di Cristiana Ceccarelli Anche se magari non lo avete letto, avrete sentito parlare del libro La verità sul caso di Harry Quebert, di Joel Dicker. Gli ultimi giorni dei nostri padri è il suo romanzo di esordio, che in molti hanno letto dopo il suo grande successo con l’atro romanzo, come me. Gli ultimi giorni dei nostri padri parla degli Uomini, con la U maiuscola, durante la seconda guerra mondiale, che contestualizza tutto il racconto. Per affrontare i tedeschi nella Francia occupata, Churchill decide di istituire la SOE, un insieme di civili selezionati e duramente addestrati per divenire agenti preposti al sabotaggio nemico sul territorio occupato. Tra questi, un gruppo di giovani condividerà le quattro fasi dell’addestramento stringendo un legame affettivo molto forte, e che rappresenterà per loro croce e delizia del dover essere distanti e forse non riversi mai più, quanto avere qualcuno, una seconda famiglia, da cui tornare. A un primo approccio il libro potrebbe apparire come di spionaggio. Però sebbene gli addestramenti, le abilità richieste. Le competenze sa acquisire e le missioni siano esemplificate abbastanza dettagliatamente, il vero focus è la vita intima di questi Uomini nella tremenda circostanza che è la guerra. Quello su cui l’autore si concentra sono l’amore e l’amicizia, la famiglia che i soldati hanno dovuto lasciare. Esemplificativi, a questo proposito, sono i piccoli capitoli dedicati al padre di Pal, il protagonista del romanzo, che aspetta il figlio dal giorno della partenza, e non ha mai più chiuso la porta di casa per paura che il figlio torni in sua assenza e non possa entrare. Il libro racconta della paura vera, del male dell’indifferenza, della speranza che vacilla, il tutto con uno stile semplice e lineare ma incisivo. Racconta delle alternative che anche nei momenti peggiori ci fanno resistere; della coscienza, del sacrificio e del coraggio. Un libro che in qualche modo parla di libertà, negata e riacquisita. Quella che diamo per scontata e in questo periodo abbiamo capito non esserlo. Ecco perché lo consiglio questa settimana. Per riflettere in modo scorrevole e riscoprire quali sono davvero le cose importanti, quelle a cui prestare più attenzione dopo il ritorno alla “normalità” Immagine tratta da:
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Febbraio 2023
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