L'ipocrisia di Mark nell' esternazione di un nefasto cameratismo
La decisione di Renton di violare alla fine del romanzo il codice di Leith (mai tradire i compagni), traendo numerosi benefici dallo spaccio di droga – una nuova vita ad Amsterdam - offre al lettore alcuni spunti interessanti. Va commiserato il suo bisogno di fuggire definitivamente da Leith? È un semplice atto di opportunismo, o la reazione di un antieroe dissenziente?
Nella cornice di una tematica pesante come quella della droga si inserisce celata una forte critica allo stile di vita borghese e a quei perbenisti che, trincerati dietro una morale bigotta, si macchiano anche loro di colpe terribili, prime fra tutte l'indifferenza e l'odio verso chi ha stupidamente deciso di "non scegliere la vita". “Renton si era servito di Begbie, lo aveva usato per tagliare definitivamente i ponti con tutto il resto. E Begbie era la sua garanzia di non potere mai più tornare indietro. Aveva fatto quello che voleva. Adesso non ci poteva mai più tornare a Leith, a Edimburgo, nemmeno in Scozia, mai più. Se fosse rimasto lì, non avrebbe mai potuto essere diversi da com'era sempre stato. Adesso che si era liberato di tutti, per sempre, poteva essere quello che voleva. Se la sarebbe vista da solo. E questo pensiero lo terrorizzò e lo eccitò allo stesso tempo, mentre pensava alla sua vita ad Amsterdam”. La dialettica tra terrore e eccitazione, sperimentata da Renton alla fine di Trainspotting, è coerente con il richiamo a Kierkegaard. Citato da Mark in a Counter Disaste, Rents dimostra non solo di conoscere pienamente le basi della filosofia del teologo e scrittore di Copenaghen, ma di aver fatto suo il concetto di scelta. L'affermazione dell'individuo attraverso una scelta vera e significativa, contraddistinta dalla paura o dall'angoscia tanto decantata da Kierkegaard è la stessa sperimentata da Mark di fronte alla sensazione di stordimento per la libertà ottenuta. La fuga di Renton, quindi, non è tanto un prodotto della scellerata politica di Margaret Thatcher, quanto piuttosto il risultato delle proprie scelte. Nell'esternazione di un nefasto cameratismo - panegirico dell'anormalità - , in cui drogarsi è l'unico modo per evadere da una società bigotta e borghese, Mark, a differenza dei propri compagni, riesce ad evadere da quell'inferno chimico in cui sono caduti i propri compagni. Una scelta obbligata - stanco della solita vita a guardare treni e consapevole che anche lui sarebbe finito in quel buco irreversibile in cui si trovano Tommy e Matty qualora non avesse deciso di cambiare vita – e difficile quella di Mark, giustificata dalla certezza che Sick Boy avrebbe fatto la stessa cosa qualora ne avesse avuto la possibilità e che Spud lo avrebbe capito.
Una fuga che però può essere anche letta come un atto di accusa “del suo tempo”, una critica feroce al nichilismo dei propri compagni, motivata in termini economici, consumistici e, in parte, etici.
Nonostante tagli definitivamente i ponti col passato, con le sue radici e con una società che non gli avrebbe permesso di cambiare vita - è l'unico ad andarsene da Leith, a chiudere almeno in parte con la droga evitando di fare la fine di Venters, Tommy, Matty e Dawn – Mark è realmente cambiato? Sicuramente Mark ha un evoluzione “Scotland is the most wretched, servile, miserable, pathetic trash that was ever shagged into civilisation” […] “Ah've never felt British, because ah’m not. It’s ugly and artificial. Ah've never really felt Scottish either, though. Scotland the brave, ma arse; Scotland the shitein’ cun”, un'insofferenza di fronte alla morte di molte persone della sua classe sociale con cui era cresciuto, eppure la scelta di andare ad Amsterdam, la capitale europea della droga e della prostituzione, lascia aperte numerose domande. Che ne è stato di Mark Renton, Sick Boy, Spud e Frank Begbie? Sono passati 9 anni dall'ultima volta che si sono visti tutti assieme. La fuga di Mark, il ritorno alla libertà di Begbie, l'agenzia imprenditoriale di Sick Boy, l'amicizia tra Dianne e Nikki, un nuovo personaggio che si fa convincere da Gas Terry a girare un film porno al piano superiore del bar leithiano rilevato da Sick Boy, sono gli ingredienti alla base di Porno. Sembrerebbe tutto diverso, se non fosse che c'è chi continua a bucarsi in un universo in progressivo cambiamento. In una Leith progressista, pronta a guardare finalmente al futuro – imborghesimento - , dice sbigottito Spud, protagonista è Sick Boy che, con i suoi deliri di grandezza, decide di rilanciarsi dopo essere stato piantato in asso da Mark.
Come in Trainspotting, il romanzo è caratterizzato dall'assenza di moralità. Una lotta per la sopravvivenza, un universo in cui il cameratismo viene meno di fronte al bisogno fisiologico e consumistico. Se con Skagboys Irvine Welsh vuole passi farci credere che c'è un piccolo germe di bontà nei ragazzi di Leith – nonostante la lenta e inesorabile “caduta” - in Porno ritroviamo l’antico detto, valido anche per Trainspotting, dell' homo homini lupus.
In una società imborghesita e in progressivo cambiamento «la vecchia Leith non esisterà più. Guarda Tollcross, adesso è un centro finanziario. Guarda il South Side,: un villaggio per studenti. Stockbridge ormai è da un sacco che è genere da yuppie, la vecchia Stockeree», l'eterna conflittualità tra la decadente Leith, la borghese Edimburgo e la fiorente Fifth Port, i ragazzi del buco faticano ad emergere e solo grazie alla realizzazione di un business legato alla pornografia alcuni riescono ad andare avanti. Cosa rimane alla fine di Mark? Un ipocrita, una persona che di fronte alle continue affermazioni “la verità è che sono una persona cattiva, ma questo cambierà, io cambierò “, continua ad ingannare i propri compagni – vittima -, ancora una volta, Sick Boy.
Bibliografia:
I.Welsh, Trainspotting, London, Vintage, 2004. I.Welsh, Porno, Parma, Guanda Editore, 2003 Belvedere, C., Turnball, R., The Eclipse of Scottish Culture, Edimburgh, Polygon, 1989. Kelly, A., Irvine Welsh, Manchester, Manchester University Press, 2005. Morace, R., A, Trainspotting: A Reader's Guide, London, Continuum, 2001 Schoene, B., The Edimburgh Companion To Irvine Welsh, (ed.), Edimburgh, Edimburgh University Press, 2010. Turner, J., Love's Chemistery, in A. Kelly (ed.), Irvine Welsh, Manchester, Manchester University Press, 2005, p.131.
Immagini tratte da:
- collider.com - collider.com - www.corriere.it
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Maggio 2023
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