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28/9/2022

Il rosmarino non capisce l’inverno

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di Lorenzo Vanni
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Quando uno scrittore comincia a lavorare a un nuovo libro è sempre bene domandarsi quale obiettivo raggiungere tramite quel testo in modo che lo svolgimento del compito vada di pari passo. Ovviamente il percorso non è lineare e quello stesso obiettivo può cambiare in fase di scrittura, una volta resisi conto che il testo agisce di testa sua; in linea generale, è tuttavia quell’obiettivo delineato inizialmente a impostare il tono del testo, a stabilire a quali immagini ricorrere e infine quanto calcare la mano su alcuni passaggi che si vogliono emotivamente più densi. Come in una ricetta gastronomica, è tutta una questione di equilibrio tra gli ingredienti.
   Durante l’estate ha avuto successo un libro pubblicato da Einaudi, il cui autore è Matteo Bussola, intitolato Il rosmarino non capisce l’inverno. È stato un fenomeno letterario e quindi è buona norma per un critico interessarsi di quel che, seppur per una stagione, pare cogliere un umore generale per farsi un’idea del contenuto valutare il grado di consapevolezza dell’autore.
   Matteo Bussola nasce come fumettista e solo in seguito si presenta come scrittore. La copertina del libro è un’illustrazione dello stesso Bussola ispirata ai manga: una donna, o forse una ragazza, con in mano un vaso di rosmarino: come il rosmarino devono essere le donne secondo Bussola, resistenti alla durezza dell’inverno per poi rifiorire subito dopo. Il libro di Bussola è fatto di schizzi preparatori che potrebbero essere spunti per un futuro romanzo, ma che qui sono solo racconti di donne che resistono alle avversità.
   I racconti hanno tutti pressappoco la stessa struttura che potremmo schematizzare così:

  • Fase di quiete: è la fase iniziale in cui la situazione della protagonista segue un andamento regolare (positivo o negativo che sia).
  • Fase di perturbazione: è il momento centrale del racconto in cui si verifica l’evento che porta la protagonista a rivedere il suo passato alla luce della recente presa di coscienza. Ne segue una crisi interiore.
  • Fase di calma: la protagonista ha dato un significato personale all’evento di crisi e quando arriva alla fine della storia non è esattamente la sé del principio, ma una persona che dall’essere disorientata ha finalmente trovato la sua pace.
 
Le donne sono protagoniste e soggetti attivi delle storie, creano il proprio destino, pur con molte difficoltà e in modo non sempre interamente riuscito.
   Il problema di avere dei racconti strutturati in questo modo è che, applicando il modello a tutti, il lavoro diventa ripetitivo e le emozioni vengono troppo ammaestrate. Dà l’idea di un’emozione evocata a comando. Questa è peraltro la struttura classica dei racconti, e se il funzionamento di base diventa troppo evidente,  la sospensione dell’incredulità si incrina in modo irreversibile.
   I dialoghi, almeno fino a metà libro, sono costruiti cercando a tutti i costi il sentimentalismo spiccio. Ne risulta che non sono realistici, sono eccessivamente enfatici e in alcuni momenti sfociano addirittura nel comico involontario.
   Detto questo, il catalogo della Einaudi è ricco e le letture non mancano. Scegliamo altro.
 
Fonti immagini:
einaudi.it

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25/9/2022

Stagione serale e stagione domenicale de La Città del Teatro di Cascina

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LA CITTÀ DEL TEATRO DI CASCINA (PI) 
Stagioni 2022-23 
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COMUNICATO STAMPA
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La Città del Teatro presenta le sue stagioni, da settembre ad aprile tante occasioni per vivere il teatro di Cascina. 
Domenica 25 settembre andrà in scena il primo spettacolo della rassegna per famiglie Domenica a Teatro, sabato 29 ottobre la stagione serale La Città e il Teatro si inaugurerà con Davide Enia 
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Domenica 25 settembre alle ore 17.00 alla Città del Teatro di Cascina ritorna la nuova stagione teatrale per famiglie Domenica a Teatro con 23 spettacoli da settembre 2022 a aprile 2023. 
  
La rassegna, che ospiterà le più importanti compagnie di teatro ragazzi italiano, si inaugura con lo spettacolo per bambini dai 3 ai 7 anni La Terra dei Sogni del Teatro del Buratto a cui seguirà, domenica 2 ottobre la nuova coproduzione di Fondazione Sipario Toscana e Teatro Linguaggicreativi, Briciole di felicità, un progetto ArteVOX teatro. 
Nel cartellone che si chiuderà domenica 2 aprile e che coinvolgerà bambini dai 2 ai 10 anni, saranno presenti anche altri spettacoli prodotti da Fondazione Sipario Toscana: il 23 ottobre Piccolo Sushi ed il 4 dicembre Hamelin, entrambi con la regia di Tonio De Nitto prodotti con Factory Compagnia Transadriatica, domenica 5 marzo sarà in scena la nuova produzione con Giallo Mare Minimal Teatro La Bella addormentata nel bosco (che più non c’è). 
 
«Nel corso delle ultime stagioni ci siamo resi conto di come, per nostra fortuna, siano anche i bambini a portare a teatro le proprie famiglie. 
Questo rappresenta per noi un risultato importante, perché consideriamo gli spettatori più giovani il nostro pubblico di riferimento e per questo motivo siamo costantemente alla ricerca di spettacoli di qualità da proporre alle nuove generazioni. 
Consideriamo fondamentale produrre e programmare dei lavori che, nella loro diversità, possano essere rappresentativi dell’alto valore artistico e sociale del teatro per i più giovani. 
Ci impegneremo sempre per fare in modo che il teatro rappresenti un luogo “vicino”, un punto di riferimento accessibile e mai distante dalle loro sensibilità e dal loro percorso di crescita.» così presenta la rassegna domenicale Luca Marengo, direttore artistico della Città del Teatro. 
 
E insieme alle domenicali il pubblico dei più giovani avrà la possibilità di andare a teatro con la propria classe grazie a La scuola va a teatro, la rassegna dedicata alle scuole del territorio, che amplia la propria offerta proponendo 29 spettacoli con 69 repliche da settembre 2022 ad aprile 2023.  
 
La prevendita dei biglietti e degli abbonamenti per la rassegna Domenica a Teatro è già aperta presso il teatro dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 14, il mercoledì anche nel pomeriggio dalle 17 alle 19 e il sabato dalle 10 alle 13. 
Tutti i giorni on line e circuito Ticketone. 
 
 
Sabato 29 ottobre si inaugura la stagione serale della Città del Teatro di Cascina (PI) con la nuova produzione di Fondazione Sipario Toscana “Italia – Brasile 3 a 2. il ritorno” di e con Davide Enia, spettacolo coprodotto con il Teatro Metastasio di Prato. 

La stagione serale “La Città e il Teatro” vedrà in scena 12 spettacoli da ottobre ad aprile. Ad inaugurarla sarà Italia- Brasile 3 a 2 il ritorno di e con Davide Enia la nuova produzione di Fondazione Sipario Toscana e Teatro Metastasio di Prato in collaborazione con Armunia, e proseguirà con alcuni degli artisti più rappresentativi del teatro contemporaneo quali Emma Dante, Marco Baliani, Lucia Calamaro, Chiara Francini, Motus/Silvia Calderoni, giovani compagnie come Kepler-452, Gli Omini, Consorzio Altre Produzioni Indipendenti fino ad arrivare alle contaminazioni di musica e teatro con Ramy Essam/Babilonia Teatri, Ginevra di Marco e Gaia Nanni.  
«Abbiamo pensato di chiamare questa stagione “Il teatro e la città”, nella convinzione di quanto sia indispensabile coltivare il legame che esiste fra la Fondazione come Centro di Produzione Teatrale, l’unico in Italia ad avere sede in una città non capoluogo di Provincia e il territorio in cui opera. 
Come sempre il nostro obiettivo è condividere con il pubblico alcune fra le migliori proposte teatrali presenti nel circuito nazionale, per nutrire quel dialogo mai interrotto tra palco e platea, in quel luogo e in quel tempo preciso che è il momento in cui si va in scena. Come se fossimo elementi differenti e complementari di una stessa orchestra, il pubblico è parte fondante dell’evento teatrale, quanto chi esercita il mestiere del teatro, dal pubblico non possiamo prescindere e non vogliamo farlo: il rischio che correremmo è quello di un’inutile autoreferenzialità.  
La stagione teatrale è un percorso che facciamo insieme ai nostri spettatori, sera dopo sera, stagione dopo stagione, frutto di un lavoro costante che abbiamo la fortuna di poter condividere nel suo momento finale, quando va in scena ogni singolo spettacolo. 
Questo significa anche esercitare un continuo ascolto, un confronto tra teatro e società e in questo senso produrre e programmare spettacoli che “ci parlano”, che parlano alle nostre diverse sensibilità, idee, convinzioni, credo sia significativo e importante.» - afferma il direttore artistico Luca Marengo. 
 
Sabato 29 ottobre alle ore 21.00 alla Città del Teatro di Cascina Pisa, si inaugura la stagione serale con uno degli artisti più riconosciuti e premiati del panorama teatrale italiano: Davide Enia che porterà in scena il nuovo spettacolo “Italia – Brasile 3 a 2 Il ritorno” una produzione Fondazione Sipario Toscana con il Teatro Metastasio di Prato in collaborazione con Armunia. Il lavoro ha debuttato questa estate al Festival dei Due Mondi di Spoleto e al Festival Inequilibrio di Castiglioncello, e sarà ospitato nei più importanti teatri italiani, tra i quali Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa, Teatro Nazionale di Napoli, Teatro Nazionale di Genova, Teatro Metastasio di Prato. Enia sarà accompagnato dalle musiche di Giulio Barocchieri e Fabio Finocchio. Il 2022 è stato l’anno del quarantennale della partita al Sarrìa di Barcellona, stadio che oggi non esiste più, e del ventennale del debutto dello spettacolo Italia – Brasile 3 a 2. 
La nuova messa in scena rivisiterà il testo originale, la regia, le luci, le musiche. Il mondo è cambiato, diverse sono le urgenze, i tempi sono cupi e l’esperienza del lockdown ha segnato uno spartiacque che rimette in discussione lo stesso dispositivo teatrale, la sua urgenza, il suo fine. 
 
Sabato 26 novembre Marco Baliani porta in scena “Una notte sbagliata, per la regia di Licia Maglietta. Lo spettacolo - spiega l’artista - è una tappa di ricerca del teatro post-narrazione, una narrazione dove il linguaggio orale del racconto non riesce più a dispiegarsi in un andamento lineare, ma si frantuma, produce loop verbali in cui il Tempo oscilla, senza obbligati nessi temporali. Un turbine linguistico sostenuto da un corpo che agisce l’evento in maniera performativa, un corpo che si metamorfizza a mano a mano che l’azione prosegue e che ricorda la body art degli anni ‘70. Un montaggio drammaturgico che tiene conto delle nuove percezioni con cui viene veicolata la realtà, nuove forme comunicative con cui il teatro si misura e si rinnova. 
 
Sabato 3 dicembre “darwin inconsolabile (un pezzo per anime in pena)” di Lucia Calamaro, una delle autrici più significative e riconosciute del teatro italiano, con Riccardo Goretti, Gioia Salvatori, Simona Senzacqua, Maria Grazia Sughi. Una madre anziana che si finge morta per ricevere attenzione dai tre figli sempre occupati, distratti, disamorati, assenti. La tanatosi è una pratica molto diffusa tra gli animali che per scampare l’aggressione del predatore “fanno il morto”. Potrebbe essere un monito, un richiamo, un avvertimento, una metafora. Una madre che simboleggia il pianeta? Forse. 
 
Sabato 14 gennaio Chiara Francini sarà in scena con il suo nuovo spettacolo “Una ragazza come io” un monologo che unisce comicità e intrattenimento tra citazioni e sapiente umorismo, un piccolo grande varietà con musica ed effetti speciali in un gioco di contrasti eleganti. 
 
Venerdì 20 gennaio Marco Ceccotti, attore e autore porta in scena un’originale e dissacrante commedia sul devastante quieto vivere. “Questa splendida non belligeranza (Una storia così, poi così e infine così)” con Giordano Domenico Agrusta, Luca Di Capua, Simona Oppedisano. La pièce racconta di una famiglia, padre-madre-figlio, in cui la mancanza di comunicazione si manifesta nell’incapacità̀ di esprimere i propri sentimenti. 
Questo spettacolo ha vinto il Premio In-Box 2022 con il maggior numero di voti nella storia del Premio. 
 
Sabato 28 gennaio “Gli altri. Indagine sui nuovissimi Mostri” un reportage teatrale di Kepler-452, regia di 
Nicola Borghesi, drammaturgia di Riccardo Tabilio. L’indagine parte dalla domanda: Chi sono gli Altri? Sono gli Hater, gli odiatori di professione. Persone comuni che sui social tra foto di vacanze e animali alimentano roghi virtuali. Kepler-452 si propone di contattarli e di tentare un dialogo all’apparenza impossibile, là dove anche la follia del razzismo e del fascismo possono essere ascoltate, col coraggio del confronto e senza rinunciare alle proprie idee. Lo spettacolo ha ottenuto il patrocinio di Amnesty International. 
 
Sabato 4 febbraio “Giulio meets Ramy/Ramy meets Giulio” di Valeria Raimondi e Enrico Castellani (Babilonia Teatri), con Ramy Essam, Enrico Castellani, Valeria Raimondi e Amani Sadat. Babilonia Teatri parte dalla scomparsa di Giulio Regeni al Cairo per metterci di fronte al trattamento che generalmente spetta agli egiziani invisi dal regime. Sul palco Ramy Essam, conosciuto oggi in Egitto come la voce della rivoluzione, dal 2014 in esilio con un mandato di cattura per terrorismo, cantore da sempre di libertà e giustizia per il suo popolo. 
  
Sabato 25 febbraio Silvia Calderoni in “MDLSX” una produzione Motus per la regia di Enrico Casagrande e Daniela Nicolò, drammaturgia di Daniela Nicolò e Silvia Calderoni. MDLSX è ordigno sonoro, inno lisergico e solitario alla libertà di divenire, all’essere altro dai confini del corpo, dal colore della pelle, dalla nazionalità imposta, dalla territorialità forzata. È fuoriuscita da tutte le categorie. 
 
Martedì 7 marzo Emma Dante porta in scena “Pupo di zucchero. La festa dei morti.” Liberamente ispirato a “lo cunto de li cunti” di Giambattista Basile. Lo spettacolo racconta la storia di un vecchio alle prese con i propri ricordi, intento a preparare un tradizionale pupo di zucchero per la ricorrenza dei morti. La suggestione del dolcetto antropomorfo, simbolo di un’antica credenza radicata nel Sud Italia, ha il potere di evocare i fantasmi della sua famiglia. I cari richiamati dall’aldilà come visioni della vita che fu invadono il silenzio della sua casa buia e vuota. Un turbinio vivace e inebriante di gesti, musiche e voci che si spegnerà al riapparire di tutti i personaggi nelle loro vere sembianze: quelle orrende della morte, convitata muta ma ineluttabile, cui Cesare Inzerillo ha dato corpo con le sue dieci sculture simili alle mummie dei Cappuccini esposte nelle catacombe di Palermo. In scena Carmine Maringola, Nancy Trabona, Maria Sgro, Federica Greco, Sandro Maria Campagna, Giuseppe Lino, Stephanie Taillandier, Tiebeu Marc-Henry Brissy Ghadout, Martina Caracappa, Valter Sarzi Sartori. 
 
Sabato 25 marzo “Ok Boomer. Anch’io sono uno stronzo” di Nicolò Sordo, regia Enrico Castellani, Valeria Raimondi (Babilonia Teatri). In scena Nicolò Sordo e Filippo Quezel. Il testo, vincitore del 14° Premio Riccione Pier Vittorio Tondelli 2021, racconta il sabato pomeriggio in un negozio di articoli sportivi. Un ragazzino, beccato a rubare un paio di Nike Air, porta accidentalmente alla luce una realtà ben più torbida che si cela nel seminterrato del negozio: un laboratorio dove lavorano immigrati irregolari ridotti in schiavitù. Un manipolo di eroi improvvisati cerca disperatamente di salvarli, ma solo per salvare se stessi e le proprie esistenze mediocri. Una finta lotta al capitale, un rimpallo di colpe tra “boomers” che immancabilmente scaricano la responsabilità del loro ennesimo fallimento sul ragazzino adolescente. Uno spettacolo che non fa sconti a nessuno e che svela i paradossi che ci circondano e incarniamo. Lo spettacolo è una coproduzione Fondazione Sipario Toscana, con La Piccionaia Centro di Produzione Teatrale di Vicenza e Romaeuropa Festival. 
 
Sabato 1 aprile “Donne guerriere” con Ginevra di Marco e Gaia Nanni e con Francesco Magnelli (pianoforte e magnellophoni), Andrea Salvadori (Chitarre, tzouras e elettronica),drammaturgia di Manuela Critelli e Ganfranco Pedullà, regia Gianfranco Pedullà. 
Lo spettacolo rende omaggio alle “donne guerriere” del nostro tempo. Vere combattenti che, con le loro scelte e la loro stessa vita, sono diventate pagine autentiche e indelebili della nostra memoria. Sulla scena si intrecciano musica e teatro in un caleidoscopio di frammenti scenici che tendono alla ricomposizione dei linguaggi: il canto, il monologo, il dialogo, la musica, il ritmo, la poesia. Una cosa nuova ma, in realtà, molto antica. 
 
La stagione serale si concluderà sabato 15 aprile con “La famiglia Campione” della compagnia Gli Omini con Francesco Rotelli, Francesca Sarteanesi, Luca Zacchini e Giulia Zacchini. 
La storia di una famiglia come tante, con dieci personaggi, tre generazioni a confronto, tre gli attori visibili in tutto. Così che il gioco si sveli pian piano e ognuno sia nonno, padre e figlio di se stesso.  
La famiglia Campione è un progetto che ha coinvolto cinque comuni della provincia fiorentina e più di ottanta giovani. I personaggi sono dieci ma assumono i modi, le parole e le storie di centinaia di persone conosciute per strada.  
 
È aperta la prevendita degli abbonamenti della stagione serale esclusivamente presso il teatro, i biglietti per i singoli spettacoli saranno disponibili da sabato 1 ottobre. 
Prevendita presso il teatro dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 14, il mercoledì anche nel pomeriggio dalle 17 alle 19 e il sabato dalle 10 alle 13. 
Circuito Ticketone e on line dal 1 ottobre. 
 
Programma completo www.lacittadelteatro.it 
  
BIGLIETTERIA  
Da lunedì al venerdì dalle 10 alle 14  
mercoledì dalle 10 alle 14 e dalle 17 alle 19 
Sabato 10 - 13 
Prevendita on line e Circuito Boxoffice Toscana - TicketOne 
 
LA CITTÀ DEL TEATRO 
Via Tosco Romagnola 656, 56021 Cascina (Pisa) 
biglietteria@lacittadelteatro.it  
tel. 050/744400 cell. 345/8212494 
www.lacittadelteatro.it 
FB e IG @lacittadelteatro 
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21/9/2022

La mia Babele

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di Lorenzo Vanni
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La letteratura è un impegno dei più duri: obbliga a confrontarsi con se stessi e il proprio passato e, laddove necessario, scendere a patti con quel che si è. Lo fa su un piano psicologico perché scrivendo si accede a una parte della propria mente che è completamente inconscia e segue una rotta interamente sua; arriva a deviare il corso naturale dei pensieri che, da un certo punto in poi, deragliano e allora devono essere assecondati e costruire dei binari su cui possa procedere il treno dei pensieri.
   C’è un confronto anche identitario che consiste nella riformulazione di se stessi a contatto con il mondo della letteratura e la prospettiva di essere letti anche da altre persone. Modificare la lingua può essere un urgenza per permettere al proprio Io espresso su carta di raggiungere meglio i potenziali lettori. Qui si apre spazio per la riflessione: quanto si deve essere disposti a tradire se stessi e modulare la propria voce per rendersi gradevoli a chi leggerà le nostre opere? E in secondo luogo: il tradimento è veramente necessario?
   È a partire da questo interrogativo che si dipana il memoir di Marcello Fois appena pubblicato da Solferino e intitolato La mia Babele. Il libro dell’autore sardo ha come tematica principale la stratificazione linguistica dove a una lingua dall’identità forte e una tradizione ad essa collegata si contrappone la lingua nazionale anch’essa forte nonché ufficiale, ma diversa rispetto alla propria.
   Fois presenta se stesso come un intellettuale a metà che fa la sponda tra due mondi, ognuno con il proprio codice linguistico. Nei primi anni della sua infanzia, Fois deve formare la propria identità sapendo di essere un individuo scisso, in parte sardo e in parte italiano; per prima cosa la lingua deve purificarsi parlando un italiano corretto, poi dovrà usare i nomi giusti per tutti i referenti nel mondo. Alla fine di questo percorso non sarà più se stesso.
   Il punto di partenza di un artista è quello in cui, dopo aver fatto il giro completo e aver osservato tutte le regole grammaticali standard, a un certo punto non si decide di tradirle per tornare alla propria terra e rivendicare la Sardità.
   La parte più bella del memoir di Fois è senza dubbio quella in cui racconta i rapporti con i traduttori. Ogni scelta traduttiva racconta una storia del modo in cui quella scrittura e quella cultura vengono percepite in giro per il mondo: i francesi sono molto favorevoli agli autori sperimentali, gli inglesi cercano di nobilitare una lingua considerata sciatta, i tedeschi traducono in modo meccanico. La verità è che ogni volta che un traduttore chiede aiuto per termini o incomprensioni linguistiche ci si confronta sempre con se stessi, le proprie intenzioni e quel grande macigno che è la lingua nazionale. Tanto più una lingua è fissata, tanto più vincola le scelte dell’autore al rispetto dei costrutti preesistenti con poco spazio per la metafora, se non quelle già previste in un canone. 
   Il libro di Fois è da leggere perché dà uno spaccato breve, ma consistente, di cosa significhi essere scrittori oggi e ci ricorda ancora perché quello dello scrittore possa essere forse il mestiere più affascinante del mondo.
 
Fonti immagini:
solferinolibri.it

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