Un' interessante intervista al giornalista specializzato in cinema Andrea Guglielmino, che all’Arsenale di Pisa ha presentato la sua ultima opera: ‘’ANTROPOCINEMA’’.
È davvero possibile conciliare cinema e antropologia? Il 21 Novembre al Cinema Arsenale di Pisa abbiamo avuto l’onore di intervistare l’eclettico Andrea Guglielmino, uno dei giornalisti cinematografici più simpatici e autorevoli del panorama italiano, che ci ha spiegato com’è possibile creare un connubio tra due discipline apparentemente così diverse attraverso l’ultima sua fatica letteraria, ovvero ANTROPOCINEMA. Parlare con il nostro ospite è stato illuminante e molto divertente, ci ha fatto capire come senza il cinema saremmo davvero vuoti e non riusciremmo a vedere oltre al nostro naso. Nella prefazione del libro, a cura del mitologico ‘’cinemaniaco’’ Gianni Canova c’è un passo che colpisce subito il lettore e che fa riflettere sulla profondità dell’opera: ‘’il cinema è una cerniera: mette in contatto il nostro sguardo con il mondo. Connette l’uno all’altro. Se non ci fosse, noi e il mondo saremmo più sconnessi.’’ Queste parole, che fanno correre qualche brivido lungo la schiena vogliono davvero elogiare il lavoro di un autore a cui brillano gli occhi quando si parla di cinema, musica, fumetti e letteratura. La passione e l’entusiasmo di Andrea sono contagiosi e speriamo che questa chiacchierata possa essere fonte d’ispirazione per tutti quei ragazzi che sognano di affacciarsi al mondo del giornalismo cinematografico. Ci ha parlato con immensa gioia delle lezioni che tiene alla LUISS di Roma, ci ha confessato che Terminator l’ha proprio stregato e ci ha aperto gli occhi anche sul lavoro dello sceneggiatore di fumetti, tra l’altro ha avuto persino l’ardire di rubare la spada laser a Lord Fener in persona, insomma avrete certamente capito che con Andrea non ci si annoia di sicuro. Un giornalista che ama il suo lavoro e che con grande autoironia e umiltà regala dei fantastici momenti. Con immenso piacere vi proponiamo quest’interessante intervista e cogliamo l’occasione per ringraziare la grande disponibilità dell’autore e come sempre la preziosa collaborazione del cinema Arsenale di Pisa. Presto inoltre recensiremo pure il libro che vi consigliamo caldamente di leggere. Una buona lettura e al prossimo appuntamento con le interviste esclusive de IlTermopolio.
Andrea è un piacere conoscerti, so che sei un docente, un direttore editoriale, un giornalista e persino uno sceneggiatore di fumetti. Ma chi è in realtà Andrea Guglielmino? Questa è una domanda che si fanno in tanti e me la faccio anch’io. Sicuramente il mio percorso è molto eclettico a metà tra la creatività e la teoria sulla creatività, però con un accento più spiccato sulla teoria, per dirla in breve il lavoro che mi dà da mangiare è teorico. Io di mestiere faccio il giornalista per il cinema, non il critico come dicono in molti. Solitamente le due cose vengono associate, nel mio caso no. La critica è una bellissima cosa anche se ultimamente sta cambiando con l’avvento dei vari blog, social network e tutta una serie di elementi che influenzano o in qualche modo si affiancano alla critica. È normale che anche questa deve riuscire a trovare un suo spazio. In generale è importante sapere che si può parlare di cinema senza necessariamente fare critica. Nel mio caso io sono un cronista, vado a intervistare attori, registi, seguo le conferenze stampa. Insieme alla redazione di CinecittàNews, il sito ufficiale di Cinecittà per cui scrivo, ci occupiamo principalmente di cinema italiano e non solo. Questo è senza dubbio un altro modo di scrivere parlando di cinema senza necessariamente fare la recensione, cosa che mi capita anche saltuariamente di fare. Come nasce la tua ultima opera, ANTROPOCINEMA? Antropocinema nasce da un percorso parallelo, ovvero da una serie di speciali che ho scritto per l’altro sito con cui collaboro, il portale d’intrattenimento multimediale e cross-mediatico Everyeye.it, che ha iniziato come portale di videogames per poi estendersi nel mondo del cinema e dei fumetti. Iniziai questa collaborazione con l’allora direttore editoriale Marco Lucio Papaleo, che mi chiese di fare una rubrica su tutti i vari aspetti delle pellicole e dei fumetti di quel periodo. All’epoca uscirono film che ci interessavano parecchio, in particolar modo un remake di Conan il Barbaro, che non andò affatto bene, il reboot del Pianeta delle Scimmie, che ha una parte importante all’interno di questo libro e l’occasione delle uscite dei blue-ray di Jurassic Park, Sherlock Homes e Star Wars. Questo libro nasce in maniera molto spontanea, senonchè man mano che scrivevo e cercavo le tematiche di questi franchise mi sono accorto che c’era tantissimo materiale di cui parlare. Prendiamo ad esempio Conan il Barbaro, un personaggio inizialmente letterario che passa al fumetto, poi arriva al cinema con i film più famosi con protagonista Schwarzenegger, c’è addirittura una serie TV che non è mai arrivata in Italia, poi ci sono dei cartoni animati e varie serie di fumetti in bianco e nero e a colori ognuno con una continuità completamente diversa. Man mano che mettevo a confronto tutte queste versioni mi sono reso conto che si poteva fare per i film e per tutto quello che gli sta intorno un discorso analogo a quello che si fa nell’antropologia culturale con i miti delle culture antiche, cioè li si prende e li si mette a confronto. Analizzando con metodo come cambiano e si diffondono all’interno della stessa cultura, nel tempo e nello spazio, estrapolando le differenze per capire meglio gli aspetti della cultura che produce il mito. Il mito ha una funzione particolare in antropologia, cioè per la cultura che produce il mito il mito stesso è un evento realmente accaduto, un po’ come la nostra storia ma successa tanti ma tanti anni fa in ‘’una galassia lontana lontana’’. Il mito quindi fonda la realtà, ma siccome la realtà cambia questo a sua volta cambia. Nel cinema ci sono delle differenze, per noi il cinema non è vero è intrattenimento, esso non fonda la realtà ma si autofonda, ma il metodo comunque rimane quello. Questa disamina molto particolare è venuta fuori dal mio percorso accademico filosofico con indirizzo storico antropologico. In seguito ho deciso di mettere tutto insieme e di fare un saggio perchè pensavo che effettivamente ci fosse una storia da raccontare. Sono contento che sta avendo il suo seguito e inoltre il libro ha vinto il premio ‘’Domenico Meccoli ScriverediCinema’’ nel 2015, un premio che si dà appunto per la saggistica. Tra l’altro ci tengo particolarmente a sottolineare due cose: la prima è che la bellissima copertina del libro è realizzata da un caro amico, uno dei più grandi talenti italiani a disegnare per Marvel america, il fumettista Stefano Caselli; la seconda è che la prefazione del libro è a cura di Gianni Canova, un gran nome delle critica nazionale che mi ha reso particolarmente orgoglioso. Sto inoltre facendo un ciclo di lezioni alla LUISS di Roma, orientate sulla base del libro.
Parlaci della BUGS COMICS, sappiamo che sei anche uno sceneggiatore di fumetti...
È un’altra delle mie attività parallele che in realtà per quanto possa sembrare strano è collegate alle cose di cui abbiamo parlato in precedenza. Nel momento in cui tu ti metti ad analizzare le storie poi hai voglia pure di scriverle, ma non per protagonismo ma per capire come funzionano certi meccanismi. Per me non solo è utilissimo ma è anche un modo per coltivare una grande passione, quella che nutro per il fumetto. Sono uno sceneggiatore di fumetti, invento le storie, i personaggi, lo svolgimento della storia assieme all’editor che è Gianmarco Fumasoli. In sostanza funziona tutto come una redazione di un giornale, un vero e proprio lavoro di team. Diciamo che una volta che è stesa la sceneggiatura, io inoltre mi occupo pure di scrivere i dialoghi, si passa l’opera a un disegnatore che inizia a lavorarci. Devo dire che quest’avventura sta andando bene, la BugsComics è una realtà editoriale relativamente nuova, nasce un paio di anni fa per spinta di GianMarco Fumasoli, che l’ha messa su con la collaborazione di Paolo Altibrandi e insieme riuscirono a creare una squadra composta da vari disegnatori e sceneggiatori. Il tutto prende spunto in realtà da una rivista esistente negli anni ’90 che si chiamava proprio mostri, non a caso la prima pubblicazione di Bugs Comics è un omaggio a quella rivista. Una testata ai tempi molto nota, incentrata sui mostri e sull’horror, erano gli anni in cui andava di moda Dylan Dog e Freddy Kruger. Insomma la popolarità li portò addirittura a un’interrogazione parlamentare per la violenza contenuta in questi fumetti che in realtà era una violenza estremamente ironica, grafica, non istigava di certo a nessun tipo di violenza fisica. Cosa porta un filosofo a scrivere di cinema? Amore per il cinema. Mi è sempre piaciuto, diciamo che le due cose non sono legate sono due percorsi paralleli. Sono una persona a cui prudono le mani come avrai intuito. Questa grande passione iniziò quando studiavo filosofia, contemporaneamente in quegli anni fequentavo anche scuola di fumetto, perchè volevo diventare disegnatore. In seguito piano piano iniziai ad appassionarmi di scrittura per il cinema perché a scuola di fumetto ci insegnavano pure il linguaggio cinematografico, lì ho incominciato ad interessarmi al cinema in maniera un po’ analitica con un occhio attento, non soltanto alla trama o al plot ma alla inquadratura o alla luce. Diciamo che è stato un percorso abbastanza spontaneo. Cosa ne pensi di quest’ondata di nuovi autori italiani? Mainetti, Fabio&Fabio, Sydney Sibilia o Rovere riusciranno a far evolvere il nostro cinema nazionale? Secondo me è un po’ presto per dirlo. Questi sono dei casi isolati, interessanti sicuramente, dove ci vedo una grandissima volontà da parte degli autori e nel caso di Mainetti anche la fortuna di avere già un budget abbastanza consistente su cui basarsi. Io trovo che lui sia stato bravo e coraggioso nel fare quel film (Lo Chiamavano Jeeg Robot) che è piaciuto e ha ottenuto i giusti riscontri che meritava. Anche Fabio e Fabio che conosco abbastanza bene professionalmente e di cui ho seguito anche il percorso trovo che abbiano svolto un lavoro interessante e intelligente. Sono stati bravi a trovare quell’attore famoso ma non così famoso che aveva voglia di mettersi in gioco come Armie Hammer, un attore in crescita che doveva riscattarsi dal cocente flop The Lone Ranger. Ho grandissima stima per questi ragazzi che stanno portando quest’idea di cinema alternativa ma non penso che sia ancora il caso di gridare alla rivoluzione perchè sono film che sono stati fatti fuoriuscendo dal sistema. La rivoluzione arriverà quando saranno proprio i produttori italiani a cercare quel tipo di cinema con il nostro sistema finanziario, magari rivisto come quello francese, solo allora cominceremo a vedere un cinema nuovo, più intraprendente. Frenerei gli entusiasmi perchè troppo entusiasmo per me fa male, io personalmente vorrei cominciare a vedere qualcos’altro in Italia e non soffermarci troppo a lungo sugli stessi prodotti. Spingiamo questi ragazzi a fare sempre di più, hanno fatto un gran primo passo adesso lasciamogli fare il secondo. Quali saranno per te le sorprese di questo 2017? Rogue One a me personalmente incuriosisce parecchio. Secondo me essendo un film su Star Wars ma libero dalla responsabilità che aveva episodio VII potrebbe essere quella scheggia impazzita che ti soprende. Un po come I Guardiani della Galassia fu per l’universo Marvel, dopo tanti film uguali arrivò dal nulla e con il suo stile accattivante colpì tutti, con i suoi pregi e i suoi difetti ovviamente. C’è Kong a cui io ho dedicato tra l’altro un capitolo del mio libro e sono curiosissimo tra l’altro di queste dimensioni del gorilla aumentate, purtroppo è ancora un altro reboot e credo che l’intenzione sia quella di farlo scontrare con Godzilla quindi anche li un po’ com’è successo per la Marvel e sta succedendo adesso per Star Wars c’è il tentativo di fare franchise. Chissà se ci riusciranno ma secondo me ‘’il gorillone’’ non avrà così tanto successo. Cosa ne pensi invece della formazione accademica cinematografica italiana? Pensi che i giovani italiani si interressino ancora di cinema? Guarda come dicevo prima non avendo studiato cinema all’università non mi sento in grado di dare consigli o suggerimenti, penso che soprattutto nelle scuole manchi un po’ di educazione cinematografica e cultura dell’immagine in generale, potrebbe essere molto più inserita. Io per fortuna ce l’ho avuta attraverso la lungimiranza del mio professore di educazione tecnica alle medie che ci fece studiare linguaggio cinematografico, facevamo dei film e ci divertivamo parecchio, nonostante gli altri insegnanti sostenessero che facevamo solo filmini. Prima mi chiedevi come mai mi sono affacciato al cinema e ti dirò che magari sono proprio tutti questi piccoli tasselli, trovati durante il mio percorso di vita, che mi hanno portato a comporre questo puzzle e probabilmente il professor Pinello ha lasciato un pezzettino di sè nel mio percorso. Io personalmente facendo queste lezioni alla LUISS mi sto divertendo moltissimo e ti dirò che è stata una autentica sorpresa. Non sapevo cosa aspettarmi, ho trovato dei ragazzi con tanta voglia di apprendere, talmente entusiasti che non mi lasciano parlare. Tra l’altro apprezzano tantissimo il fatto che ad ogni lezione porto un ospite, di recente ho portato Andrea Cavaletto, disegnatore di Dylan Dog, adesso porterò Marco Spagnoli ed Eva Carducci. Faccio delle lezioni che sono dei veri e propri incontri di dialogo, nemmeno mi siedo in cattedra. Un’esperienza molto bella e utile anche per il libro, dato che nasce da un’esperienza accademica, anche se non ne ha il taglio, quindi che abbia trovato questo spazio mi fa largamanete piacere. Loro vengono da me non per dare l’esame ma perchè vogliono sapere, sono dei veri e propri appassionati che amano parlare, mi piace tantissimo insegnare in questo modo e cerco di mettermi sempre alla pari perchè se ti metti nell’ottica che ne sai di più non serve parlare. Riescono a cogliere delle sfumature davvero particolari e mi accorgo che c’è sempre tanto da imparare da questi ragazzi. Quali sono i tuoi film e fumetti preferiti? Io sono cresciuto con il cinema di genere quello di Star Wars, Indiana Jones, Ritorno al Futuro, Termintor una delle mie saghe preferite, i primi due sono dei capolavori assoluti e James Cameron è per me il miglior regista della storia. Guardo di tutto, credimi, tanto cinema autoriale e non solo, sono un frequentatore di festival, molto spesso ovviamente per lavoro quindi divoro qualsiasi cosa. Il fumetto super eroistico è quello che mi ha cresciuto, sono molto legato a Frank Miller e Alan Moore. Mi piace tanto anche il fumetto popolare italiano, ho tutti i numeri di Dylan Dog, l’ho seguito in tutte le sue fasi compreso questa sua ultima collana. Poi potrei raccontarti il mio amore per Coppola e Apocalypse Now, insomma non saprei davvero da dove cominciare. Mi piace il cinema, il fumetto e letteratura che si porti dietro un significato che non necessariamente è quello immediatamente riconoscibile, com’è il pensiero dell’autore. Oltre che come studioso ma anche come lettore quello che vado a cercare non è tanto quello che l’autore ti vuole dire ma quello che non ti vuole dire ma ti dice lo stesso perchè è un uomo culturale anche lui, utilizzando una serie di simboli o una serie di cose che magari si legano, che poi sono fondamenti alla base del mio libro. Andrea a malincuore è arrivato il momento di salutarci, che consigli ti senti di dare ai giovani che vogliono intraprendere la carriera di giornalista per il cinema? Consigli? Io in realtà sto ancora costruendo la mia quindi non so quanto possa essere adatto a dare consigli (ride). Nel corso degli anni ho imparato che non bisogna avere mai paura. Molti ragazzi mi confessano che hanno paura che le loro idee possano essere copiate, per me queste sono fesserie perché se l’hanno copiata significa che non era poi così una grande idea. Dovete avere sempre cose nuove da scrivere, buttate giù i vostri progetti a prescindere che abbiate l’editore o meno. Una cosa fondamentale è imparare ad accettare il rifiuto, se mandi solo una storia e pensi che quella sia la storia della tua vita e te la rifutano hai perso in partenza. Su dieci soggetti che mi capita di scrivere per la Bugs Comics me ne bocciano 9 figuratevi. E poi lavorate, se non riuscite a pagarvi da vivere con quello che scrivete trovatevi un altro lavoro, che è fondamentale, meglio cassiere pagato che giornalista non pagato, il tuo lavoro ti deve piacere ma non tanto da farlo gratis, ovviamente il tuo progetto sì, perchè è un investimento, ma è con il lavoro di tutti i giorni che ti devi poter sostenere. Immagini tratte da: Immagine 1, 4, 7, 5: gentile concessione del cinema Arsenale di Pisa Immagine 2: By IlTermopolio Immagine 3: Bugs Comics Immagine 4: LUISS Accademic Gym
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Maggio 2023
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