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19/1/2018

Down in Mississippi - Intervista ai Betta Blues Society e report del concerto al Lumiere

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In occasione dell'ultimo energetico Live che hanno regalato ai loro fans prima di un periodo di pausa, abbiamo incontrato la band pisana e parlato del loro progetto, della loro fame di blues e degli impegni futuri dietro l'angolo.
di Enrico Esposito
Foto

Con i Betta Blues Society il Tennessee non è mai stato così vicino. E con questo il Mississippi, Beale Street in Memphis e il blues nella sua essenza legnosa, novecentesca, popolare. Venerdì scorso all'Ex Cinema Lumiere la band pisana ha dato luogo a uno show pirotecnico (come loro solito!) all'interno del quale i musicisti sono diventati una cosa sola con il pubblico, grazie a un'atmosfera ricca di entusiasmo, catarsi e qualità artistica. Un'ora e mezzo di performance che sarebbe potuta andare senza fatiche avanti altre due ore o tutta la notte, al ritmo di brani a turno scattanti e ovattati che hanno visto i Betta passare con disinvoltura da un duetto tra Elisabetta e Lorenzo a un'ensemble vero e proprio in cui hanno messo lo zampino le special guests Nicola Floris (armonica) e Mauro La Mancusa (tromba). Una polifonia di suoni, colori e storie ha caratterizzato la serata, e ha permesso al folto pubblico (e viceversa) di salutare nel migliore dei modi la band, attesa a un periodo di pausa dalle scene ma anche a impegni ravvicinati di prestigio internazionale.                                                      

Sono partiti lunedì scorso e in questo preciso momento sono lì a prendere parte a una delle storiche celebrazioni dell'amore per la cultura blues. Stiamo parlando dell'International Blues Challenge 2018, la competizione musicale organizzata dalla Blues Foundation, che dal 1984 raduna le più talentuose bluesbands del pianeta sull'asfalto della strada di Memphis da cui partì tutto, la Beale Street. I Betta si sono conquistati questo fantastico traguardo grazie alla vittoria nelle selezioni nazionali svolte nell’ambito del Delta Blues Festival di Rovigo, associazione affiliata alla Blues Foundation. Il 7 e l'8 luglio scorso il quartetto toscano ha trionfato nella finalissima, superando la concorrenza di altri tre sfidanti (The Blues Queen, Willy Mazzer & The Headhunters, Turrini-Guidi-Veronesi Trio). I Betta sono stati premiati in modo particolare per l'originalità di uno stile appassionato e spontaneo, in cui Elisabetta Maulo, Lorenzo Marianelli, Pietro Borsò e Fabrizio Balest non si limitano a cantare e suonare, ma invece vivono il palco e il confronto con gli spettatori in tante lingue diverse. Si sorridono, si muovono freneticamente, si stuzzicano investiti da un brio adolescenziale, contagioso che anima gli strumenti stessi ai quali si alternano. Dal violoncello di Fabrizio che viene esaltato non soltanto attraverso le corde, alle percussioni girevoli di Pietro, al dobro (la chitarra blues per eccellenza) instancabile di Lorenzo, al kazoo e alla voce squillante di Elisabetta, la Betta esplosiva e dolcissima che con le sue tonalità sa sollevare il cuore oltre le nuvole e un attimo dopo sedurlo a piaceri dalla semplicità notevole. Dal 2009 Betta e Lorenzo hanno avviato questo progetto quasi decennale, che dopo la gavetta fatta con il primo album omonimo (2011) e "Roots" del 2015, hanno compiuto in "Let them out" di appena un anno fa un passo ulteriore nella loro evoluzione, trovando la chiave giusta per poter esternare i molteplici interessi musicali dei componenti al di fuori del blues. Dunque "Let them out" mostra un animo blues con vene swing, folk, gospel, e si prepara a essere l'antecedente di un futuro lavoro ancora più sorprendente e ricercato.

Sia chiaro, i Betta Blues Society non hanno intenzione di tradire il loro concetto di blues originale, acustico al 100% e non svalutato dalle influenze elettroniche che stanno monopolizzando la scena odierna statunitense. Non puntano ad attuare un cambiamento radicale per adeguarsi o raggiungere un bacino di utenza diversa. Desiderano invece continuare a portare in scena la loro carovana spensierata, grintosa e ricercata che non permette agli ascoltatori di distrarsi durante una loro esibizione, in virtù di un repertorio misto, che riesce a inventare rapidi salti nel tempo e nello spazio valorizzando al meglio l'incontro dei loro strumenti, incluse le doti vocali. Per questa ragione, il Lumiere si trasforma in un pub irlandese quando accanto alla band spunta l'armonica di Nicola Floris, oppure si ha l'impressione di scorgere il corso del Mississippi quando echeggiano le note di "Down in Mississippi", "I'm wakin'up", "Didn't it rain" e di altri classici in pieno stile Betta Blues. La tromba di Mauro La Mancusa contribuisce a definire le pieghe di un abito jazz in alcuni momenti, e brividi gentili invadono i presenti quando Betta imbraccia il microfono e si fa strada tra loro intonando con trasporto una delle ballate che ha ricavato dagli incanti che la semplice quotidianità riserva.

Voglio rivolgere un sentito ringraziamento a Elisabetta, Lorenzo, Pietro e Fabrizio dei Betta Blues Society per la disponibilità nel concederci l'intervista subito dopo il soundcheck. Ringrazio inoltre Tommaso della Spaini e Partners, Giulia dell'Acme04 Srl e Gianfranco del Lumiere senza i quali non sarebbe stato possibile realizzare l'intervista e il report della serata.


   Per approfondimenti:

 http://www.bettabluessociety.com


www.instagram.com/bettabluessociety/


www.open.spotify.com/artist/0b9GdpDsaPB5bOR7xUnAs5


www.youtube.com/channel/UCoTdOiCzhGKK6l2vMOCf13A

Immagini tratte da Foto dell'autore (Eva Dei)

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