Terzo appuntamento con gli incontri organizzati dalla Libreria Fogola, che domenica 30 settembre alle 18:00 presso il chiostro della Chiesa del Carmine in Corso Italia, vedrà protagonista la scrittrice romana Valentina D’Urbano. “L’isola di neve” (Longanesi) è il sesto romanzo dell’autrice, che questa volta conduce il lettore su Novembre, un’isola immaginaria dispersa nel Mar Tirreno accanto alla sua gemella, l’isola di Santa Brigida, sede di un vecchio carcere abbandonato. La narrazione si muove agilmente tra una vicenda quasi contemporanea i cui protagonisti sono Manuel ed Edith, due giovani che per motivi diversi si sono recati di loro volontà sull’isola; il primo quasi rifugiandosi, la seconda inseguendo un mistero che ci porta lontano, fino al 1952. Qui inizia la seconda storia che lega una ragazza di nome Neve al misterioso straniero Andreas, due giovani che invece, anche se in modo diverso, sono prigionieri dell’isola. Passato e presente inevitabilmente si intrecciano in una storia densa di emozioni, sullo sfondo di un’isola incantevole ma allo stesso tempo feroce. In occasione della presentazione, ad ingresso libero, sarà possibile acquistare il libro e seguirà una sessione di firmacopie. Immagini tratte da: https://www.lafeltrinelli.it/libri/valentina-d-urbano/isola-neve/9788830448780 https://www.iodonna.it/attualita/appuntamenti-ed-eventi/2016/10/03/valentina-durbano-vi-dico-perche-non-bisogna-aspettare-la-notte/
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di Eva Dei Marco Balzano, vincitore del Premio Campiello nel 2015 con L’ultimo arrivato (Sellerio), è tornato in libreria questo febbraio con un nuovo romanzo edito da Einaudi, Resto qui. Finalista al Premio Strega 2018, si è classificato al secondo posto, anche se la potenza narrativa che l’autore riesce a condensare in meno di 180 pagine è indubbia. Sulla copertina svetta il campanile sommerso del lago di Resia; è proprio qui che l’autore ambienta la sua storia, quando Curon, il paese che oggi giace sommerso nel lago, era in realtà abitato e animato dai suoi cittadini. Le vicissitudini di una famiglia di questo angolo di Italia, il Sudtirolo, ci vengono raccontate dalla voce di Trina, protagonista femminile della storia, che per tutto il testo si rivolge alla figlia, Marica; una figlia lontana, quasi invocata, di cui non conosciamo i particolari dell’allontanamento, non subito almeno. A lei che non c’è, che non ha potuto vedere con i suoi occhi cosa è successo, si rivolge Trina e lo fa tornando indietro nel tempo, a quando era una giovane maestra di Curon. “No, non meriti di conoscere quei giorni di buio. Non meriti di sapere quanto abbiamo gridato il tuo nome. Quante volte ci siamo illusi di essere sulla strada giusta. È una storia che non ha ragione di riaccadere nelle parole. Ti racconterò invece della vita di noi, del nostro essere sopravvissuti. Ti dirò di quello che è successo qui a Curon. Nel paese che non c’è più.” Già da questi primi racconti salta agli occhi quello che è uno dei temi portanti del romanzo di Balzano, da molti semplicisticamente catalogato come un romanzo sull’occupazione fascista del Sudtirolo. Resto qui in realtà è un romanzo sulle radici, sull’appartenenza e l’amore per la propria terra d’origine. Sì perché Trina, come tutti gli abitanti di Curon, abita in questa valle che si insinua tra le Alpi, tra Italia e Svizzera. Persone che amano la loro terra, terra italiana in cui parlano la lingua dello “straniero”, il tedesco. E come tali vengono trattati, soprattutto dopo l’occupazione, tanto che prima di assumere come maestre giovani ragazze diplomate si preferisce semianalfabeti provenienti dalle regioni più lontane. La storia di Trina e della sua famiglia è la storia di persone italiane, che però non si sentono tali, uomini e donne che vogliono proteggere la loro comunità, la loro identità dagli attacchi che la storia porta avanti su più fronti. Il periodo della guerra è sicuramente duro e doloroso, soprattutto nel momento in cui il marito di Trina, Erich, decide di disertare e condanna entrambi alla fuga sulle montagne. C’è però un fantasma che incombe più minaccioso e più insistente di tutti su Curon, viene annunciato nel 1911 per la prima volta ed è la diga che gli imprenditori della Montecatini intendono costruire espropriando Resia e Curon, in modo da sfruttare la corrente del fiume per produrre energia. Il fronte compatto che gli abitanti della valle formano fin da subito davanti al progetto scoraggia e rallenta la costruzione; in seguito la guerra sembra mettere un punto definitivo alla questione. Alla fine di quest’ultima, però, le ultime speranze di Trina e degli abitanti di Curon vengono portate via dall’acqua che sommerge il loro paese. Balzano intreccia storia privata e storia civile, lo fa con capitoli brevi, periodi essenziali e frasi scarne, ma il risultato è dal forte impatto emotivo. Una volta che tutto è perduto solo le parole possono salvare quello che resta, proprio come dice all’inizio Trina. Raccontare è doveroso e quando lo sguardo si perde sopra quel lago: “guardo le canoe che fendono l’acqua, le barche che sfiorano il campanile, i bagnanti che si stendono a prendere il sole. Li osservo e mi sforzo di comprendere. Nessuno può capire cosa c’è sotto le cose. Non c’è tempo per fermarsi a dolersi di quello che è stato quando non c’eravamo. Andare avanti come diceva Ma’, è l’unica direzione concessa. Altrimenti Dio ci avrebbe messo gli occhi di lato. Come i pesci.” Immagini tratte da: https://www.lafeltrinelli.it/libri/marco-balzano/resto-qui/9788806237417 I disegni inseriti in questo articolo sono stati espressamente realizzati da Elisa Grilli, per visionare altre sue opere visitate: https://elisagrillidc.wixsite.com/drawing2dream oppure https://www.facebook.com/elisagrillidicortona/ Potrebbe interessarti anche: 22/9/2018 Nebbia sul ponte di Tolbiac: quando l'ambientazione è parte integrante della tramaRead Nowdi Lorenzo Vannucci “Faceva fresco, ma non c’era assolutamente nebbia. Almeno non quella mattina. Un sole giallo lambiva le acacie spoglie di rue de Tolbiac. […] Era un arrondissement, un quartiere simile agli altri, con i suoi negozi di commercianti, i bistrot e la venditrice di giornali” Parigi, anni '50. Un'improvvisa richiesta di aiuto dall'ospedale della Salpêtriere scuote la vita disincantata di Nestor Bourma. Cosa voleva dirgli? Perché un ex anarchico aveva provato a mettersi in contatto con lui dopo così tanto tempo? E cosa è successo esattamente in quelle ore che separano la chiamata dalla morte del vecchio amico? Interrogativi che scuotono la vita di Bourma, uomo risoluto e tutto d'un pezzo, pronto a calarsi nei meandri di Parigi. Léo Malet, attraverso l'uso dell'argot della malavita parigina e di un ambiente noir, mostra una Parigi grigia, avvolta dalla nebbia: «c’è sempre qualcosa di marcio nel suo clima. Non dappertutto, ma in certe strade, in certi posti, si respira un’aria sudicia». Una Parigi, quella periferica, povera e pericolosa, fatta di vicoli, stradine, anfratti che, simili a un labirinto, finiscono per imprigionare le persone. Lo stesso Bourma, camminando per Rue Watt, si sente soffocato, schiacciato, incapace di muoversi, nonostante la sua apparente sicurezza, nell'universo parigino. Un'ambientazione, quella parigina, che fa da cornice al grigiore della vita degli abitanti di periferia, poveri, e costretti ad esserlo per il resto della loro vita a causa delle assurde leggi che impediscono la scalata sociale. Una società gerarchica, con i suoi codici e le sue regole, scossa sin dall'incipit da un'inquietante atmosfera: «Parigi di notte. Un uomo si aggira sul ponte di Tolbiac. Nel suo sguardo, la follia». La Parigi di Malet è cupa, tetra, come se l'umore dei protagonisti facesse da sfondo all'ambiente che li circonda, alle angosce e alle paure di quel periodo. Una visione, quella della Parigi di metà secolo, resa in maniera così drammatica grazie all'influenza di Jean Paul Sartre e Albert Camus, scrittori appartenenti al filone dell'esistenzialismo, e della guerra ancora impressa nella mente di Malet. Immobilità, caos, uomini come burattini, vittime di demiurghi che controllano la vita delle persone; questo il mondo in cui si muove Bourma, che dovrà fare i conti con una città in costante mutamento, in cui la sete di potere e l'avidità hanno preso il posto degli ideali di uguaglianza e libertà da lui auspicati nella gioventù.
Immagini tratte da: www.thrillernord.it http://www.bur.eu/libri/nebbia-sul-ponte-di-tolbiac-delitto-al-luna-park/ di Lorenzo Vannucci Nato nel 1968, Sturmtruppen ha fatto della guerra e delle vicende grottesche la voce ironicamente più feroce contro l'antimilitarismo. Il fumetto ideato dalla matita di Francesco Bonvicini, in arte Bonvi, non è solo una raffigurazione satirica della Seconda guerra mondiale, vista dalla prospettiva dell'esercito tedesco, ma una rappresentazione contro la stupidità dell'esercito tedesco intenti ad accettare, incodizionatamente, i comandi dei superiori. Bonvi, amante da giovane della carriera militare, spedito al fronte, a rischio di carriera dopo aver consentito l'ordine di attraversamento del confine della Federazione Jugoslava, consapevole dell'assurdità della guerra, irride cinicamente la cieca obbedienza dell'esercito tedesco, manipolati da un burattinaio, intenti ad accettare, incondizionatamente, i comandi dei superiori, di cui vengono messi in ridicolo i comportamenti e i luoghi comuni. Nei primi numeri Bonvi tratta, con tono ilare, il tema della trincea, della tortura, della violenza, dei campi di concentramento. Bionde prostitute che si fanno pagare dai soldati tedeschi per due frasi sdolcinate, fucilieri che al momento della esecuzione sono avvolti dalla nebbia, incapace di vedere a chi sparare, militari come Franz che soffrono di “allucinazioni erotiken”, sono solo alcune scene di demonizzazione e rappresentazione grottesca della loro disumanità. Il tutto condito da disegni caricaturali, da soldatini goffi, da personaggi bassi, tarchiati, quasi schiacciati dal peso dei loro zaini, intenti a muoversi in paesaggi scarni, spogli, desolanti. Chi stiano combattendo i soldati tedeschi è ignaro. Colpi di mortaio, spari ci fanno capire che il nemico, per quanto sia invisibile, è presente, in uno spazio-tempo (non è seguita una precisa cronologia, i luoghi sono assediati dal niente) non delinato. Trincee, cimiteri, filo spinato, questi gli ambienti in cui maggiormente si muovono le sturmtruppen che, anche quando sono al fronte, mai percepiscono l'esistenza di un nemico altro. Immagini tratte da www.slumberland.it di Eva Dei Dopo La ragazza sbagliata (Sellerio), ritroviamo in libreria il giornalista Dario Corbo. Giampaolo Simi ci riporta in Versilia, con Come una famiglia, anche questo edito da Sellerio. È passato qualche anno dalle ultime vicende che ci aveva raccontato l’autore. Oltre a Corbo ritroviamo altri personaggi a noi noti, prima fra tutte l’affascinante e misteriosa Nora Beckford, per la quale adesso lavora lo stesso giornalista, curandone la fondazione in memoria del padre. Ma non è l’unica, nella storia si muovono anche il sostituto procuratore Lavinia Monforti, Giulia Maiorino, ex moglie di Corbo e, non ultimo, Luca, il loro figlio. Proprio su di lui sono puntati i riflettori e proprio a lui si rivolge Corbo, personaggio ma anche narratore interno. Il libro si apre come una sorta di lunga lettera, scritta quando tutti gli eventi decisivi si sono già conclusi; ritorna quindi anche in questo libro il ricorso al flashback, tratto distintivo della scrittura di Simi. Il nodo della vicenda si stringe quando Luca, giovane promessa del calcio giovanile, viene accusato di aver stuprato e picchiato una ragazza. Il ragazzo nega, si difende e, come è naturale che sia, genitori, amici e squadra sono al suo fianco. Affetto, complicità, senso di appartenenza e lealtà al gruppo formano un muro compatto, ma dietro a questo proprio Dario Corbo inizia a intravedere nelle parole e soprattutto negli occhi del figlio delle bugie. Per scoprire la verità è necessario rimettere i panni del giornalista di nera, ristabilire vecchi contatti, indagare, farsi guidare dall’intuito. Ma Corbo è combattuto, l’accusato è suo figlio, sangue del suo sangue e non riesce a dubitare di quel ragazzo che ha cresciuto, tanto da crederlo un mostro. Una domanda lo assilla: fino a dove è giusto spingersi per le persone che amiamo? Cosa è giusto fare per proteggerle e difenderle? Come si intuisce dal titolo, con questo libro a finire sotto la lente d’ingrandimento è la famiglia. In modo ampio e da più punti di vista, la famiglia intesa in senso canonico, come nucleo formato da genitori e figli: la fiducia e l’affetto che si instaurano, i rapporti di causa effetto e i giochi di forza creati da dinamiche diverse, l’influenza del comportamento dei genitori su quello dei figli. Ma ritroviamo anche la famiglia come squadra e non a caso l’autore sceglie lo sport più “sentito” nel nostro Paese: il calcio. La squadra diventa una sorta di seconda famiglia, un gruppo compatto, dove si è tutti uniti, dove ognuno copre l’altro. Ma fino a che punto questa logica resiste? Fino a quando la sicurezza del gruppo viene prima di quella del singolo? Da dove si inizia a parlare di omertà? Simi ci racconta una decadenza dei valori e dei comportamenti in cui si riconosce molto della nostra società. L’autore non fa sconti a nessuno e descrive scene che più che realistiche sono reali. Ma appunto le descrive, le racconta, lasciando al lettore il compito di giudicarle. L’impressione che si ha all’ultima pagina è che l’autore abbia voluto farci entrare ancora di più nell’intimità del suo personaggio, ma ancora una volta la vicenda non si conclude del tutto, alcune porte restano aperte e forse solo un altro libro ci potrà dire dove condurranno. Giampaolo Simi sarà ospite della Libreria Fogola sabato 15 settembre alle 18:30. L’incontro si svolgerà nel chiostro della Chiesa del Carmine di Corso Italia, dove la giornalista Chiara Cini dialogherà con l'autore. In occasione dell'incontro sarà possibile acquistare il libro e seguirà una sessione di firmacopie. Immagini tratte da: https://www.mondadoristore.it/Come-una-famiglia-Giampaolo-Simi/eai978883893821/ http://iltirreno.gelocal.it/versilia/cronaca/2017/06/25/news/torna-giampaolo-simi-con-la-ragazza-sbagliata-1.15535074 Potrebbe interessarti anche: |
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