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11/3/2017

Almanacco degli accidenti

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di Stefano Pipi


In Italia, forse, non sono molti a conoscere il nome di Stefan Agopian: poeta, saggista e narratore, Agopian (di origini armene ma nato a Bucharest nel 1947) è uno dei più importanti autori rumeni contemporanei. La pisana Felici Editori ha portato per la prima volta l'opera dello scrittore nel nostro Paese, pubblicando e traducendo Almanacco degli Accidenti (che potete trovare nel catalogo di Istos Edizioni)
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Descrivere il libro di Agopian non è per nulla facile. Non lo è per la sua apparente assurdità, condita di un'ironia dissacrante e allucinata. I protagonisti sono Ioan Marin, geografo alla perenne ricerca della fantomatica Anglia, e Zadic l'Armeno, l'uomo dagli innumerevoli mestieri; due vagabondi un po’ scombinati e fanfaroni che si ritrovano, non si sa bene per quale motivo e in quale tempo, a girovagare assieme nella Romania dei primi anni del XIX secolo. I due si scontrano con i casi più assurdi, invischiati in situazioni paradossali in cui non sembra esserci logica alcuna.
Il libro di Agopian è, appunto, un almanacco, una raccolta di vicende fantasiose e bizzarre. A una prima lettura si rimane spiazzati di fronte alla mancanza di senso delle avventure raccontate in questo libricino di poco più di 100 pagine. I capitoli si susseguono senza soluzione di continuità, tra le astruse riflessioni filosofico-religiose dei due protagonisti e la descrizione delle loro tragicomiche peripezie. Eppure, a un lettore attento, il libro di Agopian si rivela per quello che è davvero: un divertissement, certo, ma colto e ragionato. Le pagine sono ricche di citazioni letterarie, metafore bibliche, rimandi ad altre opere (lo stesso nome Zadic è un chiaro rimando a Zadig o il destino di Voltaire) e riferimenti ironici e velati alla situazione politica rumena (il libro è uscito per la prima volta nel 1984, durante la dittatura di Ceaucescu).
L'opera di Agopian non è classificabile. Troppo densa e allo stesso tempo troppo leggera nei toni per rientrare in qualunque genere letterario. In Almanacco degli Accidenti l'umorismo picaresco e un po' sgangherato di Cervantes convive con il citazionismo di Borges, il tutto calato in un'atmosfera surreale, quasi onirica. Un libro eccessivo nella sua assurdità, ma che nasconde una ricchezza di sensi e di metafore che affascina e stupisce.


Immagini tratte da:
- www.istosedizioni.com

 

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