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18/3/2016

Pisa fra Demoni e Angeli

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Nella programmazione del festival alla scoperta di Faust, il Mefistofele di Arrigo Boito al Teatro Verdi il 18 e il 20 marzo

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​di Alice Marrani
Continuano le iniziative del festival “Demoni e Angeli – il mito di Faust”, promosso dalla collaborazione di un numero consistente di importanti istituzioni culturali, fra le quali: l’Università di Pisa, il Teatro Verdi, la Scuola Normale Superiore di Pisa, Palazzo Blu, Pisa Book Festival, l’Orchestra e il Coro dell’Università di Pisa, Fondazione Toscana Spettacolo, il Coro Polifonico di San Nicola, l’Orchestra Arché e il Teatro del Giglio di Lucca e il Cineclub l’Arsenale.
Faust è stato preceduto da Don Giovanni Festival “Una gigantesca follia” che ha aperto un progetto triennale nato dall'unione di intenti dell’Università di Pisa e del Teatro Verdi. Lo scopo è quello di creare e valorizzare una rete di collaborazione fra le diverse realtà culturali cittadine attraverso un ventaglio di eventi che coinvolgono tutte le realtà espressive, proponendo concerti, opera lirica, spettacoli di danza e teatrali, proiezioni cinematografiche, lezioni e approfondimenti. Il nobile e non scontato scopo è quello di creare cittadini-spettatori attivi coinvolti nella cultura della città, valorizzare la cultura come fonte di arricchimento personale e come importante fonte di sostentamento economico, aspetto troppo spesso sottovalutato.

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Il 18 e il 20 marzo nella programmazione del Teatro Verdi è inserita l’opera Mefistofele di Arrigo Boito, che torna ad essere rappresentata a Pisa dopo quarantaquattro anni.
È il 5 marzo del 1868 la data della prima esecuzione al Teatro della Scala di Milano. Boito, diplomato al conservatorio di quella città, aveva poi viaggiato in Europa e una volta tornato si era guadagnato un posto nella vita culturale milanese. Legato alla scapigliatura, si rese un attivo poeta e critico musicale per varie testate. Sulla scia dell’anticonformismo, dell’anti accademismo, del culto dell’arte pura, si fece promotore di un importante volontà di rinnovamento del linguaggio musicale italiano: era tempo di realizzare un dramma musicale all’altezza del pensiero e della letteratura mondiali. Per raggiungere lo scopo prese il Faust di Goethe e cercò di racchiuderlo per intero in una sola opera. Si fa sentire la raffinata cultura di provenienza europea. Il tema centrale romantico del contrasto fra ideale e realtà, il gusto decadente per l’esaltazione del negativo e un libretto mastodontico fanno da base al tutto. Il titolo, non Faust ma Mefistofele, pone infatti l’accento sulla figura demoniaca, “l’incarnazione del No eterno al Vero al Bello e al Buono”, “il dubbio che genera la scienza, il male che genera il bene”, com’è scritto nel prologo iniziale, poi soppresso. La volontà di racchiudere l’intera vicenda di Faust e del suo patto con il diavolo in un lavoro unico creò un’opera che gli spettatori della Scala, quel 5 marzo del 1868, videro ed ascoltarono per circa sei ore. Al posto di scroscianti applausi, una tempesta di fischi e aspre critiche portò l’opera ad essere rappresentata solo due volte prima di uscire dalla programmazione.
Boito, dopo quel clamoroso insuccesso, fu costretto ad aggiustare il tiro. Rimaneggiò l’opera tagliando le parti più criticate ed accorciandola nei tempi. La trama, sempre di più concentrata sulla storia d’amore, perse inevitabilmente parte di quegli ideali che erano stati le basi della prima versione. Mefistofele diventa un personaggio grottesco, un diavolo parodistico che è inevitabilmente destinato a perdere. Margherita assume un ruolo molto più importante tanto che le vengono affidate due nuove arie. Come soprano, le viene affiancato un tenore, Faust, che nella versione precedente era un baritono. Ritorna così lo schema d’opera tradizionale dal quale Boito tanto si era voluto allontanare.
Nonostante questo non rinuncia alla forma musicale intrisa di sapori molto più europei che italiani. Rimangono le sonorità wagneriane, le dissonanze, le armonie elaborate e suoni orchestrali che hanno il sentore di Gluck, Mendelsshon e Beethoven, vero elemento che determina l’importanza dell’opera. Mefistofele, adesso più vicina al gusto italiano, fu presentata nella wagneriana e innovativa Bologna nel 1875, e da allora è rimasta nel repertorio dei teatri italiani e stranieri.
Al Teatro Verdi sarà rappresentata alle 20.30 del 18 marzo e alle ore 16.00 del 20 marzo.

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Info su: 
www.teatrodipisa.pi.it
www.teatrodipisa.pi.it/biglietteria/opera

Immagini tratte da: 
Mefistofele, Di Sherling M. / М. Шерлинг, Scanned and processed by Mariluna - Эдуард Старк (Зигфрид). Шаляпин. Издание Т-ва Р. Голикэ и А. Вильборг в Петрограде. 1915. С. 56, Pubblico dominio, voce "Mefistofele (opera)"


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