A scuola abbiamo tutti studiato i raffinati esercizi poetici di Giosuè Carducci, il quale tentò di riprodurre in italiano il sistema delle vocali brevi e lunghe del latino e cercò di imitare i versi latini da un punto di vista ritmico e accentuativo, che avrebbero finito per suonare “barbari” a un orecchio classico, in quanto poesia meramente artificiale e sofisticata (Contini 1970) Tuttavia l’esperimento carducciano non fu l’unico a tenere banco in Europa: il poeta inglese Gerard Manley Hopkins riscoprì con lo stesso scopo la metrica anglosassone Chi era Hopkins? Nato nel 1844 in una famiglia anglo-cattolica molto devota (la corrente della Chiesa anglicana più vicina alla Chiesa di Roma), egli si convertì al Cattolicesimo romano nel 1866 e, nel 1868, diventò membro della Compagnia di Gesù. Essere un Gesuita significò per Hopkins l’inizio di un vero e proprio conflitto tra arte e vita à la Thomas Mann: la severa vita religiosa gli impediva di esercitare fecondamente la sua creatività poetica, la cui più importante conquista fu la riscoperta della metrica antico inglese, una vera e propria metrica barbara come quella carducciana. A Hopkins dobbiamo l’invenzione del cosiddetto sprung rhythm (“ritmo saltato”), che mira a imitare la lingua parlata; da un punto di vista metrico la prima sillaba è accentata ed è seguita da un numero variabile di sillabe non accentate(Schneider 1965). Hopkins non fu soltanto un deciso sostenitore di una metrica barbara per la poesia inglese, ma si dedicò allo studio dell’inglese antico che, ai suoi occhi, era una lingua molto ricca e viva dell’inglese che egli stesso parlava. Con questo fine, creò composti allitterativi e si dedicò anche alla riscoperta di arcaismi e parole dialettali (Langer, Davies 2005: 328). L’utilizzo dell’allitterazione è da riscontrare nella celebre poesia The Windhover (“Il gheppio”, 1877), dove l’uccellino che si alza in cielo è paragonato a Cristo. Hopkins, considerato un eccentrico dai suoi contemporanei, è tutt’altro che un poeta di nicchia: i suoi versi avranno riscontro positivo presso uno dei più importanti versificatori del Modernismo inglese, TS Eliot, che non esiterà a riconoscerlo un maestro del verso libero. BIBLIOGRAFIA Contini, G (1970) Varianti e linguistica: una raccolta di saggi (1938-1968): Torino, Einaudi. Langer N, Davies W (eds) (2005) Linguistic Purism in the Germanic Languages: Berlin, Walter De Gruyter. Schneider, EW (1965) “Sprung Rhythm: A Chapter in the Evolution of Nineteenth-Century Verse”, PMLA 80 (3): 81-92. Immagini tratte da:
Gerard Manley Hopkins, Public Domain, Wikipedia inglese, voce “Gerard Manley Hopkins”. Giosuè Carducci, Pubblico dominio, Wikipedia italiana, voce “Giosuè Carducci”.
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Febbraio 2023
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