IL TERMOPOLIO
  • Home
  • Rubriche
  • Cookie
  • Chi siamo

2/5/2020

A sangue freddo

0 Commenti

Read Now
 
di Cristiana Ceccarelli

Sei anni per scriverlo. Un cambio di rotta estremo se paragonato alla sua pubblicazione precedente Colazione da Tiffany, con cui, vendendone i diritti per il film, riuscì a mantenersi per i sei anni successivi: quelli appunto dedicati al libro A sangue freddo, che prima di essere pubblicato integralmente nel 1965 uscì a puntate sul New Yorker dal 1959.
​
Stiamo parlando di A sangue freddo di Truman Capote, chiacchierato e famoso giornalista e scrittore americano. Nella sua non fiction novel senso della scena, maestria nel montaggio della materia documentale e narrativa si incontrano con la cronaca giornalistica. Il caso è il quadruplice omicidio della famiglia Clutter, ricchi, miti e rispettati cittadini di Holcomb, Kansas, uccisi nel 1959, nella notte del 15 novembre.
Foto
Copertina del libro A sangue freddo di Truman Capote

​Un omicidio inspiegabile che scosse tutta la comunità, principalmente dedita ad agricoltura e allevamento. Capote si diresse verso la cittadina prima ancora che gli agenti avessero traccia o idea di chi potessero essere gli assassini, e tutto quello che racconta nel libro deriva se non da documenti ufficiali e interviste, dalla sua diretta osservazione. Il libro infatti è la ricostruzione degli eventi e il racconto delle indagini cui lui stesso ha partecipato.
​
I quattro blocchi narrativi alternano sapientemente i punti di vista, quelli della famiglia, dei colpevoli, degli agenti, con anche un accenno alla sua stessa figura nell’ultimo capitolo, quando si auto inserisce come il giornalista con il quale Perry Smith e Hickock, gli assassini, mantengono un rapporto epistolare duraturo e presente nel braccio della morte.
Presenzialista, mondano, debordante scrittore americano, Capote si immerse nei fatti della vicenda Clutter; un quadruplice omicidio che diventò per lui quasi ossessione: esperienza esistenziale e letteraria allo stesso tempo.
Lo sguardo è cronaca ma anche se ne discosta, con una scrittura che a volte richiama il simbolico e l’allegorico. Come i due gatti randagi che aprono la scena all’arrivo dei due assassini nella cittadina dove hanno commesso l’omicidio dopo una lunga latitanza.

La scrittura lo tradisce, da piana a improvvisamente articolata e descrittiva. Il vocabolario ricercatissimo, come anche i tecnicismi legali e psichiatrici e le similitudini rendono il libro una pietra miliare nel genere ibrido cronaca nera novel, che diede vita a un nuovo genere letterario.
​
“ Una lingua indecisa fra la disciplina del dettato ( giornalismo), la furia della ricerca (esibizione dei materiali) e la seduzione di una sintassi e lessico ricercati. Kauffmann, il primo critico di Capote, parlò di incapacità nello scrivere in un inglese corretto e liscio, forse perché non riuscì a comprendere l’armonia tra i vari registri, quello della cronaca e della tragedia, quello della narrativa, della scena e quello dell’empatia per uno dei due assassini, Perry Smith. Le espressioni forti sono evitate anche quando presumibili, mentre favoriti sono gli idioletti e le espressioni idiomatiche (blood bubbles – a lily-livered lot).”

Anche il linguaggio delle lettere rispecchia empaticamente quella dei mittenti; e la rima persona rende un’esposizione documentale e indizi psicologici. La lingua di Capote è proprio un intreccio fra la registrazione”mentale” della testimonianza e la reinvenzione di un parlato, che è tutto al servizio della “resa della scena”. Come lo è anche la voce narrante in terza persona.

“A sangue freddo non è il romanzo di Smith e Hitchcock: è piuttosto la registrazione narrativa di una società che rivendica la propria sanità ma non smette di produrre male”. La fine, si dice, del sogno americano.

E Capote stesso, con l’obiettivo di portarci davanti a quel male, alla sua complessità, finisce in trappola.. Rimane infatti dubbia la veridicità assoluta del finale come del movente e del perché i quattro omicidi furono eseguiti: commissione di qualcuno della comunità che odiava i Clutter? come viene suggerito in alcuni passaggi; e la forte empatia sviluppata dallo scrittore soprattutto nei confronti di uno dei due assassini, che lo portò a un’ambivalenza di sentimenti micidiale: sentimento personale e l’esito che sarebbe stato più adeguato per il finale della storia.

Questo porta a un’altra questione.

Molti criticano la scelta di sequenzialità . Come giornalista avrebbe dovuto forse scrivere all’inizio quello che ha riportato alla fine. Però, c’è sempre un però: per quanto lo stile si discosti da quello semplice ed effettivo che il giornalismo richiede, capisci, sebbene la ricercatezza, che tutto quello che stai leggendo è vero; e la scelta delle priorità è dovuta a quello che lui voleva far risaltare nella vicenda. Che poi è un po’ quello che devono fare i giornalisti. E se Capote abbia tentato, con il suo libro, di ribaltare le sorti della sentenza?

Capote sembra abbia voluto seguire il corso degli eventi spostandosi dalla linea temporale solo per richiamare degli episodi che approfondissero le figure coinvolte e facessero capire di più su di loro. Ci fa capire nel corso degli eventi quanto uno dei due assassini fosse in qualche modo davvero disturbato: passato infelice, maltrattamenti, visioni, distaccamento; ma se non l'ha detto all'inizio è anche perché questo aspetto non ha avuto risalto per una conclusione diversa. Il medico che fece i test psichiatrici fu chiamato al banco d'accusa e difesa ma, per la legge vigente nel Kansas, non poté che rispondere si o no alla domanda sulla capacità di discernimento del bene e del male degli assassini al momento dell'omicidio. Si o no, solo quello. E infatti la spiegazione del perché di questi due diversi esiti non è stata esplicata in tribunale ma raccolta post dal giornalista, come anche i dibattiti fra professionisti e cittadini che seguirono il caso.

Quindi concludere così, con la verità sulle due figure e la sorte che a loro è toccata, insieme alle condizioni delle carceri, la lista degli stati che ancora prevedono la morte, e i giochi degli avvocati e i vari appelli, voleva forse essere un monito a riflettere. E si riesce solo a riflettere, forse, se prima conosci tutta la storia e poi di improvvisano ti si presenta un'altra sfaccettatura della sua realtà. A quel punto sei costretto a rivedere quello che hai appena letto, sentito, creduto.

Immagini tratte da www.feltrinelli.it

Share

0 Commenti



Lascia una Risposta.

Details

    Archivi

    Febbraio 2023
    Gennaio 2023
    Novembre 2022
    Ottobre 2022
    Settembre 2022
    Luglio 2022
    Giugno 2022
    Maggio 2022
    Aprile 2022
    Marzo 2022
    Febbraio 2022
    Gennaio 2022
    Dicembre 2021
    Novembre 2021
    Ottobre 2021
    Settembre 2021
    Agosto 2021
    Luglio 2021
    Giugno 2021
    Maggio 2021
    Aprile 2021
    Marzo 2021
    Febbraio 2021
    Gennaio 2021
    Dicembre 2020
    Novembre 2020
    Ottobre 2020
    Settembre 2020
    Agosto 2020
    Luglio 2020
    Giugno 2020
    Maggio 2020
    Aprile 2020
    Marzo 2020
    Febbraio 2020
    Gennaio 2020
    Dicembre 2019
    Novembre 2019
    Ottobre 2019
    Settembre 2019
    Agosto 2019
    Luglio 2019
    Giugno 2019
    Maggio 2019
    Aprile 2019
    Marzo 2019
    Febbraio 2019
    Gennaio 2019
    Dicembre 2018
    Novembre 2018
    Ottobre 2018
    Settembre 2018
    Agosto 2018
    Luglio 2018
    Giugno 2018
    Maggio 2018
    Aprile 2018
    Marzo 2018
    Febbraio 2018
    Gennaio 2018
    Dicembre 2017
    Novembre 2017
    Ottobre 2017
    Settembre 2017
    Agosto 2017
    Luglio 2017
    Giugno 2017
    Maggio 2017
    Aprile 2017
    Marzo 2017
    Febbraio 2017
    Gennaio 2017
    Dicembre 2016
    Novembre 2016
    Ottobre 2016
    Settembre 2016
    Agosto 2016
    Luglio 2016
    Giugno 2016
    Maggio 2016
    Aprile 2016
    Marzo 2016

    Categorie

    Tutti

    Feed RSS

Contatti:
  • Home
  • Rubriche
  • Cookie
  • Chi siamo