27/1/2022 'Fu servita la cena - Dialogo tra Hannah Arendt e Adolf Eichmann' in scena al Teatro Nuovo di PisaRead NowCOMUNICATO STAMPA Fu servita la cena, dialogo tra Hannah Arendt e Adolf Eichmann, al Teatro Nuovo-Binario Vivo In occasione del Giorno della Memoria il Teatro Nuovo-Binario Vivo ospiterà lo spettacolo 'Fu servita la cena’ domenica 30 gennaio alle 18. Il dialogo tra Hannah Arendt e Adolf Eichmann è liberamente tratto da 'Eichmann, dove inizia la notte' di Stefano Massini. Una messa in scena del Teatro Ordigno nata da un’idea di Franco Santini, che ne firma la regia. Sul palco Nicoletta La Terra, Claudio Monteleone e Alessandro Arieti (al violino), tre nomi di rilievo del panorama artistico. Il testo propone un dialogo immaginario tra Hannah Arendt e Adolf Eichmann incentrato sull’interrogativo di come sia stato possibile attuare lo sterminio della Shoah. La Arendt intervista colui che più di tutti incarna la traduzione della violenza in calcolo, in disegno, in schema effettivo. In un lucidissimo riavvolgere il nastro, Eichmann ricostruisce tutti i passaggi della sua travolgente carriera, dagli albori nella piccola borghesia travolta dalla crisi fino all'ebbrezza del potere, con Hitler e Himmler raccontati come mai prima, fra psicosi e dolori addominali, in un tripudio di scuderie, teatri e salotti. Da una promozione all'altra, in un crescendo di poltrone, prestigio e denaro, si compone lentamente il quadro della Soluzione Finale, qui descritta nel suo aspetto più elementare di immane macchina organizzativa: come si sperimentò il gas? Quando fu deciso (e comunicato) l'inizio dello sterminio? Come si gestiva in concreto l'orrore di Auschwitz? Ed ecco prendere forma, passo dopo passo, una prospettiva spiazzante... BIGLIETTI INTERO 12 EURO CONVENZIONATI (Soci Coop, studenti e associazioni) 10 EURO NORME ANTI-COVID: Come previsto dalle misure sanitarie la capienza in sala è fissata al 50% per garantire il distanziamento. Per accedere a teatro è necessario essere muniti del Green pass rafforzato e della mascherina Ffp2 INFO E PRENOTAZIONI: 392.3233535; teatronuovo.binariovivo@gmail.com
0 Commenti
di Tommaso Dal Monte Pubblicato sul finire dell’anno dantesco nel novembre 2021, La maledizione di Dante di Giancarlo Guerreri rielabora in maniera finzionale la vita del poeta e, su quella base, ambienta una trama piena di delitti e misteri. Il romanzo intreccia due piani temporali (il Trecento e oggi) e vede come protagonisti il professore liceale Giordano Verzecchi e la ricercatrice universitaria Valentina Tornabuoni. Incuriositi da un antico manoscritto posseduto da Giordano, i due si mettono alla ricerca di alcuni componimenti scritti da Dante e nascosti in tutta Italia, rimasti nell’oscurità per via del loro contenuto rivoluzionario. Rintracciati tutti quanti dopo una serie di enigmi e indovinelli, i due scoprono che Dante era un dolciniano affiliato alla setta cavalleresco-massonica dei Fedeli d’Amore, nonché un sostenitore di dottrine eretiche. La loro investigazione è costellata da una lunga scia di omicidi commessi dal misterioso Ordine di Edessa, che ha l’obiettivo di insabbiare la verità sul poeta. I due gruppi si avvicinano progressivamente finché, nel finale, Giordano e Valentina dovranno scegliere tra salvaguardare la propria vita o far emergere la verità. L’idea di sviluppare una trama noir a partire da una riscrittura della vita di Dante è senz’altro buona, anche perché Guerreri dimostra una salda conoscenza dei testi e della biografia del poeta. L’autore gioca sulla ri-contestualizzazione di elementi noti, con un effetto insieme straniante e rassicurante visto che il lettore sa già di cosa si parla. I “fedeli d’amore”, tanto per fare un esempio, non sono più i poeti stilnovisti che si lasciano dittare da Amore, ma una setta cavalleresca segreta che comunica attraverso il contenuto criptico delle poesie. Un altro elemento che, pur nella sua finzionalità, mi è piaciuto molto è stata la scoperta degli autografi danteschi (trascritti da Guerreri in corretti endecasillabi a rima incatenata). Com’è noto, infatti, non conserviamo alcun manoscritto attribuibile a Dante, e leggerne il ritrovamento è stata una vera soddisfazione!
Tuttavia le note positive del romanzo stanno più negli spunti e nelle idee che nella loro effettiva realizzazione. Intanto il rifacimento della vita di Dante si avvicina troppo a una fanfiction, dove gli elementi inventati sono iperbolici e si accumulano in modo un po’ forzato. Passi che Dante fosse un dolciniano eretico ecc ecc, ma perché sostenere che sia stato ucciso nel giugno del 1321 e sostituto con un sosia? Un difetto più grave mi è sembrata, però, l’intrusione di elementi soprannaturali o totalmente inverosimili nello spazio del racconto dedicato a Giordano e Valentina. Il primo, in modo del tutto incoerente con lo statuto realistico del romanzo, dichiara di essere un esperto di esoterismo e, con una tavoletta ouija, evoca un demone che lo aiuta nella ricerca dei testi. Ma anche la storia di Valentina non è meno incredibile: frugando a caso in un archivio perugino la ricercatrice trova proprio il documento che cercava: miracolo! Chi ha fatto un po’ di lavoro filologico sa che, purtroppo, le cose non funzionano così. Questi passaggi narrativi non mi sono sembrati solo forzati, ma mi hanno anche messo un sorriso che non credo fosse intenzione dell’autore suscitare. I due protagonisti, inoltre, sono personaggi del tutto privi di spessore perché il narratore non sonda mai la loro interiorità, mostrandosi interessato solo a raccontare gli infiniti eventi del romanzo. In 267 pagine succede praticamente di tutto e questa accumulazione finisce con il rendere la trama ripetitiva e, dopo un po’, noiosa. Mentre in molti momenti mi è sembrato che l’autore non possedesse bene la materia di cui stava parlando, le parti in cui venivano descritti i rituali esoterici – probabilmente di derivazione massonica – erano riuscitissime. In quelle pagine il lessico si dimostrava preciso, la prosa più sciolta e priva di quella aggettivazione prolissa e banale che appesantisce buona parte del romanzo. In definitiva, quella che mi appariva una buona idea non è stata sviluppata al meglio, rivelando un autore molto fantasioso e di un’intelligenza brillante, che non risplende a pieno per via di una prosa non all’altezza. FONTI: Immagine 1: Ibs.it Gianfranco Gallo è protagonista al Teatro Augusteo di Napoli, la sala di Piazzetta Duca D'Aosta 263, dello spettacolo “Un vizietto napoletano”, con Gianni Parisi, Gianluca Di Gennaro, e con la partecipazione di Salvatore Misticone, da venerdì 21 a domenica 30 gennaio 2022. Lo spettacolo è prodotto da Prospet. Scritto, musicato e diretto da Gianfranco Gallo, ispirato a “La cage aux folles”, con le scene di Flaviano Barbarisi, i costumi di Anna Giordano e le musiche di scena di Vincenzo Sorrentino. Nel cast anche Stefania Aluzzi, Lisa Imperatore, Gianluigi Esposito, Raffaele Parisi, Giosiano Felago, Nando Romano. Sinossi: siamo nell’anno del Giubileo, la politica gestisce fondi per ristrutturazioni di strade e palazzi da inserire nei percorsi da offrire ai pellegrini. Butterfly, artista omosessuale, è proprietario col suo compagno Antoine del locale Banana Blu, storica casa del teatro ‘en travesti’ napoletano, nella zona del porto. Purtroppo l’impresa non va più bene: tutto è invecchiato, come la stessa Butterfly e i quattro travestiti del corpo di ballo. Il locale è in cattive condizioni e andrebbe sistemato. Tra i frequentatori del locale c’è Aristide, gay non dichiarato, che per questioni personali deve mantenere in pubblico la fama di etero (suo fratello, politico di destra, è acerrimo nemico di tutto ciò che rappresenta il ‘diverso’, e lui ha bisogno dei suoi soldi) e ha anche scelto una ragazza da sposare, come copertura. Improvvisamente al Banana Blu si presenta una giovane dai modi spicci che cerca suo padre, mai conosciuto: la madre, in carcere, le ha detto nome e cognome del suo genitore, lo stesso nome e cognome di Butterfly, Andrea Michelini… Note di Gianfranco Gallo: “Nel 2000, anno del Giubileo, sentii di scrivere un lavoro ispirato a “La cage aux folles”, il testo del 1973 dal quale poi nel 1978 fu tratto il famoso film “Il Vizietto”. Ho citato le date perché oggi, a distanza di quasi 50 anni dal lavoro di Molinaro e a più di 20 dal mio, le loro trame, il loro humus e le loro atmosfere sono diventate un vintage teatrale di inestimabile valore. Siamo nel mondo degli artisti gay en travesti, persone che vivevano una sessualità e una vita libera, senza problemi, in un’epoca in cui nemmeno si pensava di poter parlare di diritti, di matrimoni, di adozioni nell’ambito del mondo omosessuale, persone a volte imprigionate in un corpo a loro estraneo, altre volte potenti della loro cosciente ambiguità, ma sempre empatiche, estroverse, in superficie allegre. Siamo chiaramente nella Commedia, per cui l’argomento dello scontro di due realtà apparentemente incompatibili è qui dipinto con l'acquerello, sotto il quale però ho cercato di far leggere, a chi voglia interessarsene, un più criptato messaggio. Lo spettacolo musicale al quale il pubblico assisterà è un tourbillon di situazioni comiche portate, spero con eleganza e puntualità, fino allo svolgimento finale. Un mix di personaggi, musiche ed esilaranti situazioni che sorprenderanno per la novità delle loro tinte. Ho cercato l'Umanità e non la caricatura fine a stessa, ho reso ridicolo l'imbarazzo della gente cosiddetta ‘comune’ e non il ‘diverso’, che nel mio spettacolo è l'unica vera realtà ammessa e consentita”. Ticket al botteghino o su shop.bigliettoveloce.it: platea € 35,00. Galleria € 25,00. Informazioni disponibili su teatroaugusteo.it o telefonando allo 081414243 di Lorenzo Vanni Uno dei casi di cronaca nera che ha interessato la Francia negli ultimi anni è diventato un romanzo di non-fiction scritto da Florence Aubenas, attualmente giornalista di “Le Monde”, che ripercorre la vicenda di un omicidio avvenuto a Montréal-La-Cluse, piccola città di circa sessantamila anime. La vicenda di cronaca è presto detta: una mattina, all’ufficio postale locale, viene trovata in un lago di sangue un’impiegata di nome Catherine Burgod, figlia di un rispettato impiegato comunale, uccisa con ventotto coltellate. Dalla cassaforte sono stati rubati tremila euro.
Il romanzo che ripercorre la vicenda è Lo sconosciuto delle poste, pubblicato da Feltrinelli. Il romanzo rilegge la storia dal punto di vista di quello che nel corso dell’indagine sarà sempre considerato il principale indiziato, Gérald Thomassin, un attore francese considerato a inizio anni ’90 una giovane promessa del cinema. A pesare su di lui sono solo prove circostanziali, ossia che sembrano puntare a un suo coinvolgimento ma non in modo determinante. Non esistono prove solide perché non ci sono, Thomassin è innocente; tuttavia, agli occhi di una piccola comunità il suo passato parla per lui. Thomassin viene da un contesto disagiato, soffre di una dipendenza da droga da cui cerca con fatica di allontanarsi e da giovane si dedica alla microcriminalità insieme alle compagnie dell’epoca. Il cinema per lui rappresenta la salvezza, quello che lo porta ad avere una vita simile alla normalità pur con occasionali ricadute; nel 2008, quando si svolge il romanzo, Thomassin è pulito e ha tagliato i ponti con il suo passato tranne per due amici fedeli che gli sono rimasti accanto negli anni. Nonostante questo, i ruoli che il cinema gli assegna sono quelli del piccolo criminale: è quello che si dice ‘un attore preso dalla strada’, con la faccia giusta e di talento. Quando la piccola comunità di Montréal-La-Cluse cerca un colpevole per l’omicidio di Catherine Burgod, vede in lui il sospettato principale a causa del suo passato e dei ruoli cinematografici che gli vengono assegnati. Thomassin inoltre è sconosciuto alla gente del luogo, di lui si conosce solo il comportamento bizzarro e ambiguo a tratti; agli occhi di una cittadinanza facilmente impressionabile, è il colpevole ideale. Il romanzo procede con una ricostruzione che punta al realismo freddo, senza aggiungere espedienti narrativi. È un’opera di non-fiction in cui la posizione dell’autore non è di stampo etico e a tratti moralista come in La città dei vivi di Nicola Lagioia, ma è un occhio chirurgico dove l’autrice non fa considerazioni sulla natura del male. Restituisce un quadro freddo e distaccato sulla casualità del destino personale e collettivo. Alla fine Thomassin verrà riconosciuto innocente, nonostante i tentativi di farlo apparire incline al male per il proprio vissuto (in un rimando vagamente lombrosiano nella predisposizione ad esso). Fonte immagine: Amazon.it 3/1/2022 “Due vedovi allegri” con Carlo Buccirosso e Biagio Izzo al Teatro Augusteo di NapoliRead Nowdi Marianna Carotenuto Per la prima volta insieme a teatro, Carlo Buccirosso e Biagio Izzo, con la loro splendida commedia donano spensieratezza e tante risate al pubblico del Teatro Augusteo di Napoli fino al 16 Gennaio. Lo spettacolo, prodotto da A.G. Spettacoli ed Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro, è scritto e diretto da Carlo Buccirosso, interpretato da quest’ultimo e da Biagio Izzo, con Gino Monteleone, Elvira Zingone, Donatella De Felice, Floriana Monici e Roberto Giordano, con le scene di Gilda Cerullo e Renato Lori. Costumi di Zaira de Vincentiis. Musiche di Cosimo Lombardi. Disegno luci di Francesco Adinolfi. Carlo Buccirosso, nei panni di Cosimo Cannavacciuolo, interpreta un ansioso vedovo affetto da ipocondria che ricerca costantemente affetto e certezze in una vita che invece sembra sempre più piena di preoccupazioni. Avendo perso la moglie a causa del virus si ritrova da solo a combattere la solitudine e gli stenti dovuti al fallimento della propria attività di antiquariato e a lottare contro la minaccia di esproprio del suo appartamento dovuto ai mancati pagamenti del mutuo. La sua fortuna è quella di vivere circondato dall’allegria di molti inquilini del palazzo, come quella del custode Salvatore (Biagio Izzo) anche lui vedovo, quella di Angelina, la figlia del custode del palazzo che lavora come ragazza delle pulizie non solo dell’appartamento di Cosimo ma anche di altri inquilini del condominio, e quella dell’attrice Virginia, che porta una ventata di spensieratezza nel completo caos generale. Cosimo però è tormentato da un drammatico segreto che lo coinvolge insieme ai coniugi Tomacelli e che da tempo rende ancora più difficile la sua lotta alla sopravvivenza. Ed è proprio intorno a questo segreto che prende vita la commedia. Lo spettacolo porta in scena in chiave ironica tematiche che caratterizzano i nostri giorni da ormai due anni, nonché il problema dell’infertilità, offrendo spunti di riflessione e al tempo stesso momenti di altissimo divertimento e colpi di scena. Il divertimento è assicurato grazie alle battute sagaci e alla grande intesa dei due comici principali, Buccirosso e Izzo, che sul palcoscenico come Cosimo e Salvatore hanno trasmesso l’importanza di credere nell’amicizia e nell’aiuto reciproco per andare avanti e superare i momenti difficili, sempre con il sorriso. Vi consigliamo assolutamente di vedere questo spettacolo per trascorrere qualche ora in compagnia e godersi momenti di allegria e spensieratezza a teatro.
Per info e biglietti http://www.teatroaugusteo.it/ Foto: Ph Gilda Valenza |
Details
Archivi
Maggio 2023
Categorie |