Per secoli le colonne d’Ercole hanno rappresentato non solo un limite geografico, il termine estremo e invalicabile del mondo, ma anche un limite stesso all’umana conoscenza.
Sé in Dante né l’amore per la moglie né quello per il resto della famiglia riuscirono a vincere il suo ardente desiderio di conoscenza, nell'Ulisse di Tennyson il protagonista torna a casa, ma in sterili rupi. Colui che ha vissuto ogni tipo di avventura finisce per sentirsi un leone in gabbia, incapace di accettare questa nuova condizione di inattività, destinato come un oggetto ad arrugginirsi. Il polytropos, l’eroe dai mille volti, contrassegna e caratterizza invece l'Odisseo omerico: guerriero coraggioso, imperturbabile di fronte alla morte, astuto, mosso dal desiderio di conoscere, lontano dalla sua terra, dalla casa, da Penelope e da Telemaco. Non plus ultra, le parole che Ercole aveva inciso sulle Colonne d'Ercole, monito a non andare oltre, diventano per l'eroe omerico una sfida perché, spinto da inestinguibile curiosità, si spinge oltre le colonne d'Ercole” “per seguir virtude e conoscenza”, pur sapendo di non essere assistito dalla Grazia. Ulisse non è un eroe romantico, bensì colui che, come in Luciano, sfidando i limiti del sapere imposti da Dio attraverso il folle volo, viene poi punito e travolto da un turbine. Eroe goethiano e medievale allo stesso tempo (peccato d'orgoglio), simbolo dell'uomo moderno per il desiderio di conoscenza. Ecco dunque l'Ulisse dannunziano nei panni del superuomo, di colui che si distingue per indomabile energia alla conquista dell’Universo.
All'apparir del vero tu misera cadesti! Le avventure dell’Ulisse omerico, secondo Pascoli, erano frutto delle illusioni giovanili: al loro svanire, la realtà appare in tutta la sua amarezza. Il poeta toscano immagina Ulisse vecchio, stanco, sofferente, nella sua terra natia, abbandonato allo scorrere del tempo, ripercorre mentalmente le sue imprese e le sue mirabolanti avventure per mare.
A differenza di Saba, che vede un Ulisse stanco e consapevole della sua vecchiaia, ma non per questo desideroso di veleggiare metaforicamente fra scogli insidiosi piuttosto che restare tra le luci rassicuranti del porto, Pascoli rappresenta la fine delle certezze, chiaro riferimento all'inquietudine che attraversa l'Europa alla fine del secolo. Nella letteratura del Novecento la figura di Ulisse diventa sempre più il simbolo dell’inquietudine morale e filosofica dell’uomo contemporaneo. James Joyce spoglia gli eroi omerici delle loro virtù e, come Aretino, propone degli antieroi. Non più eroe coraggioso, incarnazione di spirito e arguzia, ma personaggio mediocre, debole, insicuro, immagine e specchio deformante dell'uomo contemporaneo.
Immagini tratte da:
miti3000.it
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Maggio 2023
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