31/12/2016 “Il 28 agosto 1749, a mezzogiorno, al dodicesimo rintocco della campana, io venni al mondo a Francoforte sul Meno”: alcune riflessioni su Johann Wolfgang von GoetheRead Now
Ho deciso di concludere l’anno dedicando l’ultimo articolo del 2016 a uno dei più importanti scrittori, poeti e intellettuali europei (perché non avrebbe mai voluto essere semplicemente definito tedesco), cioè Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832).
Nato a Francoforte in una famiglia agiata, il padre gli imporrà gli studi giuridici, ma la sua vera passione sarà la letteratura. Nel 1771, a Sessenheim, si impegna sentimentalmente con la figlia del locale pastore protestante, Friederike Brion, alla quale dedica i Sesenheimer Lieder (“I canti di Sesenheim”1770-1771). Predomina in questi componimenti la descrizione paesaggistica della natura accanto alla descrizione struggente della passione amorosa. Dopo l’esordio poetico, Goethe rimane colpito da due personaggi storici, uno realmente esistito e l’altro frutto della leggenda popolare e della critica protestante contro la pratica cattolica romana della vendita delle indulgenze: il feudatario Götz von Berlichingen e il mitico Faust. Al primo l’autore francofortese dedicherà un dramma (1773), dove descrive il dissidio del protagonista col mondo: egli è molto vicino al prototipo del personaggio romantico, fortemente idealista, rimasto ancorato a un mondo che non esiste più e prossimo alla modernità e che individua l’unica fonte di salvezza e libertà nell’aldilà e non nel mondo, sprezzantemente definito una prigione. Diverso è il Faust, l’opera di una vita, il testo che più di tutti accompagnò Goethe nel corso della sua esistenza, scritto in gioventù e rivisto fino alla fine. Di ispirazione fu la vicenda mitica del dottor Faust, che vendette l’anima al diavolo per il suo inappagabile desiderio di conoscenza. Se Christopher Marlowe aveva scritto il celebre Faust con intenti moralistici (influenzato dal teatro medioevale), lo stesso non si può dire per l’opera di Goethe, dove si intrecciano vari temi, come la conoscenza, il libero arbitrio, la religione. L’accademico non è un uomo di riflessione, ma è un uomo d’azione (in principio era l’azione, così Faust riscrive i primi versi del Vangelo di Giovanni) ed è pronto a venire a patti con Mefistofele, il diavolo, pur di arrivare al sapere. Il nome di Goethe è tuttavia legato in modo indissolubile al Werther (1774), il romanzo epistolare che prosegue il genere inaugurato dalla Pamela di Richardson e dalla Julie di Rousseau. Il personaggio fondamentale è senza ombra di dubbio quello del protagonista, che si strugge d’amore non corrisposto per Lotte, promessa sposa ad Albert, un uomo freddo e incapace di comprendere gli slanci di Werther, veramente un personaggio romantico a tutti gli effetti. Il romanzo di Goethe ebbe un grande successo a livello europeo, non soltanto da un punto di vista letterario: i giovani dell’epoca iniziarono a vestirsi come il protagonista e, purtroppo, a togliersi la vita, provocando una vera e propria epidemia di suicidi. È opportuno menzionare anche una delle opere più significative dello scrittore tedesco, il Viaggio in Italia (1816-1817). È l’incontro del poeta del nord con l’adorata Italia, il paese dove brillano i limoni. Nel suo viaggio Goethe descrive il Belpaese, la patria dell’antichità classica, quell’Arcadia, quel paradiso che il poeta è riuscito a trovare in Italia.
Immagini tratte da:
http://www.blogtaormina.it/2015/05/11/il-maggio-di-goethe-a-taormina/200715 http://www.viaggio-in-germania.de/goethe-faust.html http://www.i-libri.com/libri/i-dolori-del-giovane-werther-di-johann-wolfgang-goethe/ https://it.pinterest.com/VanDiemensLand/götz-v-berlichingen/ http://www.bur.eu/libri/viaggio-in-italia-1786-1788/
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