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24/2/2018

La Stand-up comedy sbarca a Pisa: IlTermopolio incontra Ivano Bisi e Nicola Selenu

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Nella fantastica cornice del Leningrad Cafè abbiamo intervistato l’eclettico stand-up comedian Ivano Bisi e il fondatore di Stand-up Comedy Italia Nicola Selenu. Un’occasione per entrare più da vicino nel mondo della stand up.
di ​Salvo Amoroso
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​Ivano che piacere conoscerti, parlaci un po’ di te e di come la Stand-up comedy sia entrata nella tua vita?
Grazie a voi per questa intervista. Ho iniziato a muovere i primi passi sul palco quasi per caso. Ho chiesto a un amico se a Pisa esistesse la stand up comedy e lui mi ha messo in contatto con Nicola Selenu. Nicola mi ha spiegato che a Pisa non c’era una realtà che si occupava di stand up ma mi spinse a esibirmi. Per me che non sono mai salito su un palco è stata dura ma mi sono lanciato, anche grazie al supporto di Nicola che aveva intravisto il mio potenziale, leggendo alcune battute sulla pagina facebook che gestisco, ovvero il Cinemaniaco. Purtroppo i palcoscenici delle Stand Up non sono molto sponsorizzati e tuttora si fa un po’ di fatica a emergere ma la Stand up attira tanta gente. Ad esempio la prima volta che ci esibimmo fu al Mixart e vennero una settantina di persone, non solo curiosi ma anche diversi cultori. In Toscana la situazione della stand up è un po’ moscia e, se devo essere sincero, devo ringraziare vivamente i ragazzi del Leningrad Cafè, perchè il vero focolare della stand up comedy Toscana adesso si trova proprio a Pisa.
Ivano tutti si chiedono cos’è la Stand-up comedy? Puoi parlarcene meglio?
Meglio di me ti saprà rispondere il nostro Nicola (ride). Io faccio stand Up solo da due anni e non so spiegarti bene cos’è, ma posso spiegarti la differenza che c’è tra un ragazzo che fa stand up e un altro che fa semplice cabaret. Intanto in America questa distinzione non esiste perchè per loro è tutto cabaret, ma noi in Italia e in Europa, seguendo i dettami della commedia dell’arte, abbiamo questa distinzione: il cabarettista è generelamente colui che si traveste, interpreta un personaggio, fa il suo tormentone e diverte la gente. Questo è cabaret nudo e crudo, l’artista non rivela nulla di sé ma mette in mostra un personaggio. Nella stand up, invece, l’artista si mette in gioco, non interpreta nessun personaggio, non indossa nessuna maschera ma parla al pubblico come se fosse tra un gruppo di amici. Questo è il mio personale modo di vederla, te l’ho fatta molto breve ma è la mia visione artistica. Nei miei spettacoli scherzo con il pubblico e interagisco con loro il più possibile. Chiaramente, invito tutti a leggere i manuali che hanno scritto sulla stand up e non solo, ma sono sicuro che Nicola saprà spiegarti al meglio la definizione. 
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​Cosa ci vuole per essere uno stand-up comedian e quanto lavoro c’è dietro?
Io le prime volte pensavo che bastasse scrivere, imparare a memoria e salire sul palco, invece non funziona affatto così. Elabori e scrivi il tuo testo, lo impari, lo inizi a provare ma devi rendere tutto spontaneo, la gente deve seguirti e deve crederti in quel momento. Tutto quello che vedi sul palco è frutto di una spontaneità ricercata quindi di un duro lavoro. Bisogna provare e riprovare per rendere propri gli spettacoli. Io mi sono affacciato al mondo della stand up da due anni e non ho ancora tanta esperienza, forse per questo molte cose mi riescono in maniera spontanea. C’è sicuramente chi è più portato e chi magari non lo diventerà mai. Ho iniziato facendo teatro parrocchiale con testi comico-demenziali in toscano, non avrei mai creduto di imbarcarmi in quest’avventura. Facevo cabaret nudo e crudo, non avevo proprio idea di cosa fosse la Stand up e posso dirti che non è affatto facile esibirsi. Devi riuscire a dominare il pubblico, a coinvolgerlo altrimenti sarà lui a dominarti. Devi essere molto bravo a improvvisare e il favore del pubblico, a volte, può permetterti di uscire da qualsiasi imprevisto.
Per fare stand up c’è bisogno di una base teatrale?
Questa è una bella domanda. Se io ti dicessi di sì toglierei la possibilià a molte persone inesperte o magari che non hanno mai fatto teatro di cimentarsi in questa disciplina, ma non posso nemmeno dirti di no perchè altrimenti contraddico il discorso che ti ho fatto prima. Ogni movimento è studiato. Dietro c’è uno studio mostruoso e gli artisti affermati, i professionisti, come Louis C.K. per intenderci, non lasciano nulla al caso e il loro lavoro è frutto di anni e anni di studio ed esercizio. Per essere uno stand up comedian di un certo livello non devi essere affatto pigro e come ogni cosa bisogna vederla come un lavoro per poter evolvere e diventare sempre più bravo. Sai come si dice no? Se ti piace il lavoro che fai, non lo farai mai controvoglia perchè appunto lo stai facendo con passione. 
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​Cosa ti ha spinto a lanciarti in questo mondo?
Se devo essere sincero ogni volta che salgo su un palco mi ripeto: “questa è l’ultima volta” (ride), l’ansia che sento è altissima ma poi sento le risate e le urla degli spettatori e tutto questo scompare. Io poi sono esagerato riesco anche a non mangiare. A Milano provai un’ansia assurda, lo stomaco chiuso dalla tensione perchè davanti a me avevo dei personaggi che si erano esibiti in Tv. Palpitazioni, cuore che scoppiava ma mi sono lasciato andare ed è andata benissimo. Mi chiedi cosa mi ha spinto? A essere sincero non lo so, ma forse quell’ebrezza che senti quando la gente ride e partecipa con te, ecco forse è quello che mi spinge a esibirmi, il forte legame che si crea tra attore e pubblico. L’essenza della stand up, di quello che facciamo ogni giovedì tra le mura del circolo Leningrad Cafè sta tutta li. Le emozioni, il calore, le sensazioni le senti tutte e sono bellissime. Per l’artista queste cose sono molto importanti ed è questo ciò che ci spinge a esibirci. Nella stand Up Americana, ad esempio, il rapporto con il pubblico è molto scarno. I loro spettacoli vengono trasmessi molto in tv, ma la tv tende ad appiattire le emozioni. Ho visto molti comici esibirsi dal vivo e fare delle performance mostruose e risultare apatici in Tv e credo sia dovuto proprio al fatto di esibirisi davanti a una platea di spettatori, ci nutriamo di quelle emozioni e senza di esse non saremmo così brillanti e autentici.
Che tipo di differenze ci sono tra stand-up comedy italiana e quella made in USA?
Non ci sono tante differenze. Noi prendiamo in giro Berlusconi o Grillo, così, lo diciamo per par condicio, altrimenti accusano IlTermopolio di essere fazioso (ride ndr) e loro prendono in giro Donald Trump. Facciamo quasi gli stessi discorsi a livello di satira politica. Ma quello in cui loro sono più forti è il riuscire a sfornare comici parecchio bravi che riescono ad affrontare temi seri e profondi con una leggerezza, facendo ridere di gusto il pubblico. É chiaro che in America sono tantissimi e la loro tradizione di stand up è molto più ampia ma riescono a essere sempre leggeri e attuali allo stesso tempo, affrontando ogni tipo di argomento. Noi in Italia parliamo dei soliti argomenti perchè la gente nel nostro paese non vuole essere infastidita o toccata in maniera particolare. Nella stand up, invece, bisogna traverstirsi da lupo per affrontare argomenti scottanti. A volte si parla di cancro, si ironizza su malattie o su handicap particolari ma è chiaro che il comico in quel caso non vuole offendere la sensibilità di nessuno. Noi facciamo pura satira e lo facciamo per scuotere le anime delle persone. Quando invece si forza su certi argomenti o si è volgari, in quel caso si è fuori contesto e scontati e allora hai sbagliato professione. Bisogna avere personalità.
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​Nicola grazie per quest’opportunità, com’è nata l’idea di fondare Stand up Comedy Italia?
Stand up Comedy Italia è nata nel 2014, dopo sei anni in cui ho fatto improvvisazione teatrale comica, però avendo sempre il pallino della stand up. Avevo e ho una grande passione. Dopo essermi reso conto che non riuscivo a farla all’interno del contesto della compagnia teatrale ho cercato delle opportunità in giro. Molti erano scettici perchè dicevano che in Italia non c’è la cultura per la stand up e proprio per questo ho deciso di cimentarmi in quest’impresa, per  poter lanciare la STAND UP COMEDY IN ITALIA. Bisogna dire che in Italia ci sono parecchi artisti affermati in questo settore ma non facevano niente di concreto. Non davano la possibilità alle nuove leve di farsi avanti, di lanciarsi. E allora mi sono rimboccato le maniche e ho creato il sito, la pagina Facebook e non solo: ho dato vita al primo evento in pieno stile Open Mic in cui chiunque, emergenti e non, potessero portare cinque minuti di monologo umoristico a Milano dove vivo.  Questo singolo evento è stato solo l’inizio di questa mia avventura, perchè le serate sono diventate un appuntamento fisso e il successo è stato talmente forte che abbiamo continuato a fare serate ogni due settimane. Attorno a questo movimento si è creato una folta schiera di fan che addirittura ci ha portato anche fuori Milano: Brescia, Biella, Rimini, Bologna, Piacenza, con delle date fisse e la risposta del pubblico è stata più che positiva. Tutto questo ha permersso al pubblico di poter assistere live a questi spettacoli, a molte persone di conoscere questo mondo e agli artisti di affinare le proprie capacità e soprattutto di essere conosciuti.
Le differenze più importanti tra Italia e Usa?
In America la stand up è molto forte, come spiegava prima Ivano. Molti comici che oggi vediamo nelle vesti di attori o conduttori televisi in molte pellicole o in molti spettacoli su Netflix, sono nati proprio dalla stand up. Alcuni di loro lo hanno fatto per 10 anni. La lista è davvero lunga, credimi: Jim Carrey, Robin Williams, Eddie Murphy, tutte persone che hanno fatto tanta gavetta per poi trovare una formula ben più remunerativa. Pensa, anche Woody Allen ha iniziato dalla stand up. In Italia non abbiamo tutti questi anni di spettacoli stand up e quindi siamo indietro anni luce dagli USA. Io, nonostante abbia partecipato a Comedy Central, non posso dire che canali tematici come questo possano incrementare l’interesse del pubblico nei confronti della stand up. Comedy central IT in Italia viene trasmesso solo su Sky mentre in America è il canale di punta della comicità, il punto di riferimento per i comici e per il pubblico. Purtroppo, in Italia abbiamo troppa fretta di bruciare le tappe, dobbiamo per forza avere un riscontro positivo per poter lanciare qualcosa, mentre in America hanno la pazienza di aspettare e questo li porta a sfornare comici come Louis C.K., un talento che ha impiegato tanti anni per sbocciare. 
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​Cos’è la stand up per te Nicola?
La stand up è una forma di umorismo che ha pochi reali paletti. Ognuno chiaramente dà una sua definizione ma io posso darti, da padre di stand up comedy Italia e grosso appassionato, una definizione piuttosto ampia. Sicuramente, bisogna fare una grande distinzione con il teatro classico: nel teatro si fa il monologo, nella stand up si fa un dialogo. Il comico che fa stand up non ha la quarta parete e di conseguenza si rivolge direttamente al pubblico, per questo non è raro che si interagisca con il pubblico e soprattutto non c’è mai un’esibizione di stand up uguale all’altra, perchè il pubblico fa tutto, il pubblico fa la differenza. L’energia e le diverse sensazioni che riescono a darti i diversi tipi di pubblico con cui ti confronti modificano i tuoi spettacoli e di conseguenza quello show diventa unico nel suo genere. Al teatro hai le luci puntate in faccia e devi portare davanti alla platea semplicemente il tuo pezzo. Non puoi permetterti di integrare battute o comunicare con gli spettatori, devi portare a termine il tuo spettacolo e devi essere puntuale come un orologio svizzero. La tua esibizione deve essere il più possibile calibrata sul pubblico. La stand up è più sporca, cattiva, in mezzo al fumo delle sigarette o all’alcool, o può essere più pulita, sofisticata, satirica. Il pubblico può trovarsi di fronte il comico più satirico, più pungente o quello più osservazionale, che magari si concentra su fatti o aspetti della vita quotidiana. Ti dico tutto questo per farti capire che esistono mille forme per fare stand up. 
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In Italia pensi che la satira sia completamente estinta?
È dura in questo momento storico poter affrontare questo argomento. Posso solo consigliare a te e a tutti i lettori del Termopolio di leggere l’articolo sulla satira di Daniele Luttazzi, un grande importatore e creatore di contenuto di stand up comedian, aldilà delle polemiche e accuse di cui è stato oggetto. Lui è stato un grandissimo autore e un grandissimo tecnico e sui tecnicismi Luttazzi è stato un maestro. Ha scritto un bell’articolo riguardo la satira, "Mentana a Elm Street", che, secondo me, dovrebbe essere la bibbia per tutti quelli che vogliono portare avanti un certo tipo di umorismo. Sintetizzo un concetto dei mille che spiega splendidamente ovvero che il comico se la deve prendere con il carnefice e non con la vittima; questo è fondamentale, ogni battuta ha una vittima, ha un obiettivo, ha un target e questo dev’essere il carnefice. Se tu fai un tipo di umorismo in cui attacchi la vittima stai facendo un tipo di umorismo fascistoide. Questo non è solo il pensiero di Luttazzi ma è anche il mio. Bisogna fare sempre attenzione al messaggio che stiamo mandando perchè il messaggio è importantissimo. Non vogliamo fare solo ridere, anzi, la riflessione è fondamentale per la stand up. Il messaggio che deve passare non deve ridursi a messaggio buono o cattivo, la differenza sta nel diffondere un messaggio corretto o nel ridurlo al minimo, semplicemente facendo ridere.

​Ringraziamo Ivano e Nicola per la disponibilità e tutto lo staff del Leningrad Cafè di Pisa per la splendida collaborazione.
​

Foto tratte da: a cura di Giorgio Piccitto.

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