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17/3/2018

All'alba della Seconda Guerra Mondiale Montale tra alfieri, scacchi, e una sinistra coltre di neve

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di Lorenzo Vannucci
«Hitler e Mussolini a Firenze. Serata di gala al teatro Comunale. Sull’Arno, una nevicata di farfalle bianche».
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Nel giorno della visita del fuhrer a Firenze, nel maggio 1938, scende nella città una nuvola di falene, che stende sulle strade una coltre di ali bianche che scricchiolano sinistramente sotto i piedi dei passanti. L'estate imminente sprofonda, improvvisamente, in un gelo notturno, in una stagione morta, come se la presenza di Hitler avesse portato il gelo della morte che la guerra porta con sé.
In verità, già nelle Nuove Stanze il poeta accenna alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, più precisamente all'incontro tra Mussolini e Hitler che avrebbe dato vita al patto d'acciaio.  «Io non sono fascista e non ho cantato il fascismo; ma neppure ho scritto poesie in cui quella pseudo rivoluzione apparisse osteggiata», con queste parole Montale rimarca la non appartenenza al movimento fascista. Il poeta genovese, intellettuale apparentemente quasi avulso dalla realtà, con occhio ermetico e impassibile descrive come l'ombra sinistra della Seconda Guerra Mondiale si stava proiettando minaccioso sul mondo.
Gli scacchi e gli alfieri non sono altro che una simulazione della guerra, una macabra rappresentazione in scatola celebrata su un quadrato di 64 caselle, un’analessi del conflitto visibile una volta che la finestra della stanza in cui si trovano il poeta e Clizia si spalanca improvvisamente. La città ideale che appare un attimo tra le languide spirali viene spazzata via da un esercito di pedoni che, senza conoscere lo scopo né il demiurgo che li governa, si dirigono verso il campo di battaglia «batte il suo fioco / tocco la Martinellaì […] luce / spettrale di nevaio».
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Storia, cultura. Queste le risposte del Montale a questa ondata di violenza. Gli uomini non sono altro che pedine, ignare del perché si trovino nel campo di battaglia. Solo chi, come Clizia, ha adottato uno sguardo critico, cercando la verità nascosta delle cose opponendo gli occhi d’acciaio della cultura allo specchio ustorio della disumanità e della scelleratezza della guerra, è riuscito a sopravvivere.
Nella Primavera hitleriana il poeta invita a reagire in modo attivo al “pessimismo cosmico”. Non è più possibile, infatti, guardare la guerra incombere passivamente dal microcosmo di una stanza con uno spirito critico “occhi d'acciaio”, ma invita ad andare oltre, a immergersi in esso.
La visita di Hitler, ricevuto a Firenze da Mussolini nei primi mesi del 1938, è vissuta dal poeta con orrore e sdegno: «da poco sul corso è passato a volo un messo infernale tra un alalà di scherani, un golfo mistico acceso e pavesato di croci a uncino l'ha preso e inghiottito [...]». Hitler viene descritto come un demone, e l'incontro del teatro comunale non è altro che una “tregenda”, un convegno di demoni. 
Convegno descritto come una «processione di croci e uncini», un luogo grottesco in cui gli scherani, gli uomini del Fuhrer complici di omicidi, giurano fedeltà al duce come un branco di ignavi gridando il saluto fascista alalà. Danza macabra che lascia il posto alla "sagra dei miti carnefici che ancora ignorano il sangue" per un "sozzo trescone d'ali schiantate, / di larve sulle golene". Una scena, dunque, che vede gli inconsapevoli manifestanti recitare la messa in scena della morte. Pedine, pedoni di una farsa che sarebbe divenuta tragedia. Inconsapevoli pezzi di una scacchiera di 64 pezzi sterminati «dai cannoni» e dai veri «giocattoli di guerra».
Ecco allora che Clizia, “Cassandra” in Nuove Stanze e emblema di valori da coltivare, diviene la nuova Beatrice assumendo una visione salvifica «i rintocchi che salutano i mostri nella sera della tregenda si confrontano già col suono che slegato dal cielo, scende, vince- col respiro di un’alba che domani per tutti si riaffacci, bianca, ma senza ali». In un mondo irrazionale e violento la donna amata dal poeta, emblema, della poesia, incarna una speranza biblica e un’alternativa di salvezza di fronte al messo infernale e all’irrazionalità storica.

​Immagini tratte da:

​Historia Project

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