Grande accoglienza per l'autore napoletano nell'incontro di ieri pomeriggio organizzato dalla Libreria Fogola
Quando partecipi alla presentazione di un libro di Maurizio De Giovanni, entri ben presto in un'atmosfera di tale cordialità e familiarità creata dallo scrittore al punto che non sembra esistere più alcuna differenziazione tra un ascoltatore e l'altro. Così come non importa quasi più che tu conosca a menadito sia la saga del "Commissario Ricciardi" sia le vicissitudini de "I Bastardi di Pizzofalcone", che tu abbia letto soltanto uno dei suoi numerosi romanzi, oppure che tu conosca il celebre giallista napoletano grazie alla fiction Rai o per la sua passione sfegatata per il Napoli calcio. L'abilità e il sincero piacere con cui De Giovanni coinvolge il pubblico e coinvolge sé stesso all'ennesimo incontro, relativo alla sua ultima pubblicazione, compongono un'atmosfera fascinosa che altro non si ritrova se non all'interno dei best-sellers di un autore tradotto in Inghilterra, Stati Uniti, Germania, Francia, Spagna. La virtuosa e minuta Biblioteca dei Cappuccini, situata alle spalle della stazione principale di Pisa, raccoglie a stento al suo interno gli appassionati, ma anche i curiosi, sopraggiunti per conoscere in maniera dettagliata "Pane per i Bastardi di Pizzofalcone", il sesto capitolo del ciclo di romanzi sulla squadra poliziesca capitanata dall'Ispettore Lojacono. Un volume uscito nel dicembre scorso per Einaudi Stile libero, seguito dal successo della trasposizione televisiva di appena due mesi fa e dall'idea di dar voce in prima persona ai "Bastardi" attraverso i monologhi de "La Vita quotidiana dei Bastardi di Pizzofalcone". De Giovanni, napoletano verace classe 1958, scrive tantissimo e con una precisa disposizione. Di norma gli basta un mese per sedersi davanti al pc, partire dalla prima parola del primo rigo e rialzarsi dalla sedia esattamente un mese dopo, con il libro finito. Né rifacimenti, né pause, né digressioni tra un lavoro e l'altro. Raccolta dei materiali, definizione della trama, composizione lineare e priva di pericolosi sobbalzi. D'altronde, nello svolgimento della sua attività di narratore, Maurizio De Giovanni cala spontaneamente la sua dimensione personale e la realtà attuale della Napoli in cui vive. In "Pane", e così sia in altre sue opere, risaltano problemi di indubbia attualità, e ottengono uno spazio precipuo i richiami a episodi di cronaca che, seppur non rimarranno nella memoria per aver conquistato la scena di Pomeriggio Cinque o il prime time di Quarto Grado, attanagliano con disarmante sofferenza la quotidianità delle famiglie italiane. Il medesimo protagonista del romanzo, Pasqualino, fornaio del quartiere partenopeo di Pizzofalcone che diventa inviso alla camorra perché non intende rinunciare alla consolidata tradizione familiare di adoperare il lievito madre per fare il pane, non è un paladino della legge, né tantomeno un supereroe o un modello per i lettori. È anzi un uomo qualunque, né cattivo, né buono, ma solo intenzionato a far bene il suo lavoro, a fare il pane come gli ha insegnato il padre, al quale in precedenza il nonno aveva trasmesso l'identica passione.Il pane, indagato nell'ambito di un suo antico trattamento che gli garantisce una conservazione della sua morbidezza a differenza dei metodi comunemente diffusi oggigiorno, si trasforma in questo modo in uno strumento di riflessione sul mutare dei tempi, sul passaggio dall'appartenenza al quartiere all'individualismo cittadino, un banco di indagine relativo alla necessità di non poter dare per scontato più nulla, nemmeno il pane sulla tavola. De Giovanni riporta in luce la stridente figura di Lojacono e il suo status generale di uomo disadattato nei confronti della vita, ma formidabile poliziotto che traccia la via per gli altri "Bastardi", i componenti della sua squadra accomunati dal desiderio di riscattare errori commessi, frustate della malasorte e tiri mancini.
Non solo pane. De Giovanni ha dato vita a una pimpante panoramica che ha spaziato dall'interessante confronto tra le sue trame e le sceneggiature delle fiction rai, al focus sulla caratterizzazione di alcuni suoi personaggi grazie a un vivo interscambio con i lettori in sala. E ha annunciato, oltre al desiderio di poter tra non molto godere di un status benefico dal nome di "pensione", che probabilmente i cicli de "I Bastardi" e del "Commissario Ricciardi" vedranno la loro conclusione entro il 2020, ma già ai primi caldi di questa estate ripiomberanno in libreria con un nuovo episodio. Fortunatamente è più vicino il mese di Aprile, durante il quale la Bonelli Editore alzerà il sipario sulla versione a fumetti delle storie di Ricciardi, con una versione doppia. E per non farci mancare niente, contestualmente al working progress di una rielaborazione in salsa napoletana del "Don Chisciotte" per Beppe Barra e Nando Paone, De Giovanni si sta dedicando al soggetto di una serie televisiva per Cattleya (la casa cinematografica di Gomorra per intenderci), che vedrà al centro delle sue vicende un commissario, questa volta napoletano, intento a far luce su misteriosi crimini legati all'esoterismo e ad antichi luoghi della sua città un tempo visitati da culti religiosi molto diversi tra loro. La stanchezza non esiste per Maurizio De Giovanni. O forse è una grande passione la risposta a tutto.
Immagini tratte da: - Immagine 1 da www.ibs.it - Galleria e Immagine 5 foto dell'autore
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Febbraio 2023
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