Palazzo Blu, con il contributo della Fondazione Pisa e la collaborazione del Gemeentemuseum Den Haag, congiuntamente alla M.C. Escher Foundation, apre dal 13 ottobre al 28 gennaio 2018 la mostra dell'artista olandese Escher, sapientemente curata dallo storico dell'arte Stefano Zuffi.
La mostra è armonicamente suddivisa in nove sezioni che ripercorrono in più di cento opere l'evoluzione della tecnica escheriana. Volti, Animali, Oggetti e riflessi, Geometrie e ritmi, Paesaggi; L'artista, Architetture fantastiche, Nature e Autoritratti che in un unico percorso irretiscono senza remora l'osservatore più esperto e seducono la curiosità del meno navigato, senza sottoporlo a giudizio. “Escher non sottopone l'osservatore ad alcuna interrogazione. Chiunque indugi davanti a una sua opera ha come l'impressione di averla già vista, anche senza conoscere il nome dell'autore” spiega Stefano Zuffi. Dall'amore di Escher per la natura ha origine la monumentale opera Metamorfosi II che si articola in venti fogli l'uno accostato all'altro rappresentando, per circa quattro metri, un'evoluzione, dall'essenziale geometrico al paesaggio, con la determinante presenza di insetti, uccelli e pesci.
Senza provocare un distaccamento dalla realtà, i paesaggi sono per Escher una rivelazione onirica che trova sovente riscontro nei suoi diari; l'artista fu notevolmente colpito dai paesaggi toscani, in particolar modo dalle torri di San Gimignano che descrive come sogno che non poteva essere vero e che rappresenta in una xilografia del 1922. Numerose sono le xilografie e le litografie che raffigurano città come Siena, luogo molto amato dall'artista, scenari notturni di Roma, paesaggi calabresi e scogliere a capofitto sul mare, molte sulla Costiera Amalfitana.
Raramente l'artista sceglie di raffigurare i luoghi che lo colpiscono nello stile tradizionale e anzi predilige dettagli e scorci che suggeriscono all'osservatore degli indizi sul luogo raffigurato. Con intersezioni di scale e pilastri, le creazioni architettoniche escheriane sfidano il canone prospettico classico intersecando piani diversi della realtà nello stesso luogo e inducendo l'osservatore a sentirsi in balìa di un incantesimo, un'illusione che solo un artista ci può dare, come dice lo stesso Escher. Nel gruppo di dodici piccole litografie del 1921 sono inserite quelle che possono essere considerate il paradigma artistico dell'autore, le mani che disegnano sé stesse, l'occhio che guarda la realtà riflettendo nella sua pupilla un teschio, simbolo dell'orrore della guerra, e la mano che sorregge una sfera specchiante in cui l'artista ritrae il proprio riflesso sulla sfera che sorregge con la mano sinistra mentre si trova nel soggiorno della sua casa di Roma e in cui la tecnica di rappresentazione della deformazione della linea curva ricordano i lavori di Van Eyck e del Parmigianino.
Escher è il grande artista isolato che ricorda per personalità e per vicende personali Albrecth Dürer, che non trasmette mai direttamente la sua melancolia ma la codifica e razionalizza all'interno di schemi degni di cervellotici enigmi matematici ma che con le scienze matematiche hanno poco a che fare. Così, nella sua semplicità e abilità comunicativa, Escher resta un genio isolato che non riesce a essere inserito in una corrente ben precisa del XX secolo. I mondi impossibili di Escher sono dei mondi perfetti dove l'occhio dell'osservatore può rifugiarsi, essi sono geometricamente perfetti ma governati dalla legge della relatività, mondi in cui puntualmente l'apparenza inganna.
Costo intero: 12 euro (audioguida gratis inclusa)
Costo ridotto: 5 euro (per studenti solo il giovedì; audioguida gratis inclusa) Durata della visita: 1h 30m. Foto degli autori
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Maggio 2023
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