Grazie alla collaborazione con il Cinema Arsenale abbiamo avuto il piacere di incontrare il mitico regista romano che insieme al fratello Marco compongono il duo cult: Manetti Bros. Antonio era a Pisa per presentare il suo ultimo film in concorso a Venezia: Ammore e Malavita. Noi del Termopolio abbiamo avuto l’opportunità di fargli un paio di domande...
Antonio è un piacere poterti conoscere. Questo è il secondo film che girate interamente a Napoli. Che tipo di rapporto avete con questa città? Sembra che i Manetti se ne siano proprio innamorati.
Il piacere è tutto mio. In effetti c’è un legame particolare che si è creato con Napoli. Il nostro meraviglioso rapporto con questa città è nato durante la lavorazione di Song’e Napule. Ci abbiamo girato, in realtà, anche una parte di Zora la Vampira nel 2000. Dovevamo svolgere delle riprese per una settimana ma a causa di una forte pioggia abbiamo girato pochissimo, degli interni purtroppo li abbiamo dovuti finire di girare a Roma. Tutti sanno che la città che ci rappresenta è Roma ma Napoli ci ha accolto fin da subito. Artisticamente è stata un’esperienza folgorante ed è molto galvanizzante girare in questa città, che si presta bene al cinema e alla cultura. L’idea di girare Song’e Napule è venuta al nostro amico Giampaolo Morelli, che con noi ha fatto l’Ispettore Coliandro e molte altre cose. Fin da quando lo abbiamo conosciuto, ovvero dalla prima stagione di Coliandro, ci ha confidato subito che sognava di fare un film con un poliziotto come protagonista che suonava il piano. Abbiamo deciso di accontentarlo un paio di anni dopo, rendendo l’agente in modalità “undercover”, in un matrimonio dove si sarebbe trovato un criminale della camorra da incastrare. Il mitico Luciano Martino, lo storico produttore italiano che purtroppo ci ha lasciato qualche anno fa, fu determinante per girare questa pellicola. Noi lo avevamo contattato per poter girare il nostro film horror Paura ma lui dopo aver letto la sceneggiatura di Song’e Napule se ne innamorò. Anche se non era tanto convinto da Paura ci promise che lo avrebbe prodotto a patto che avremmo realizzato insieme a lui il nostro film ambientato a Napoli. Con la sua solita energia e faccia tosta ci bocciò il titolo, noi l’avevamo chiamato “Inside Napoli” ma lui rubò il titolo al copione di un ragazzo e ci impose Song’e Napule. Luciano era un caro amico. Ci ha insegnato tanto e forse è grazie a lui che ci siamo ritrovati in questa città. A Napoli c’è tanto da raccontare e quando ci trasferimmo lì per iniziare le riprese ci rendemmo subito conto che avremmo avuto molti altri spunti per raccontare altre storie. Come ti ho detto, Song’e Napule non era un film totalmente nostro, visto che l’idea era venuta a Giampaolo, mentre Ammore e Malavita (qui trovate la nostra recensione del film) è un’opera personale. É la nostra personale Napoli, quella che abbiamo imparato a conoscere e ad amare.
Molti critici a Venezia hanno parlato di Ammore e Malavita come la risposta italiana a La La Land di Damien Chazelle, ti ritrovi in questa affermazione?
Guarda, sarò molto sincero, non sono mai riuscito a capire il perchè La La land si sia notato così tanto. È un musical e in America i musical si girano in continuazione. Onestamente, il film non mi è sembrato così tanto una novità. Un’opera ben realizzata ma non un capolavoro a mio modesto parere, forse è meno popolare e più d’autore, per questo magari ha riscosso molto successo da parte della critica. L’accostamento credo sia dovuto proprio alla sua partecipazione a Venezia un anno prima. Alla Laguna si è notato moltissimo ed è normale che l’anno dopo, visto il nostro arrivo, i giornalisti abbiano fatto quest’accostamento. Un po’ di sano marketing, niente di più. Quanto vi ha aiutato il fatto di aver girato un film di genere musical? Nonostante affrontiate temi pesanti non si avverte mai pensatezza, anzi tutto il contrario! Il genere Musical aiuta tantissimo. Ti permette di alleggerire molto il racconto. Noi di base siamo dei registi che tendono a fare sempre film innovativi e molto personali, ma non rinunciamo mai a un linguaggio diretto e leggero. Ci teniamo al fatto che il pubblico segua il film sempre divertendosi. Il musical è un genere che aiuta a comunicare alle persone tantissime cose e quando parte una canzone in questo tipo di opera è chiaro che stai giocando, che ti stai divertendo. Il musical ci è servito parecchio, soprattutto a raccontare una storia semplice ma dalle profonde sfumature narrative e con una canzone da tre minuti a volte ce la siamo giocata velocemente. La musica te lo permette, è un canale di comunicazione molto rapido e immediato, attraverso i testi poetici puoi raccontare molto. Invece, dal punto di vista produttivo non ci ha aiutato per niente portare avanti questo tipo di progetto: è molto difficile realizzare un musical. Forse è uno dei motivi per cui non si girano in Italia. Per realizzare un musical, durante la stesura della sceneggiatura, devi subito scrivere le canzoni, quindi devi iniziare a collaborare fin dal principio con l’autore dei testi. Cosa molto importante poi è scegliere il cast: devi sapere che tipo di canzoni sono presenti in modo tale da poter scegliere degli attori che abbiano un certo tipo di voce, inutile dire che gli attori devono essere cantanti. Noi abbiamo fatto un lavoro che ci ha permesso di scegliere cantanti o attori che sapevano cantare benissimo. Bisogna incidere tutte le canzoni prima, quindi, è come se tu incidessi un disco e, puoi capire, non è affatto il nostro mestiere! La cosa richiede molto lavoro. É difficile, non te lo nascondo, ma parecchio stimolante e allo stesso tempo molto ma molto bello, nonostante tutte le difficoltà che ci siamo trovati ad affrontare. Spesso nei film che parlano di camorra o criminalità molti personaggi tendono a essere stereotipati, in Ammore e Malavita invece i vostri interpreti hanno letteralmente bucato lo schermo. Uno di quelli che ci ha incuriosito maggiormente è quello di Donna Maria, interpretato da una grande Claudia Gerini, ce ne puoi parlare? Donna Maria è senza dubbio una sognatrice. Può risultare perfida perchè sta in un contesto familiare malavitoso, è la donna del boss e, forse, anche qualcosa in più. É dotata di una fervida fantasia e, pur di fuggire e abbandonare quella vita criminale che la circonda, mette in atto un piano molto cinematografico, ma lo fa sognando. Immagina una vita da film ma chiaramente impossibile da realizzare. Il personaggio di Claudia Gerini (clicca per la scena tratta dal film: ‘’La Canzone della serva’’) è assolutamente il motore della nostra opera e a noi è servito tanto perchè ha reso una storia di camorra leggera, più del musical forse. La moglie del boss che sogna il cinema ha permesso a noi inguaribili cinefili di divertici dal punto di vista registico. Io e Marco siamo appassionati di cinema americano d’azione e, grazie a questo cast di eccellenze, ci siamo potuti sbizzarrire, realizzando delle scene d’azione che potevano sembrare un mix tra Matrix e James Bond. E, ovviamente, abbiamo alleggerito parecchio il film perchè altrimenti avremmo rischiato di fare il solito film su Napoli e la camorra.
Come e in quanto tempo avete scelto il cast? I personaggi di Ammore e Malavita hanno una personalità ben definita, merito senza dubbio dei vostri straordinari interpreti.
In fase di sceneggiatura, come ti dicevo, dovevamo definire già il cast e ti dirò la verità: non volevamo ripetere il cast di Song’e Napulè. Io, mio fratello e il nostro co-produttore non volevamo perchè ci dava l’impressione di girare Song’e Napule 2. In seguito ci siamo accorti che era impossibile non ricontattare Giampaolo Morelli, Serena Rossi e Carlo Buccirosso. Sono tre attori completi, tre talenti straordinari. Cantano, recitano e sanno sempre quello che devono fare. Tre profili di altissimo livello, difficilissimi da trovare in giro. La nostra missione era quella di realizzare un nuovo film e quindi non ci siamo fatti influenzare dallo spettro del film passato e, infatti, abbiamo concepito una storia tutta nuova. Una delle difficoltà che abbiamo riscontrato è stata quella di trovare l’altra Tigre, uno dei letali sicari di Don Vincenzo. Devo ammettere che siamo stati parecchio fortunati perchè abbiamo trovato un talento come quello di Raiz (clicca per la scena tratta dal film: Guaglione ‘e Malavita). Ci ha sorpreso perchè lo conoscevamo solo come cantante ma come attore è stata una scoperta; con l’espressività che si ritrova riesce a comunicare tanto. Non oso definirlo la vera sorpresa del film. Se ne parla poco perchè forse è il meno attore rispetto al resto del cast ma è stato eccezionale. Non da meno Franco Ricciardi, che non poteva mancare in questo cast perchè secondo noi è la voce soul migliore in Italia in questo momento. Un cantante che inspiegabilmente non riesce a uscire tanto da Napoli, una grande voce; anche Matteo Garrone lo ha usato in Gomorra. Claudia (Gerini) invece è stata una scelta osata. Ci serviva un’attrice comica che ballava, cantava e recitava e lei aveva tutti i requistiti nonostante non fosse napoletana. Era la scelta giusta. Lei era contenta matta e, pur di lavorare con noi, ci ha detto che a casa sua si parlava napoletano dato le sue origini campane, cosa non vera (Ride ndr) ma che ci ha subito fatto percepire l’entusiamo e il calore di quest’attrice. Ha anche avuto un coach fantastico come Carlo Buccirosso. Se i personaggi sono risultati definiti e dalla grande personalità dobbiamo dare il merito al nostro cast. Quando scegli gli attori gli dai le chiavi del personaggio e puoi cambiarlo fino a un certo punto. Noi lasciamo sempre molta libertà agli attori e, fino a oggi, i risultati ci danno ragione.
Quanto è importante la musica nei vostri film?
Tanto. La musica è una componente importante dei nostri film. Noi nasciamo come registi di video musicali, ne abbiamo girato tantissimi. Quello che siamo lo dobbiamo al nostro passato nell’ambiente musicale. Abbiamo portato tutta quell’esperienza nella nostra avventura cinematografica, sin dai nostri primi film. Con Torino Boys, che non è assolutamente un film sulla musica, ci siamo divertiti a esplorare il mondo underground dell’hip hop e del rap, ormai old school visti i tempi che viviamo. Così come con Zora la Vampira. Quest’ultimo film è quello che ci ha deluso di più. Purtroppo gli incassi non andarano per niente bene, la nostra inesperienza ci ha fatto commettere degli errori. Ma abbiamo pensato più volte di rigirarlo proprio in chiave musical. Un vero e proprio musical tra i palazzi di Ostia, come l’inizio del film. Era quella la giusta dimensione del film, sarebbe stato perfetto. Anche in Piano 17 la musica ha un’aspetto fondamentale. Tra l’altro è il film a cui siamo più affezionati, quello che ci ha fatto diventare quello che siamo oggi.
Ringraziamo come sempre il prezioso staff del Cinema Arsenale di Pisa ed Eva Dei per le foto.
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Dicembre 2022
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