A parlare è Martina Pignatti Morano, presidentessa di "Un ponte per...", che lo scorso 11 giugno, in occasione dei suoi 25 anni di attività, è stata ospite insieme ad altre associazioni di un incontro incentrato sulla situazione attuale del Medio Oriente e sulle testimonianze di chi c'è stato e di chi, anche da lontano, contribuisce a difendere quei luoghi. Centinaia di persone si sono riversate presso la Facoltà di Ingegneria per sentir parlare di lotte: quella del Rojava, che si batte da anni contro Daesh, meglio noto come ISIS e, parallelamente, contro gli stereotipi e le ipocrisie del potere; quella del PKK, considerato organizzazione terroristica dallo stato turco ma, di fatto, vera e propria ispirazione per la resistenza del popolo curdo; quella delle associazioni che mandano puntualmente aiuti preziosi in quelle zone, come il Coordinamento Toscano per il Kurdistan, "Mezzaluna Rossa Kurdistan Italia", l'Associazione culturale Kurdistan e la già citata "Un ponte per..."; quella dell'Iraq Social Forum, che protesta contro l'ideologia attraverso metodi non violenti come lo sport; quella, ancora, del Progetto Rebedìa, che da anni si occupa di “fare rete” con queste e altre realtà, riqualificando gli spazi lasciati al degrado per dare loro una voce concreta. Ospiti speciali e fulcro dell'incontro sono state le testimonianze di Ivan Grozny Compasso, reporter di guerra e autore di Kobane dentro e del documentario Puzzlestan in cui racconta la sua esperienza, e di Zerocalcare, giunto sino al confine turco-siriano per scrivere un reportage a fumetti per conto de L'Internazionale. Con quest’ultimo abbiamo scambiato quattro chiacchiere nonostante il forte imbarazzo che i bagni di folla generano in lui, dimostrandosi molto disponibile e pronto a rispondere alle nostre domande. Spesso definisci i tuoi lavori "disegnetti". In effetti, almeno in Italia, il fumetto come mezzo tende ad assumere un'importanza minore rispetto al resto della letteratura, nonostante la grande tradizione che abbiamo alle spalle. Si ha anche l'impressione che spesso il termine graphic novel venga utilizzato per "dare un tono"a qualcosa che altrimenti verrebbe sottovalutato. Pensi che il fumetto possa diventare un mezzo importante o davvero non c'è speranza? Io dico sempre che il fumetto per me è un linguaggio, non un genere, quindi può parlare di qualsiasi cosa: può fare interviste, può essere un saggio, un romanzo rosa, un'opera di fantascienza o una storia drammatica. Non ha dei limiti rispetto a quello che racconta. È vero che in Italia spesso si fatica un sacco ad affermarsi in questo campo e che, spesso, il termine graphic novel serve a dargli una dignità che magari non avrebbe all'interno delle librerie. Il problema, però, è anche che i fumettisti stessi dovrebbero sfruttare di più questo linguaggio. Noi abbiamo una grossissima fetta di mercato rappresentata da fumetti d'autore, bellissimi, di intrattenimento e dal fumetto popolare, però, se si va a guardare la Francia (ma anche gli Stati Uniti) si trovano un sacco di fumetti che affrontano anche questioni di attualità. È molto più ampio il catalogo di generi che affronta il fumetto in altri Paesi rispetto all'Italia, questo perché ci manca un po' l'abitudine a farlo, e, secondo me, più lo facciamo e più anche il pubblico si convince di questa cosa. Anche l'idea di aprire un blog, del resto, è abbastanza originale. In Francia, ad esempio, sono molto più diffusi... Esatto. Anche i blog a fumetti sono una cosa che in Italia fanno in pochi, e quei pochi che lo fanno in realtà spesso ci investono poco. Si tratta di un luogo dove fare vedere i propri lavori piuttosto che un declinare il linguaggio del blog a fumetti. Ti sei ritrovato a diventare famoso improvvisamente: dal 2011 tutti parlano di Zerocalcare. Come l'ha presa l'Armadillo che è in te e come l'hanno presa tua madre e gli altri personaggi che incontriamo normalmente sul tuo blog?
che mi trovo a incontrare adesso in termini di media, di riflettori e quant’altro, quindi bisogna fare uno sforzo immane per tenere in equilibrio tutte le cose, cercare di non perdere pezzi della propria identità, stare sempre attento a rispettare tutte le persone appartenenti al mondo da cui provengo... è una cosa superfaticosa. Mia madre ovviamente è molto contenta, pensava che probabilmente non avrei fatto un cazzo nella vita, quindi adesso questa cosa la rassicura molto. Per le altre persone invece è una specie di parco giochi. I vari Secco, Cinghiale, eccetera si trovano per la prima volta ad avere un amico su Facebook il cui profilo viene seguito da giornalisti e lettori, per cui se scrivono cose orrende su di lui potranno metterlo in imbarazzo davanti a molte più persone. Per loro è uno sport riuscire a rovinarmi la vita in questo modo: un giorno in cui sapevano che io non avrei avuto accesso al pc e a internet sono riusciti a far credere a tutti che fossi morto, cambiando anche la data di morte su Wikipedia! Nel tuo primo fumetto ufficiale online hai raccontato il G8 di Genova, di cui sei stato testimone diretto; adesso ti ritrovi, bene o male, a trattare di nuovo questioni politiche. In Kobane Calling fai una distinzione tra quella che è la politca dei "vermi" che si mascherano di ipocrisia e quella volta alla costruzione di una realtà aperta e libera, oltretutto in un luogo inimmaginabile. Secondo te questa rivoluzione culturale è attuabile solo in piccole comunità come quella del Rojava oppure è possibile anche in Occidente, che nonostante si auto definisca custode di valori universali e umanitari, permette ad ampie frange della sua popolazione di esprimere stupidi preconcetti verso chi frequenta i centri sociali, di definire "cagna" la ragazza che mette la foto in costume e picchiare l'immigrato? La risposta non ce l'ho, e penso che non l'abbiano nemmeno loro. Quello che si può imparare dal Rojava, secondo me, non è tanto la formula, quanto piuttosto il metodo. Loro hanno un metodo di autorganizzazione, di democrazia diretta, che cerca di rispondere alle esigenze delle comunità, coinvolgendole direttamente. Poi, ovviamente, c'è tutta la questione della rivoluzione di genere, che parla molto al nostro mondo e ai nostri pregiudizi e stereotipi. Si tratta di cose che si possono declinare nella nostra realtà, ma bisogna capire come farlo in un contesto che è radicalmente diverso da quello, evitando di scimmiottarlo ma assimilandolo. Comunque questo processo richiede tempo: la loro rivoluzione non è stata realizzata in una settimana, magari inventandosi a ogni tornata elettorale un altro soggetto per cercare di capitalizzare in pochissimo tempo. Hanno fatto una lotta che è durata quarant'anni, che adesso li sta appagando. In realtà, probabilmente, bisogna cominciare a prendere in considerazione il fatto che serve pazienza e determinazione, cose che pure a me mancano tantissimo. Hai fatto del romano il tuo cavallo di battaglia, ma hai anche origini francesi. Quanto sono importanti le tradizioni per Zerocalcare?
Rebibbia è spesso presente nelle tue storie (Dodici, pubblicato nel 2013 dalla Bao è ambientato interamente lì), così come le espressioni romane. Quello è perché sono una persona molto attaccata, ho un superorgoglio del mio quartiere, vituperato da tutto il mondo un po' perché è il capolinea della metro, un po' perché è associato al carcere di Rebibbia. Tutti noi abitanti siamo abituati a volerlo difendere da quando siamo piccoli da tutti quelli che ne parlano male. Anche per via del Mammuth! Un'amica che vive lì mi ha detto che a Rebibbia sono molto grati a te per aver riportato in auge il posto. Questa, almeno, è la sua percezione... (Si mostra sorpreso) E invece io ho percepito che non gliene frega un cazzo a nessuno! (ride) Però, sì, effettivamente per noi il senso di appartenenza è importantissimo. Per dire, Lo chiamavano Jeeg Robot per me parla di un altro quartiere, e per me è come se fosse un'altra città, anche se ci riconosco comunque la “mia” città. E per quanto riguarda il film de La profezia dell'Armadillo diretto da Mastrandrea? Ci sono novità?
Per chi voglia dare un aiuto o saperne di più sulle attività delle associazioni, invitiamo a consultare le seguenti pagine:
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Dicembre 2022
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