Comunicato stampa Dal 2 al 5 maggio AL TEATRO VASCELLO – ROMA Dal 14 al 16 maggio – nell’ambito di “Cina in scena” GALLERIA TOLEDO - NAPOLI Teatro, musica, cinema, gastronomia e arte cinese in Italia Dopo la visita di Stato di Xi Jinping, Italia e Cina si incontrano di nuovo a Roma ma questa volta sul palco del Teatro Vascello di Roma per Cina Festival, una rassegna di quattro giorni interamente dedicata a teatro, musica, cinema, gastronomia e arte cinese in Italia, in programma da martedì 2 a domenica 5 maggio: un ricco calendario di appuntamenti che porteranno nella storica sala di Monteverde un assaggio della Cina contemporanea: lontana dagli stereotipi, sorprendente e perfino spiazzante.
L’iniziativa – realizzata in collaborazione con l’Istituto Confucio - è a cura del regista e sinologo Sergio Basso che si dedica da anni all'interazione culturale tra Italia e Cina, dove ha studiato e lavorato a lungo per Berijing Tv e CCTV. “Dopo aver vissuto in Cina dal 1996 a diverse riprese, da anni mi interrogo su come portare scintille di cultura cinese in Italia. – dichiara - Ho dedicato il decennio 2008-2018 ad esplorare l’ambito cinematografico. Ora abbiamo escogitato l’idea di radunare anche diverse performance dal vivo – teatrali, musicali, calligrafiche, pittoriche – realizzate da italiani che parlino di Cina o siano state realizzate da Cinesi in Italia. Sarà anche l’occasione di raccontare sotto un’altra luce la presenza cinese in Italia, e più specificamente la comunità cinese italiana e gli artisti cinesi che hanno scelto di vivere in Italia.” L’associazione Funspace Art aprirà la rassegna martedì 2 maggio con la presentazione e l’allestimento di un’esposizione degli artisti visuali Yang Liufei, Chang Haoyu e Meng Donglai. Alle 21 dello stesso giorno, è previsto il primo appuntamento con il teatro. In scena, il monologo Te la do io la Cina di e con Sergio Basso, un excursus semiserio ma molto documentato nella storia e nella cultura cinese dagli oroscopi ai cartoons, passando per le misteriose suggestioni nascoste nel sorriso di una statuetta del II secolo d.C. Mercoledì 3 maggio sarà la volta della musica con la tradizionale cetra cinese suonata dalle mani magiche di Serena ShanYang Lin in Concerto per guzheng. Il 4 e 5 maggio (sabato ore 21 e domenica ore 18) è di scena il teatro contemporaneo cinese con Cessi pubblici del drammaturgo vivente Guo Shixing. Lo spettacolo, diretto da Sergio Basso, è la cronaca di tre giornate scelte a distanza di dieci anni (1975, 1985, 1995), e racconta la Cina dagli anni Settanta a oggi. Tre giorni lontani nel tempo ma collocati in uno spazio particolare, che nella consuetudine cinese è luogo tradizionale di condivisione e di scambio: un bagno pubblico di Pechino. L’ultimo appuntamento (domenica 5 maggio, ore 21) è con il film di Sergio Basso Giallo a Milano (Italia 2009, 75’), un viaggio all’interno della comunità cinese nel capoluogo lombardo che mescola le tecniche del documentario con quelle del cinema di animazione (presentato al Torino Film Festival e premiato al Festival international du film d’animation d’Annecy). Sergio Basso – tornato ora da Lugano, dove ha diretto uno spettacolo di teatro, acrobatica e Kinect per l’Accademia Dimitri e il Conservatorio della Svizzera Italiana, dedicato a Socrate e John Cage – porterà Te la do io la Cina e Cessi Pubblici alla Galleria Toledo di Napoli dal 14 al 16 maggio nell’ambito di “Cina in scena”. Subito dopo tornerà in Cina per la proiezione del suo ultimo documentario, A Chinese Sketchbook, prodotto da Beijing TV sull'ottantesimo anniversario della Lunga Marcia, e per iniziare la lavorazione di un nuovo film commissionato da CCTV, la tv di stato cinese. www.teatrovascello.it TEATRO VASCELLO Via Giacinto Carini 78 Monteverde Roma info 065898031 – 065881021 Biglietti: intero € 20 - ridotto over 65 € 15 - ridotto studenti € 12 Ufficio stampa Marzia Spanu +39 335 6947068 info@marziaspanu.com IL PROGRAMMA 2 maggio 2019 h 21 (teatro) Produzione Teatraz in collaborazione con Istituto Confucio di Roma TE LA DO IO LA CINA di e con Sergio Basso Oggi ci dicono tutti che la Cina sarà il futuro. A volte il futuro spaventa un po'. Allora ecco uno spettacolo per iniziare a viaggiare dalla poltrona del teatro e scoprire un pezzettino di questo mondo che sembra lontano ed invece è a portata di mano. Sergio Basso ci condurrà per mano in un viaggio di un'ora che parte da un oroscopo (cinese, ovviamente) prosegue per i cartoni animati dei giorni nostri, e passa per i quaderni dei bambini degli anni Sessanta, a come si fa un vaso, ai gestacci del Buddha, ai casinò di Macao, ad evasori fiscali nell'Impero di Mezzo del 1300, a principi eredi ritiratisi in convento per sfuggire faide sanguinarie, agli arcieri mongoli e ai loro levrieri, ad enigmi nascosti nei dipinti, per tornare al sorriso di una statuetta del II d.C. Ogni opera d'arte è la chiave d'un cassetto. Ogni cassetto un pezzettino di Cina. E alla fine magari busseremo alla porta del nostro vicino di casa cinese per offrirgli una fetta di torta e parlargli un po'. In apertura della rassegna ci sarà la presentazione degli artisti dell’associazione Funspace Art che esporranno le loro opere. 3 maggio 2019 h. 21 (musica) CONCERTO PER GUZHENG Cosa fa viaggiare meglio della musica? Ogni buon viaggio ha un’ottima colonna sonora, e la nostra sono i suoni ancestrali della cetra guzheng suonata dalle magiche mani di Serena ShanYang Lin. 4-5 maggio 2019 sabato h 21 e domenica h 18 (teatro) produzione Teatraz in collaborazione con Istituto Confucio di Roma CESSI PUBBLICI di Guo Shixing regia e traduzione Sergio Basso con Lidia Castella, Cristina Castigliola, Francesco Meola, Elena Nico, Matteo Prosperi, Alessandra Raichi, Giovanni Serratore acting coach Karina Arutyunyan, assistente alla regia Lucia Messina scenografia Federica Pellati, direzione cori Camilla Barbarito Spesso si ha paura della Cina: un paese troppo lontano da noi. “La domanda da cui sono partito per lavorare con gli attori e per dare vita allo spettacolo – racconta Sergio Basso – è stata: Come possiamo riportare la quotidianità della vita cinese al pubblico occidentale? Di questo testo di Guo Shixing, ho capito che mi interessava molto di più l'universalità piuttosto che l'esotismo della location. Quando mettiamo in scena un testo francese o americano, non ci poniamo il problema dell'esotismo di quel testo, della sua alterità. Ci concentriamo sui contenuti e ci preoccupiamo di traslarli alla nostra cultura, se e proprio perché il messaggio del drammaturgo è urgente. Credo che sia arrivata ora di finirla con l'esotismo sulla Cina. Basta con questa Cina da museo. A me interessa cosa hanno da dire oggi i narratori cinesi. E il teatro di Guo Shixing è una lama. Okay, abbiamo puntato su alcuni – pochi - elementi che richiamano quella cultura: i fusti di bambù, che fanno capolino con le funzioni più varie; i cappelli dell'esercito dei primi anni Settanta; le marionette tradizionali. Ma il resto è l'avventura di seguire sudore di attori che raccontano una storia potente. Quello che mi attira in questo testo, e che lo rende così struggente, e assieme così universale, è la metafora del passare del tempo, raccontata attraverso un luogo certamente inusuale, come un vespasiano. Un cesso pubblico come luogo della memoria, come luogo dove fare i conti con i propri fantasmi, al punto che il protagonista – che del cesso pubblico è il gestore – vi viene assalito dalle proprie colpe in un delirio allucinatorio. Sono tematiche care alla drammaturgia cinese, che la accostano prepotentemente a filoni tipici anche del teatro europeo: penso a Calderón de la Barca de La vita è sogno, a Cechov e al suo Giardino dei Ciliegi. Ecco perché è in questa direzione che voglio lavorare per avvicinare il testo al pubblico italiano. Mi affascina la metafora del passare del tempo, dello scorrere sfuggente delle responsabilità e del loro rumore alle nostre spalle. La Cina non ha conosciuto la nostra crisi, che lacera le nostre giovani generazioni dal 2008. Ma la società cinese comunque è oggi spaccata in due: la vecchia generazione formata agli ideali confuciani, di sobrietà e rispetto reciproco, e i giovani rampanti che idolatrano il dio denaro e bruciano tutto sull'altare dell'ambizione. È un po' come un treno in corsa su cui il macchinista ha dimenticato dove stiano i freni. Del resto, anche la nostra Italia ha subito cambiamenti abissali dalla metà degli anni Settanta ad oggi, e questi cambiamenti hanno inciso cicatrici su di noi. Sono convinto che questo parallelismo tra i trascorsi di Cina e Italia possa risuonare nell'anima dello spettatore italiano, ed è su questo che voglio lavorare nell'allestimento.” Il testo - L'ultima creazione di Guo Shixing è Cesuo, Bagni pubblici, allestito al Teatro Sperimentale di Pechino nel 2004. L'evoluzione della Pechino nella seconda metà del Novecento è raccontata impietosamente attraverso un cesso pubblico, il suo custode, i frequentatori del quartiere: chi fa carriera, chi si arrampica socialmente, chi naufraga nonostante tutte le buone intenzioni, chi si perde e chi si reinventa. Chi svende i propri sogni e chi resiste, spezzandosi. Uomini e donne. Dagli anni Settanta ai giorni nostri. Dalla rivoluzione culturale al Grande Decollo Economico. Il tutto in soli tre giorni: uno nel 1975, uno nel 1985, uno nel 1995. Il copione è inedito in Occidente; la traduzione dal cinese è del regista Sergio Basso. L'autore - Guo Shixing è uno dei più grandi drammaturghi cinesi. Negli anni Novanta ha concepito la trilogia Niaoren, Yuren, Qiren ["Uomini-uccello", "Uomini-pesce", "Uomini-scacco". In tre pièces affronta tre hobbies dei pechinesi: portare i canarini al parco, andare a pesca, giocare a scacchi nei crocicchi. Tre passioni, folk loriche, icastiche, che sconfinano rapidamente nell'ossessione. Ed ecco che esaminare un passatempo diventa l'occasione di raccontare la società cinese contemporanea e le sue idiosincrasie. Perché presenta in maniera icastica una realtà, quella cinese, sempre più presente nel nostro orizzonte quotidiano. Perché sebbene parli di una realtà specifica, le sue parabole sull'essere umano riescono a essere universali. Sembra un Aristofane moderno venuto dall'Oriente. La Cina si guarda allo specchio in questo testo che ricorda la malinconia de Il campiello di Goldoni e la danza drammaturgica de Il girotondo di Schnitzler, e che alla fine si rivela un'immane metafora della crisi economica e sociale contemporanea, del bivio tra collettività ed individualismo. E ha qualcosa da dire anche a noi all'Occidente. Il regista - Sergio Basso, regista teatrale e cinematografico, sinologo, si dedica da anni all'interazione culturale tra Cina ed Italia. Suo il documentario sulla comunità cinese di Milano, Giallo a Milano. I suoi film sono stati premiati in diversi festival internazionali: Locarno, Annecy, Nyon, Beijing, Torino, Mosca, Rio de Janeiro, Toronto. Nel 2014 ha girato un documentario in cinese su Guangwudi, il più grande imperatore cinese del I d.C, per il prime time della televisione cinese di stato, CCTV. Nel 2016 è stato richiamato in Cina da BeijingTV, per girare il nuovo documentario - per l'uscita cinematografica - sull'ottantesimo anniversario della Lunga Marcia. Il suo ultimo film, Amori elementari, con Cristiana Capotondi, è una co-produzione italo-russa uscita al cinema in diversi Paesi, dal Canada all'Australia, e premiata a vari festival internazionali. 5 maggio 2019 domenica h 21 (cinema) GIALLO A MILANO Regia di Sergio Basso. Un film con Wen Zhang, Jessica Pattuglio, Cristiano Pattuglio, David Chao, Wu Xiaoyun. Genere Documentario - Italia, 2009, durata 75 minuti. Una ballata sulla comunità cinese a Milano. La Chinatown di Milano è problematica: ha fatto registrare diversi omicidi avvenuti alla luce del sole, a colpi di machete.Un bel giorno un italiano chiede la mano a una cinese, e questo genera una catena di reazioni nella comunità. Dal focus particolare su una delle Chinatown più vecchie e grandi d'Europa, il film porta lo spettatore in una metafora universale, sull'odio e sui sogni tra Occidente e Cina. Un film con un accesso diretto alla comunità cinese, con un regista italiano… che parla cinese. www.teatrovascello.it
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Maggio 2023
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