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30/3/2022

Il sesso è (quasi) tutto. Evoluzione, diversità e medicina di genere

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​di Lorenzo Vanni
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Se c’è qualcosa che i nostri tempi inquieti di pandemia ci hanno insegnato è che la ricerca scientifica, e la medicina nello specifico, non può essere lasciata ai margini. È necessario che venga compiuto uno sforzo prima di tutto finanziario per fare in modo che una macchina fatta di esperti troppo spesso trascurati torni ad essere centrale.
A questo però deve essere aggiunto un tassello del mosaico che verosimilmente fa la differenza. Il saggio divulgativo di Antonella Viola, immunologa che abbiamo imparato a conoscere in questi due anni, si intitola Il sesso è (quasi) tutto. Evoluzione, diversità e medicina di genere ed è pubblicato da Feltrinelli. La tesi del saggio è questa: dovendo tornare ad una gestione ordinaria dell’ambito medico è bene tenere presenti quelle evidenze scientifiche che si sono rivelate importanti durante la pandemia e che in passato venivano sottovalutate e che sono sintetizzabili nell’espressione di “medicina di genere”. Ma procediamo per gradi.
Il libro è diviso in due parti: la prima fa un quadro generale di cosa si intende per sesso in ambito scientifico, da un punto di vista evolutivo e psicologico per poi passare alla descrizione della differenza che esiste tra sesso biologico, orientamento sessuale e genere senza trascurare i casi limite, come nel caso di persone non-binarie. La seconda parte è interamente dedicata alla medicina di genere, che si interessa alla cura della persona riconoscendo nell’individuo di un sesso caratteristiche fisiche e reazioni diverse agli stessi farmaci previsti per l’altro sesso.
Negli anni, la gran parte dei farmaci che sono stati prescritti e delle terapie che possono essere adottate nel trattare casistiche specifiche sono stati formulati dando per acquisito che uomini e donne avessero le stesse reazioni. O, per meglio dire, che gli studi preliminari effettuati su donne mostrano un’eccessiva variabilità dovuta a differenze sostanziali dagli uomini e quindi il processo di ricerca diventa molto più complesso.
Antonella Viola presenta quindi dati relativi alle patologie più diverse mostrando come quello che la maggior parte di noi sa al riguardo (per esempio, i sintomi di un infarto) si applichi in realtà solo agli uomini. Le differenze possono essere anche grandi e si sono notate in scala più ampia nel caso dei contagi da Covid in seguito al quale le donne in un primo periodo sono state le più colpite, ma con maggiore probabilità di sopravvivenza rispetto agli uomini.
Se vogliamo fare in modo che la ricerca medica sia inclusiva è necessario riconoscere il modo in cui i sessi reagiscono alle stesse cure. Ma non solo: ogni paziente è portatore di una propria storia che coinvolge la sua storia, il suo ambiente sociale, il suo censo; a parità di ogni altra condizione (età e sesso principalmente) è l’estrazione sociale a fare la differenza. Quindi lottare per l’inclusività nella medicina significa riconoscere l’unicum che rappresenta ognuno di noi.
È anche una sfida che lanciamo al futuro, nonché a noi stessi.


Fonti immagini:
Ibs.it     ​

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23/3/2022

Guarda le luci, amore mio

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​di Lorenzo Vanni


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Negli anni ’90 il sociologo francese Marc Augé aveva introdotto il concetto di non-luogo intendendo con questo termine un luogo senza identità precisa, un luogo di limite come un aeroporto, una stazione ferroviaria, un autogrill oppure un centro commerciale. Sono luoghi che si sono diffusi a partire dalla fine degli anni ’90 e che oggi fanno parte della vita di tutti i giorni; non per questo non hanno perso la loro natura anonima di luoghi neutrali, di ritiro dalla società (per così dire) pur facendone parte.
Tentare un’operazione come quella di Annie Ernaux nel suo ultimo libro, Guarda le luci, amore mio significa dare a questi spazi un nuovo significato. Lo studio sociologico di Ernaux riguarda un centro commerciale Auchan ed è affrontato innanzitutto prendendo le distanze da quello che ormai può essere considerato un luogo comune, seppur con dei fondamenti; Auchan non è più un non-luogo anonimo dove si muovono individui sradicati tipici della società globale, ma al contrario è l’epitome immediata di una società capitalista che si riflette nel microcosmo ristretto di un centro commerciale. Il libro è una sorta di reportage condotto dalla stessa autrice che percorrendo Auchan prende note mentali su quel che vede per poi trascrivere tutto la sera stessa.
La società capitalista crede nella democrazia, nell’accesso di tutti al consumo indiscriminatamente da razza, età, religione, provenienza sociale ecc. Auchan rappresenta un esperimento attraverso cui osservare lo svolgersi della vita pubblica in un ambiente controllato; osservando quel che fanno gli altri si arriva a intuirne la personalità, osservando le merci esposte si intuisce che cosa la società si aspetta che noi pensiamo.
Auchan come riflesso del mondo globalizzato. Il centro commerciale è il luogo in cui i desideri di libertà e maggiori diritti sono tradotti nella pratica di un libero accesso e nel fornire ai clienti oggetti che sono incarnazioni di quelle idee prevalenti.
Quello che tra le righe sembra volerci dire Ernaux è che democrazia e capitalismo sono strettamente legati nel mondo che ci siamo costruiti dal 1989. Avere più diritti significa poter entrare in gioco nel libero mercato, togliere diritti vuol dire uscire da questa logica.
Quindi Auchan è in superficie democratico, ma è anche una guida inconscia per i pensieri da avere. Questo risente probabilmente dell’influenza di Guy Débord che negli anni ’60 aveva teorizzato la Psico-geografia, applicabile ai luoghi della società odierna dove le merci sono esposte e al loro potenziale di condizionamento del comportamento umano.


Fonti immagini:
lormaeditore.it/libro/9788831312844

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10/3/2022

Lella Costa in "Se non posso ballare non è la mia rivoluzione" a La Città del Teatro

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​COMUNICATO STAMPA

​Lella Costa in  
Se non posso ballare non è la mia rivoluzione 
ispirato a Il catalogo delle donne valorose di Serena Dandini 
 La Città del Teatro di Cascina Sabato 12 marzo ore 21.00 
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Sabato 12 marzo alle ore 21.00 alla Città del Teatro Lella Costa sarà in scena con “Se non posso ballare non è la mia rivoluzione” ispirato a “Il catalogo delle donne valorose” di Serena Dandini, il progetto drammaturgico e la regia sono a cura di Serena Sinigaglia, la scrittura scenica è di Lella Costa e Gabriele Scotti, le scene di Maria Spazzi. 
 
«Lo sapevate che le prime due donne laureate al mondo sono italiane? È una cosa di cui dovremmo andare fieri, dovrebbe essere insegnata, e invece nessuno lo sa. E che il tergicristallo e i pannelli solari sono stati inventati da donne? Sono piccole cose ma in realtà fanno notare come ci sia una enorme “rimozione” nel raccontare il femminile nel mondo.» Con queste parole Lella Costa presenta il suo spettacolo in cui in 100 minuti racconterà 100 donne che hanno cambiato la storia, donne controcorrente, perseguitate, a volte incomprese ma forti e generose che, per uno strano sortilegio, raramente vengono ricordate, con difficoltà appaiono nei libri di storia e tanto meno sono riconosciute come maestre e pioniere. 
 
Entrano in gruppo, scambiandosi idee geniali per migliorare il vivere quotidiano. Ci sono Marie Curie, Nobel per la fisica, e Olympe De Gouges che scrisse la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina. Ci sono Tina Anselmi, primo ministro della Repubblica italiana, Martha Graham che fece scendere dalle punte, Pina Bausch che descrisse la vita danzando. E poi c’è Maria Callas con la sua voce immortale, come immortale è il canto poetico di Emily Dickinson. C’è Angela Davis che lottò per i diritti civili degli afroamericani e c’è la fotoreporter Ilaria Alpi. Le sorelle Bell: Vanessa e naturalmente Virginia Woolf. 
 
Entrano una dopo l’altra, chiamate a gran voce con una citazione, un accento, una smorfia, un lazzo, una canzone, una strofa, un ricordo, una poesia, un gemito, una risata. O solo col nome, che a volte non serve aggiungere altro. Entrano nel gran salone da ballo ciarlando e muovendo le vesti. Si aggirano come fossero, finalmente, felici tutte, per dirla con Elsa Morante che è lì con loro. 
 
E ballano. Ballano Ingrid Bètancourt, Hannah Arendt, Annie Besant, Grazia Deledda, Iolanda D’Aragona, Anna Frank, Eloisa, Artemisia Gentileschi e molte, molte altre, fino a farci girare la testa ed essere più di … cento! Una al minuto. Tante, eppure non ancora tutte le valorose nella voce e nei gesti di Lella Costa che come un gran cerimoniere le invita a entrare e balla con loro. 
 
Perché, come disse magistralmente e per sempre una di loro, Emma Goldman, “se non posso ballare questa non è la mia rivoluzione”. 
 
Sabato 12 marzo ore 21,00 
Biglietti da 13 a 22€ +dp 
 
Prevendite 
Circuito Boxoffice e Ticketone e on line 
Presso la biglietteria del teatro dal lunedì al venerdì 10-14, il mercoledì anche 17-19 
La biglietteria la sera di spettacolo aprirà alle 20.00 
Info 050744400 biglietteria@lacittadelteatro.it 
La Città del Teatro via Toscoromagnola 656 Cascina Pisa 

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