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30/6/2018

“Ogni coincidenza ha un’anima” di Fabio Stassi

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di Eva Dei
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​Fabio Stassi ha curato per Sellerio l’edizione italiana di Curarsi con i libri. Rimedi letterari per ogni malanno e Crescere con i libri. Rimedi letterari per mantenere i bambini sani, saggi e felici, entrambi delle due scrittrici inglesi Ella Berthoud e Susan Elderkin. Forse per il suo personaggio, Vince Corso, Stassi si è ispirato proprio a questa sorta di compendi, che al posto di saggi consigli o medicinali offrono al paziente-lettore il titolo di un libro, per trovare lì la soluzione ai suoi problemi o alle sue domande. Vince, professore di lettere precario che si reinventa biblioterapeuta, è tornato recentemente in libreria con Ogni coincidenza ha un’anima (Sellerio). Dopo averlo conosciuto in La lettrice scomparsa (Sellerio), ritorniamo nella monocamera di via Merulana (e già qui iniziano i richiami letterari, con un chiaro omaggio a Gadda), dove Vince vive ma dove riceve anche i suoi clienti. Quella di Corso non è tanto una professione riconosciuta, quanto più la capacità di un uomo che ama la letteratura di estrapolare da quelle pagine piene di inchiostro non solo una storia, ma anche un pensiero che sia significativo per la vita di ciascun lettore.
 
“Eppure continuo ad amare la letteratura di un amore sconsiderato, a ricevere i miei pazienti, a dare, per quel poco che conta, un ricovero passeggero ai loro dispiaceri, convinto che non ci sia gesto più umano che leggere e che anche un libro possa essere medicamentoso. Ma le parole degli altri non possono salvare nessuno se non diventano le tue.”
 
Nell’alternarsi delle diverse sedute, c’è un caso che attira l’attenzione di Vince e gli richiede più di ogni altro di attingere alle sue numerose letture: il signor Fabrizio Baldini, malato di Alzheimer, ripete ossessivamente delle frasi. La sorella, la signora Giovanna Baldini, è convinta che queste siano tratte da un libro, ma non riesce a risalire a quale. Il signor Baldini in passato è stato uno studioso di lingue, fine lettore, esperto della cultura cinese; tutto fa presumere quindi che le frasi sconnesse che pronuncia provengono da un libro; trovandolo la signora Baldini spera di potergli leggere qualche pagina, in modo da calmarlo e alleviare magari per qualche ora le sue pene. Vince, non del tutto convinto di poterla aiutare, si lascia affascinare da questo rompicapo letterario, ma anche dalla figura stessa di quest’uomo, che sembra voler salvare a tutti i costi qualcosa dal mare dell’oblio che lo sta invadendo. 
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Il mistero da risolvere, l’investigazione, tutto quello che sembra dare una venatura di giallo al romanzo è più che altro un espediente che ci porta invece a un’insolita partita a carte da giocare sulle note di una bossa nova. La partita che Vince dovrà giocare è quella tra memoria e oblio, tra l’affezione sincera e il gretto interesse, tra il valore degli oggetti e quello dei sentimenti.
La scrittura delicata, quasi nostalgica di Stassi ci trascina nelle vicende di Corso, in un continuo alternarsi di riferimenti non solo letterari, ma anche linguistici e musicali. Dalla canzone Les passantes di Georges Brassens, di cui due versi aprono ognuno dei capitoli (questi ultimi a loro volta numerati con le lettere dell’alfabeto) alla tecnica del caviardage, passando per La metamorfosi di Kafka, On ira di Zaz e Piccolo blu, piccolo giallo di Leo Lionni. In poco più di 250 pagine l’autore spazia tantissimo nei generi ma non preoccupatevi se perderete qualche riferimento: li ritroverete tutti sapientemente ordinati in appendice al romanzo.
 
Immagini tratte da:
https://www.mondadoristore.it/Ogni-coincidenza-ha-un-anima-Fabio-Stassi/eai978883893822/
I disegni inseriti in questo articolo sono stati espressamente realizzati da Elisa Grilli, per visionare altre sue opere visitate: https://elisagrillidc.wixsite.com/drawing2dream oppure
https://www.facebook.com/elisagrillidicortona/
 
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23/6/2018

Benvenuti al Sud: Passeggiando tra Emilia e Sicilia

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di ​Lorenzo Vannucci
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​Il Giorno della Civetta, romanzo di Leonardo Sciascia, tratta di come il capitano Bellodi, uomo proveniente dall´Italia settentrionale, ex partigiano e uomo democratico, riesca a risolvere un misterioso caso di criminalità, il caso Colasberna, in una Sicilia, quella degli anni ´50, tormentata dalla criminalità organizzata e dalla corruzione. Due spari, un uomo si accascia a terra, nessuna traccia del colpevole. Il movente per Bellodi è chiaro: il rifiuto della protezione offerta dai mafiosi a Colasberna ha portato alla sua morte. Bellodi, incarnazione dell'ideale di giustizia, entra in un mondo dominato dal silenzio, dall'omertà, dall'assoluta mancanza di fiducia nello stato "che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa". ​L'interrogatorio tra Bellodi e il mafioso Arena mostra ancora una volta come l'Italia, vista con gli occhi del capitano, sia del tutto diversa, inconciliabile, da quella sicula. Due realtà lontane, incompatibili, simbolo di una nazione spaccata in due. Sconfitto, torna a Parma, guardando con rabbia e incredulità alla soluzione del caso. Qui si rende conto di come l'immagine che i settentrionali hanno del sud è solo uno stereotipo della sua vera condizione (mare, sole, Taormina/mafia, sangue, morte). La Sicilia viene guardata dagli italiani con sospetto, con una curiosità, spesso superficiale, di chi crede che sia un paese, per quanto affascinante, attraente, sottosviluppato, lontano anni luce dal ricco e benestante nord.
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Questa differenza tra nord e sud viene rimarcata nel capitolo III del romanzo Il Giorno della Civetta, dove il lettore apprende che il capitano Bellodi è di origine settentrionale, parmense, giovane di età, alto e di colorito chiaro. Durante l'interrogatorio, due fratelli della vittima, sentendolo parlare, lo definiscono “un continentale. La forza di tale espressione lascia Bellodi perplesso, convinto che i siciliani, nonostante i diversi problemi del paese, siano intelligenti, mai pigri, sempre pieni di iniziativa.
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​Investigatore alla ricerca della soluzione di una serie di delitti, ma allo stesso tempo uomo del Nord che vuole tuttavia capire la società in cui opera, Bellodi va al di là dello stereotipo mostrando, attraverso l'indagine sull'omicidio di un povero impresario edile, una Sicilia a tratti oscura, spietata, piena di violenza, di appalti truccati dove regna la mafia, garante dello stato sociale. Lo stesso Sciascia dichiara, in linea con Bellodi «mi ci romperò la testa», di come la Sicilia sia irrimediabile, e di quanto sia necessario «continuare a lottare, a pensare, ad agire come se non lo fosse». Il capitano Bellodi, pertanto, non è altro che lo specchio di Sciascia, sospeso tra l’amore per la terra sicula e la rabbia verso quelli che hanno macchiato una terra di grandi bellezze.

Immagini tratte da: www.SiciliaFan.it

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16/6/2018

“Lo stupore della notte” di Piergiorgio Pulixi

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di Eva Dei
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​“Lo stupore della notte spalancata sul mar ci sorprese che eravamo sconosciuti io e te” così canta Mina nella sua “Se telefonando”; a questa prima strofa sembra ispirarsi Piergiorgio Pulixi per il titolo del suo ultimo thriller e con altri versi della stessa canzone lo chiude. “Lo stupore della notte” è uscito in libreria lo scorso 29 maggio per Rizzoli. Come ci aveva annunciato qualche mese fa l’autore (https://www.iltermopolio.com/letteratura/lira-di-venere-di-piergiorgio-pulixi) in questa nuova storia ci troviamo al fianco di una nuova protagonista, Rosa Lopez, commissario della sezione Antiterrorismo di Milano. Una carriera lunga e in salita quella della Lopez: da giovane si è fatta le ossa in Calabria, dove le cosche dell’ndrangheta le hanno portato via il suo capo e compagno. Poco dopo quella perdita il concorso interno per commissario e il trasferimento a Milano sono quasi una via d’uscita; qui accetta un nuovo incarico e inizia la lotta al terrorismo. Una vita sul filo del rasoio per mantenere la sicurezza della città e dei suoi abitanti. Rosa diventa presto una figura di riferimento insostituibile, sicura e scaltra sembra avere sempre tutto sotto controllo. Ma a che prezzo è riuscita ad arrivare a questo punto? Una casa impersonale e fredda, ma soprattutto “a scadenza”, sua fino al prossimo trasloco. Una tensione continua che l’ha resa paranoica per la sua sicurezza e per quella delle persone a cui tiene, soprattutto dopo quello che è successo a Giulio. L’uomo che ama è inchiodato a un lettino in coma farmacologico dopo essere caduto in un’imboscata. Ma chi era il vero bersaglio? Giulio o Rosa?
La Lopez non ha tempo per continuare nella sua personale ricerca del colpevole, deve mettere freno alla sua sete di vendetta, perché un pericolo più grande incombe su Milano: la sicurezza della città sembra essere a rischio, tutti gli indizi puntano a un prossimo attacco terroristico. Ma chi vuole mettere in ginocchio il capoluogo lombardo? Quando un indiziato fa il nome del “Maestro”, un’identità che fino ad allora tutti credevano solo una leggenda, un mito per spaventare l’Occidente, il pericolo acquista consistenza. Chi si cela dietro questo nome? Un gruppo di terroristi o una singola mente criminale? Chiunque sia sembra essere sempre un passo avanti, tanto da riuscire a creare una crepa sempre più grande all’interno del sistema di sicurezza italiano.
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​Piergiorgio Pulixi ci trascina in un poliziesco vero e proprio, dove affiorano continui giochi di potere: quelli fra le varie forze di polizia e sicurezza, dove lecito e illecito si alternano continuamente, ma anche quello che regola i rapporti tra i Paesi occidentali e il Medio Oriente, dove non entrano in gioco solo differenze culturali, ma anche interessi economici. Pulixi ci parla di un presente che non può esserlo più di così: immigrazione, accoglienza, Isis, terrorismo, diffidenza, paura e ricerca di sicurezza e protezione.
Sullo sfondo una Milano urbana, affascinante e conturbante, dove basta girare l’angolo della strada per passare dal più basso degrado alla movida più elegante. Una città di contraddizioni e di non luoghi, dove su tutti svetta il Lovers Hotel, un vecchio edificio del dopoguerra, che ha cambiato più volte proprietari e identità: covo di spie, rifugio di brigatisti, lager di tortura. Oggi fondamentalmente il “Lovers Hotel non esiste. Né virtualmente né burocraticamente. Nessuna visura camerale può rivelare informazioni riguardo al Lovers, semplicemente perché non è registrato alla Camera di Commercio. Il Catasto ne ignora la presenza. Non è segnato su nessuna guida turistica. Non puoi trovarne traccia su Internet. Nessuna prenotazione su Booking, nessuna disponibilità su Trivago. Pagine Gialle? Zero. Nessun telefono, nessun cellulare. Non ha nemmeno un’insegna o una targhetta di riconoscimento. Tantomeno un citofono. I numeri civici di quella via lo saltano a piè pari, come se fosse un edificio fantasma. Puoi individuarlo soltanto se sai della sua esistenza e la precisa ubicazione, perché dall’esterno non diresti nemmeno che è un albergo. (…) Il Lovers è luogo neutrale. Poco più di duemila metri quadrati di territorio immune a qualsiasi ingerenza statale. A tutti fa comodo così, perché tutti, prima o poi, hanno bisogno di una camera al Lovers. Tutti.”
Pulixi sarà a Pisa il prossimo 23 giugno alle ore 18:30 presso la Biblioteca dei Cappuccini in occasione dell’evento organizzato dalla Libreria Fogola per la presentazione di questo suo ultimo libro.
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Immagini tratte da:
https://www.mondadoristore.it/Lo-stupore-della-notte-Piergiorgio-Pulixi/eai978881710309/
https://www.facebook.com/PiergiorgioPulixi/media_set?set=piaarp.1410983244.10207810976938300&type=1
I disegni inseriti in questo articolo sono stati espressamente realizzati da Elisa Grilli, per visionare altre sue opere visitate: https://elisagrillidc.wixsite.com/drawing2dream oppure
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9/6/2018

L'inferno secondo Buzzati e Calvino

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di Lorenzo Vannucci
Dino Buzzati, uno dei più importanti cronisti di editoria nera, tratta nei suoi romanzi della corruzione dell'uomo, colpevole di aver smarrito la sua purezza originaria. Attraverso il suo stile essenziale e concreto, capace di sconfinare anche nell'assurdo, lo scrittore bellunese introduce il lettore in una modernità inconsistente, inverosimile «il mondo non è come lo vediamo noi», cercando di andare oltre quel velo di Maya che non ci consente di accedere ad altri piani di realtà.
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L'uomo di Buzzati non è distante dallo schiavo platonico del Mito della Caverna, cieco dinanzi alla verità. Come questo, i protagonisti dei romanzi dello scrittore noir sono prigionieri di una verità a loro sconosciuta, privi di verità universali, con una visione distorta del mondo. Il poeta bellunese li definisce «frammenti di realtà impazzite», pedine al centro della frenetica Milano.
La porta dantesca «Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate» diventa nel Viaggio agli Inferni del Secolo l'ingresso della metrò milanese, l’ingresso di un mondo che, come per scrittori a lui contemporanei, primo tra tutti Calvino, non è altro che lo specchio capovolto della nostra realtà. Il mondo di Buzzati condanna l'uomo a un tunnel senza uscita, a un baratro in cui non si vede luce.
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I protagonisti delle Città invisibili calviniani, allo stesso modo dei personaggi di Buzzati, non sono altro che pedine, tasselli, di un grande puzzle, che cercano di farsi spazio in una città incarnazione del caos e dell’inautenticità. A Kublai, che lamenta che tutto è inutile se l'ultimo approdo non può essere che la città infernale, Marco Polo risponde che «l'inferno dei viventi è già qui».
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La città per Buzzati rappresenta, pertanto, l'inferno di tutti i giorni. Un luogo coabitato da persone, da essi
condiviso, da cui è impossibile sfuggire, perché «le città come i sogni, sono costruite di desideri e di paure e, anche se il filo del loro discorso è segreto, le loro regole assurde, le prospettive ingannevoli, e ogni cosa ne nasconde un'altra».

Immagini tratte da:

www.wordpress.com​

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