COMUNICATO STAMPA IDONTWANNAFORGET’, UN VIAGGIO NEL MONDO FOTOGRAFICO E INTIMO DI NAN GOLDIN AL TEATRO NUOVO – BINARIO VIVO Pile di scatoloni evocano un trasloco in corso. Ricordi frammentati si depositano lievi su una scena spoglia. Inizia così lo spettacolo ‘I D O N T W A N N A F O R G E T’ in scena sabato 26 febbraio alle ore 19 e in replica alle ore 21.30 al Teatro Nuovo-Binario Vivo a Pisa. Sul palco viene delicatamente messo a nudo il mondo fotografico e intimo dell’artista statunitense Nan Goldin. Due straordinari interpreti, Marina Romondia e Nicolò Sordo, ispirandosi all’opera ‘The ballard of the Sexual Dependency’, restituiranno al pubblico – oltre che un ritratto dell’artista e della sua storia tramite la proiezione di alcuni dei suoi scatti più espressivi – il senso del ricordare. «Sono felice di essere stato coinvolto dall'attrice e autrice Marina Romondia – dichiara Nicolò Sordo –. Questo lavoro, grazie all’opera della fotografa Nan Goldin, è il tentativo di raccontare una storia, la sua, e di attraversare al contempo la storia di tutti, quando i ricordi salgono a galla senza un perché e ci ritroviamo a fare i conti con un'immagine del passato, una sensazione, un odore, e veniamo trasportati in un luogo che non ha contorni fisici definiti, parla di noi, ma mancano tasselli, bisogna ricostruire, ritrovare a fatica la storia che ci appartiene». "IDONTWANNAFORGET" vuole essere un momento intimo tra attori e spettatori, una dolce chiacchierata in un salotto immaginario in compagnia degli scatti del passato, come era solita fare Nan Goldin con gli amici che rendeva immortali nei suoi scatti intimistici. BIGLIETTI
Intero 15 euro Convenzionati 13 euro Minori e universitari 10 euro Al botteghino: a partire da un'ora dall'inizio dello spettacolo Prevendite on line: https://www.ciaotickets.com/biglietti/idontwannaforget-pisa NORME ANTI-COVID: Per accedere è necessario essere muniti di Super Green pass e della mascherina FFP2. In sala è prevista la capienza ridotta al 50% ed è garantito il distanziamento tra nuclei familiari distinti per uno spettacolo in totale sicurezza. INFO: 3923233535; www.teatronuovopisabinariovivo.it
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di Lorenzo Vanni Al centro del romanzo giallo c’è sempre una domanda di verità. Si chiede agli scrittori di dare risposte sul mondo e di risolvere i misteri che sembrano avvolgere la vita di ognuno di noi e spesso, nel farlo, la direzione presa dagli autori è politica. Dire la verità diventa come tale un atto politico perché svela i meccanismi segreti che regolano la vita nascosta che nessuno di noi riesce a vedere. In altre parole, il romanzo giallo riporta la realtà in primo piano.
Da questo punto di vista quindi, il romanzo appena pubblicato da Pierre Lemaitre risulta anomalo. Il serpente maiuscolo, pubblicato da Mondadori, non ha come protagonista un investigatore o meglio non è lui l’elemento principale. Il punto di vista è diverso: protagonista con cui il lettore deve decidere di schierarsi o meno è Mathilde, ex-combattente della Resistenza francese attiva come sicaria, e che ormai arrivata al 1985 non è più giovane come una volta. A Mathilde vengono affidati omicidi importanti, ma l’età comincia a farsi sentire e commette errori: dimentica di liberarsi delle armi, attira l’attenzione, uccide in modo troppo scenografico. Mathilde è una donna che invecchia e trascura dettagli. È anche una donna sola che ha come unica compagnia un cane dalmata che verrà trovato morto decapitato; della sua morte la donna incolperà il fastidioso vicino di casa. L’unico che è sempre stato legato a lei fin dai tempi della resistenza è Henri, detto “il comandante”. Lei e Henri hanno sempre provato un’attrazione reciproca fin dall’inizio della lotta nella Resistenza quando Mathilde aveva diciannove anni, poi si era sposata, aveva avuto un’altra vita, finché non è tornata sola. Ma a quel punto lei e Henri sono troppo vecchi per poter pensare di stare insieme, non come una volta almeno. In questo romanzo c’è poco noir. C’è semmai una certa idea di fine delle grandi storie di spionaggio dove ogni personaggio è ridotto a una dimensione interamente umana, e al tempo stesso non ci sono eroi né grandi avversari; dove diventa tutto molto più prosaico, senza grandi complotti da risolvere. È evidente invece l’inevitabilità della resa al proprio tempo senza l’illusione che qualche morte illustre possa realmente cambiare le cose Mathilde rappresenta, con il proprio invecchiare e la sua improvvisa fallibilità, l’ingresso in una fase di crisi dell’illusione utopica; Henri rappresenta la storia degli ideali nel loro sviluppo dalla Resistenza in poi perché con quel suo soprannome si inserisce pienamente nel flusso della Storia. Quello di Lemaitre è il romanzo adatto per approcciarsi a un genere come il noir per la prima volta e al suo autore, di cui questo è il romanzo d’esordio scritto nel 1985 ma pubblicato solo quest’anno. Fonti immagini: Amazon.it di Matelda Giachi Mrs. Fairytale torna a impossessarsi di Filippo Timi e a calcare attraverso di lui i palcoscenici italiani. Il personaggio nasceva all’incirca nel 2011 con lo spettacolo Favola; dopo 10 anni torna a sentire la necessità di raccontarsi ancora con quello che era stato inizialmente pensato come un sequel, ma che poi è diventato altro, sera dopo sera. Si è sviluppato nelle sue repliche romane ed è arrivato a Firenze trovando il suo titolo definitivo ed anche una certa stabilità strutturale, ma non smetterà mai di evolversi, perché il suo protagonista è in costante connessione col pubblico, diverso ogni sera, e con quel pubblico interagisce, dialoga, gioca. Chissà in che forma sta lasciando il capoluogo toscano, chissà che cosa andrà in scena quando raggiungerà la sua ultima replica. “Non c’è cerotto per un cuore spezzato”. E’ la notte di Capodanno, Mrs. Fairytale è stata appena abbandonata dal marito e non ha altra compagnia che Lady, il suo barboncino impagliato. Potrebbe uscire e gettarsi nel caos della festa, ma la sua casa è già colma del rumore assordante della Solitudine, il vero soggetto di quest’atto unico, quella stessa ombra con cui tutti siamo stati costretti a confrontarci negli ultimi due anni. Ma è proprio nel dolore di quella solitudine che Mrs. Fairytale scopre una presenza che le dedica piccole attenzioni: le fa trovare una tisana calda, le massaggia i piedi. C’è un uomo invisibile nella sua casa. C’è un uomo invisibile dentro di lei, quella parte maschile che non aveva mai scoperto. Filippo Timi, col suo modo unico di fare teatro, è un artista che riesce a riempire i teatri chiamando a sé ogni generazione, anche in un momento in cui ancora non è sconfitta la paura. Istrionico sul suo palcoscenico, regala un’esplosione di vita esorcizzando i suoi momenti più bui, perché “non si torna indietro dalla felicità”. Immagini:
Teatro della Pergola, Ufficio Stampa COMUNICATO STAMPA DEI FIGLI di Mario Perrotta Consulenza drammaturgica di Massimo Recalcati Sabato 19 febbraio ore 21.00 La Città del Teatro Sabato 19 febbraio alle 21.00 Mario Perrotta, una delle voci più importanti della drammaturgia italiana, sarà in scena alla Città del Teatro con “Dei figli”, la nuova coproduzione di Fondazione Sipario Toscana, Teatro Stabile di Bolzano, La Piccionaia, Permár. Lo spettacolo, scritto con la consulenza drammaturgica del noto psicanalista Massimo Recalcati, conclude la trilogia “In nome del padre, della madre, dei figli”, dedicata alla famiglia degli anni Duemila e le sue più macroscopiche trasformazioni. Una riflessione su quella strana generazione allargata di “giovani” tra i 18 e i 45 anni che non ha intenzione di dimettersi dal ruolo di figlio. Non tutti, per fortuna, e non in ogni parte del mondo. Ma in Italia sì, e sono tanti. «Uno sguardo sul presente, il mio presente, per indagare quanto profonda e duratura è la mutazione delle famiglie millennial e quanto di universale, eterno, resta ancora- spiega Perrotta». Sul palco, ad affiancare l’attore e drammaturgo, ci saranno Luigi Bignone, Dalila Desirée Cozzolino, Matteo Ippolito oltre ad un meraviglioso cast di attori in video e audio: Arturo Cirillo, Saverio La Ruina, Alessandro Mor, Marica Nicolai, Marta Pizzigallo, Paola Roscioli, Maria Grazia Solano.
“A che età smetti di essere figlio? A che età smetti di lamentarti di chi ti ha lasciato un mondo indecente? a che età affronterai questo mondo per cambiarlo totalmente? E a che età, se questo mondo resta indecente, sarà anche colpa tua?”. In scena «Una casa che è limbo, che è purgatorio, per chiunque vi passi ad abitare. Vite in transito che sostano il tempo necessario, un giorno o anche una vita, pagano un affitto irrisorio e in nero e questo li lascia liberi di scegliere quanto stare, quando andare. Solo uno sosta lı̀ da sempre: Gaetano, il titolare dell’affitto. Al momento, le vite in casa sono quattro. Vediamo tutti gli ambienti come se i muri fossero trasparenti. La casa è fluida, come le vite che vi abitano. Le uniche certezze sono quattro monitor di design, bianchi, come enormi smartphone. Su ognuno di essi stanziano, incombenti, le famiglie di origine degli abitanti: genitori, sorelle, cugini… “Dei figli”, è il racconto di 13 personaggi per un intreccio amaramente comico, un avvitamento senza fine di esistenze a rischio, imbrigliate come sono nel riflettere su se stesse.»
Massimo Recalcati, interlocutore principale di Mario Perrotta per questo progetto, afferma infatti che «una delle grandi mutazioni antropologiche del nostro tempo riguarda la cronicizzazione dell’adolescenza. Oggi l’adolescenza non è più il riflesso psicologico della ‘tempesta’ psicosessuale della pubertà bensì una condizione di vita perpetua che tende a cronicizzarsi. Quando questo accade in primo piano è la difficoltà del figlio di accettare la separazione dai genitori per riconoscersi e viversi come adulto.» Biglietti da 13 a 22 € +dp Prevendite Circuito Boxoffice e Ticketone e on line Presso la biglietteria del teatro dal lun al ven 10-14, il merc anche 17-19 La biglietteria sabato 19 aprirà alle 20.00 La Città del Teatro via Toscoromagnola 656 Cascina (PI) info 050744400 – 3458212494 biglietteria@lacittaddelteatro.it MARIO PERROTTA 2019 Finalista ai Premi Ubu come Migliore nuovo testo o scrittura drammaturgica con In nome del padre 2017 Finalista ai Premi Ubu come Migliore progetto artistico con Versoterra 2017 Paola Roscioli Finalista ai Premi Ubu come Migliore Attrice con Lireta – a chi viene dal mare 2017 Premio Internazionale “Pugliesi nel mondo” 2015 Premio Ubu come miglior progetto artistico e organizzativo per l’intero Progetto Ligabue 2015 Premio della Critica/Associazione Nazionale Critici di Teatro per l’intero Progetto Ligabue 2015 Finalista ai Premi Ubu come Migliore drammaturgia con Milite Ignoto 2014 Premio Hystrio-Twister come miglior spettacolo dell’anno a giudizio del pubblico per Un bès – Antonio Ligabue 2013 Premio Ubu come Miglior attore protagonista per Un bès – Antonio Ligabue 2011 Premio Ubu speciale per Trilogia sull’individuo sociale 2009 Premio Hystrio alla drammaturgia per Odissea 2008 Finalista ai Premi Ubu come Migliore attore protagonista con Odissea 2008 Premio Città del diario assegnato dall’Archivio Diaristico Nazionale 2007 Jury Special Award alla TRT International Radio Competition per Emigranti Esprèss 2004 Finalista ai Premi Ubu come Migliore novità drammaturgica con Italiani Cìncali 2003 Targa della Camera dei Deputati per Italiani Cìncali di Lorenzo Vanni Ogni volta che in letteratura si parla di spionaggio è solitamente per imporre uno sguardo meta-letterario: la spia è l’incarnazione finzionale dell’artista che dal suo punto di osservazione privilegiato esprime valutazioni personali di ordine etico sul proprio operato e sull’andamento del mondo. È un intellettuale che abbandona ogni pretesa di onniscienza e, piuttosto che osservare dall’alto ed esprimere giudizi sui personaggi coinvolti, preferisce scendere tra gli uomini fino a diventare uno di loro; il giudizio oggettivo non esiste più, ma è solo la partecipazione diretta dell’artista che si identifica nella spia a garantire l’oggettività. Un’oggettività fragile, evidentemente.
Il nuovo romanzo di Javier Marìas, pubblicato da Einaudi, è Tomás Nevinson ed è appunto un romanzo di spionaggio. Si ricollega idealmente con il romanzo precedente, Berta Isla, moglie di Nevinson, riproponendo personaggi di quel libro, già romanzo dell’anno per La Lettura 2017. In questo nuovo romanzo, Nevinson viene richiamato in servizio dal suo vecchio capo, Tupra, per scoprire dove si trova una delle attentatrici dell’Eta, organizzazione terroristica a favore dell’indipendenza dei baschi, che nel 1987 avevano realizzato un attacco al supermercato Hipercor dove erano morte una trentina di persone. La trama, nonostante non manchi di interesse, è l’elemento meno importante del libro. Non si apre con la richiesta di Tupra, ma con una riflessione sulla natura del bene e del male fatta riesumando un fatto storico risalente ai tempi di Hitler e che contiene in sé una domanda: saremmo disposti a uccidere una persona se sapessimo che ha compiuto una strage? Detto in altro modo: saremmo disposti a mettere da parte la nostra umanità verso chi ci è sconosciuto se sapessimo che proprio quello sconosciuto è uno dei peggiori criminali in circolazione? La risposta tra le righe di Marìas è no e per questo aiuta conoscere quella persona che si vorrebbe uccidere. Javier Marìas è noto per le sue digressioni inserite nel bel mezzo della narrazione: sono riflessioni di ordine etico, altre volte di carattere più generale. Le ossessioni dell’autore sono tempo, morte, l’ambiguità del bene: questo è il classico romanzo di cui non si può raccontare la trama perché ci si farebbe l’idea sbagliata. È un romanzo che ricalca la realtà: le cose che ci accadono stimolano riflessioni in noi sulla natura del nostro vissuto, alcune calate nel mondo contingente e altre che si rifanno a principi più astratti. È un romanzo postmoderno nel senso che la crisi di certezze sul mondo viene espressa attraverso ipotesi e domande poste a se stesso, senza giungere a una forma di verità, pur precaria, contrariamente a quanto accade nel Nuovo Realismo: è un romanzo per chi è disposto a farsi domande sul mondo e chiede che questo facciano gli scrittori. Oltre che un romanzo estremamente accessibile. Fonti immagini: ibs.it COMUNICATO STAMPA ‘IN EXITU’ CON ROBERTO LATINI IN SCENA AL TEATRO NUOVO – BINARIO VIVO In un allestimento di materassi, veli che pendono dall’alto, una rete da tennis e un binario, il palco del Teatro Nuovo-Binario Vivo si tramuta in un angolo di una Stazione qualsiasi tra le Milano di un nord degli anni ’80. Su quello stesso palco, sabato 12 febbraio alle ore 21, prenderà forma l’opera magna di Giovanni Testori ‘In Exitu’ in uno spettacolo tanto intenso quanto travolgente, e prima data del Tour 2022. In scena Roberto Latini – pluripremiato e doppio Premio Ubu miglior attore o performer – che vestirà i panni del protagonista di ‘In Exitu’, il tossicodipendente Gino Riboldi. La fine di Riboldi è dolore e solitudine straziante di una vita consumata in evasione ed eversione. La narrazione cede il passo alla forma e si sostanzia su un piano raffinatamente linguistico. La parola 'In Exitu' va in scena ed è impetuosa e disarmante. Da un punto di vista drammaturgico e anche semplicemente semantico, l’attrazione – e non l’astrazione – verso le parole e verso il testo di Testori è data proprio dal fatto che queste si pongono fluidamente in una metamorfosi tra senso e suono. Echi cristologici si rifanno proprio a un immaginario da Santo Sepolcro, da "Quem quaeritis" del Teatro Sacro Medievale. In mezzo, c’è una nebbia incapace di fermare il tempo e la consolazione. La parabola di vita vissuta dal tossicodipendente Gino Riboldi è quella di un povero Cristo tenuto in braccio da Madonne immaginate, respirate, disarticolate, nella fonetica di una dizione sollecitata fino all’imbarazzo tra suono e senso, come fossero le parole ad essere infine deposte dalla croce sulle quali Testori le ha inchiodate.
BIGLIETTI: Intero 15 euro; convenzionati 13 euro; under 18 e Universitari 10 euro AL BOTTEGHINO: A partire da un'ora dall'inizio dello spettacolo ONLINE https://www.ciaotickets.com/biglietti/exitu-pisa NORME ANTI-COVID: Per accedere è necessario essere muniti di Super Green pass e della mascherina FFP2. In sala è prevista la capienza ridotta al 50% ed è garantito il distanziamento tra nuclei familiari distinti per uno spettacolo in totale sicurezza. INFO: 3923233535; www.teatronuovopisabinariovivo.it |
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Febbraio 2023
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