COMUNICATO STAMPA Sabato 29 ottobre si inaugura la stagione serale della Città del Teatro di Cascina (PI) con la nuova produzione di Fondazione Sipario Toscana “Italia – Brasile 3 a 2 Il ritorno” di e con Davide Enia, spettacolo coprodotto con il Teatro Metastasio di Prato in collaborazione con Fondazione Armunia Castello Pasquini – Castiglioncello Festival Inequilibrio. La stagione serale “La Città e il Teatro” vedrà in scena 12 spettacoli da ottobre ad aprile. Ad inaugurarla, sabato 29 ottobre, sarà Italia- Brasile 3 a 2 Il ritorno di e con Davide Enia la nuova produzione di Fondazione Sipario Toscana e Teatro Metastasio di Prato, in collaborazione con Fondazione Armunia Castello Pasquini – Castiglioncello Festival Inequilibrio, e proseguirà con alcuni degli artisti più rappresentativi del teatro contemporaneo quali Emma Dante, Marco Baliani, Lucia Calamaro, Chiara Francini, Motus/Silvia Calderoni, giovani compagnie come Kepler-452, Gli Omini, Consorzio Altre Produzioni Indipendenti fino ad arrivare alle contaminazioni di musica e teatro con Ramy Essam/Babilonia Teatri, Ginevra di Marco e Gaia Nanni. «Abbiamo pensato di chiamare questa stagione “Il teatro e la città”, nella convinzione di quanto sia indispensabile coltivare il legame che esiste fra la Fondazione come Centro di Produzione Teatrale, l’unico in Italia ad avere sede in una città non capoluogo di Provincia e il territorio in cui opera. Come sempre il nostro obiettivo è condividere con il pubblico alcune fra le migliori proposte teatrali presenti nel circuito nazionale, per nutrire quel dialogo mai interrotto tra palco e platea, in quel luogo e in quel tempo preciso che è il momento in cui si va in scena. Come se fossimo elementi differenti e complementari di una stessa orchestra, il pubblico è parte fondante dell’evento teatrale, quanto chi esercita il mestiere del teatro, dal pubblico non possiamo prescindere e non vogliamo farlo: il rischio che correremmo è quello di un’inutile autoreferenzialità. La stagione teatrale è un percorso che facciamo insieme ai nostri spettatori, sera dopo sera, stagione dopo stagione, frutto di un lavoro costante che abbiamo la fortuna di poter condividere nel suo momento finale, quando va in scena ogni singolo spettacolo. Questo significa anche esercitare un continuo ascolto, un confronto tra teatro e società e in questo senso produrre e programmare spettacoli che “ci parlano”, che parlano alle nostre diverse sensibilità, idee, convinzioni, credo sia significativo e importante.» - così presenta la stagione serale il direttore artistico Luca Marengo. LA CITTÀ E IL TEATRO - STAGIONE SERALE 2022-23 Sabato 29 ottobre alle ore 21.00 alla Città del Teatro di Cascina Pisa, si inaugura la stagione serale con uno degli artisti più riconosciuti e premiati del panorama teatrale italiano: Davide Enia che porterà in scena il nuovo spettacolo “Italia – Brasile 3 a 2 Il ritorno” una produzione Fondazione Sipario Toscana con il Teatro Metastasio di Prato in collaborazione con Fondazione Armunia Castello Pasquini – Castiglioncello Festival Inequilibrio. Il lavoro ha debuttato questa estate al Festival dei Due Mondi di Spoleto e al Festival Inequilibrio di Castiglioncello, e dopo essere andato min scena al Teatro Metastasio di Prato, sarà ospitato nei più importanti teatri italiani, tra i quali Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa, Teatro Nazionale di Napoli, Teatro Nazionale di Genova. Enia sarà accompagnato dalle musiche di Giulio Barocchieri e Fabio Finocchio. Il 2022 è stato l’anno del quarantennale della partita al Sarrìa di Barcellona, stadio che oggi non esiste più, e del ventennale del debutto dello spettacolo 2Italia – Brasile 3 a 2”. La nuova messa in scena rivisiterà il testo originale, la regia, le luci, le musiche. Il mondo è cambiato, diverse sono le urgenze, i tempi sono cupi e l’esperienza del lockdown ha segnato uno spartiacque che rimette in discussione lo stesso dispositivo teatrale, la sua urgenza, il suo fine. Sabato 26 novembre Marco Baliani porta in scena “Una notte sbagliata, per la regia di Licia Maglietta. Lo spettacolo - spiega l’artista - è una tappa di ricerca del teatro post-narrazione, una narrazione dove il linguaggio orale del racconto non riesce più a dispiegarsi in un andamento lineare, ma si frantuma, produce loop verbali in cui il Tempo oscilla, senza obbligati nessi temporali. Un turbine linguistico sostenuto da un corpo che agisce l’evento in maniera performativa, un corpo che si metamorfizza a mano a mano che l’azione prosegue e che ricorda la body art degli anni ‘70. Un montaggio drammaturgico che tiene conto delle nuove percezioni con cui viene veicolata la realtà, nuove forme comunicative con cui il teatro si misura e si rinnova. Sabato 3 dicembre “darwin inconsolabile (un pezzo per anime in pena)” di Lucia Calamaro, una delle autrici più significative e riconosciute del teatro italiano, con Riccardo Goretti, Gioia Salvatori, Simona Senzacqua, Maria Grazia Sughi. Una madre anziana che si finge morta per ricevere attenzione dai tre figli sempre occupati, distratti, disamorati, assenti. La tanatosi è una pratica molto diffusa tra gli animali che per scampare l’aggressione del predatore “fanno il morto”. Potrebbe essere un monito, un richiamo, un avvertimento, una metafora. Una madre che simboleggia il pianeta? Forse. Sabato 14 gennaio Chiara Francini sarà in scena con il suo nuovo spettacolo “Una ragazza come io” un monologo che unisce comicità e intrattenimento tra citazioni e sapiente umorismo, un piccolo grande varietà con musica ed effetti speciali in un gioco di contrasti eleganti. Venerdì 20 gennaio Marco Ceccotti, attore e autore porta in scena un’originale e dissacrante commedia sul devastante quieto vivere.“Questa splendida non belligeranza (Una storia così, poi così e infine così)” con Giordano Domenico Agrusta, Luca Di Capua, Simona Oppedisano. La pièce racconta di una famiglia, padre-madre-figlio, in cui la mancanza di comunicazione si manifesta nell’incapacità ̀di esprimere i propri sentimenti. Questo spettacolo ha vinto il Premio In-Box 2022 con il maggior numero di voti nella storia del Premio. Sabato 28 gennaio “Gli altri. Indagine sui nuovissimi Mostri” un reportage teatrale di Kepler-452, regia di Nicola Borghesi, drammaturgia di Riccardo Tabilio. L’indagine parte dalla domanda: Chi sono gli Altri? Sono gli Hater, gli odiatori di professione. Persone comuni che sui social tra foto di vacanze e animali alimentano roghi virtuali. Kepler-452 si propone di contattarli e di tentare un dialogo all’apparenza impossibile, là dove anche la follia del razzismo e del fascismo possono essere ascoltate, col coraggio del confronto e senza rinunciare alle proprie idee. Lo spettacolo ha ottenuto il patrocinio di Amnesty International. Sabato 4 febbraio “Giulio meets Ramy/Ramy meets Giulio” di Valeria Raimondi e Enrico Castellani (Babilonia Teatri), con Ramy Essam, Enrico Castellani, Valeria Raimondi e Amani Sadat. Babilonia Teatri parte dalla scomparsa di Giulio Regeni al Cairo per metterci di fronte al trattamento che generalmente spetta agli egiziani invisi dal regime. Sul palco Ramy Essam, conosciuto oggi in Egitto come la voce della rivoluzione, dal 2014 in esilio con un mandato di cattura per terrorismo, cantore da sempre di libertà e giustizia per il suo popolo. Sabato 25 febbraio Silvia Calderoni in “MDLSX” una produzione Motus per la regia di Enrico Casagrande e Daniela Nicolò, drammaturgia di Daniela Nicolò e Silvia Calderoni. MDLSX è ordigno sonoro, inno lisergico e solitario alla libertà di divenire, all’essere altro dai confini del corpo, dal colore della pelle, dalla nazionalità imposta, dalla territorialità forzata. È fuoriuscita da tutte le categorie. Martedì 7 marzo Emma Dante porta in scena “Pupo di zucchero. La festa dei morti.” Liberamente ispirato a “lo cunto de li cunti” di Giambattista Basile. Lo spettacolo racconta la storia di un vecchio alle prese con i propri ricordi, intento a preparare un tradizionale pupo di zucchero per la ricorrenza dei morti. La suggestione del dolcetto antropomorfo, simbolo di un’antica credenza radicata nel Sud Italia, ha il potere di evocare i fantasmi della sua famiglia. I cari richiamati dall’aldilà come visioni della vita che fu invadono il silenzio della sua casa buia e vuota. Un turbinio vivace e inebriante di gesti, musiche e voci che si spegnerà al riapparire di tutti i personaggi nelle loro vere sembianze: quelle orrende della morte, convitata muta ma ineluttabile, cui Cesare Inzerillo ha dato corpo con le sue dieci sculture simili alle mummie dei Cappuccini esposte nelle catacombe di Palermo. In scena Carmine Maringola, Nancy Trabona, Maria Sgro, Federica Greco, Sandro Maria Campagna, Giuseppe Lino, Stephanie Taillandier, Tiebeu Marc-Henry Brissy Ghadout, Martina Caracappa, Valter Sarzi Sartori. Sabato 25 marzo “Ok Boomer. Anch’io sono uno stronzo” di Nicolò Sordo, regia Enrico Castellani, Valeria Raimondi (Babilonia Teatri). In scena Nicolò Sordo e Filippo Quezel. Il testo, vincitore del 14° Premio Riccione Pier Vittorio Tondelli 2021, racconta il sabato pomeriggio in un negozio di articoli sportivi. Un ragazzino, beccato a rubare un paio di Nike Air, porta accidentalmente alla luce una realtà ben più torbida che si cela nel seminterrato del negozio: un laboratorio dove lavorano immigrati irregolari ridotti in schiavitù. Un manipolo di eroi improvvisati cerca disperatamente di salvarli, ma solo per salvare se stessi e le proprie esistenze mediocri. Una finta lotta al capitale, un rimpallo di colpe tra “boomers” che immancabilmente scaricano la responsabilità del loro ennesimo fallimento sul ragazzino adolescente. Uno spettacolo che non fa sconti a nessuno e che svela i paradossi che ci circondano e incarniamo. Lo spettacolo è una pruduzione Fondazione Sipario Toscana, con La Piccionaia Centro di Produzione Teatrale di Vicenza e Romaeuropa Festival.
Sabato 1 aprile “Donne guerriere” con Ginevra di Marco e Gaia Nanni e con Francesco Magnelli (pianoforte e magnellophoni), Andrea Salvadori (Chitarre, tzouras e elettronica), drammaturgia di Manuela Critelli e Ganfranco Pedullà, regia Gianfranco Pedullà. Lo spettacolo rende omaggio alle “donne guerriere” del nostro tempo. Vere combattenti che, con le loro scelte e la loro stessa vita, sono diventate pagine autentiche e indelebili della nostra memoria. Sulla scena si intrecciano musica e teatro in un caleidoscopio di frammenti scenici che tendono alla ricomposizione dei linguaggi: il canto, il monologo, il dialogo, la musica, il ritmo, la poesia. Una cosa nuova ma, in realtà, molto antica. La stagione serale si concluderà sabato 15 aprile con “La famiglia Campione” della compagnia Gli Omini con Francesco Rotelli, Francesca Sarteanesi, Luca Zacchini e Giulia Zacchini. La storia di una famiglia come tante, con dieci personaggi, tre generazioni a confronto, tre gli attori visibili in tutto. Così che il gioco si sveli pian piano e ognuno sia nonno, padre e figlio di se stesso. La famiglia Campione è un progetto che ha coinvolto cinque comuni della provincia fiorentina e più di ottanta giovani. I personaggi sono dieci ma assumono i modi, le parole e le storie di centinaia di persone conosciute per strada. Programma completo www.lacittadelteatro.it Biglietti da 13 a 22 € +dp PREVENDITA BIGLIETTERIA DEL TEATRO Da lunedì al venerdì dalle 10 alle 14; mercoledì dalle 10 alle 14 e dalle 17 alle 19 Sabato 10 - 13 Circuito Boxoffice Toscana – TicketOne e on line Inizio spettacoli ore 21.00 La sera dello spettacolo la biglietteria aprirà alle ore 20.00. LA CITTÀ DEL TEATRO Via Tosco Romagnola 656, 56021 Cascina (Pisa) biglietteria@lacittadelteatro.it tel. 050/744400 cell. 345/8212494 www.lacittadelteatro.it
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26/10/2022 Si apre il sipario di “Teatro Necessario”, la rassegna itinerante del Teatro Nuovo-Binario VivoRead NowCOMUNICATO STAMPA L’Associazione Binario Vivo, che da cinque anni anima il Teatro Nuovo di Pisa organizzando le proposte culturali di teatro contemporaneo, teatro per ragazzi e world music, a causa dei lavori di riqualificazione nella piazza della Stazione e in attesa di riaprire il sipario del teatro da gennaio 2023, lancia una innovativa rassegna itinerante dal titolo “Teatro Necessario”. La prima parte delle Stagione Teatrale 2022/2023 sarà quindi ospitata in altri spazi della città e nelle sue vicinanze: Teatro Olimpia di Vecchiano, Teatro Rossini di Pontasserchio, La Città del Teatro di Cascina, Sammartino spazio Arsenale, Caracol, Ex Wide e Lumiere. La presentazione è stata ospitata nel Foyer del Teatro Verdi di Pisa con la partecipazione del direttore artistico del Teatro Nuovo-Binario Vivo, Carlo Scorrano, Maria Piscopo di Binario Vivo, e la presidente Soci Coop Pisa, Angiolina Roventini. “Un ringraziamento di cuore all’accoglienza ricevuta da queste realtà, a Fondazione Pisa e a Unicoop Firenze che hanno creduto e sostenuto il progetto – dice il direttore artistico, Carlo Scorrano -. Teatro Necessario è una riflessione sul contributo che il teatro può dare, ha dato e darà ai cittadini. Uno spazio libero in cui poter dar forma alle idee e aperto all'intera comunità, dal bambino allo studente, dal lavoratore al pensionato. Spettacoli, concerti, seminari, corsi di formazione sono luoghi di incontro e scambio, espressione di libertà fondamentali. Tutto questo è teatro, uno strumento insostituibile, estremamente prezioso e necessario, ma anche fragile e quindi da tutelare e valorizzare sempre”. “Il concetto di teatro fuori dal teatro è un omaggio al leggendario regista Peter Brook, scomparso di recente – dice Maria Piscopo -. L’offerta sarà variegata e con una proposta di world music curata da Calendario Popolare di grande valore”.
Ad aprire la rassegna in viaggio sarà “Peergyntrip” di Stefano Sabelli (produzione Teatro del Loto) il 29 ottobre alle 21.15 al Teatro Olimpia di Vecchiano. Cuore dello spettacolo il senso di evasione dalla realtà da cui partirà un viaggio nei meravigliosi luoghi dell’opera di Ibsen e accompagnato da cornamuse e zampogne. Si prosegue con “Spine” di Massimo Barilla e il Premio Ubu Salvatore Arena (produzione Mana Chuma) con due appuntamenti e due location: il 31 ottobre alle 21 al Sammartino Arsenale Pisa e il 2 novembre alle 20 al Caracol (con apericena). Tre personaggi, ombre in una locanda senza avventori, ripetono ossessivamente una storia che, loro dicono, li ha attraversati e li ha resi testimoni per sempre. Altro grandissimo spettacolo con “Certi di esistere” di Alessandro Benvenuti (produzione Teatro Seven Cults) il 12 novembre alle 21.15 al Teatro Olimpia di Vecchiano. Commedia amara e un po’ scorretta in linea con la tipica comicità toscana, è la storia di “cinque personaggi in cerca di autore” precipitati in uno spazio sconosciuto e costretti a misurarsi con l’interpretazione di un testo improponibile. Il 17 e 18 novembre alle 21 al Sammartino Arsenale sarà la volta di “Sogno di una notte” di e con Laura Boriassi, Alessandro Caroti, Andrea Di Silvio, Francesco Pelosini e Matteo Martorana (produzione Stazione Teatrale), in una rilettura moderna di “Sogno di una notte di mezza estate” di W. Shakespeare, e con un finale totalmente inaspettato. Il 20 novembre alle 20 “Litost” di Marianna Miozzo sbarca al Caracol. Una performance sviluppata in Palestina, luogo per eccellenza di diversità in conflitto tra identità e alterità. Grande ritorno per la performer Marta Cuscunà a Pisa con lo spettacolo “La semplicità ingannata” (in collaborazione con Antitesi per la rassegna Arte e Libertà), il 24 novembre alle 21.15 al Teatro Rossini di Pontasserchio, dove Cuscunà riporta alla luce la vicenda delle Clarisse di Udine, giovani donne che nel ‘500 sfidarono qualsiasi convenzione per la libertà. Il 26 novembre alle 21 un nuovo concerto ospitato questa volta al Lumiere con il neofolk urbano dalle tinte arabeggianti e influssi europei di “Ziad Trabelsi Trio”, musicista e compositore tunisino e tra i fondatori dell’Orchestra di Piazza Vittorio. Il 2 e 3 dicembre alle 21 è la volta di “Miss Mother” di Francesca Orsini allo spazio Sammartino Arsenale, il racconto di un rapporto malato tra una madre arrivista e la figlia bisognosa d’affetto costretta a partecipare ai concorsi di bellezza per piccole miss. Avanti tutta con uno dei grandi nomi della rassegna: Sergio Cammariere concerto in Trio il 9 dicembre alle 21 al Teatro di Cascina. Lo spettacolo rispecchia l’animo e l’approccio musicale unico dell’artista, una perfetta combinazione tra intensi momenti di poesia, intrisi di suadenti atmosfere jazz e coinvolgenti ritmi latini che accendono il live con calde atmosfere bossanova. Si prosegue l’11 dicembre alle 20 al Caracol con la cena con delitto “Sherlock Holmes incontra Miss Marple” di Paola Alberti (produzione La Compagnia del Delitto). Il 16 dicembre alle 21 all’Ex Wide, è la volta del concerto de La Maschera, gruppo di riferimento della scena contemporanea napoletana. Si chiude la rassegna il 18 dicembre alle 21 al Caracol con “Fuga di Gas” di e con Wilma, Paolo Olita e Fabio Buonocore (produzione Voci Sbagliate). In scena le elezioni politiche, di fronte la crisi energetica e il lupismo tecnologico, ‘Italia in gamba’ riuscirà a dare una “bocchettata” di speranza? Vi aspettiamo alle urne. Prevendite: www.oooh.events. Info: www.teatronuovopisabinariovivo.it oppure contattare il numero 392.3233535 o scrivere a teatronuovo.binariovivo@gmail.com di Lorenzo Vanni
Alla fine dell’Ottocento, Marcel Proust è uno scrittore ancora in cerca della sua vocazione. Ci sono tentativi di romanzo e scritti vari, ma nessuno di questi rivela il grande artista che conosceremo come uno di quelli che marchiano a fuoco il Novecento. È, invece, come tutti a vent’anni, un giovane promettente che cerca la propria strada e che, come ogni scrittore, si nutre di storie. La figura di Proust è al centro del romanzo di Mauro Baldrati intitolato Madame e pubblicato da Bompiani. Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, Proust non è il personaggio principale: lo è invece Veronique Fourier, un’anziana baronessa da cui lo scrittore si presenta per farsi raccontare i suoi ricordi legati a Charles Baudelaire che Madame Fourier aveva conosciuto. Precisiamo subito che il romanzo si pone come obiettivo quello di affermare una volta di più il potere delle parole e in modo particolare del racconto. Abbiamo una contrapposizione che si gioca tra due figure che sono Henri Fourier, il generale napoleonico marito di Madame Fourier morto anni prima, e dall’altra Proust, che come artista e scrittore promettente dà nuova vita alle cose. L’ambiente che circonda Madame Fourier nella prima parte del romanzo è fatto di decadenza, di progressiva rinuncia alla vita a cui la baronessa si è consegnata dopo la morte del marito. La sua vita non conosce variazioni significative almeno finché non conosce Marcel Proust: non è significativo sapere il nome dell’artista, avrebbe potuto essere chiunque altro e non avrebbe spostato di una virgola il significato generale del personaggio. Gli incontri che si tengono tra Proust e la baronessa sono fatti di racconti del passato in cui Baudelaire, il soggetto al centro del nuovo saggio di Proust, rivive suscitando l’interesse rapito del giovane autore. Questo interessamento del giovane per Madame Fourier e quel che ha da dire infonde una nuova vitalità nella donna che da quel momento in poi torna a frequentare i salotti più importanti e a rinnovare la casa, aspetto apparentemente secondario, ma che segna il passaggio psicologico da una mente chiusa che ha rinunciato a vivere a una mente aperta a fare nuove esperienze. Tutto è merito degli incontri con Proust (sostituibile con uno scrittore qualunque), mentre Baudelaire è solo un espediente narrativo. Proust non è importante di per sé, è importante perché rappresenta la forza misteriosa che rende possibile a una storia di uscire allo scoperto credendo nella possibilità che l’arte contamini la vita e la condizioni. Madame Fourier riesce a dare una svolta a quella fase della sua vita perché riesce a esprimere la storia che custodisce dentro di sé e che chiede di emergere; tutto quel che accade in seguito a quei racconti può essere vista come una palingenesi, ramificazioni che sono possibili una volta che la verità comincia a venire alla luce. Che poi è un modo per dire che le parole costruiscono mondi e modificano quelli esistenti. Un nuovo romanzo per un messaggio antico di cui la letteratura vive da sempre. Fonti immagini: otago.it Riflessioni sul saggio di George Orwell Nel ventre della balena di Lorenzo Vanni
È almeno dall’Ottocento e forse anche prima che in letteratura viene affrontato il problema del rapporto tra politica e arte ogni volta declinato in modi diversi a seconda dell’urgenza del momento. Una fine al dibattito non è mai stata raggiunta e probabilmente non si raggiungerà mai: una volta Oscar Wilde poteva permettersi il lusso di dire che conta solo l’arte e la produzione del bello, però, da quando si è entrati nel Novecento e sempre di più procedendo verso la sua fine, il ruolo dello scrittore è diventato mediatico e l’isolamento di cui poteva godere Wilde non è più contemplato. Non solo la letteratura è mediatica, ma la vita stessa lo è. Come uno scrittore non può godere di isolamento, così non può goderne la persona comune. Ian McEwan è uno scrittore che arrivato a settantaquattro anni si trova per la prima volta a interrogarsi su questo: il suo breve saggio Lo spazio dell’immaginazione è pubblicato da Einaudi per ingannare l’attesa prima dell’uscita del nuovo romanzo a marzo 2023. McEwan introduce la sua riflessione parlando dell’incontro tra George Orwell e Henry Miller: Orwell è ancora sconosciuto e Miller ha pubblicato da poco Il tropico del cancro, Orwell vorrebbe partire per la Spagna e dare il proprio contributo alla causa antifascista. Siamo nel 1940 e si organizza la resistenza alla dittatura franchista; Orwell è un autore politico mentre Miller vive solo per l’arte. Quel che ci dice McEwan attraverso questo incontro è che un autore che si rispetti è diviso tra due sentimenti, uno che gli dice di rivolgersi interamente alla causa artistica non per rappresentare il mondo come è, ma un po’ meglio; l’altro sentimento è quello che gli suggerisce di gettarsi nella mischia politica e contribuire con la sua opera ad alimentare la rivolta contro le storture del mondo. Questa divisione si percepisce tanto di più oggi in cui nessuno può godere di isolamento, requisito principale per uno scrittore. Inondati di notizie di guerra e apocalisse nucleare, lo scrittore dovrebbe sentirsi preso in causa e intervenire per incastonare nella storia un momento in cui l’umanità con le sue speranze e le sue paure ha ceduto, ma ha anche trovato la spinta per agire con più determinazione. Ci sono dei problemi tecnici qui che McEwan evidenzia: uno è la mancanza di isolamento e l’altro è che nella maggior parte dei casi manca un ingrediente fondamentale. Quel che determina la riuscita di un buon romanzo politico è che questo si colleghi a un’esperienza personale abbastanza forte perché non solo si deve fare politica, ma si fa soprattutto arte e i personaggi per funzionare devono essere vivi. Se per portare avanti un’agenda politica, si sacrificano i personaggi e, in breve, la vita, la propria opera avrà un impatto e una durata limitata nel tempo. Scrivendo un romanzo politico si fa una scommessa sul futuro: che il tema trattato in quel preciso momento sia talmente topico da essere rilevante anche a distanza di decenni se non secoli. L’inganno a cui ci espone il mondo mediatizzato è che tutto sia importante e che l’autore dovrebbe dire la sua sempre e comunque, poi però ci si guarda indietro dopo pochi anni e si conserva solo un ricordo sbiadito dei temi centrali del dibattito pubblico. Ogni scrittore dovrà in qualche modo confrontarsi con questi problemi e trovare una propria via. Perché se il ruolo dello scrittore è rimasto lo stesso, il mondo tutto intorno è cambiato e richiede risposte di cui si disinteressa una volta appagata la curiosità. Fonti immagini: einaudi.it |
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Febbraio 2023
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