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13/10/2021

Aldo Cazzullo presenta “Il posto degli uomini”

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di Lorenzo Vanni
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Questo libro è stato più difficile da scrivere del precedente “A riveder le stelle” perché il Purgatorio lo conoscono in pochi, ma è comunque collegato all’Inferno. Nel finale della prima cantica, viene presentato Lucifero che viene precipitato dal Paradiso, ma la terra lo rifiuta e rimane incastrato dalla vita in su. Dall’altro lato sorge la montagna del Purgatorio sulla cui vetta c’è il Giardino dell’Eden dove si trova Beatrice. Quando Dante arriva, Beatrice si arrabbia con lui perché ha amato un’altra donna; il poeta scoppia a piangere e Beatrice lo perdona.
Le donne hanno una concezione moderna nella Commedia e una delle più importanti del Purgatorio è Pia de’ Tolomei, uccisa dal marito per gelosia. Pia è l’unica figura che si preoccupa per Dante e per cui quest’ultimo prova compassione a causa della sua fine. Il marito si trova all’Inferno, nella Caina dove si trovano i traditori dei parenti.
Il Purgatorio venne istituito come regno ultraterreno dalla Chiesa nel 1274, quindi non era così chiaro per Dante e i suoi contemporanei che cosa fosse. Dante lo immagina come una montagna, come un anello di collegamento tra l’uomo e Dio, dove si trovano i peccatori che al termine della loro vita si sono pentiti e grazie a questo pentimento non sono finiti all’inferno. Sulla terra le donne che rimangono pregano per le anime del Purgatorio in modo che un giorno possano accedere al Paradiso. Le donne sono in Dante quelle che si prendono cura degli altri e in questo senso sono figure moderne.
L’opera di Dante è improntata al realismo per più motivi: il primo è che l’esistenza dell’aldilà per chi viveva nel Duecento era una certezza; il secondo, più importante, è che quello che Dante vede nell’aldilà viene ricollegato alle vicende storiche italiane di allora anche dando indicazioni geografiche e astronomiche. In questo senso si può dire che Dante crea un cosmo, tenendo fermi i riferimenti di Aristotele e dei Padri della Chiesa.
Nonostante siano passati settecento anni dalla morte di Dante, la sua opera è più viva che mai e parla di noi. Ovviamente cita molti suoi contemporanei che al tempo erano figure note, ma che oggi non ci dicono niente eppure nonostante questo ci sono molti nomi che ci rimangono impressi. Molti sono gli artisti che nel tempo hanno ripreso alcune sue locuzioni o modi di dire: Ariosto, Foscolo, Shakespeare, Fenoglio. Segno che le parole di Dante non cessano mai di ispirare.​

Immagine tratta da:
amazon.it  

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