La stand up comedy intelligente e vera di Filippo Giardina approda a Pisa con il suo ottavo monologo dal titolo: “Lo ha già detto Gesù” e non potevamo farci sfuggire l’occasione di scambiare quattro chiacchiere con uno dei migliori autori italiani. di Salvatore Amoroso Hanno definito il suo ultimo spettacolo “Lo ha già detto Gesù” una vera e propria cura dimagrante per l’anima. Filippo Giardina, comico romano, fondatore del progetto satirico Satiriasi, approda a Pisa grazie alla chiamata del prode circolo Leningrad che nella location Officine Garibaldi trova la cornice perfetta per una serata intelligente dove la cultura e la “risata libera” la fanno da padrone. Per una sera Giardina, ci fa dimenticare tutte le nostre sciagure e i nostri affanni, offrendoci uno spettacolo pieno di importanti riflessioni. Lo ha già detto Gesù è uno spettacolo intelligente che come primo obiettivo ha quello di far ridere le persone ma che se ascoltato attentamente fornisce allo spettatore degli spunti non da poco. Giardina ci ricorda che solo con la sensibilità di chi vede nella cultura e nell’arte la strada giusta da seguire riusciremo a ricostruire la nostra identità nazionale, ormai alla deriva. In un paese dove i social e l’ignoranza monopolizzano le nostre giornate, gli autori come Giardina sono un’autentica boccata d’aria fresca e lo si evince subito dal variegato pubblico che ha partecipato alla serata di giovedì 28 giugno. La notte di stand up è stata aperta da Ivano Bisi e Salvatore Zappia, volti giovani della comicità pisana che si sono fatti subito notare con umiltà, talento e tanta voglia di far ridere. IlTermopolio ha colto l’occasione per intervistare il comico, che con molta disponibilità ci ha rilasciato quest’intervista e ci auguriamo di poter assistere al più presto al suo prossimo spettacolo. Filippo grazie per la tua disponibilità, parlaci dal tuo ultimo spettacolo: Lo ha già detto Gesù. Lo ha già detto Gesù è uno spettacolo pacifista tra eccesso e sensibilità in cui, come sempre, il nemico è allo specchio. I monologhi per me sono come una strada che scorre parallela alla mia vita, ogni tanto mi fermo e racconto quello che ho vissuto e ho pensato nei due anni precedenti. Ogni volta che inizio a scrivere uno spettacolo mi pongo sempre la stessa domanda: “avrò ancora qualcosa da dire?”, poi per fortuna riesco ancora a trovare qualcosa che mi piace e mi diverte dire. Da cosa prendi spunto per scrivere i tuoi monologhi? Le persone felici vivono la vita, le persone più problematiche sentono il bisogno di raccontarla. Principalmente prendo spunto dalle cose che mi fanno stare male o che mi infastidiscono e che, attraverso la comicità, in qualche modo provo a esorcizzare. Di certo non sono il tipo che scrive quando è felice. Puoi parlarci del noto progetto Satiriasi? Satiriasi è stata un’officina di monologhi satirici. Nel 2009 dopo aver scritto un manifesto programmatico, ho proposto a una serie di comici molto diversi l’uno dall'altro e molto talentuosi, di fare 10 serate di monologhi dal vivo, una ogni 15 giorni, nelle quali ciascuno di noi si sarebbe sforzato di portare in scena ogni volta un monologo inedito. Per me e per tutti i comici che hanno partecipato Satiriasi è stato una sorta di master in comicità durato 5 anni. Cosa ricordi di quel primo anno e che consiglio daresti ai giovani che vogliono intraprendere questo mestiere? In quel’anno facemmo da subito pienoni nel locale dove ci esibiviamo, e da subito ci fu curiosità. Man mano che andava avanti il progetto siamo tutti migliorati, perché ci confrontavamo e facevamo molte prove, una cosa che i giovani comedian di oggi non fanno quasi mai. Capisco il bisogno di guadagnare e la voglia di arrivare subito, ma il confronto in ogni tipo di mestiere è fondamente e nel nostro campo se non provi, concedimi il termine, sarai sempre una pippa! Ogni volta che scrivo un nuovo spettacolo, prima di portarlo in scena provo moltissimo e spesso davanti a una singola persona. Superare l’ansia del giudizio e lo sguardo feroce e a volte annoiato di una singola persona costretta ad ascoltarti per un’ora, ti fa capire subito cosa funziona e ti da molta sicurezza. Il consiglio principale per i giovani comici è che questo è un mestiere e come in tutti i mestieri ci vuole dedizione, pazienza e non si può bluffare. La passione non è tanto nell’avere un’idea creativa, ma nel metterti a lavorare quindi scrivere, riscrivere e provare. Nella mia carriera ho visto gente di talento non fare questo lavoro e persone scarse farlo di professione solo grazie a una incredibile costanza e determinazione. Hai considerato Satiriasi una vera e propria rivoluzione culturale perchè il mondo del comico è finalmente libero, è ancora oggi così o è cambiato qualcosa? Per vent’anni il mondo della comicità italiana è stato intrappolato tra la comicità pop di Zelig e la satira antiberlusconiana. Grazie all’esperienza di Satiriasi, oggi, si parla di stand-up comedy e ci sono persone che possono salire su un palco e dire tutto quello che gli passa per la testa, davanti a un pubblico in silenzio e disposto ad ascoltare. In questo senso penso che ci sia stata una rivoluzione culturale. Adesso toccherà ai comici contemporanei e futuri essere bravi, solo in questo modo questo genere comico si potrà diffondere. Ringraziamo Filippo Giardina e tutto lo staff de Il Leningrad Cafè. Immagini tratte da: Foto fornite da Lorenzo Antei Potrebbe interessarti anche:
0 Commenti
Lascia una Risposta. |
Details
Archivi
Maggio 2023
Categorie |