25/10/2016 La Prossima Stagione - L'emozionante Rapsodia in parole e immagini di Michele SanteramoRead Now
Giovedi 20 Ottobre al Teatro "Era" di Pontedera anche il Termopolio ha avuto di modo di assistere al toccante monologo dell'autore barese, accompagnato dalle illustrazioni "parlanti" di Cristina Gardumi.
Un uomo e una donna seduti in spiaggia. Estate 2015. Un marito e una moglie. Massimo e Viola. Accomunati, ancor prima della nascita, perchè entrambi non cercati, non voluti, ma arrivati l'uno a seguito di una violenza l'altra per un aborto non portato a termine. Due esseri umani a cui la vita non ha dato il benvenuto secondo le norme, e portati dalle avversità a rinchiudersi nella convinzione di poter trovare la loro dimensione all'interno di un isolamento reciprocamente condiviso.
All'apparizione in scena su uno schermo nero, rappresentati attraverso le magnifiche illustrazioni dell'artista visiva Cristina Gardumi, vivono i loro primi trent'anni i due e unici protagonisti de "La Prossima Stagione", toccante e significativo spettacolo teatrale nato da un'idea di Luca Dini e Michele Santeramo che di questo monologo per immagini è anche il regista, l'autore, l'interprete di Massimo e Viola. Barese di Terlizzi, classe 1974, Santeramo naviga da diverso tempo col vento in bocca sul palcoscenico componendo testi per varie compagnie e aggiudicandosi premi del settore come il "Riccione" nel 2011 e l'"Hystrio" nel 2014. Partorisce "La Prossima Stagione" due anni orsono, quando sviluppa il progetto di mettere in scena una storia in grado di mettere in luce due componenti del mondo radicalmente distanti tra loro: la tenerezza dell'animo umano, e la fantascienza nella società. Qual è la chiave di volta per mezzo della quale è possibile lasciar convivere due elementi così stranieri fra loro, e fondamentalmente portavoci di un microcosmo da un lato e di un macrocosmo dall'altro?
L'autore ottiene le proprie risposte affidandosi allo scorrere inesorabile del tempo, al succedersi degli anni, anzi dei decenni compresi tra il 2015 e il 2065, sei decenni che si tramutano in scene esibite all'interno del piccolo spazio casalingo e intimo appartenente a Viola e Massimo. Microcosmo per l'appunto dei coniugi, che dialogano del loro presente e ancor di più del passato, molto poco invece di un futuro sempre incerto, mai effettivamente deciso secondo le proprie volontà, bensì destinato progressivamente a cadere sotto le imposizioni del macrocosmo esterno, dei cambiamenti estremi verificatisi nelle trame di una società distopica.
Viola e Massimo trascorrono la maggior parte del tempo a battibeccare, a esternare rimorsi e mancanze, si rattristano spesso, tirano il fiato. Non esiste però alcuna traccia di aggressività durante i loro confronti, neppure nel momento in cui i flashbacks giungono a travolgerli e conducono a galla tradimenti, segreti. E' d'altronde un'innata e commossa tenerezza che avvolge i loro spiriti e la predisposizione dell'uno per l'altra. Più delle tante parole dette e straripetute, ad esprimere le verità più importanti, i valori che sopravvivono si innalzano i silenzi, le "emozioni mute" che altrimenti non produrrebbero determinati effetti. Come ad esempio il "Ti amo" che a pochi secondi dalla morte l'ottantenne Massimo rivolge alla sua compagna senza fare ricorso ad una sillaba, nè ad un sussurro o un gemito, ma trincerandosi d'improvviso dietro un profondo silenzio. Movimenti dei corpi ridottissimi, riflessioni e tentennamenti frequenti contraddistinguono ad ogni singola stagione, dalla prima alla sesta ed ultima, le raffigurazioni sotto l'aspetto di coniglietti che l'artista bresciana Cristina Gardumi crea e proietta sullo schermo affiancato alle battute e ai fremiti prodotti dalla voce di Michele Santeramo. Al buio della minuta Sala Cieslak del Teatro "Era", dinanzi ad un pubblico raccolto in pochi metri, i suoni della narrazione e delle musiche si fondono con le diapositive in slow-motion di Cristina dando luogo ad una coinvolgente Rapsodia, al termine della quale occorre un minuto buono prima di poter abbandonare l'atmosfera fragorosa della rappresentazione.
Con abilità Michele Santeramo veste i panni dei due personaggi, costruendo uno scambio realistico e intrigante, caratterizzato dai toni più disparati che si alternano tra le pieghe delle discussioni tra marito e moglie. In questo modo lo spettatore viene invogliato a ridere per i capricci e le assurdità di alcune situazioni, soffre davanti ai rimpianti crescenti di Massimo e Viola, segue la voce del narratore fuori campo allorquando mediante l'escamotage di un quadro dipinto dalla donna ha luogo una digressione incentrata sui risvolti sorprendenti espressi dalla memoria umana. Come anticipato in precedenza, i coniugi sono ritratti in linea con un'ordinata successione temporale, che li vede invecchiare nel corso del Nuovo Millennio in misura sempre peggiore. Dopo aver abbandonato la speranza di un figlio e di fuggire dal tran-tran comune, Massimo e Viola si ritrovano risucchiati dalla loro incapacità di agire, e finiscono per rimpiangere la rivoluzione che non hanno attuato nè a livello personale nè socio-politico.
Pertanto un decennio dopo l'altro cadono assuefatti da barrette energetiche che hanno preso il posto dei cibi, sino a diventare obesi e non essere capaci di risollevarsi da terra dopo una scivolata. In una realtà in cui i cambiamenti corrono veloci, essi sono presentati nel capitolo successivo rinsecchiti come manichi di scopa perchè ripuliti di tutto il sangue che ad un certo punto si narra abbia sostituito il denaro quale moneta di scambio. Per poi incontrarli infine nel 2065 complici nell'ultimo countdown possibile, quello della morte che in una certa epoca viene programmata in data precisa. I decenni sono giunti oramai al capolinea, Massimo e Viola hanno toccato gli ottant'anni. Nonostante le tante metamorfosi assunte, il loro modo di rapportarsi non cambia di una virgola, mantenendo intatta la delicatezza che non li ha mai fatti separare. Immagini tratte da Foto dell'autore Ringraziamo caldamente la responsabile dell'Ufficio comunicazione Melanie Gliozzi per il materiale, gli accrediti e la generale disponibilità.
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