di Enrico Esposito Amore e paura fanno battere il cuore e li cerchiamo. Ne siamo attratti fatalmente. Vogliamo svelare i misteri perciò ci siamo evoluti - Donato Carrisi Prima di prendere parte alla serata del 30 Aprile intitolata "Tra carta e pellicola" che il Fipili Horror Festival 2018 ha pensato di dedicargli, Donato Carrisi ci concede gentilmente una mini intervista con disponibilità e spirito, soddisfacendo le nostre curiosità e fornendoci alcuni consigli di carattere "lavorativo". Sono circa le 21 e all'interno della sala 2 del Cinema La Gran Guardia di Livorno il pubblico lo attende per potersi confrontare con la doppia veste di affermatissimo scrittore di romanzi thriller (nell'occasione presenta il suo ultimo lavoro "L'uomo del labirinto" edito da Longanesi) e di esordiente di successo nel mondo del cinema con "La ragazza nella nebbia", tratto da uno dei suoi best-sellers. Due volti strettamente connessi tra loro di un autore prima di tutto, che ha da sempre lavorato alla scrittura, dagli esordi a teatro nella sua Puglia, allo stimolo alla composizione procuratogli dalla visione de "Il silenzio degli innocenti" all'arrivo a Roma nel 1999 e l'approccio alla sceneggiatura televisiva sotto l'egida di Claudio Mancini, uno dei suoi maestri. E poi la pubblicazione del suo primo grande volume, "Il suggeritore", che nel 2009 "vede la luce" inaugurando una serie fortunata e apprezzatissima a livello nazionale e mondiale di opere che lo rendono a oggi il giallista italiano numero uno. Ma prima di raggiungere vette così luminose, anche Donato Carrisi ha dovuto sudare e non poco come dichiara in maniera schietta e simpatica. Porte in faccia, promesse non mantenute non sono mancate durante il cammino da percorrere per poter innestare negli animi dei lettori le infinite pulsioni nascoste che consentono all'uomo di assumere forme talvolta inimmaginabili. Le trame noir e nebbiose dei suoi romanzi vertono proprio su questo principio: scavare nel profondo del "sottobosco" umano alla ricerca della paura, pescare paure che ci portiamo dietro dall'infanzia e credevamo soltanto di aver superato o dimenticato una volta per tutte. I suoi serial-killers agiscono secondo un canone di questa matrice, vivono e respirano come tutti gli altri, sono formidabili nel celare fattezze mostruose dietro facce pulite e giacche profumate. Commettono atrocità disumane che non hanno nulla a che vedere con intercessioni fantastiche e sovrannaturali, con spiriti ancestrali, creature orribili e forze maligne superiori. Donato Carrisi anzi lo detesta il genere horror tout-court, boccia "lo spavento del mostro estraneo", preferendo a esso "che venga evocato il mostro dentro di noi". E si diverte da matti a "pescare una paura dentro di voi (i lettori - ndr) e ve la risbatto in faccia". Terribile, quasi sadico qualcuno potrebbe dire, ma dannatamente vero e irrinunciabile per i suoi moltissimi fans, per i colleghi e la critica, che l'ha subito promosso anche nella sua nuova esperienza da regista con "La ragazza nella nebbia". Ai David di Donatello è arrivato il premio di "Miglior regista esordiente", un riconoscimento massimo che dimostra la qualità e il fascino di una pellicola che Carrisi ha ridefinito secondo la proverbiale maniacalità, la cura ai minimi dettagli che caratterizzano il suo metodo di lavoro sin dagli albori. "La ragazza nella nebbia" è uscito lo scorso 26 ottobre nelle sale nostrane, risultando il film italiano non commedia con maggiori incassi della stagione. Si avvale di un cast sugli scudi capitanato da due nomi di prima fila come Toni Servillo e Jean Reno, ai quali sono affiancati altri interpreti eccellenti tra cui Alessio Boni, Michela Cescon e Galatea Ranzi. Carrisi l'ha girato per lo più in Trentino, ricostruendo l'immaginario paesino di montagna di Avechot, al confine con la Francia. Definisce "galvanizzante" l'opportunità di lavorare gomito a gomito con Toni Servillo, che veste i panni del protagonista della storia, lo scorbutico e dispostico ispettore Vogel, e senza il quale "non ci sarebbe potuto essere il film". Come nel romanzo da cui è tratto e all'interno degli altri testi sino ad arrivare all'ultimo "L'uomo del labirinto", Carrisi rimane nel "backstage" della narrazione dall'inizio alla fine perchè non intende rovinare "il processo creativo che deriva dal pubblico". L'autore deve sparire, non interferire, e rimane soddisfatto se i destinatari delle sue storie si divertono e aprono la loro mente a interpretazioni personali. Un libro non termina nel momento in cui si legge il finale, ma anzi acquista un valore autentico quando ispira i suoi lettori a costruire teorie e riflessioni che partendo dai suoi spunti si avventurano in mille altri passaggi. Donato Carrisi è un fiume in piena, non lesina confessioni anche relative alla sua vita privata (rivela che "Shining" è il miglior film dell'orrore mai realizzato) conserva stretti sorriso e umiltà che lo portano a scovare in giro per le strade, in mezzo alla gente, sfaccettature della personalità umana ritratteggiate lungo le pagine dei suoi best-sellers. Immagini tratte da: - Immagine 1 da https://www.facebook.com/fipilihorrorfestival/ - Galleria foto dell'autore Un ringraziamento sentito a Tomas Ticciati e a tutto lo staff del FipiliHorrorFestival per la gentilezza e disponibilità
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Maggio 2023
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