di Lorenzo Vanni È sempre interessante vedere come le arti riescono a intersecarsi tra loro. Spesso, nei giudizi che scrittori danno di musicisti o pittori, si annidano personali idiosincrasie e modi di intendere il mondo che emergono in modo più nitido di quanto potrebbe fare un romanzo. I romanzi raccontano e, come acqua cristallina, riflettono quel che sta al di sopra; i saggi, mossi da intento prosaico, tendono a spiegare attraverso i mezzi intellettuali di cui l’autore dispone. Ci sarebbe quindi da chiedersi quale visione del mondo emerga dalla lettura dell’ultimo libro pubblicato da Julian Barnes, Con un occhio aperto, uscito lo scorso anno da Einaudi, ma pubblicato in Inghilterra nel 2015. I saggi che parlano degli altri sono spesso libri che parlano indirettamente di sé, in modi oscuri che il lettore comune non può percepire, ma una cosa la possiamo dire per certa: Julian Barnes ha sempre avuto una grande passione per la cultura francese e in questa occasione lo dimostra andando a dare la propria opinione semi-tecnica su numerosi quadri e opere artistiche in un periodo compreso tra la fine dell’Ottocento e gli anni ’60 del secolo scorso. La passione per la cultura francese è una sorpresa di poco conto per chi conosce l’opera di Barnes che, da allievo ideale di Gustave Flaubert, si rifà spesso al suo maestro per massime di vita di cui dissemina il suo testo. Flaubert che aveva recuperato nel suo romanzo Il Pappagallo di Flaubert, se non il capolavoro, sicuramente tra i suoi libri più belli. Questa nuova uscita di Barnes è una raccolta di articoli dedicati all’arte usciti su diversi quotidiani inglesi, nonché sul TLS (Times Literary Supplement). Sono lavori su commissione raccolti poi in volume con l’eccezione del primo capitolo del libro che è invece estratto dal suo romanzo del 1989 Una storia del mondo in 10 capitoli e mezzo, e che racconta la storia dietro la Zattera della Medusa, il celebre quadro di Gericault. Al di là del giudizio che si può dare sugli artisti trattati, emerge chiaro l’interesse di Barnes per il dettaglio biografico che rende più umanamente comprensibili le personalità coinvolte; ancora più chiaramente viene messo in primo piano il ruolo della memoria nella definizione degli eventi. Nell’affrontare gli artisti più recenti, Barnes fa anche ipotesi sul modo in cui questi potranno essere ricordati in futuro, quanto i nostri gusti passeranno per essere progressivamente sostituiti da quelli prevalenti nelle future generazioni. Il giudizio è invece netto sulla Pop Art, intesa come una forma più o meno piacevole di divertissement, di cui viene pronosticata una vecchiaia precoce. Questo nuovo volume di Barnes è quindi un tassello necessario nella bibliografia di un autore che è ad oggi probabilmente il più rilevante nella letteratura inglese di fine Novecento e che sta venendo riscoperto in Italia grazie all’opera meritoria di pubblicazione della sua intera opera da parte di Einaudi. Immagini tratte da: https://www.rbth.com/arts/literature/2016/11/29/julian-barnes-russians-had-40-years-to-write-shostakovich-novel-but-didnt_651929 https://www.doppiozero.com/materiali/julian-barnes-con-un-occhio-aperti
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di Agnese Macchi “La fine è il mio inizio” è il titolo dell’ultimo libro di Tiziano Terzani, giornalista, autore e viaggiatore, nato negli anni '30 a Firenze. Giunto agli ultimi mesi di vita dopo sette lunghi anni di lotta contro la malattia, stremato dai molteplici tentativi di cura falliti, aveva deciso di accettare e affrontare quel male, guardarlo in faccia. Ritiratosi a Orsigna, un piccolo paesino immerso nella natura dell’Appennino tosco emiliano, Tiziano propose al figlio Fosco di registrare per un’ora al giorno i loro dialoghi a patto che il figlio poi li raccogliesse accuratamente e fedelmente trascritti in un libro. L’intento di Terzani è quello di prepararsi con serenità a congedare quel corpo vecchio, “che fa acqua da tutte le parti”, felicemente consapevole di tutte le persone che è stato durante la sua vita ma pronto a lasciarla, a sentirsi libero oltre ogni confine. Il libro è stato pubblicato a cura di Fosco Terzani nel 2006, due anni dopo la morte del padre, e ha avuto un vasto successo in quanto gli occhi di quest’uomo hanno visto estremamente da vicino gli eventi storici più importanti della seconda metà del '900. Nella sua piccola casetta di montagna in stile tibetano, ornata dai più variopinti oggetti di cultura orientale accumulati nel tempo, Terzani talora sorseggia del tè mentre ripercorre insieme al figlio quella mistica avventura che fu la sua vita: viene rievocata un'infanzia passata in povertà nel fiorentino, gli studi alla Normale di Pisa, l'incontro con Angela, quella ricciolina dall'aria insolita che diventerà sua moglie, l’America, la Cina e l’Oriente, i giornali, la speranza riposta nei popoli, in alcuni sistemi politici, confutata sempre di persona. La visione del primo cadavere in guerra, il dover riportare sui giornali con parole fredde e di distacco, azioni che non davano modo di essere descritte ne metabolizzate, poi l’abituarsi a contare i cadaveri e a riportarne il numero, la ricerca senza fine di un sistema giusto, di un'educazione degna per i figli Fosco e Saskia. Una storia di grande coraggio, di guerre affrontate, armi puntate sul naso e un sorriso come risposta, così consigliava di fare Terzani di fronte a una canna di fucile. Una storia di viaggi, culture, popoli e magie, una storia di movimento, azione, Tiziano guardò in faccia chi di potere e lo mandò a quel paese. Essere sé stesso lo portò a compiere questo viaggio senza meta, quel suo sentirsi “un evaso”, quel suo non aver mai avuto sogni ma quel sentire il desiderio costante di fare, di poter cambiare qualcosa lo fecero essere il grande Tiziano Terzani. “La fine è il mio inizio” è un libro che invita a sentirsi liberi, a vivere spontaneamente la vita così come i nostri istinti innati ci indicano di farlo, è un invito a non avere paura di osare, ad apprezzare aspetti della vita che si trovano nascosti in profondità. Questo libro è la testimonianza di vita di un uomo che ha raggiunto la sua massima saggezza, che nelle sue vesti in lino leggero, con il viso illuminato dal candore della lunga barba e capelli, sorride con gli occhi e col cuore ai suoi ultimi passi di vita. È la storia di un uomo che ha vissuto la guerra, il sangue, l’ingiustizia e il pericolo e che ora si rifugia tra i suoi alberi, le sue bandierine tibetane e una scodella di riso bianco. “Allora questa è la fine, ma è anche l’inizio di una storia che è la mia vita e di cui mi piacerebbe ancora parlare con te per vedere insieme se, tutto sommato, c’è un senso”: sono le parole in apertura di questo viaggio meraviglioso, di cui Terzani generosamente ci ha voluto tutti partecipi, e noi lo ricordiamo così.
Immagine tratta da: - Ibs di Beatrice Gambogi Un attore, un’attrice e un regista stanno facendo le prove per uno spettacolo teatrale. Sul palco c’è un piccolo palo e l’attrice ha degli anelli di legno in mano. Tira un anello e fa centro nel palo. REGISTA Ma che cazzo! Ancora??? ATTRICE (mortificata) Scusami, io non so proprio come sia possibile. ATTORE Qui ci stiamo tutto il giorno… REGISTA È impossibile che non ti riesca sbagliare! È proprio impossibile! Cerca di stare un po’ concentrata, tesoro, su… ATTRICE Ma non so come fare! Io tiro a caso e faccio sempre centro. Ma tiro a caso, te lo giuro! REGISTA Devi sbagliare apposta! Il tuo personaggio è un’imbranata! Non lo so, cambia movimento, fai qualcosa, mettici meno forza, troppa forza, ma SBAGLIA! Per favore! ATTRICE Lo so che devo sbagliare apposta, ma non ci riesco! Aspetta… provo a metterci più forza, così dovrebbe andare di fuori. Fa due passi indietro, tira un anello e fa di nuovo centro. ATTORE (con aria di sufficienza) Se ci metti più forza, ma tiri da più lontano, le due cose si annullano… REGISTA Non ci posso credere, non ci posso credere! (Prende gli anelli che ha l’attrice e li mette in mano all’attore) Prova tu! L’ordine è di sbagliare! Vediamo cosa fai. L’attore tira un anello e non fa centro. REGISTA Lo vedi? Lo vediiiiii? Non è così difficile! ATTRICE Ci riprovo… ce la farò, vedrai. REGISTA Se una cosa ti riesce, devi essere anche capace di farla male. Sei una brava attrice, quindi se ti dico di recitare male, tu lo sai fare. Un bravo pittore sa anche disegnare male. Un cantante riesce a stonare apposta, se vuole. Quindi… se ti riesce fare centro, ti deve riuscire anche non fare centro. Va bene, cara? ATTRICE Ho un’idea! Tiro a caso e a occhi chiusi, così sarà impossibile fare centro. REGISTA Proviamo. L’attrice tira un anello alla cieca e fa centro. REGISTA Levamela di qui! Per favore levamela di qui che le taglio le mani. Te le taglio, quelle mani! Te le tagliooooooo! Immagini tratte da:
- pexels.com - foto dell'autrice 18/11/2020 Il Teatro Nuovo di Pisa omaggia Gianni Rodari - Abbiamo bisogno di immaginazione!Read NowCOMUNICATO STAMPA La programmazione del Teatro Nuovo in digitale per i cittadini continua, stavolta anche per le scuole. In diretta streaming dal palco del teatro venerdì 20 novembre alle 21.30 Fantastica, uno spettacolo per bambini e bambine, ma anche per adulti curiosi. Lo spettacolo sarà disponibile in replica anche sabato 21 novembre alle 21.30 e mercoledì 25 novembre alle ore 10.30, un orario ad hoc per le scuole. A 100 anni dalla nascita del grande autore e pedagogo Gianni Rodari, in collaborazione con Era Rodari, Cred Valdera e Convegno nazionale “Mani operose e teste pensanti”, l’attrice Serena Gatti di Azul Teatro, ci accompagnerà in un viaggio nel mondo del fantastico, in una continua ricerca tra senso e non senso, esperimento e invenzione. "La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi: essa ci può dare delle chiavi per entrare nella realtà per strade nuove, può aiutare il bambino a conoscere il mondo." Con queste parole di Gianni Rodari ci facciamo forza in questo periodo complesso e delicato per dare uno strumento essenziale ai bambini che oggi stanno vivendo la pandemia. Abbiamo bisogno di immaginare! Un mondo dove poter giocare senza mascherina, poter andare a scuola tranquilli e spensierati, dormire in tenda con gli amici e fare feste di compleanno. Immaginare è proiettarsi in un futuro migliore. La fantasia diventa necessaria! Nel fantasticare ci sveliamo, ci nascondiamo, ci sorprendiamo, ci emozioniamo e soprattutto ci incontriamo. Un omaggio a un grande maestro e inventore, che da sempre ci incanta con l’arte del giocare con le parole. Lo spettacolo è a cura di Fabrizio Cassanelli, Serena Gatti, Letizia Pardi; scene e costumi di Rosanna Monti e luci di Marcello D'Agostino. Lo spettacolo è adatto a tutti, anche ai bambini a partire dai 3 anni. Per maggiori informazioni e per l’acquisto del biglietto visitare il sito www.teatronuovopisa.it o la pagina Facebook del teatro. Acquistando il biglietto a 10€ verrà inviato all'indirizzo mail indicato un link da cui si potrà accedere alla piattaforma “Zoom”, il programma usato per trasmettere gli spettacoli. di Tommaso Dal Monte
Le sue pubblicazioni e i suoi traguardi accademici sono stati riportati dai principali giornali, ma forse non tutti sanno che Santagata esiste anche come personaggio letterario, nei libri del collega Walter Siti, anch’esso critico letterario e scrittore. Il rapporto tra Siti e Santagata inizia negli anni ’60, quando entrambi frequentavano il Liceo Muratori di Modena, stesso anno (entrambi sono del 1947), ma sezioni diversi. Eccellenti alunni, riescono ad accedere alla prestigiosa Scuola Normale Superiore, che li lancia in una rapida carriera universitaria: specialista di Dante e Petrarca l’uno, curatore dell’opera omnia di Pasolini l’altro. Siti tuttavia, a differenza di Santagata, ha ottenuto fama e successo soprattutto come romanziere, ed è attualmente riconosciuto come uno degli scrittori italiani più influenti, soprattutto per aver diffuso in Italia l’autofiction, il genere letterario in cui l’autore parla di sé mescolando dati reali ad altri finzionali. Raccontando, pur in maniera fittizia, la propria vita, Siti ha anche parlato di Santagata, offrendone un ritratto memorabile. In Scuola di Nudo, il suo primo romanzo del 1994, Siti introduce il personaggio del “Cane”, alter ego di Marco Santagata. I sentimenti che Walter-personaggio prova nei confronti del Cane sono quanto mai ambivalenti: insieme all’ammirazione e alla stima accademica, manifesta anche un risentimento profondo. Il Cane ha infatti sempre avuto tutto quello che Walter non aveva: un papà amorevole e dotto, accettazione e riconoscimento sociale, una rapida carriera universitaria, la stima del Padre, altro personaggio a chiave dietro cui si cela un professore della Normale. L’antipatia e la rivalità si trasformano in un odio che Walter prova in modo unidirezionale, dato che l’eterno avversario gli dimostra costantemente una superiore indifferenza. Non è difficile scorgere, dietro questi sentimenti così distruttivi, il profondo amore che Walter nutre per il rivale, che funge insieme da modello e da costante ostacolo all’affermazione di sé. Nel 2014 Siti pubblica Exit strategy, il romanzo che chiude il percorso autofinzionale iniziato ormai vent’anni prima. Alla stazione di Termini, Walter si imbatte per caso «in un amico eccellente dantista che ha soprannominato “il Cane” diecimila anni fa». I due si vedono invecchiati, si riconoscono dagli occhi, si abbracciano con quell’imbarazzo tipicamente maschile. Walter ammette che adesso il Cane gli è quasi indifferente, ma solo poche righe prime lo aveva accostato a Marcello, il culturista amato che ricorre con nomi diversi in quasi tutti i suoi romanzi. Ancora una volta l’odio è accostato all’amore più dirompente, e “il Cane” racchiude ancora questo nucleo inscindibile. Il giorno della morte di Santagata, Walter Siti gli ha dedicato un editoriale su un quotidiano nazionale: “Addio Marco, sei stato il mio miglior nemico”. Alla fine di un breve e sincero memoriale, Siti scrive: “Addio Marco, spero che chi si interessa alla letteratura continui a considerarti attuale”. Certo il vigore del pensiero critico di Santagata non cesserà di esistere con la sua morte, per via del grande acume e della profondità di analisi che Santagata ha sempre dimostrato. Ma proprio il suo miglior nemico Walter Siti gli ha donato la più grande garanzia di immortalità: la trasformazione in personaggio letterario. FONTI:
-W. Siti, Exit strategy, Rizzoli, Milano 2014. -W. Siti, Addio Marco, sei stato il mio miglior nemico, in «Domani», 9 novembre 2020. IMMAGINI: -Immagine 1: Marco Santagata, foto di www.marcosantagata.it -Immagine 2: Siti e Santagata, foto di Diego Poluzzi di Lorenzo Vanni Se dovessimo tracciare le coordinate in cui immaginiamo possa muoversi la storia della letteratura inglese del secolo in corso, probabilmente ci ritroveremmo a seguire numerose direttrici il cui punto di origine è tuttavia sconosciuto. La storiografia adotta etichette di comodo per le diverse opere pubblicate nell’arco dei decenni identificando caratteristiche comuni e dissonanze che delineano un percorso artistico spesso sfaccettato; una delle etichette che viene usata attualmente in relazione al periodo che va dagli anni ’90 a oggi è quella di post-umanesimo, e in ambito anglosassone possiamo certamente citare l’esempio del celeberrimo romanzo di Kazuo Ishiguro, Non lasciarmi, del 2005, dove il rapporto tra tecnica e umanità si definisce in senso distopico attraverso un’analisi dell’identità individuale per poi chiederci che cosa faccia la differenza tra uomo e macchina, tra essere naturale ed essere artificiale. Un altro romanzo a nostro avviso fondamentale è stato scritto da Tom McCarthy, intitolato semplicemente C e pubblicato in Italia da Bompiani. Alla fine degli anni ’90, Tom McCarthy aveva aderito alle avanguardie artistiche parigine di fine Novecento ed è noto soprattutto per essere tra i fondatori della INS (International Necronautical Society), una società fittizia legate alle suddette avanguardie i cui scopi sono ignoti e di cui le informazioni in rete sono scarsissime e vaghe. Fatto sta che in questo ambiente Tom McCarthy si forma ed è qui che comincia a sviluppare una propria riflessione sul post-umanesimo. Attraverso questo termine, piuttosto diffuso, si intende il rapporto che si crea tra tecnologia e umanità nel momento in cui la prima si mette al servizio della seconda, in altre parole come la tecnica modifica il concetto stesso di umanità nel momento in cui gli individui sono portati a modificare i propri paradigmi mentali come effetto dell’implementazione tecnologica sull’uomo.
C è un romanzo che costruisce di fatto un’archeologia del post-umanesimo. La forma narrativa è vicina a quella del “realismo isterico”, secondo l’etichetta usata da critici come Terry Eagleton per riferirsi alla prosa di autori come David Foster Wallace o Zadie Smith; a ben vedere, il post-umanesimo può essere letto come una forma di modernismo. La storia di McCarthy è sostanzialmente episodica e vede protagonista Serge Carrefax attraversare diverse fasi dello sviluppo tecnologico legato alla comunicazione tra cui le trasmissioni con il telegrafo in codice Morse e un’ampia parte centrale dedicata alla prima guerra mondiale. È questo per Tom McCarthy l’evento determinante in cui si comincia a parlare di post-umanesimo. Come è noto, il mondo era impreparato ad affrontare lo shock di una guerra combattuta dalla distanza e in trincea, e dove gli strumenti di combattimento erano radicalmente cambiati rispetto al passato. C è un romanzo enorme, come ambizione e come valore artistico. Probabilmente il lavoro migliore di un autore scarsamente considerato in Italia, ma indubbiamente di un talento eccezionale. Se cercate la grande letteratura, la trovate qui. Comunicato Stampa, 2 novembre 2020 Esito del Bando Toscana Terra Accogliente avviso pubblico per residenze, co-produzione e circuitazione un progetto delle Residenze Artistiche della Toscana in collaborazione con Fondazione Toscana Spettacolo onlus, Teatro Metastasio Stabile della Toscana, Virgilio Sieni Centro di Produzione Nazionale e con il contributo di Coop Unicoop Firenze Dalla Toscana un sguardo per il teatro di domani. Si sono conclusi i lavori di selezione del nuovo bando Toscana Terra Accogliente, il progetto è proposto da RAT, il coordinamento delle trentuno Residenze Artistiche e Culturali della Regione Toscana. Hanno aderito al progetto le seguenti residenze: Anghiari Dance Hub, Archetipo, Armunia, CapoTrave/Kilowatt, Catalyst, Consorzio Coreografi Danza d’Autore, Giallo Mare Minimal Teatro, Kanterstrasse, Kinkaleri, Murmuris, Officine della Cultura, Officine Papage, Pilar Ternera, Sosta Palmizi, Straligut, Teatrino dei Fondi, Teatro Popolare d’Arte. Inoltre, il progetto coinvolge altri soggetti regionali della produzione e della distribuzione, ovvero la Fondazione Toscana Spettacolo onlus, il Teatro Metastasio Stabile della Toscana, Virgilio Sieni Centro di Produzione. Il progetto è coordinato da Luca Ricci e si avvale del contributo di Coop Unicoop Firenze. 351 i progetti partecipanti che hanno evidenziato la vivacità della produzione artistica contemporanea in Italia, offrendo una interessante mappatura di artisti e progetti innovativi a carattere multidisciplinare e multi-generazionale. Differenti anche i percorsi delle compagnie partecipanti: le proposte sono arrivate da tutto il territorio nazionale e hanno coinvolto gruppi di recente formazione e nuclei artistici già “affermati”, dimostrando quanto la struttura articolata di Toscana Terra Accogliente sia in grado di dare una risposta innovativa alle esigenze delle compagnie, dal sostegno alla produzione, al lavoro sui territori di residenza, alla circuitazione. Non è stato semplice arrivare alla rosa dei progetti artistici di questa ultima fase della selezione, frutto di un lavoro di condivisione tra le strutture che hanno dato vita al bando che, in un mese e mezzo di lavoro, coinvolgendo ben 48 persone interne alle loro strutture, si sono confrontate sui progetti presentati per individuare i cinque vincitori, ciascuno dei quali presentava un lavoro nuovo e inedito: Collettivo Controcanto, gruppo laziale, con il progetto Porco Cane affronta i temi dell’empatia tra uomo e animale e della macellazione per scopi alimentari; Lorenzo Covello, lombardo di nascita e siciliano di adozione, con il progetto Prometeo? si concentra su come ogni scelta definisca un limite che l’individuo si pone: il progresso di acquisizione del fuoco è anche l’inizio della rovina dell’umanità; Stefania Tansini, lombarda, con il progetto My Body propone un solo e un trio che oscillano intorno ai poli dell’identità individuale e della relazione, ponendo al centro della ricerca il tema dello scambio energetico; Teatro Elettrodomestico, pistoiesi, con il progetto Ratto e Ratta - Ein rattenspiel, fanno una dedica ad Andrea Bendini, burattinaio e drammaturgo che negli anni Settanta introdusse in Italia il termine “teatro di figure”; Zaches Teatro, fiorentini, con il progetto Cenerentola proseguono il percorso di ricerca della compagnia sulla fiaba e sul mito, che ha già visto la realizzazione dei primi due capitoli (Pinocchio, Cappuccetto Rosso). La significativa qualità e la differenziazione dei progetti candidati al bando hanno permesso di premiare progetti di produzione multidisciplinari, che vanno dal lavoro di Lorenzo Covello, artista che viene dal mondo all’acrobatica e del teatro fisico, per giungere a Stefania Tansini, giovane coreografa fortemente centrata sulla pratica del corpo e sulla ricerca del movimento, dai progetti che intrecciano i confini tra le generazioni di pubblico e le discipline della scena, tra teatro, danza e teatro di figura, come quelli di Zaches Teatro e Teatro Elettrodomestico, al teatro d’attore che nasce per stratificazione di improvvisazioni successive attraverso il lavoro di creazione drammaturgica collettiva di Collettivo Controcanto. Entra dunque nel vivo la seconda fase del progetto: ad ognuna delle compagnie selezionate viene offerto un contributo economico di 7.100 euro e 40 giorni di residenza che verrà svolta in almeno tre delle strutture Rat promotrici del progetto, oltre all'alloggio, alla scheda tecnica di base, all'assistenza tecnica. Il progetto, che da dicembre 2020 si svilupperà nelle annualità 2021/2022 prevede inoltre un possibile successivo investimento produttivo o co-produttivo da parte del Teatro Metastasio e del Centro di Produzione Virgilio Sieni e la conseguente circuitazione per almeno 5 repliche di uno o più dei lavori prodotti, grazie all'impegno della Fondazione Toscana Spettacolo onlus. RAT offre inoltre opportunità di collaborazione e residenza non solo per i progetti vincitori, ma anche per le altre compagnie selezionate tra i 30 finalisti, di cui alcuni partner hanno conosciuto i progetti tramite il bando e che hanno deciso di sostenere in autonomia. L’elenco di queste proposte è in fase di aggiornamento, ma si segnalano già le residenze che Armunia darà a Giuseppe Muscarello con il progetto “Bacco” e che CapoTrave/Kilowatt darà ai progetti di Servomuto Teatro “Tycoons” e Pietro Angelini “Several Love’s Requests”. Sia CapoTrave/Kilowatt, sia Teatrino dei Fondi sosterranno inoltre con una residenza ciascuno il progetto di Giovanni Ortoleva “Don Chisciotte”. In un momento delicato e complesso per tutto il sistema teatrale nazionale, Toscana Terra Accogliente segna un punto di ripartenza, proponendo un modello nuovo di collaborazioni tra i soggetti delle residenze, le compagnie, i soggetti della produzione e della distribuzione, una risposta agli artisti che arriva dai territori, un nuovo processo osmotico e creativo tra gli artisti e i soggetti e le compagnie che abitano le Residenze, evidenziando quanto sia necessario ripensare dinamiche e ampliare le relazioni tra differenti soggetti del sistema teatrale per condividere obiettivi comuni: un progetto di rete che potenzia il meccanismo delle Residenze Artistiche e che, unicum a livello nazionale, propone un'azione diffusa su tutto il territorio della Toscana, che diventa una terra accogliente verso gli artisti offrendo occasioni plurime di valorizzazione del loro lavoro. COMUNICATO STAMPA Il Teatro delle Donne senza sede e a rischio chiusura Da Dacia Maraini e Cristina Ghelli un appello perché venga prorogata dal Comune la concessione del Teatro Manzoni di Calenzano (Firenze) fino al termine della stagione 2020/2021 E salvare così posti di lavoro, contributi, corsi e produzioni Tra i firmatari la scrittrice cilena Isabel Allende Dipendenti e collaboratori senza lavoro, perdita dei contributi già stanziati dalla Regione Toscana, annullamento delle produzioni e della stagione 2020/2021, chiusura di tutti i corsi di formazione. E’ il futuro che si prospetta per il Teatro delle Donne di Firenze, da quasi trent’anni Centro di Drammaturgia, uno dei punti di riferimento nazionali più qualificati per la drammaturgia contemporanea grazie all’archivio dei testi delle autrici contemporanee, la scuola di scrittura teatrale, le attività di produzione e di formazione, il festival Avamposti e una viva stagione teatrale. Alla sospensione delle attività e ai danni ricevuti dall’emergenza Covid, per il Teatro delle Donne si aggiunge una sconcertante decisione “politico-amministrativa” che ne compromette l’esistenza: il 31 dicembre 2020 scadrà la proroga dell’affidamento in gestione del Teatro Comunale Manzoni di Calenzano, dove il Teatro delle Donne ha sede dal 2002. Il Comune di Calenzano, proprietario della struttura, ha rifiutato di concedere una proroga ulteriore, anche di pochi mesi: tale rinvio, assolutamente realizzabile dal punto di vista legale, permetterebbe al Teatro delle Donne di salvare gli importanti contributi già assegnati dalla Regione Toscana per il 2021 per l’attività di residenza al Manzoni di Calenzano, e quindi le attività e tutte le professionalità. “Togliere la residenza a dicembre al Teatro delle Donne significa metterne a rischio la stessa sopravvivenza – scrivono la fondatrice Cristina Ghelli e Dacia Maraini, scrittrice e autrice da sempre vicina al Centro di Drammaturgia, nell’appello inviato al Comune di Calenzano e sottoscritto tra gli altri dalla scrittrice cilena Isabel Allende - di cui il Teatro delle Donne ha prodotto un adattamento teatrale del romanzo “La casa degli spiriti” - oltre che da registi, attori, autori, critici, scrittori, professori universitari e da tutti i colleghi titolari delle Residenze Artistiche della Toscana – Il teatro, per millenni, ha escluso le donne dalle scene. Ora le cose sono cambiate ma un fondo di discriminazione rispetto alla creatività femminile è rimasto. Non divieto ma sfiducia, non rifiuto ma mancanza di attenzione. Il Teatro delle Donne di Firenze si è sempre mostrato all’avanguardia nel superare, con la collaborazione di grandi attrici, registe, drammaturghe e organizzatrici, queste difficoltà, creando un centro di produzione drammaturgica femminile unico in Italia”. Tra le autrici, attrici, registe, operatrici e studiose che hanno dato il proprio contributo ricordiamo, oltre a Dacia Maraini, Barbara Nativi, Laura Caretti, Lucia Poli, Athina Cenci, Valeria Moretti, Donatella Diamanti, Lia Lapini, Silvia Calamai, Laura Forti, Amanda Sandrelli, Isabella Ragonese, Monica Bauco, Luisa Cattaneo, Elena Arvigo. E ancora, dal 2002 al 2015, Stefano Massini è stato l’autore e regista residente al Centro di Drammaturgia, con lui sono state realizzate importanti produzioni che hanno girato sul territorio nazionale. Cristina Ghelli e Dacia Maraini “Rispettiamo il criterio meritocratico dei bandi e il diritto, da parte di un’Amministrazione, di affidare un proprio spazio a chi ritiene più opportuno – spiega la direttrice Cristina Ghelli – chiediamo solo che si tenga conto delle situazioni oggettive in cui ci si trova e del lavoro che le nostre strutture hanno svolto e svolgono sui territori e a livello nazionale. Solo sei mesi di proroga della residenza, del tutto giustificati dalla nuova emergenza Covid, consentirebbero di mantenere il contributo regionale 2021 e l’occupazione del personale. Oltre a permettere un’attività in teatro che altrimenti non sarà possibile. L’uscita del bando è stata annunciata da un comunicato stampa del Comune per oggi 3 novembre e ammesso che il risultato finale possa essere comunicato entro il 31 dicembre, quale nuovo affidatario potrà programmare una stagione dalla fine di dicembre per gennaio? Rifiutare la gestione al Teatro delle Donne della stagione teatrale 2020/2021 è inutilmente punitivo sia nei confronti dell’Associazione, che ne riceve un grave danno economico, che dei suoi dipendenti e collaboratori che rimangono senza impiego. E toglie comunque alla cittadinanza di Calenzano quei 94.000 euro destinati dalla Regione ad attività sul territorio, contro ogni logica di pubblico interesse. Un accanimento ingiustificato contro il Teatro delle Donne da parte di un’amministrazione di sinistra, che ha appena dato alla sala consiliare il nome di Nilde Iotti e che rischia, per disattenzione culturale e di genere, di far chiudere l’unico Centro di Drammaturgia delle Donne in Italia. Voglio ringraziare invece la Fondazione CR Firenze, che oggi, attraverso il direttore generale Gabriele Gori, ha annunciato disponibilità a sostegno del Teatro delle Donne". E’ possibile sottoscrivere l’appello al Comune di Calenzano sul sito ufficiale www.teatrodelledonne.com. ________________________________________ IL TEATRO DELLE DONNE – Centro Nazionale di Drammaturgia Sede legale: via Canova, 100/2 – 50142 Firenze Sede operativa: TEATRO MANZONI via Mascagni, 18 – 50041 Calenzano (FI) 055.8877213 - 055.8876581 teatro.donne@libero.it - www.teatrodelledonne.com 2/11/2020 "Oltrepassare" - Presentata la stagione serale 2020/2021 della Città del Teatro di CascinaRead NowCOMUNICATO STAMPA Cascina (PI), 30 ottobre 2020. Davide Enia, Lella Costa, Silvio Orlando, Marco Baliani, Lino Musella tra i grandi protagonisti della stagione serale 2020/2021 “Oltrepassare”, a La Città del Teatro di Cascina. Dopo la vittoria del Premio Eolo award 2020 con "Mattia e il nonno", miglior spettacolo italiano per le nuove generazioni e la presenza dei lavori della Fondazione Sipario Toscana, nel corso del 2020, in contesti prestigiosi e attenti alla creazione contemporanea e ai nuovi linguaggi della scena, la nuova drammaturgia e le produzioni della Fondazione saranno al centro del cartellone in programma dal 12 dicembre 2020 al 17 aprile 2021. La stagione è stata presentata questa mattina (30.10.20) in diretta streaming, nel rispetto delle nuove normative anti-covid e con l’intento di non perdere il contatto con il pubblico che nella scorsa stagione ha riempito le sale del teatro, facendo registrare il tutto esaurito. Presenti alla conferenza stampa la Presidente della Fondazione Sipario Toscana Antonia Ammirati, il Vice Presidente Andrea Ferretti e il Consigliere del CDA Matteo Arcenni, il Direttore Artistico Luca Marengo. Per il Comune di Cascina sono intervenuti l’Assessore alla Cultura Bice Del Giudice e l’Assessore all’Istruzione Claudio Loconsole. “Abbiamo oltrepassato la nostra immaginazione – dichiara la Presidente della Fondazione Sipario Toscana Antonia Ammirati - ho percepito da subito la Città del teatro come un luogo sempre in movimento e con una capacità inesauribile di produrre idee e cultura, e quest’anno abbiamo superato tutte le nostre aspettative. Infatti, la Fondazione Sipario Toscana, nonostante il periodo difficilissimo, si è attestata come una realtà importantissima sia sul territorio, offrendo spettacoli e attività culturali con risultati emozionanti, e sia nel panorama nazionale teatrale, vincendo premi, debuttando sui più grandi palcoscenici, e partecipando a prestigiosi festival. Tutto grazie al lavoro di persone che da anni si dedicano con cura e passione e che vi aspettano anche quest’anno nel nostro grande teatro di Cascina per una stagione imperdibile”. “Oltrepassare, e non passare oltre come se nulla fosse: essere presenti, anche, con leggerezza, ben diversa dalla superficialità, come ci ricorda Calvino. Questa stagione – dichiara Luca Marengo, Direttore artistico della Fondazione Sipario Toscana – inizia nella convinzione che il teatro sia e debba essere un pubblico servizio e un presidio socioculturale che risponde a una pubblica necessità: fare comunità, in questo momento storico, è ancora più importante. Vi aspettiamo a teatro, per condividere una nuova stagione che possa rappresentare un segno concreto in questo tempo ancora sospeso: il teatro, inteso come spazio fisico e come poetica e attività, può e deve essere punto di riferimento presente sul territorio, con il quale il confronto deve rimanere costante e vivo. Buona stagione”. La stagione teatrale a La Città del Teatro di Cascina si aprirà il prossimo 12 dicembre con “maggio ’43”, di e con Davide Enia, una coproduzione Fondazione Sipario Toscana - Accademia Perduta/Romagna Teatri, un lavoro che ha girato l’Italia e l'Europa. Uno degli artisti più riconosciuti e premiati del panorama teatrale ci racconta di tempi cinici e bari che tanto assomigliano a quelli di oggi, con lo sguardo senza filtri del giovane protagonista. Tra i più recenti riconoscimenti: Premio Ubu, Premio Le Maschere del Teatro Italiano, Premio Hystrio; in passato Premio Eti, Premio Tondelli, Premio Vittorio Gassman, Premio Vittorio Mezzogiorno, Teatrul Unui Actor (Moldova), Fescennino d’oro, Premio Anima. Dopo il debutto al Napoli Teatro Festival di questa estate, il 16 gennaio 2021 andrà in scena “Miracoli Metropolitani” di Carrozzeria Orfeo, una coproduzione Marche Teatro, Teatro dell’Elfo, Teatro Nazionale di Genova, Fondazione Teatro di Napoli -Teatro Bellini, in collaborazione con Centro di Residenza dell’Emilia-Romagna “L’arboreto – Teatro Dimora | La Corte Ospitale”. Lo spettacolo, immaginando un futuro possibile, ma non ancora reale, cerca di richiamare alla responsabilità individuale e sociale, affinché la storia non ci presenti nuovamente il conto attraverso quelle derive populiste ed estreme che nel passato hanno fatto precipitare nell’orrore del fascismo, qui inteso non solo nella sua accezione politica, ma esistenziale. Grande attesa per lo spettacolo “Se non posso ballare non è la mia rivoluzione”, in calendario il 24 gennaio 2021 con Lella Costa, ispirato a “Il catalogo delle donne valorose” di Serena Dandini, con la regia di Serena Sinigaglia. Una produzione Mismaonda con Centro Teatrale Bresciano e Carcano Centro d’arte contemporanea. In scena donne intraprendenti, controcorrente, spesso perseguitate, a volte incomprese, che hanno lottato per raggiungere traguardi che sembravano inarrivabili, se non addirittura impensabili. Donne valorose che seppure abbiano segnato la storia, contribuendo all’evoluzione dell’umanità, con difficoltà appaiono nei libri di storia e tanto meno sono riconosciute come maestre e pioniere. Ci sono Marie Curie, Nobel per la fisica, e Olympe De Gouges che scrisse la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina. Ci sono Tina Anselmi, primo ministro della Repubblica italiana e Tina Modotti, la fotografa guerrigliera. C’è Maria Callas con la sua voce immortale, come immortale è il canto poetico di Emily Dickinson. C'è Angela Davis che lottò per i diritti civili degli afroamericani e c'è la fotoreporter llaria Alpi. Entrano una dopo l'altra, chiamate a gran voce con una citazione, un accento, una smorfia, un lazzo, una canzone, una strofa, un ricordo, una poesia, un gemito, una risata. O solo col nome, che a volte non serve aggiungere altro. E ballano. Perché, come disse magistralmente e per sempre una di loro, Emma Goldman, se non posso ballare questa non è la mia rivoluzione. Il 6 febbraio 2021 sarà la volta di “Mammamia!”, con Maria Cassi, attrice “tosco-fiesolana”, come le piace definirsi, con una carriera di oltre trent’anni alle spalle in giro per il mondo, una capacità mimica strepitosa, un talento unico di connettersi con il pubblico. In programma il 18 febbraio 2021, dopo il debutto estivo al Napoli Teatro Festival Italia, “La vita davanti a sé”, con Silvio Orlando, attore pluripremiato, dal testo “La vie devant a soi”, di Romain Gary (Emile Ajar). E’ la storia di Momò, bimbo arabo di dieci anni che vive nel quartiere multietnico di Belleville nella pensione di Madame Rosa, anziana ex prostituta ebrea che ora sbarca il lunario prendendosi cura degli “incidenti sul lavoro” delle colleghe più giovani. Un romanzo che racconta di vite sgangherate che vanno alla rovescia, ma anche di un’improbabile storia d’amore toccata dalla grazia. Silvio Orlando ci conduce dentro le pagine del libro con la leggerezza e l’ironia di Momò diventando, con naturalezza, quel bambino nel suo dramma. Il genio di Gary ha anticipato senza facili ideologie e sbrigative soluzioni il tema dei temi contemporaneo: la convivenza tra culture, religioni e stili di vita diversi. Il 27 febbraio 2021 a Cascina arriva “L’ammore nun’è ammore”, 30 sonetti di Shakespeare traditi e tradotti da Dario Jacobelli. Uno spettacolo diretto e interpretato da Lino Musella, premio UBU 2019 come miglior attore. I sonetti di Shakespeare sono traditi e tradotti in napoletano, trasformati in un’intensa e vibrante recita dei sentimenti. L’attore col fare leggero di un poetico “Pulcinella” si cala nei panni odierni di ganzo, anziano, funambolo. Ad affiancarlo sulla scena, Marco Vidino - ai cordofoni e alle percussioni – con musiche suggestive e avvolgenti che accompagnano gli spettatori in questo intimo viaggio. “L’ammore nun’è ammore” racconta l’amore, la bellezza e la caducità della vita in una lingua brutale, spergiura, violenta ma anche dolce, viscerale e coraggiosa. Nelle parole di Jacobelli, poeta inusuale, autore di racconti e romanzi, abile paroliere per musicisti come i Bisca e gli Almamegretta, la «darklady» più misteriosa della letteratura universale, quella a cui sono destinati gli ultimi 28 componimenti della raccolta del Bardo, diventa “una mala femmina al cui cospetto un guappo innamorato perde la ragione”. Il 6 marzo 2021 un altro omaggio al Bardo, “La bisbetica domata” di W. Shakespeare, con la regia di Tonio De Nitto, una produzione Fondazione Sipario Toscana | Factory Compagnia Transadriatica. Una commedia che si fa favola nera, grottesca, più contemporanea forse, nel cinico addomesticamento che non è molto diverso dallo spietato soccombere. De Nitto dà una lettura corale e visionaria dove la musica e la rima concorrono a restituirci una sorta di opera buffa, caustica e comicamente nera. Appuntamento a teatro il 13 marzo 2021 con “Kohlhaas” con Marco Baliani, di Marco Baliani e Remo Rostagno, dal racconto “Michele Kohlhaas” di H. von Kleist, regia di Maria Maglietta; una produzione La casa degli Alfieri | Centro di produzione Teatrale. La storia di Kohlhaas è un fatto di cronaca realmente accaduto nella Germania del 1500, scritto da Heinrich von Kleist in pagine memorabili. “Kohlhaas” è la storia di un sopruso che, non risolto attraverso le vie del diritto, genera una spirale di violenze sempre più incontrollabili, ma sempre in nome di un ideale di giustizia naturale e terrena, fino a che il conflitto generatore dell’intera vicenda, cos’è la giustizia e fino a che punto in nome della giustizia si può diventare giustizieri, non si risolve tragicamente lasciando intorno alla figura del protagonista una ambigua aura di possibile eroe del suo tempo. In scena il 27 marzo 2021 “Stay Hungry - indagine di un affamato”, di e con Angelo Campolo, una produzione DAF | Teatro dell’Esatta Fantasia, Premio Inbox 2020. La compilazione di un ennesimo bando a tema sociale diventa il pretesto per il racconto aperto al pubblico dell’avventura di Angelo, attore e regista messinese, diviso tra Milano e Messina, impegnato in un percorso di ricerca teatrale nei centri di accoglienza in riva allo stretto. Il monito di Steve Jobs, “Stay Hungry”, risuona in chiave beffarda nel caleidoscopio di storie umane, da Nord a Sud, che attraversano i ricordi di questa autobiografia, in cui vittime e carnefici si confondono, bene e male sono divisi da confini incerti e tutti i personaggi sono segnati, ciascuno a suo modo, da una “fame” di amore e conoscenza. Tre anni di vita diventano il racconto di un’Italia che schizofrenicamente ha aperto e poi richiuso le porte dell’accoglienza, lasciando per strada storie, sogni, progetti, relazioni umane avviate al grido di Integrazione. Nel racconto di Angelo Campolo, teatranti e migranti si ritrovano insieme, sempre con minor occasione di colmare la propria fame di vita e di senso in una società come la nostra, ritrovando nel gioco del teatro un’arma inaspettata per affrontare la vita. Il 10 aprile 2021 ci aspetta “Lenòr”, con Nunzia Antonino e la regia di Carlo Bruni, una produzione Diaghilev. Un monologo denso di amore, passione, ricordi, profezie, dolore, dedicato alla memoria della straordinaria Eleonora de Fonseca Pimentel, giornalista e donna di immensa cultura, vissuta nel XVIII secolo in Italia. Lo spettacolo vuole toccare le corde emotive dello spettatore e trascinarlo nella tormentata vita di Eleanor, detta appunto Lenòr. Una figura femminile, interpretata da Nunzia Antonino, che dà voce alle donne di tutto il mondo e di tutte le epoche, che non vuole sottostare alle regole di un mondo maschile, ma lotta in prima persona per una società migliore e porta avanti le proprie convinzioni, non piegandosi mai ai voleri del potere. La stagione serale alla Città del Teatro si chiuderà il 17 aprile 2021 con “Una cosa enorme”, di Fabiana Iacozzilli, una coproduzione della Fondazione Sipario Toscana con CRANPI, Teatro Vascello-La Fabbrica dell’attore, in collaborazione con Carrozzerie n.o.t., con il contributo di Regione Lazio. Premio Ubu con il suo precedente lavoro, ospitato a La città del teatro, “La classe”, su questo nuovo lavoro Fabiana Iacozzilli dichiara: "Quando inizio a lavorare a un nuovo progetto penso a Paul Haggis quando dice “So di avere una storia quando c’è una domanda a cui non è facile dare risposta”. Le domande che mi muovono e intorno alle quali mi interrogo sono: “perché ho così tanta paura di mettere al mondo un figlio?”, “perché ho così tanta paura di dire che non voglio mettere al mondo un figlio?” e “perché oggi mi devo vergognare se sono una donna senza figli, abbassare lo sguardo se non sono genitrice?” E così in un’età ormai avanzata, mentre le domande che mi pongo sono queste, mi ritrovo a constatare che mia madre ottantaduenne, così vicina alla sua dipartita e nel pieno di una demenza senile avanzata, ha un’incontinenza urinaria importante e mentre mi domando quando e come potrò riuscire a metterle il pannolone comprendo che ho comunque un ruolo di genitrice da assolvere. Quella spinta tristemente umana che ci porta ad essere genitori dei nostri genitori. Ci sono dunque due me in questo progetto: la prima che ha il terrore di avere figli o di non averli. La seconda che diventa, per uno spietato gioco dello stare al mondo, genitrice di sua madre morente”. Tornerà a Cascina anche “La Domenica a teatro”, la rassegna dedicata alle famiglie, che dal 29 novembre 2020 all’11 aprile 2021 porterà in scena spettacoli scelti con l’obiettivo di creare una prospettiva e dare massima importanza all’esercizio di un pensiero critico per i cittadini di oggi e, ancor di più, per quelli di domani. Una stagione particolare, così pensata, condivisa con compagnie, artisti, organizzatori con i quali ci troviamo ancora immersi in questo tempo sospeso. In scena ci saranno tre produzioni della Fondazione Sipario Toscana: “Ecila, Alice al rovescio”, liberamente ispirato ad Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carrol; testo e regia di Francesca Pompeo, in scena il 13 dicembre 2020, con Chiara Pistoia e Federico Raffaelli; “Osteria Leonardo”, con Daniele Marmi; drammaturgia di Dario Focardi, regia di Luca Cortina, che debutterà a Cascina il 20 dicembre 2020; “Io (sono) robot”, creazione di Dario Focardi, studio dei movimenti del robot di Pericle Salvini, Robot AlterEgo animato da Federico Raffaelli, in scena il 14 febbraio 2021. Lo spettacolo ha debuttato di recente all’Internet Festival di Pisa, presso il Museo delle Navi Antiche, organizzato da Fondazione Sistema Toscana. Ospiti per la domenica a teatro anche Pilar Ternera con “Il principe canarino” (29 novembre 2020), Antitesi Teatro Circo con “Imago” (6 gennaio 2021 Befana a Teatro), il Teatro del Buratto con “La terra dei sogni” (10 gennaio), Accademia Perduta Romagna Teatri con “Pinocchio” (17 gennaio 2021), “Topo Federico racconta” (24 gennaio 2021), con Roberto Anglisani, prodotto dal CSS di Udine, “I tre porcellini” (31 gennaio 2021) di Giallo Mare Minimal Teatro, Teatro Gioco Vita con “Circoluna” (7 febbraio 2021), Elea Teatro con “Che forma hanno le nuvole?” (28 febbraio 2021), Marco Baliani con “Frollo” (14 marzo 2021), prodotto da Casa degli alfieri, la Compagnia La luna nel letto con “Semino” (21 marzo 2021), regia di Michelangelo Campanale, “Gianni e il gigante” (28 marzo 2021) della Fondazione Solares-Teatro delle Briciole, “Taro il pescatore” (11 aprile 2021) del Teatro della Tosse. “Mi ripeto spesso su alcuni concetti – sottolinea Antonia Ammirati - come ‘il teatro è necessario’, ma trovo che come i saluti, o le frasi convenzionali che usiamo ogni giorno, ribadire l’importanza che ha un teatro finisce per essere indispensabile. Non bisogna mai dimenticarsi di nutrire tutto il nostro corpo, che è fatto soprattutto di pensiero. Riprogrammare ogni anno una nuova stagione è come rifiorire, è come rigenerarsi. Si studia cosa offrire e come rendere felici gli spettatori, come arrivare e nutrire le loro anime, e noi Fondazione Sipario Toscana, quest’anno abbiamo, ancora una volta, cercato di dare il meglio di noi stessi, per essere sempre più vicini a tutto il nostro pubblico, grande e piccino, in questo strano anno, dove essere presenti è per noi un dovere imprescindibile”. “Com’è mia abitudine – spiega Luca Marengo - ho immaginato questa stagione pensando anche al pubblico delle famiglie. In questo ultimo periodo abbiamo toccato con mano quanto peso abbia avuto nei mesi scorsi la chiusura dei teatri e delle attività culturali in generale. Con il lavoro di programmazione si tratta di dare una possibilità di condivisione, una prospettiva, un’occasione per esercitare l’empatia, come il teatro insegna”. La nuova stagione alla Città del Teatro di Cascina arriva dopo un 2020 di successi. La Fondazione Sipario Toscana ha debuttato a giugno al Piccolo Teatro di Milano con la coproduzione “maggio ’43” (Fondazione Sipario Toscana-Accademia Perduta Romagna Teatri), di e con Davide Enia. Il lavoro di Enia, in calendario a Cascina il 12 dicembre 2020, è stato ospitato nei più riconosciuti teatri nazionali, tra i quali Il Teatro Argentina di Roma. Lo spettacolo ha replicato a Reggio Emilia, a Lecce e tornerà al Piccolo di Milano, nuovamente, dal 25 novembre al 6 dicembre. Tra le nuove produzioni, “Il dolore di prima” (Fondazione Sipario Toscana-Marche Teatro-Sardegna Teatro), testo di Jo Lattari, regia di Mario Scandale, che vede in scena Arturo Cirillo, Valentina Picello, Betti Pedrazzi, Paola Fresa, è stato presentato il 26 e 27 luglio al Napoli Teatro Festival Italia. “Una cosa enorme” (Fondazione Sipario Toscana/La fabbrica dell’attore-Teatro Vascello-CRANPI-Carrozzerie n.o.t. con il contributo di Regione Lazio), in programma a Cascina il 17 aprile 2021, è la nuova creazione di Fabiana Iacozzilli, regista e drammaturga che nel 2018 e 2019, con il suo “La Classe”, un docu-puppets per marionette e uomini, ha vinto numerosi premi (premio UBU 2019 per il miglior progetto sonoro; premio In-Box 2019 e Premio ANCT, premio della Critica 2019 e il Bando CURA 2018). Lo spettacolo ha debuttato il 21 settembre alla Biennale Teatro di Venezia ed è in programmazione al prossimo Romaeuropa Festival. Recente il debutto a Internet Festival 2020, ideato e organizzato da Fondazione Sistema Toscana di “Io (sono) Robot”, produzione di Fondazione Sipario Toscana che ha visto la collaborazione di Fondazione Istituto Italiano di Tecnologia e Università di Pisa. La creazione di Dario Focardi, che andrà in scena a Cascina il 14 febbraio 2021, riflette sul complesso rapporto tra umanità e nuove tecnologie. Con questo progetto, che ha come destinatarie le nuove generazioni, la Fondazione rinnova lo sguardo verso i cittadini del futuro. VIDEO PRESENTAZIONE STAGIONE TEATRALE 2020/2021
https://www.facebook.com/lacittadelteatro/videos/886383808559094/ Interventi: Bice Del Giudice, Assessore alla Cultura Comune di Cascina Claudio Loconsole, Assessore all’Istruzione Comune di Cascina Antonia Ammirati, Presidente della Fondazione Sipario Toscana Andrea Ferretti, Vice Presidente della Fondazione Sipario Toscana Matteo Arcenni, Consigliere del CDA della Fondazione Sipario Toscana Luca Marengo, Direttore Artistico della Fondazione Sipario Toscana STAGIONE “OLTREPASSARE” - PREVENDITA CARNET E BIGLIETTI presso gli uffici de La Città del Teatro Dal 9 novembre dal lunedì al venerdì 10 - 14 | mercoledì 10 - 14 e 16.30 - 19.30 | sabato 10 – 13 in biglietteria un’ora prima dell’inizio dello spettacolo Dal 9 novembre presso tutte le prevendite Circuito Boxoffice e Ticketone, online www.ticketone.it; www.boxofficetoscana.it A causa dell’emergenza sanitaria si consiglia vivamente l’acquisto in prevendita RASSEGNA “LA DOMENICA A TEATRO” - PREVENDITA CARNET E BIGLIETTI presso gli uffici de La Città del Teatro Dal 9 novembre dal lunedì al venerdì 10 – 14 | mercoledì 10 – 14 e 16.30 – 19.30 | sabato 10 – 13 in biglietteria un’ora prima dell’inizio dello spettacolo Dal 9 novembre presso tutte le prevendite Circuito Boxoffice e Ticketone, online www.ticketone.it; www.boxofficetoscana.it A causa dell’emergenza Covid-19 si consiglia vivamente l’acquisto in prevendita CITTÀ DEL TEATRO Via Tosco Romagnola 656, 56021 Cascina (Pisa) biglietteria@lacittadelteatro.it tel. 050/744400 (digitare 1) cell. 345/8212494 www.lacittadelteatro.it |
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