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8/8/2016

L’arte di inventare i libri

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La mostra di Roberto Innocenti al Palazzo Blu di Pisa
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di Eva Dei
“La mia immaginazione, seccata di non essere presa sul serio, si prese una vacanza […] l’immaginazione è un paio di scarpe nuove. E se hai perso le scarpe, cos’ altro puoi fare se non andarle a cercare?
Dal 9 luglio al 16 ottobre 2016, il Palazzo Blu di Pisa, ospita al secondo piano una mostra su Roberto Innocenti. La mostra, a cura di Giorgio Bacci, è promossa da Fondazione Palazzo Blu, in collaborazione con la Scuola Normale Superiore di Pisa.
La mostra è gratuita e molto raccolta, si sviluppa in solo tre stanze, ma non si può non rimanere stupiti vedendo le tavole di quello che è forse uno dei più famosi illustratori al mondo.
Roberto Innocenti, classe 1940, nasce a Bagno a Ripoli e si forma come autodidatta. Decide di dedicarsi alla grafica editoriale illustrando libri. Raggiunge il successo internazionale nel 1985 e nel 2008 riceve l’Hans Christian Andersen Award; ancora oggi è l’unico italiano ad aver vinto questo prestigioso premio, sorta di Nobel degli illustratori.
La mostra che ha deciso di dedicargli la città di Pisa conta 100 tavole originali, tratte da alcuni dei suoi progetti più famosi e originali. 

Nella prima sala troviamo alcune tavole di Rose Blanche, storia di una bambina che scopre l’esistenza di un campo di concentramento vicino al suo paese, al confine tra Germania e Polonia. Riviviamo quindi quella che è stata la tragedia della deportazione attraverso la prospettiva di una bambina, che scopre l’atrocità di quel periodo in modo totalmente ingenuo, ma per questo forse ancora più sconvolgente. Proprio Rose Blanche sancì nel 1985 la fama internazionale di Innocenti, l’opera gli valse infatti il Premio per la Pace Gustav Heinemann e il Das Rote Tuch. L’impegno civile e la critica alla società accompagnano il lavoro dell’artista e si ritrovano anche nelle tavole di un’altra opera presente nella prima stanza del museo, che tratta sempre del doloroso argomento della Shoah. Erika’s Story ripercorre la storia di una neonata ebrea, Erika, che si è salvata dalla deportazione soltanto perché lanciata fuori dal treno dai genitori; come nelle migliori speranze di questi ultimi, la bambina è stata trovata, salvata e cresciuta da persone amorevoli. 
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A completare la prima stanza le tavole della Casa del Tempo; qui al tema della memoria, si unisce quello del non-luogo. Soggetto delle tavole è sempre la stessa casa, una  colonica della campagna toscana. Ma la casa è la stessa e allo stesso tempo non lo è, in un susseguirsi di modifiche umane e naturali che la colpiscono nell’arco di tutto il Novecento. Impressionante la dovizia di particolari e l’attento e significativo studio che l’artista pone in ogni singola parte delle tavole: ogni cambiamento è spiegato, studiato, quasi vissuto attraverso il disegno.

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Ci spostiamo nella seconda sala, dove sono esposte le tavole di altre tre opere. Prima Cenerentola, reinterpretazione della fiaba classica ambientata nell’Inghilterra degli anni Venti-Trenta, in stile Art Deco. Impossibile non rivedere nel principe qualche dettaglio che rimanda a Edoardo VIII e quindi ricollegare tutta la vicenda a quella di Wallis Simpson. Questa è la prima opera in assoluto in cui Innocenti sperimenta una decontestualizzazione rispetto all’ambiente originario. Questa tecnica si ritrova in maniera ancora più evidente in Cappuccetto Rosso. L’artista decide infatti di ambientare la storia in epoca moderna, in una città brulicante di automobili, persone, luci e colori. La nostra moderna Cappuccetto Rosso non deve più attraversare un bosco, ma riuscire a muoversi all’interno di un caotico centro commerciale, chiamato ovviamente The Wood. Il lupo non è altro che un capo gang di periferia che cercherà di ingannare la giovane protagonista, ma per fortuna, come nella fabia originale, tutto si concluderà con un happy end. 

L’ambiente dell’ultima opera della seconda stanza è ancora più particolore, si tratta infatti delle memoria inventiva dell’artista stesso. L’ultima spiaggia, questo il titolo, si sviluppa in un non-luogo letterario. Avendo smarrito la sua creatività, all’artista non resta che cercarla; arriva a una misteriosa locanda in riva al mare, sulla cui spiaggia incontra personaggi letterari e letterati a lui cari: dalla Sirenetta a Don Chisciotte accompagnato dal fido Sancho Panza, fino a Emily Dickinson e Antoine de Saint-Exupéry. Una storia irreale il cui segreto, svela lo stesso Innocenti, è proprio il “dargli la leggerezza di una commedia vagamente surrealista”.
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Arriviamo infine alla terza stanza, che chiude la mostra. Qui troviamo altre due storie molto famose, ma questa volta il lavoro di Innocenti non consiste in una decontesualizzazione o reinterpretazione; Pinocchio e Canto di Natale mostrano infatti l’enorme studio fatto dall’artista per rappresentare fedelmente l’ambientazione che si ritrova in entrambi i libri. Per Pinocchio Innocenti ripercorre e studia quello che è il paesaggio toscano in tutte le sue sfumature, dai borghi alle campagne, mentre per Canto di Natale l’autore si è recato a Londra per un tour dei luoghi dickensiani, a cui si sono aggiunte letture e consultazioni di materiale iconografico dell’epoca. In entrambe le serie di tavole risaltano le particolari prospettive, che sembrano trascinare lo spettatore proprio dentro la storia rappresentata. Sia negli scorci di Londra, sia in quelli dei borghi toscani, si è trasportati nel brulichio delle attività, niente è lasciato al caso o trascurato, in ogni angolo nascosto, in ogni finestra aperta, entriamo a far parte di una nuova scena.
Vi consiglio di visitare questa particolare mostra, apprezzando il lavoro dell’artista in ogni singolo dettaglio e lasciandovi trasportare all’interno delle sue storie.
 
Link per approfondire:
http://www.palazzoblu.it/index.php?id=966&lang=it
http://www.robertoinnocenti.com/default.asp
 
Foto tratte da: foto d’autore

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