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14/1/2017

 Tollerenza zero: l'uomo moderno come rappresentazione delle atrocità nel mondo

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di Lorenzo Vannucci

Oggigiorno nascondere la violenza ai bambini, dato che la televisione stessa ne trasuda, a partire dai telegiornali, è veramente difficile. In un mondo in cui sempre più stiamo tornando a forme di estremismo – alcuni partiti incarnano posizioni dichiaratamente fasciste o addirittura naziste come i tre movimenti estremisti tedeschi (Republikaner, Npd e Dvu), i tre italiani (Ms-Fiamma tricolore, Forza Nuova, Fronte sociale nazionale), la Democrazia nazionale spagnola, il Partito nazionale britannico, il Fronte ellenico, il Partito della giustizia e della vita ungherese, solo per citarne alcuni  – , è bene ricordare gli errori commessi nel passato in modo da non sbagliare una seconda volta.
Oggi è bene che la violenza sia nota: mettere a conoscenza di tutti fino a che punto è capace di spingersi l'essere umano, mostrare quali torture e atrocità sono capaci di praticare ad altri uomini è utile, forse, per riaccendere in ognuno di noi le nostre consapevolezze ad oggi sempre più intorpidite. Nel mondo televisivo e cinematografico, tuttavia, la rappresentazione diretta della violenza ha dei limiti molto rigorosi, un codice etico e morale ai quali attori e registi devono sottostare.
Ecco allora che lo scrittore, con la sua capacità di instaurare un rapporto  diretto  col lettore, crea delle rappresentazioni della violenza intense e sconvolgenti, maggiormente fedeli alla realtà che ci circonda. Nel romanzo di Marco Salvador, Il longobardo, un uomo viene sventrato, in maniera dettagliata e minuziosa, nei primissimi capitoli, in Trainspotting (Irvine Welsh) la piccola Dawn viene uccisa a causa della negligenza di Renton e compiaciuti, completamente fatti per rendersi conto che il corpo della bambina si stava lentamente spegnendo. In  Mattatoio n. 5 o La crociata dei bambini  di Kurt Vonnegut lo scrittore statunitense racconta, in maniera fedele, gli anni di prigionia in Germania durante la Seconda Guerra Mondiale mentre American Psycho (Bret Easton Ellis) descrive il mondo fatto di appariscenza e superficialità di un giovane ragazzo che, dopo aver scoperto la realtà della depravazione, della prostituzione e delle droghe, diventa un pazzo omicida.

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Se in questi libri emerge un tipo di violenza gratuita, diversa è quella esistente ne Il lercio di Irvine Welsh. Bruce, una volta intrapresa la via dell'autodistruzione – preferendo rovinarsi di sostanze stupefacenti invece di indicare sul caso di un ragazzo di colore ucciso a martellate -, diventa l'incarnazione tutti quelli che non rispettano le regole morali e considera gli altri prede di cui usufruire.
 “L’eguaglianza è soltanto una fesseria”,  dice Robbo durante il corso obbligatorio sulle Pari Opportunità  … “ io credo nell’ineguaglianza giustificabile. Per esempio. Tutta quella gente che mettiamo dentro. I delinquenti. I pedofili. Non sono mica uguali a me. Neanche per idea.” Per quanto Robbo abbia ragione -  è del tutto indifferente se una persona, se così può essere chiamata, sia giunta a compiere atrocità per motivi culturali o razziali, perché mentalmente disturbato o vittima anni prima egli stesso di violenza o perché sotto effetto di sostanze stupefacenti o alcol, resti sempre un assassino -, lui stesso è il primo a non rendersi conto delle atrocità che ha commesso e che continua a commettere fino alla fine del romanzo.
Robbo, forte della sua legge e del suo codice etico e morale che lo rende “intoccabile” di fronte alla giustizia, si trasforma nella quintessenza del delinquente, in una persona del tutto inconsapevole di star compiendo del male. Una persona ancora peggio di quelle da lui arrestate, consapevoli, almeno, di avere ucciso per qualche ragione particolare.
In una società sempre più estremista e nazionalista, costellata di conflitti, guerre di religione e odio, occorre rendersi conto che certi gesti considerati estremi, quali farsi saltare in aria (i Kamikaze), uccidere o  violentare  - inconcepibili mentalmente dalla maggior parte delle persone, sono per alcuni atti senza rilevanza, una cosa del tutto normale.
Persone disgustate da una persona di colore che si abbevera ad una fontana pubblica, gente che sostiene che l'unica disgrazia di queste persone è di essere classificati razza umana,  senza considerare che noi stessi che ci definiamo esseri perfetti, puliti, integri e rispettosi delle leggi, - ma agiamo allo stesso modo di queste persone - ci rende non tanto lontani dall'immaginario disfattista descritto da Irvine Welsh
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Considero il principale nemico della civiltà umana, pertanto, questa insensibilità del cuore che attanaglia l'animo di un ramo della umanità. L’indifferenza verso la sofferenza altrui, il mostrare disprezzo e odio verso una semplice persona che si abbevera ad una fontana solo perché “diverso” preclude alla realizzazione di una società civile più giusta, democratica e, sopratutto, evoluta. Continuiamo a pensare come gli australopitechi: gente che il primo dell'anno piange il mancato oroscopo di Paolo Fox, accusando i media di aver trattato di un tema di minore importanza quale la strage in Turchia.
 Questo forte senso di insofferenza verso le persone di colore viene messo in evidenza da Léonard Touadi, primo deputato nero del parlamento italiano, nel saggio L'intolleranza quotidiana. La storia di Godwin Onyebuchi,  Agry Kwame, Ben Kian,  James Ankona e tante altre sono accomunate da aggressioni, percorse, violenze gratuite nei loro confronti. “Quattro ragazzi in moto sono arrivati e mi hanno assalito per strada, e sono accorse altre persone. Ho visto otto persone. Mi dicevano ‘Dove stai andando’ all’inizio, ma poi non dicevano niente. Mi hanno picchiato tutti. Mi colpivano con mazze sul fianco, sulla testa, dappertutto”,  dichiara Kwame  in un'intervista a Human's rights watch.
La piaga del genere umano, dichiara Thomas Szaz,  non è altro che la paura e il rifiuto della diversità: il monoteismo, la monarchia e  la monogamia non sono altro che il frutto di una convinzione perversa, ossia che ci sia un solo modo giusto per vivere, un solo modo giusto per regolare le questioni religiose, politiche e sessuali.
Oggigiorno c'è sempre più difficoltà a sentirsi parte dell’universo, ad accettare gli altri popoli e le altre etnie.  Non siamo i padroni dell’universo, e solo quando riusciremo a vedere il mondo come una grande famiglia -  piano piano questi fenomeni psicologici inconsci spariranno dalla nostra mente. Fino ad allora, invece, una piccola parte di Robbo vivrà in ognuno di noi, portandoci in un mondo sempre più nazionalista, razzista e xenofobo.

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