privata. Lo scopo dell’associazione è quello di mantenere il patrimonio tradizionale del balletto classico riunendo i più alti elementi classici della scuola di balletto Russo. Eravamo presenti il 25 novembre per Il Lago dei Cigni e abbiamo potuto vedere con i nostri occhi come questo storico corpo di ballo sia ancora una delle eccellenze presenti sul piano internazionale. Le musiche sono di Pëtr Il’ič Čajkovskij su libretto di Marius Petipa, tratto dal racconto Schiaccianoci e il re dei topi di E. T. A. Hoffmann. La selezione alle Tournee Internazionali è molto attenta nello scegliere i migliori ballerini e artisti provenienti dai più grandi Teatri Russi. La produzione de Lo Schiaccianoci conta infatti la partecipazione di ballerini come Ernest Latipov e Tatiana Tkachenko, entrambi solisti del Teatro Marinsky di San Pietroburgo. Lo spettacolo andrà in scena alla Pergola in doppia replica, alle 16:45 e alle 20:45. Non perdetevelo. Per info:
https://www.teatrodellapergola.com/schiaccianoci-balletto-sanpietroburgo/ Biglietti disponibili su: www.ticketone.it
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di Sara Portone ![]() Dopo aver fatto tappo in più di 30 paesi con oltre 90 concerti, Eros Ramazzotti torna ad esibirsi sui palchi italiani. Sabato 14 dicembre sarà al Mandela Forum di Firenze con il suo “Vita ce n’è World Tour”. Biglietti a partire da € 51,75 Per maggiori info: www.mandelaforum.it
![]() Domenica 15 dicembre, al Foro Boario di Lucca, si svolgerà l’ottava edizione della “Mostra Mercato del Disco”. un'occasione unica per tutti gli appassionati del vinile, con circa 30 espositori da tutta Italia e oltre 25.000 dischi in vinile in esposizione. Per maggiori info: https://www.facebook.com/events/477015829584772/
![]() Torna una delle più amate commedie musicali italiane, firmata da Pietro Garinei e Sandro Giovannini e scritta con Jaja Fiastri. Il 13 e 14 dicembre, presso il Teatro Goldoni di Livorno andrà in scena “Aggiungi un posto a Tavola”, con Gianluca Guidi nel ruolo di Don Silvestro. Per maggiori info: www.goldoniteatro.it
Immagini tratte da: https://www.facebook.com/ramazzotti.eros.official/photos/a.10150651191867188/10156752714582188/?type=1&theater ; https://www.teatroverdifirenze.it/genere/a-christmas-carol-musical/ ; https://www.facebook.com/MostraMercatoDisco/photos/p.2666650293366866/2666650293366866/?type=1&theater ; https://www.facebook.com/PucciniMuseumCasaNataleLucca/photos/gm.964016173985483/2489193574497710/?type=3&theater ; https://www.facebook.com/Teatro.Goldoni.Livorno/photos/gm.2378656288881392/10156809403323731/?type=3&theater ; https://palazzoblu.it/mostra/simon-vouet-e-il-ritratto-di-artemisia/ La Ribalta Teatro, vincitore del premio Giovani Realtà del Teatro 2018, sarà sul palco del Cinema Teatro Nuovo di Pisa, giovedì 5 e venerdì 6 dicembre per presentare Il settimo continente, spettacolo che con una buona dose di ironia e un ritmo scoppiettante, ci farà planare sul Pacific Trash Vortex, ovvero il settimo continente, interamente fatto di plastica. No non è finzione, né fantascienza, si parla dell'ormai tristemente famosa isola di plastica, un agglomerato gigante di plastica che si è fuso insieme e che galleggia nel mezzo del Pacifico. Il Settimo continente vuole anche essere un’indagine sul rapporto tra l’uomo e la plastica, che parte dal legame che ha unito questo materiale allo sviluppo della società contemporanea e alle abitudini quotidiane della collettività e degli individui. Il tema dunque è dei più urgenti e scottanti ma Alberto Ierardi, Giorgio Vierda e Luca Oldani, attori di La Ribalta Teatro sapranno presentarlo con uno stile comico surrealista, prendendo in prestito alcune delle tecniche sviluppate dalla clownerie teatrale, il tutto condito da un utilizzo radicale e scientifico dell’ironia, come fosse una bussola utile a definire la direzione. E si prospetta un vero successo: non solo per lo spettacolo serale, di venerdì 6 dicembre alle 21, che si inserisce nella stagione di teatro contemporaneo, ma anche per le repliche in matinée per le scuole primarie e secondarie, con prenotazioni che già contano più di 500 ragazzi. Comunicato stampa Inaugurazione della stagione Sguardi Contemporanei del Cinema Teatro Nuovo di Pisa con lo spettacolo e il seminario a tema Shakespeare di Antonio Salines. Il vincitore della Maschera d'oro 2019 come migliore attore italiano di teatro, Antonio Salines, sarà al Cinema Teatro Nuovo, venerdì 6 e sabato 7 dicembre, proponendo un seminario di formazione e uno spettacolo. Shakespeare e il suo universo di personaggi malvagi sarà analizzato, sviscerato, rappresentato e messo in scena. Si parte dalla formazione: venerdì 6 dicembre, dalle 15 alle 18, e sabato 7 dicembre, dalle 10 alle 13, si terrà un seminario, aperto a tutti, dedicato all'immortale Shakespeare e al mondo emotivo evocato dai suoi personaggi. Questo evento culminerà, sabato sera alle 21, con lo spettacolo Cattivi e cattivissimi nel teatro shakespeariano, prodotto dal Teatro Belli di Roma, in cui finalmente Salines darà volto, movimento, parole a loro: non solo il deforme e sanguinario Riccardo III, Enrico V, il traditore Macbeth e la sua consorte, ma anche Aron del Tito Andronico e Amleto che, con la sua onesta passione, causa la morte di tutti coloro che lo attorniano. “Una galleria di personaggi esemplari per denunciare vizi e debolezze di un epoca passata ma anche di una generale umanità di oggi” afferma Antonio Salines.
Con questo omaggio ha inizio la stagione di teatro contemporaneo del Cinema Teatro Nuovo di Pisa con la direzione artistica di Carlo Scorrano. Proprio venerdì 6 dicembre, dopo il primo appuntamento di formazione con Salines, andrà in scena Il settimo continente, una riflessione sulla questione dei rifiuti, esplorando insieme agli attori de La Ribalta Teatro, la famosa isola di plastica residente nell’Oceano Pacifico. Sulla linea comica, oltre al Plauto di Paolo Cioin, Paolo Giommarelli, Luca Orsini, Giovedì 19 novembre, ci sarà una produzione del Teatro Europeo Plautino, che mostra le esilaranti e comiche vicende dei fratelli Menecmi, identici di nome e di fatto. Ad aprire il 2020, venerdì 17 gennaio, il dramma di Beatrice Cenci ad opera di Carlo Simoni. Un racconto sulla violenza subita da questa donna, che dal passato porta la sua urgente voce al presente: Cronaca di una tragedia. Beatrice Cenci: il mito è una denuncia mai sopita che ancora echeggia nelle cronache attuali. In una data non casuale: domenica 26 gennaio, presenteremo Il cartografo – Varsavia 1:400.000, uno spettacolo di sospensione temporale, che racconta il buio della storia della Shoah vissuto da una bambina e da suo nonno. Sabato 8 febbraio, sarà l'amore a essere narrato da Edoardo Siravo con Fra...intendimenti d'amore, prendendo in prestito le parole dei più grandi: Dante, Shakespeare, Woody Allen, Oscar Wilde, Stefano Benni, Giacomo Leopardi. Un viaggio tra presente e passato per provare a capire le mille sfaccettature dell'amore. Sabato 14 marzo, faranno capolino da dietro al sipario le maschere tradizionali della Commedia dell'Arte in un attuale Alecchin dell'onda: una donna e un uomo, separati dalla ricerca di un futuro migliore al di là del mare, in un racconto epico, di fiaba. Sabato 4 aprile Love is in the hair: con ironia e semplicità, Laura Pozone ci fa conoscere la dolce complicatezza dell'universo femminile interpretando 6 donne dai 25 ai 60 anni! Sabato 18 aprile, alle 21, Il preferito, due fratelli in perenne scontro su tutto, diversi, opposti, che si troveranno a fare i conti con il loro passato. Regia di Dario Merlini. Venerdì 24 aprile, teatro, musica e canzone ci porteranno tra le strade di Genova, sulla Cattivastrada, a incontrare con Cristina Sarti e il genovese Aldo Ascolese (miglior interprete di Faber, riconosciuto dalla Fondazione Fabrizio de André) i personaggi femminili del grande cantautore. Sabato 9 maggio Disequilibri circensi, spettacolo vincitore del Premio Enea Ellero per il Teatro Sociale 2018, messo in scena da Opera Liquida, reclusi ed ex reclusi della casa di Reclusione Milano Opera. Con un titolo che mostra appieno il senso del teatro che vorremmo: un teatro che porta sul palco disequilibri e mancanze, ma che ha la forza e la necessità di fare di questi un repertorio, di risate, riflessioni, riscatto e libertà. Una rassegna piena e ricca dei grandi nomi del teatro contemporaneo italiano che giungono al Cinema Teatro Nuovo grazie alla forte collaborazione con l’Accademia Teatrale città di Pisa e alla sua direttrice Artistica Cristina Sarti, che è riuscita a portare nella nostra città un’offerta formativa teatrale tra le più importanti in Italia. Assaggio di questa nuova presenza cittadina, chiuderà la rassegna, a fine giugno, lo spettacolo degli allievi e delle allieve del primo anno accademico. Accanto alle proposte di teatro contemporaneo, il meglio della world music italiana, con 6 appuntamenti di Calendario Popolare organizzato da Francesco Salvadore. 3 – 8 dicembre 2019 (ore 20:45, domenica ore 15:45) Teatro Biondo Palermo Renato Carpentieri LA TEMPESTA di William Shakespeare traduzione Nadia Fusini adattamento Roberto Andò e Nadia Fusini con (in ordine di apparizione) Giulia Andò, Filippo Luna, Vincenzo Pirrotta, Paolo Briguglia, Gianni Salvo, Paride Benassai, Francesco Villano scena Gianni Carluccio costumi Daniela Cernigliaro musiche originali Franco Piersanti flautista Roberto Fabbriciani suono Hubert Westkemper light designer Angelo Linzalata collaborazione artistica Alfio Scuderi scenografi realizzatori Giuseppe Ciaccio, Sebastiana Di Gesù, Carlo Gillè assistente ai costumi Agnese Rabatti aiuto regia Luca Bargagna regia Roberto Andò Il regista ringrazia per la collaborazione Alex Vella Durata: 2h e 30’, intervallo compreso. Al Teatro della Pergola, da martedì 3 a domenica 8 dicembre, Roberto Andò dirige La tempesta, l’ultimo capolavoro di William Shakespeare. Il fluire maestoso e imprevedibile della mente di Prospero è interpretato da Renato Carpentieri, giunto a quel magistero essenziale e profondo che appartiene solo ai grandi interpreti. In scena s’incrociano temi che prefigurano l’orizzonte della modernità: lo sguardo occidentale a confronto con quello dell’altro, l’incantesimo della mente e il potere come complotto e usurpazione, il mistero della giovinezza e l’incombere della fine. “Tutto sembra destinato alla conciliazione, non a caso si tratta di una favola – afferma Roberto Andò – eppure, anche nella Tempesta domina il tono della retrospezione, ma l’autore vi trasfonde uno spirito nuovo, di pietosa serenità, e la fa coincidere con la metamorfosi degli esseri umani che vi sono rappresentati. Ci sono le crepe e le fessure di cui parlava Adorno a proposito dell’ultimo Beethoven, ma il paesaggio in sfacelo diviene occasione di salvezza e di rigenerazione”. L’opera, tradotta da Nadia Fusini e adattata con lo stesso Roberto Andò, asseconda l’incedere minuzioso e incalzante del piano del mago Prospero per congedarsi dal mondo e iniziare la figlia al mistero dell’esistenza. È un congegno teatrale prodigioso, interpretato da Carpentieri con Giulia Andò, Filippo Luna, Vincenzo Pirrotta, Paolo Briguglia, Gianni Salvo, Paride Benassai, Francesco Villano. Una produzione Teatro Biondo Palermo. È una delle commedie più profonde che siano mai state dedicate al senso della vita. Rappresenta per eccellenza la redenzione: il naufrago, il disperso, l’usurpato ritrovano il filo interrotto delle loro esistenze. Al Teatro della Pergola, da martedì 3 a domenica 8 dicembre, Roberto Andò dirige La tempesta, l’ultima grande opera di William Shakespeare, che fa parte del gruppo dei romance, cioè delle storie d’amore, avventura e magia che hanno sempre un lieto fine, composte dal Bardo al termine della sua carriera. Protagonista della produzione del Teatro Biondo Palermo è Renato Carpentieri, che indossa i panni del mago Prospero. Già duca spodestato di Milano, vive e regna su una misteriosa isola del Mediterraneo insieme alla figlia Miranda (Giulia Andò), lo spirito Ariel (Filippo Luna) e lo “schiavo”, il mostro Calibano (Vincenzo Pirrotta). Qui naufraga una nave con a bordo il re di Napoli, Alonzo (Francesco Villano), suo figlio Ferdinando (Paolo Briguglia), il consigliere Gonzalo (Gianni Salvo), il fratello di Prospero, Antonio (Paride Benassai), il duca usurpatore di Milano, e vari cortigiani. La tempesta è stata escogitata da Prospero stesso e nel naufragio non è perito nessuno. “L’unica cosa possibile da fare per combattere questo stato delle cose è mettersi in moto – dice Roberto Andò ad Angela Consagra sul foglio di sala dello spettacolo – è qualcosa di molto semplice: bisogna imparare a convivere con la tempesta, è una condizione che fa parte proprio del nostro modo di essere umani. Dopo ogni tempesta occorre fare chiarezza dentro di sé, così Prospero – rileva – ci appare contemporaneamente come il paziente e il medico di se stesso: la tempesta della natura, di cui parla, è la stessa tempesta che ha dentro la sua testa. Prospero, fino in fondo, segue la sua impresa, anche se si rivela rischiosa: arrivare alla tappa finale e scegliere di abbandonare l’isola, uscendo di scena, ma ritrovando la propria anima”. I naufraghi approdano in punti diversi: Ferdinando opportunamente vicino a dove si trovano Prospero e la figlia, così che i due giovani s’innamorino perdutamente l’uno dell’altra; il re di Napoli e il duca di Milano devono invece compiere un lungo cammino attraverso l’isola, mentre Calibano si mette al servizio dei marinari Stefano (Francesco Villano) e Trinculo (Paride Benassai) per organizzare un colpo di stato contro il padrone. Più tardi, Antonio e Sebastiano complottano per strappare il regno di Napoli ad Alonso, ma falliscono miseramente. La traduzione è di Nadia Fusini, l’adattamento di Roberto Andò e della stessa Fusini. La scena è di Gianni Carluccio, i costumi sono di Daniela Cernigliaro, le musiche originali di Franco Piersanti, il flautista è Roberto Fabbriciani, il suono è di Hubert Westkemper, il light designer è Angelo Linzalata. “La finzione scenica, nel nostro caso, si svolge in una stanza, dove è appena accaduta una catastrofe naturale – spiega Roberto Andò – è come ci fosse della pioggia o il mare che entrano, gli attori si muovono sull’acqua. L’adattamento registico mostra la famosa scena del naufragio in mezzo alla tempesta: è una soluzione molto concreta, ma anche, allo stesso tempo, astratta. Agli attori ho chiesto di essere estremamente concreti nel loro incedere in scena, però gli spettatori penseranno di ritrovarsi sia nella tempesta, proprio fisicamente, sia nella mente di Prospero”. Quando il regista preparava Il manoscritto del principe, il film in cui ha raccontato gli ultimi quattro anni della vita di Giuseppe Tomasi di Lampedusa (quelli in cui scrisse Il Gattopardo), per trasmettere la sua idea del principe all’attore che l’avrebbe interpretato, Michel Bouquet, lo paragonava a Prospero e gli leggeva quello che lo stesso Lampedusa aveva scritto della Tempesta per i suoi allievi. La descriveva come l’ultimo slancio fantastico di un genio, e ne invidiava il brio indiavolato. “Ho sempre pensato – interviene Andò – che ci fosse un’analogia tra questi due personaggi, il principe interpretato nel film dal grandissimo Michel Bouquet, e Prospero, incarnato nella nostra messinscena da Renato Carpentieri, un attore memore di quell’accento insieme intelligente e fantastico che ancora si ritrova in certi intellettuali del Sud. La tempesta e Il Gattopardo: sono opere scritte in tarda età, da due grandi autori che fanno i conti con il proprio mondo, esternando anche il loro essere contro. L’acqua – aggiunge – è un elemento forte dal punto di vista dell’energia vitale, come se fosse uno specchio di ciò che siamo. La stanza sulla scena potrebbe essere di Palermo o di Napoli, in cui vive un intellettuale trascurato; sicuramente, questa stanza magica rappresenta una specie di dispositivo per l’arte”. Alla fine Prospero perdona tutti, anche chi non si pente, come il fratello Antonio, che gli aveva portato via il ducato milanese. Il mago prepara le nozze di Ferdinando e Miranda con un affascinante spettacolo e, dopo aver sotterrato la bacchetta con i suoi incantesimi, si prepara a tornare con gli altri in Europa, lasciando Calibano unico padrone dell’isola. “Prospero è un uomo di potere che ha rinunciato al comando, anche se – ragiona Rosi – si è lasciato sedurre dal piacere di muovere la sorte degli altri esseri umani. In lui alberga il principio del fallimento: in questo senso è un personaggio che anticipa tanti temi cari al Novecento. Questa prospettiva contiene un grande pensiero politico, morale ed esistenziale: visto sotto un profilo più teatrale, Prospero si potrebbe definire come un regista, pronto a fare i conti con ciò che gli hanno dato il teatro e la vita. Il significato del fallimento, imparare – conclude – che non è possibile vincere sempre: La tempesta è un’opera capace di trasmettere un lascito emotivo e profondo nei confronti degli spettatori, anche dei più giovani”. L’unica magia intervista a Roberto Andò di Angela Consagra Ha paragonato La tempesta di Shakespeare al lavoro svolto in passato sul suo film Il manoscritto del principe, dove aveva raccontato gli anni in cui Giuseppe Tomasi di Lampedusa scrisse Il Gattopardo… “Sì, l’analogia è resa dal personaggio di Prospero, perché è una figura descritta come alla resa dei conti: con se stesso, con la propria vita, immerso in quest’isola in cui vive sequestrato. In realtà, quando si decide di affrontare un nuovo lavoro dal punto di vista registico, si pensa inevitabilmente agli attori a cui si farà riferimento. La finzione scenica, nel nostro caso, si svolge in una stanza, dove è appena accaduta una catastrofe naturale: è come ci fosse della pioggia o il mare che entrano, gli attori si muovono sull’acqua. L’adattamento registico mostra la famosa scena del naufragio in mezzo alla tempesta: è una soluzione molto concreta, ma anche, allo stesso tempo, astratta. Agli attori ho chiesto di essere estremamente concreti nel loro incedere in scena, però gli spettatori penseranno di ritrovarsi sia nella tempesta, proprio fisicamente, sia nella mente di Prospero. La suggestione che unisce Shakespeare a Tomasi di Lampedusa risale a quando giravo Il manoscritto del principe: ho sempre pensato che ci fosse un’analogia tra questi due personaggi, il principe interpretato nel film dal grandissimo Michel Bouquet, e Prospero, incarnato nella nostra messinscena da Renato Carpentieri, un attore memore di quell’accento insieme intelligente e fantastico che ancora si ritrova in certi intellettuali del Sud. La tempesta e Il Gattopardo: sono opere scritte in tarda età, da due grandi autori che fanno i conti con il proprio mondo, esternando anche il loro essere contro”. L’elemento acquatico rende questo allestimento, dunque, una costruzione dell’anima, al di là della concretezza della scena? “L’acqua è un elemento forte dal punto di vista dell’energia vitale, come se fosse uno specchio di ciò che siamo. La stanza sulla scena potrebbe essere di Palermo o di Napoli, in cui vive un intellettuale trascurato; sicuramente, questa stanza magica rappresenta una specie di dispositivo per l’arte. La tempesta che si è abbattuta sull’isola ha lasciato delle tracce e l’unica cosa possibile da fare per combattere questo stato delle cose è mettersi in moto. È qualcosa di molto semplice: bisogna imparare a convivere con la tempesta, è una condizione che fa parte proprio del nostro modo di essere umani. Dopo ogni tempesta occorre fare chiarezza dentro di sé, così Prospero ci appare contemporaneamente come il paziente e il medico di se stesso: la tempesta della natura, di cui parla, è la stessa tempesta che ha dentro la sua testa. Prospero, fino in fondo, segue la sua impresa, anche se si rivela rischiosa: arrivare alla tappa finale e scegliere di abbandonare l’isola, uscendo di scena, ma ritrovando la propria anima”. Quindi, per Lei, il personaggio di Prospero che cosa rappresenta? È sinonimo di saggezza? “Prospero è un eroe del disincanto. In un bellissimo verso di Auden si dice che l’unica magia che ci è concessa è “il potere d’incanto che viene dalla disillusione”. In questo senso Prospero potrebbe anche dirsi un saggio perché si tratta di un uomo in cerca di una sua sintesi politica ed esistenziale. Prospero è un uomo di potere che ha rinunciato al comando, anche se si è lasciato sedurre dal piacere di muovere la sorte degli altri esseri umani. In lui alberga il principio del fallimento: in questo senso è un personaggio che anticipa tanti temi cari al Novecento. Questa prospettiva contiene un grande pensiero politico, morale ed esistenziale: visto sotto un profilo più teatrale, Prospero si potrebbe definire come un regista, pronto a fare i conti con ciò che gli hanno dato il teatro e la vita. Il significato del fallimento, imparare che non è possibile vincere sempre: La tempesta è un’opera capace di trasmettere un lascito emotivo e profondo nei confronti degli spettatori, anche dei più giovani”. Lei ha detto di aver sognato più volte, nel corso della sua carriera, di portare in scena La tempesta… “Forse perché è un testo che ho letto da ragazzo, in un’età in cui ancora non ero perfettamente in grado di coglierne tutti i significati nascosti. Ne sono rimasto stregato, come quando si legge una favola: la storia che viene raccontata ti entra dentro per sempre. Se dovessi dire a un adolescente quali testi sono fondamentali da conoscere per la sua formazione, io suggerirei La tempesta e Il flauto magico, ma sperando che possano essere letti come ho fatto io: incontrando queste storie come si incontrano le favole. Entrambi i testi presentano un carattere fiabesco, ma nascondendo un’ossatura drammaturgica complessa, che inizia lo spettatore all’importanza di un sapere politico. Il flauto magico è un’opera che alla fine insegna agli ascoltatori ad essere cittadini, mentre Shakespeare ci insegna ad essere uomini”. Biglietti: Intero Platea 37€ - Palco 29€ - Galleria 21€ Ridotto Over 60 Platea 33€ - Palco 26€ - Galleria 18€ Ridotto Under 26 Platea 22€ - Palco 18€ - Galleria 13€ |
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Maggio 2023
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