Stefano Rampoldi ci aspetta seduto su uno dei due divanetti nel backstage. Manca pochissimo alla sua esibizione sul palco del Deposito Pontecorvo di Ghezzano (Pisa), cinquantesima data di un fitto e apprezzato tour con cui sta attraversando l'Italia dalla primavera per promuovere il suo quarto album "Graziosa utopia" (uscito nel febbraio scorso). Un tratto distintivo della sua persona che si nota subito incontrandolo è la tranquillità di una persona in pieno controllo del passato, del presente e del futuro, protagonista di un percorso ampio e ancora in profonda evoluzione. Dopo gli anni '80, i bagni di folla della sua band Ritmo Tribale e il ritiro dalle scene improvviso, Rampoldi è ricomparso nel 2008 in una veste sino a un certo punto diversa dalla precedente. Ha scelto di chiamarsi Edda, utilizzando un nomignolo con cui veniva identificato fin da piccolo dagli amici, ha pubblicato i primi brani della carriera solista su un canale Youtube di cui prima ignorava anche l'esistenza, ha abbracciato in toto la spiritualità degli Hare Krishna. "Un mare di cambiamenti" potremmo dire al riguardo citando il titolo di un celebre album di Beck, ma in realtà Stefano scrive e concepisce la musica esattamente come faceva a 18 anni. Per lui il trasporto rilasciato dalla melodia, e da questo la fusione con il suono delle parole impiegate rappresentano l'elemento più importante del fare musica. In molti suoi brani si ritrovano spesso giochi di parole, esclamazioni, che inserite in quel preciso momento o discorso calzano a pennello con la base sonora. E anche nella composizione del suo ultimo album, sono la formazione, l'autoanalisi, il mondo interiore di Stefano Rampoldi a gettare le fondamenta per lo sviluppo delle dieci tracce presenti. "Graziosa utopia", realizzato in collaborazione con Luca Bossi (arrangiamenti) e Fabio Capaldo (produzione) per la Woodworm/Audioglobe, è un disco che vive di amore incondizionato, di esplorazione dei sentimenti e della propria personalità. Edda affronta a più riprese le varie componenti dei rapporti umani, dall'abbandono alla nostalgia, al dolore e all'eccitazione, e lo fa con l'energia del rock e dell'elettronica che sul palco lasciano emergere la fame prodigiosa di un uomo che ha superato i cinquant'anni ma ne ha tutt'altro che abbastanza. Lo vediamo presentarsi in un look sportivo (felpa e pantaloncini), imbracciare la chitarra e cominciare a stabilire con il pubblico uno scambio continuo e vivace, fatto di botta e risposta, di ammiccamenti, di simbiosi. Supportato dalla sua band, Edda sforna senza pause i brani di "Graziosa utopia" e dei dischi precedenti con una carica mai doma, esprimendo un desiderio forsennato di passione e condivisione. Da "Signora" a "Benedicimi" e "Zigulì", un ritmo travolgente si impone lungo tutto l'arco della performance, senza tuttavia tralasciare istanti in cui a predominare sono il raccoglimento e l'incanto come nella magnifica "Spaziale". Il tour non è ancora terminato, "Graziosa utopia" suona forte, ma la testa di Stefano Rampoldi è già all'album prossimo. Ci sta lavorando, registrando esperienze, pensieri, pronto a continuare una fase della vita densa di soddisfazioni e capace di valorizzare completamente il suo io.
Immagini tratte da Foto degli autori Enrico Esposito e Francesca Grandone
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Dicembre 2022
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