Nella vita molte persone si interrogano febbrili sulla strategia migliore da seguire per poter incastrare tutti i loro impegni, per risolvere i problemi propri e del prossimo, per sentirsi bene. Si affannano, si ammalano a causa degli sforzi eccessivi, sia fisici che psichici, invecchiano prima del tempo talvolta. Sembra che in certe occasioni questi uomini sprechino soltanto il tempo, e con esso il fiato e la pace, senza rendersi conto di quanto siano vani i tentativi, le nevrosi e i compromessi, perchè non sempre alla fine servono davvero a regalar loro la felicità. Perdono la vita stessa. Il Nullafacente di Michele Santeramo è giunto a tali conclusioni da molto tempo e ha attuato una presa di posizione radicale, a suo dire logica e unica possibile. Secondo l'opinione comune, della gente "normale" rappresentata nelle circostanze dalla Moglie e dal Fratello di quest'ultima, dal Medico e dal Proprietario di casa, il Nullafacente è ammattito, ha smesso di vivere, di fare qualsiasi cosa che possa definirsi pratico. E la ragione è indubbiamente dalla loro parte, visto che il Nullafacente esce di casa appena una volta a settimana per recarsi al Mercato della frutta e della verdura a raccattare i miseri scarti rimasti e così portare alla Moglie le provviste che dovranno farsi bastare per sette giorni. Per il resto, il Nullafacente non conosce altre concrete azioni nell'arco delle sue giornate, se non dormire sulla poltrona e poi alzarsi per raggiungere il tavolo della sala da pranzo sopra il quale lo attende un bonsai, diventato ormai il suo unico amico, confessore, il suo maestro.
"Ponsai" lo chiama il Fratello della Moglie. "Ma frutti e verdure dopo un pò non marciscono?" chiede il Medico al Fratello all'inizio della prima scena. E il Fratello risponde : "Si, ma lui sa quali marciscono prima e quali dopo, si è organizzato", mentre il Proprietario di casa è isterico perchè vorrebbe ricevere le mensilità cui ha diritto finalmente "dopo che la zia è morta, e meno male", e la notte non dorme più perchè pensa ai suoi soldi, che lo cercano e non possono correre a infilarsi nelle sue tasche. Questi tre personaggi si pongono sin dall'apertura dello spettacolo tra il pubblico e il Nullafacente, agiscono da filtro prima di entrare nelle profondità della realtà stramba eretta dal Nullafacente. Assolvono al ruolo dúplice di giudici e interlocutori secondo le regole seguite dal coro del teatro greco antico, si impegnano a trovare una soluzione che sia in grado di soddisfare un bisogno generale per cui il Nullafacente rinsavisca, torni a lavorare e a condurre un'esistenza dignitosa. Ma se l'interesse del Proprietario è concentrato esclusivamente sulla dimensione economica, al Fratello e al Medico sta a cuore invece una questione ben diversa e molto delicata. La Moglie del Nullafacente è infatti malata terminale, necessita dei suoi farmaci che però ora sono finiti, come i soldi per comprarli, ma secondo il Nullafacente non servono ormai nè gli uni nè gli altri.
Non occorrono alla Moglie le medicine perchè tanto lei prima o poi dovrà comunque morire, perchè il suo male è incurabile, e per lui il vero dilemma consisterà nel doverle preparare il funerale. Il Nullafacente espone queste idee con estrema tranquillità, con sicurezza e rilassatezza potremmo dire. Agli occhi degli spettatori e degli altri personaggi, più che un mostro e un insensibile egli si presenta come un uomo che ha preso una decisione totale, seppur folle, e coerentemente con questa ha smesso di fare le cose, di dedicare loro tempo e impegno, dal momento che nulla può cambiare. Il Nullafacente riesce a essere rilassato, a sbeffeggiare, ad apparire quasi saggio, in contrapposizione alle ansie, alle mancanze, alle tristezze di coloro che lo circondano. Ha tagliato alla radice il problema, si è ritirato dalle passioni e dalle opportunità dell'esistenza, si è donato in maniera totale all'atarassia (dal greco antico ἀταραξία = assenza di agitazione, tranquillità) che il filosofo romano Seneca elogia nel suo "L'Arte di Vivere". Ma il Nullafacente non ha fatto però i conti con il fatto che qualcosa o meglio qualcuno potrebbe mutare all'interno del suo castello perfetto. Non ha valutato l'ipotesi che sua Moglie arrivi a un certo punto a essere stanca, a non appoggiare ulteriormente i suoi grotteschi ragionamenti, e si accorga che l'amore immenso che provi nei suoi confronti non basta più. Il Nullafacente non ha mai creduto alla possibilità per cui la Moglie deciderà un giorno di abbandonarlo per trasferirsi dal Medico, da sempre innamorato di lei, alla ricerca di cure e attenzioni da lui ritenute inutili secondo la sua visione del mondo. E allora come si comporterà il Nullafacente dinanzi a tutto ciò? Rinsavirà e tornerà quello di prima, perchè avrà capito di aver perso veramente l'unica cosa importante per lui, e vorrà allora riconquistarla? Metterà da parte i monologhi col bonsai, per riprendere a dialogare con gli altri uomini, a lavorare, e quindi pagare affitti, spese mediche e quant'altro? Il testo di Michele Santeramo, per la regia di Roberto Bacci chiarisce pian piano gli interrogativi, lascia evolvere una trama vivace e ascendente, che vive più di un apice di tensione e, malgrado i numerosi stravolgimenti, si conclude riconducendosi alla forza naturale del sentimento amoroso. Immagini tratte da : - Immagine 1 da www.teatroera.it - Immagine 2 e galleria gentilmente fornite dall'Ufficio stampa del Teatro Era gestito da Micle Contorno
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Dicembre 2022
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