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10/9/2016

Amicizia, amore e incesto: riflessioni e percorsi letterari

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​di Andrea Di Carlo
L’amicizia, l’amore e l’incesto (sebbene quest’ultimo molto più disturbante) sono temi molto frequentati in letteratura, affrontati con varie angolazioni e ideologie nel corso dei secoli. La prima riflessione compiuta e matura sull’amore nel mondo antico si trova senz’altro nel Simposio platonico: raccolti a banchetto (pratica comune nel mondo antico), i dialoganti si troveranno a definire cosa sia per loro l’amore. L’intervento più significativo è quello di Aristofane, il quale espone il celebre mito dell’androgino: a giudizio del poeta comico ateniese, i generi sessuali erano, inizialmente, tre, maschile, femminile e androgino (con caratteristiche dell’uno e dell’altro). Gli essere umani, in questo tempo, avevano due teste, quattro braccia, quattro gambe, quattro mani, due organi sessuali ed erano tondi. Tuttavia, per la loro hybris, Zeus punì l’umanità dividendola. Conclude Aristofane che, da quel momento, ogni essere umano è in cerca della propria metà (da qui la frase dolce metà) per ricostituire l’unità iniziale (Centrone 2014, Colli 1979). 
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Giddens (1992), tuttavia, sintetizza che la concezione dell’amore e della sessualità comunemente intesi sorge soltanto a partire dal sec. 18°, con la rivoluzione liberal-borghese e l’emersione della sessualità plastica, un tipo di amore in cui la procreazione non è il fine primario. Culturalmente, questo cambiamento di mentalità è riflesso in uno dei romanzi più celebri dell’epoca, Pamela (1740) di Samuel Richardson, dove si mettono in discussione convenzioni e pratiche del passato (Sabor, Keymer 2005). Un’importante amicizia, che segna il Rinascimento, è quella tra Michel De Montaigne ed Etienne De La Boétie. Morto molto giovane De Boétie, il Bordolese dedicò all’amicizia uno dei suoi Saggi: emerge la definizione di amicizia come un sentimento caldo, nitido e spirituale, che affina l’anima (Garavini 2014).
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Una simile condizione è ravvisabile nei Sonetti shakespeariani (1609). Non è possibile determinare con esattezza il rapporto che intercorre tra l’Io lirico e il Bel giovane: siamo di fronte a un’amicizia come quella delineata da Montaigne oppure si tratta di un tormentato sentimento omosessuale? Se esegeti romantici come Coleridge avevano negato l’esistenza di un’attrazione omosessuale (cfr. Rollins 1944: 233), Pequigney (1985: 64) e Wells (2012) danno credito alla teoria che tracce latenti di omosessualità siano da riscontrare in pieno nel macrotesto del Bardo, in modo particolare nelle commedie e nei summenzionati sonetti. 
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L’incesto (dal latino in e castus, “sentimento non casto, non puro”) designa una passione amorosa ai margini della legittimità in tutte le culture, in quanto coinvolge consanguinei. Il dettato veterotestamentario vieta l’incesto definendolo abominio (cfr. Levitico 18 6-16) e Lévi-Strauss (1949) condanna questa pratica in quanto impedisce la circolazione di beni e l’inizio di una relazione esogamica stabile. Sebbene sia stato ab origine stigmatizzato come relazione immorale, l’incesto conobbe un’inaspettata fortuna nel Rinascimento inglese, grazie alla tragedia di John Ford ‘Tis Pity She’s a Whore (“Peccato che sia una sgualdrina”, 1629-1633) (Boehrer 1992: 22-27, Wiseman 1990). Nell’Italia papista e corrotta (specchio della corruzione della corte giacobita) l’unico sentimento puro è paradossalmente la relazione incestuosa che lega i fratelli Giovanni e Annabella, che insieme cercano di ristabilire l’Uno platonico del Simposio. Shakespeare con Romeo e Giulietta e Ford con Peccato che sia una sgualdrina affrontano in modo problematico l’amore: da una parte l’archetipo dei giovani innamorati, che non accettano che i contrasti tra i Montecchi e i Capuleti costituiscano un ostacolo alla loro storia, dall’altra i fratelli incestuosi, che individuano nel loro amore proibito una valvola di sfogo dalla corruzione della loro epoca. L’amore, che nella dicotomia natura/cultura sottostà a una rigida regolamentazione ( cfr. Foucault 1976a, 1984b), si mostra nella sua forma incontaminata in una dramma giacobita che esalta un sentimento contrario alla norma sociale, l’incesto. 
Bibliografia:
 
Boehrer, BT (1992)   Monarchy and Incest in Renaissance England: Literature, Culture, Kinship, and Kingship: Philadelphia, University of Pennsylvania Press.
 
Centrone, B (2014)  Platone, Simposio, introduzione di Bruno Centrone: Torino, Einaudi.  
 
Colli, G (1979) (a cura di)  Platone, Simposio, a cura di Giorgio Colli: Milano, Adelphi
 
Foucault, M (1976a) Histoire de la sexualité: La volonté de savoir : Paris, Éditions Gallimard.
 
Foucault, M (1984b) Histoire de la sexualité : L’usage des plaisirs, Le souci de soi : Paris, Éditions Gallimard.
 
Garavini F (2014) (a cura di)  Michel De Montaigne, Saggi, a cura di Fausta Garavini: Milano, Bompiani.
 
Giddens, A (1992)  The Transformation of Intimacy: Sexuality, Love and Eroticism in Modern Society: Cambridge, Polity.
 
Lévi-Strauss, C (1949) Les structures élémentaires de la parenté: Paris, Presses universitaires de France.
 
Pequigney, J (1985) Such Is My Love: A Study of Shakespeare’s Sonnets: Chicago, University of Chicago Press.  
 
Rollins, HE (1944) (ed. by) William Shakespeare, Sonnets: Philadelphia, New Variorum Lippincott.
 
Sabor, P, Keymer, T (2005)  “Pamela” in the Marketplace: Literary Controversy in Eighteenth-Century Britain and Ireland: Cambridge, Cambridge University Press.
 
Wells, S (2012) Shakespeare, Sex, and Love: Oxford, Oxford University Press.
 
Wiseman, SJ (1990)  “‘Tis Pity She’s a Whore: Representing the Incestuous Body”, in Gent, Llewellyn (eds) Renaissance Bodies: The Human Figure in English Culture c. 1540-1660: London, Reaktion Books.   
 
Immagini tratte da:
Simposio (dialogo), Dominio Pubblio, Wikipedia italiana, voce: Simposio (dialogo).
Michel De Montaigne, Dominio Pubblico, Wikipedia italiana, voce: Michel De Montaigne.
William Shakespeare, Dominio Pubblico, Wikipedia italiana, voce: William Shakespeare. 

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