COMUNICATO STAMPA MAURIZIO BATTISTA “TUTTI CONTRO TUTTI” Speciale Capodanno Teatro Olimpico di Roma 31 dicembre 2021, 0re 22.00 Una notte eccezionale in compagnia di Dado Jalisse Homo Sapiens Un’occasione imperdibile per festeggiare il Capodanno con la simpatia di Maurizio Battista e il suo nuovo show “Tutti contro tutti”: il 31 dicembre alle ore 22.00 al Teatro Olimpico di Roma. Una serata speciale che vedrà la partecipazione di Dado, dei Jalisse e dei mitici Homo Sapiens, che promettono far scatenare il pubblico e salutare insieme il 2022. Il comico romano, a pochi giorni dalla riapertura dei teatri di giugno scorso, è stato fra i primi a ripartire con coraggio, presentando “Che Paese è il mio Paese” in un tour estivo: è riuscito così a portare il suo talento, la sua ironia e la sua genuinità in giro per l’Italia con l’entusiasmo di sempre. La voglia di regalare momenti di allegria e spasso al suo pubblico, provato dal periodo complesso, è stata infatti, nonostante gli sforzi, più forte di qualsiasi difficoltà. È proprio vero che si è destinati a vivere tutti contro tutti? Che si è costretti ad assecondare i ritmi frenetici di una vita mandandola spesso fuori giri? Che i social sono l'unico momento di aggregazione o non piuttosto il modo migliore per alienarsi e soffrire di solitudine? A queste e a tante altre domande risponde nel suo nuovo show Battista che, con la sua indiscutibile capacità di far ridere, riesce ad unire tutti gli spettatori all’insegna del divertimento e delle risate. «Perché la risata, udite udite, unisce tutte le persone! – afferma – Visto che la cosa più bella che abbiamo in questa vita, sono proprio gli altri! Oddio, non proprio tutti, eh...» Lo spettacolo sarà in scena a Roma fino al 23 gennaio. Continua la promozione che prevede un biglietto speciale per gli under 18 nei giorni di martedì, mercoledì e giovedì al prezzo di 3 euro con l’obiettivo di avvicinare i giovani al mondo del teatro. Questa iniziativa intende agire come un importante promotore di aggregazione per i teenager, non fermandosi al solo invito a teatro, ma facendolo diventare un luogo di ritrovo per le nuove generazioni. Inizio spettacolo: ore 22 Intervallo: ore 23.30 Termine spettacolo: ore 1.30 Non è prevista la consumazione della cena. L’accesso all’evento è consentito ESCLUSIVAMENTE previa presentazione del Super Green Pass (Green Pass Rafforzato) valido unitamente all’utilizzo OBBLIGATORIO di dispositivi di protezione delle vie respiratorie di tipologia FFP2. NON è necessario il TAMPONE. PREZZI* Poltronissima VIP 155,00€ 155,00 € Poltronissima S 126,00€ 126,00€ Poltronissima 112,00€ 112,00 € Poltrona/Balconata 100,00€ 100,00 € Galleria 69,00€ 69,00 € *costi di prevendita inclusi. ACQUISTO BIGLIETTI I biglietti sono acquistabili sul circuito Ticketone (www.ticketone.it), sul sito del Teatro Olimpico (www.teatroolimpico.it) o presso il teatro stesso. TEATRO OLIMPICO Piazza Gentile da Fabriano 17 00196 - Roma
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di Tommaso Dal Monte Nell’ultimo anno mi sono appassionato ai libri di Emmanuel Carrère. Ho iniziato a leggerli in modo disordinato, partendo dai testi più famosi (Limonov; L’avversario) per recuperare poi le ultime uscite (Yoga) e infine alcuni libri che mi interessavano sotto l’aspetto narratologico (Vite che non sono la mia; La vita come un romanzo russo). Desideroso di conoscere più a fondo lo scrittore francese, sono risalito agli inizi della sua carriera ed è così che ho incontrato I baffi. Scritto ad inizio anni Ottanta e pubblicato nel 1986, I baffi è un romanzo puramente finzionale, che non gioca sull’ibridazione tra vita vera e invenzione come Carrère è solito fare. La trama è semplice: il protagonista, un uomo di cui non viene fatto il nome, si taglia i baffi, curati ed esibiti per dieci anni su un volto glabro, ma nessuno se ne accorge. Inizialmente pensa a uno scherzo architettato dalla moglie Agnès, ma esso si protrae troppo a lungo e arriva a minare non solo l’equilibrio della coppia, ma anche la salute mentale dei due. Tuttavia Agnès, come altre persone interrogate, continua a negare che quei baffi siano mai esistiti; le foto dell’uomo scompaiono, alcune sono deturpate all’altezza della bocca, la domanda rimane senza risposta. La situazione degenera finché, dopo aver accettato di farsi visitare da uno psichiatra, l’uomo pensa a una congiura ordita contro di lui e fugge prima a Hong Kong, poi a Macao. Qui cerca di ritrovare un equilibrio, ma l’arrivo di Agnès (o era sempre stata lì con lui?) lo getta in una disperazione che prepara la tragica scena finale. Il libro non è troppo originale, ma alcuni aspetti formali aumentano la forza del romanzo e certificano l’abilità del suo autore. Carrère, infatti, impiega un narratore esterno a focalizzazione interna fissa sul protagonista: questo vuol dire che il lettore conosce solo i pensieri dell’uomo che si è tagliato i baffi – o che almeno così dice – mentre vede tutti gli altri dall’esterno. Questo meccanismo dovrebbe indurci a identificarci e ad assumere il punto di vista del protagonista ‒ un po’ come quando, in Shutter Island, facciamo il tifo per Di Caprio e siamo convinti che sia al centro di un complotto per essere internato ‒, ma in realtà l’accesso all’interiorità del personaggio principale ci rivela solo una mente paranoica e inaffidabile. In tal modo è impossibile capire con precisione chi sia davvero il pazzo e il privilegio della focalizzazione non orienta la risposta alla domanda su cui si regge la trama: i baffi sono mai esistiti? Ma il punto che più mi preme sottolineare riguarda l’aspetto puramente tematico del libro. Uno dei motori dell’azione è il tentativo del protagonista di trovare delle fotografie in cui ha i baffi. Siamo negli anni ’80, quindi il mondo dell’immagine è ancora per la maggior parte vincolato all’analogico e all’individuo: nessuna persona ordinaria diffondeva le proprie fotografie, che avevano per lo più una circolazione domestica. Agnès però sottrae le foto al marito, alcune risultano deturpate e irriconoscibili e insomma il protagonista non può provare di aver sempre portato i baffi.
Si sarebbe potuto ambientare un libro così nel 2021? Credo di no. Se il protagonista dei Baffi avesse avuto un profilo Instagram, con qualche bel selfie scattato durante le vacanze, nessuno avrebbe potuto farlo dubitare del proprio aspetto fisico, la moglie non avrebbe potuto manomettere quelle foto e non avrebbe potuto convincere tutti i suoi followers a fargli credere che lui, quei baffi, non li aveva mai avuti. Un elemento del mondo extratestuale come i social network ha limitato – o reso difficilmente applicabili – delle soluzioni narrative che valevano solo pochi decenni fa. La portata di questa semplice e per certi versi ovvia osservazione non è di poco conto e mi sembra confermare la completa eteronomia tra letteratura e mondo. Come prodotto di una società e di una cultura, l’arte ne è sempre intimamente legata, ne discende anche se non ne dipende completamente. È quindi molto interessante osservare come uno degli scrittori viventi più importanti e riconosciuti abbia scritto, all’inizio della propria carriera, un’opera che oggi non avrebbe più spazio. Il tempo invecchia in fretta, ma per fortuna la letteratura rimane. IMMAGINI: Immagine 1: La Repubblica Immagine 2: Blog di carezze di carta 22/12/2021 Cavalleria rusticana - Onore e passioni in scena al Teatro della Pergola di FirenzeRead NowCOMUNICATO STAMPA Giorno 23 Dicembre 2021 alle ore 20.45 presso il Teatro della Pergola di Firenze, vedrà rappresentata la celebre opera lirica Cavalleria rusticana. Composta da Pietro Mascagni in un unico atto, su libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci, si ispira alla nota novella omonima di Giovanni Verga. È ambientata nella Sicilia di tardo Ottocento, una terra lontana a noi non solo temporalmente, ma anche socialmente, poiché la condizione di vita dei protagonisti di quest’opera è fortemente condizionata dai rigidi e antichi costumi morali dell’Isola, dove su tutto predominano la legge del più forte, l’orgoglio e l’onore, anche sulle passioni. Tutto ha inizio nel paese di Vizzini, quando compare Turiddu torna dal servizio militare. All’alba di una domenica di Pasqua si ode una serenata dedicata a Lola, moglie di compare Alfio, ma non è suo marito a cantarla. Lola ha infatti una relazione clandestina con Turiddu, risalente a prima della leva militare. Inizialmente si sarebbero dovuti sposare Turiddu e Lola, ma con la proroga del servizio ella si stancò di aspettare e sposò Alfio; per ripicca, Turiddu all’inizio si sposò con Santuzza, ma alla fine l’antica passione ebbe la meglio. Santuzza, scoperto il tradimento, si scontra verbalmente con Turiddu e Lola, arrivando poi assalita dalla collera non solo a maledire Turiddu, ma a rivelare tutto ad Alfio. L’uomo, sentendosi ferito nell’orgoglio, sfida il rivale Turiddu a duello all’arma bianca, secondo l’usanza tradizionale. Turiddu sa di essere nel torto, e si lascerebbe uccidere per espiare la propria colpa, ma non può lasciare sola Santuzza, disonorata dal suo tradimento, dunque deve accettare. Turiddu, prima di recarsi al duello, saluta sua madre Lucia, raccomandando di fare da madre a Santuzza se lui non dovesse tornare, poi corre via. Mentre le due donne si abbracciano, si ode un mormorio venire da lontano e poco dopo una popolana urla che Turiddu è stato ammazzato, gettando tutti nella disperazione. La visione e il dramma della solitudine femminile e dell’onore maschile, ancor più forti in un paese della Sicilia antica, restano intatti nella visione della Regia di Alberto Profeta, dando un messaggio forte ma elegante al tempo stesso che non fa altro che svelare la comune debolezza umana. L’ambientazione scelta da Pietro Mascagni rivive in scena nella visione interamente creata dallo Scenografo Russo Evgenii Gurenko, le cui pittoresche scenografie rappresentano in pieno la Sicilia di pietra raccontata da Giovanni Verga. Povera, ma allo stesso tempo ricca di elementi tipici, come le finestre e i balconi addobbati per la pasqua, la chiesa in festa e le porte della città rurale, che ci ricorda il tempo passato dell’isola. La compassione della pietà, la processione del Cristo Risorto, la Pasqua, ma soprattutto le vicende e le passioni dei protagonisti di Cavalleria rusticana, accompagnati dall'Orchestra della Fondazione Teatro Lirico Siciliano, diretta magistralmente dal Maestro Michele Netti, e un cast di interpreti di valore assoluto come Alberto Profeta che interpreta il ruolo di Turiddu e Nati Katai Santuzza, prendono vita in una nuova rappresentazione che coinvolgerà ed emozionerà il pubblico seguendo le note dell’opera indimenticabile di Mascagni. Orchestra e Coro della Fondazione Teatro Lirico Siciliano Interpreti: Turiddu: Alberto Profeta Santuzza: Nati Katai Lola: Lara Leonardi Mamma Lucia: Alessia Sparacio Alfio: Salvo Di Salvo CAVALLERIA RUSTICANA – Opera Lirica 23 Dicembre 2021 ore 20.45 TEATRO DELLA PERGOLA Biglietti Botteghino Teatro tel. 055.0763333 Biglietti Online e Punti Vendita: www.ticketone.it informazioni: 3341891173 prezzi biglietti: PLATEA 56,00 euro ( compresa prevendita prezzo al pubblico ) Ridotto Invalidi solo in carrozzina 56,00 euro + 1 omaggio bambini fino a 12 anni 46,00 euro ( compresa prevendita prezzo al pubblico ) PALCHI I - II - III ordine 48,00 euro ( compresa prevendita prezzo al pubblico ) Ridotto Invalidi solo in carrozzina 48,00 euro + 1 omaggio bambini fino a 12 anni 38,00 euro ( compresa prevendita prezzo al pubblico ) GALLERIA 38,00 euro ( compresa prevendita prezzo al pubblico ) Ridotto Invalidi solo in carrozzina 38,00 euro + 1 omaggio bambini fino a 12 anni 28,00 euro ( compresa prevendita prezzo al pubblico ) GALLERIA SCARSA VISIBILITA' 22,00 euro ( compresa prevendita prezzo al pubblico ) *in questo settore non è prevista alcuna riduzione Capodanno al Teatro Niccolini con L’acqua cheta La commedia in vernacolo fiorentino più conosciuta e rappresentata di tutti i tempi Due spettacoli a San Silvestro, repliche fino a domenica 2 gennaio Da venerdì 31 dicembre 2021 a domenica 2 gennaio 2022 Teatro Niccolini – via Ricasoli, 3/5 - Firenze La Compagnia delle Seggiole L’ACQUA CHETA Di Augusto Novelli Con Fabio Baronti, Sabrina Tinalli, Carolina Pezzini, Beatrice Faldi, Luca Cartocci, Andrea Nucci, Andrea Nannelli, Claudio Spaggiari, Marcello Allegrini, Brenda Potenza, Giovanna Calamai, Anna Collazzo Direttore di scena Roberto Benvenuti Regia Claudio Spaggiari La commedia in vernacolo fiorentino più conosciuta e rappresentata di tutti i tempi. “L’acqua cheta” torna in scena al Teatro Niccolini di Firenze, da venerdì 31 dicembre 2021 a domenica 2 gennaio 2022, nel week-end a cavallo a tra vecchio e nuovo anno. Due gli spettacoli in programma venerdì 31, alle 19.30 e alle 23,30. Si replica sabato primo gennaio alle ore 19.30 e domenica 2 gennaio alle 16. I biglietti (31/12 da 24,20 a 47,30 euro – 1 e 2 gennaio da 16,50 a 27,50 euro) sono disponibili sul sito ufficiale www.teatroniccolini.com, su www.ticketone.it e nei punti prevendita di Box Office Toscana. Info tel. 055 094 6404 - www.teatroniccolini.com. Capolavoro di Augusto Novelli, “L’acqua cheta” è portata in scena dalla Compagnia delle Seggiole, regia di Claudio Spaggiari. Sul palco saliranno gli attori Fabio Baronti, Sabrina Tinalli, Carolina Pezzini, Beatrice Faldi, Luca Cartocci, Andrea Nucci, Andrea Nannelli, Claudio Spaggiari, Marcello Allegrini, Brenda Potenza, Giovanna Calamai, Anna Collazzo. Con oltre 100 anni di storia – debuttò a Firenze nel 1908, con 26 recite consecutive - “L’acqua cheta” ha segnato la rinascita del teatro dialettale fiorentino. Da allora ha avuto innumerevoli rappresentazioni, sia in prosa, sia come operetta (l’adattamento musicale di Giuseppe Pietri è del 1920) e nel corso della sua storia ha subito un’evoluzione che ne ha modificato spesso la forma, il linguaggio e la stessa gerarchia dei personaggi.
Questa commedia così leggera appare oggi carica di sensi diversi, ma soprattutto sembra averne uno su tutti: quello di rappresentare per i fiorentini - e forse anche per i non fiorentini - quella Firenze di un tempo che hanno conosciuto o di cui hanno sentito raccontare, che esisteva “prima”. Prima dei turisti, prima dell’alluvione, prima della grande guerra… Teatro Niccolini Via Ricasoli, 3/5 - Firenze Info tel. 055 0946404 (055 7378721 – press@eventipagliai.com) www.teatroniccolini.com - info@teatroniccolini.com
Comunicato stampa
Due giorni di grande teatro con Kohlhaas e Frollo
Sabato 18 dicembre ore 21.00 e domenica 19 dicembre ore 17.00
Un fine settimana di grande teatro a La Città del Teatro.
In scena Marco Baliani, interprete e autore fondamentale del teatro italiano degli ultimi 30 anni. Creatore del “teatro di narrazione” con Kohlhaas, sabato 18 dicembre alle 21 sarà in scena con il suo “cavallo di battaglia” giunto ormai alla millecentroquattresima replica. Kohlhaas, di Marco Baliani e Remo Rostagno per la regia di Maria Maglietta, è un fatto di cronaca realmente accaduto nella Germania del 1500, scritto da Heinrich von Kleist in pagine memorabili. Kohlhaas è la storia di un sopruso che, non risolto attraverso le vie del diritto, genera una spirale di violenze sempre più incontrollabili, ma sempre in nome di un ideale di giustizia naturale e terrena, fino a che il conflitto generatore dell’intera vicenda, cos’è la giustizia e fino a che punto in nome della giustizia si può diventare giustizieri, non si risolve tragicamente lasciando intorno alla figura del protagonista una ambigua aura di possibile eroe del suo tempo. «Nel mio racconto orale – racconta Baliani - è come se avessi aggiunto allo scheletro osseo riconoscibile della struttura del racconto di Kleist, nervi muscoli e pelle che provengono non più dall’autore originario ma dalla mia esperienza, teatrale e narrativa, dal mio mondo di visioni e di poetica. Accade nell’arte del racconto orale che per cercare personaggi interiori occorra compiere lunghi percorsi, passare attraverso storie di altre storie, sentirsi stranieri in questo mondo dopo aver tanto peregrinato, fino a trovare quel punto incandescente capace di generare a sua volta nell’ascoltatore un mondo di visioni, non necessariamente coincidenti con le mie.» Domenica 19 dicembre alle 17, per gli spettacoli dedicati alle famiglie, Baliani ammalierà grandi e piccoli con la storia di Frollo, pietra miliare del teatro ragazzi italiano, scritto a quattro mani con Mario Bianchi. Frollo è il nome del protagonista della storia: un bambino impastato di pan pepato che un giorno si trova a percorrere un’avventura più grande di lui. Il terribile vorace figlio del Re sta mangiando a pezzetti tutto il paese. La storia è anche una metafora della nostra società dei consumi pronta a divorare ogni cosa. Naturalmente c’è anche un po’ di Pinocchio in questo Frollo che alla fine si sbriciola per rinascere bambino, e c’è anche un po’ di tutti noi nel bambino che si incammina per la sua strada, andando dritto, girando a destra, girando a sinistra, rivolgendosi chissà dove. «Alla Città del Teatro tornerò a farmi di pasta frolla. Mi sono rivisto nel video che avevo girato anni fa, così mi sono tornati alla memoria i gesti, i movimenti del corpo, le voci che vanno e vengono, le invenzioni linguistiche. Mi sono divertito molto e so che domenica dovrò ritrovare questo divertimento infantile. So anche che due terzi dello spettacolo sarà del tutto improvvisato, a seconda di come sarà il luogo, il mio stato d’animo, gli spettatori, il tempo atmosferico, la distanza dalle prime file. Racconterò la storia di un pupazzetto di pasta frolla che diventa di carne sangue sudore e caccole, ma solo dopo molte disavventure mortalmente rischiose. Sarà il mio modo di accendere gli animi degli ascoltatori, ma sì, li vorrei proprio incendiare. Quel pomeriggio potrò volare e staccarmi dal suolo della mia sedia, farmi tira e molla per attraversare una grata, staccarmi via via pezzi di corpo perché ho un cuore troppo dolce e così via, fino alla sudata finale che non vi racconto come accadrà. Qui è davvero all’opera un corpo narrante, in continua metamorfosi, è lo spettacolo dove ancor più che in Kohlhaas il mio corpo e il mio volto e la mia voce subiscono un impressionante trasformazione, un cartone animato, un fumetto in movimento. Alla fine sarò inzuppato di sudore, già lo so, tre o quattro etti se ne andranno così, ma vuoi mettere che invece di andare a smagrirmi in una palestra a vogare senza acqua intorno, senza sentir “biancheggiare le acque con le lisce pale d’abete” li potrò perdere volando aggrappato al becco di un’aquila possente?
BIGLIETTERIA E PREVENDITA
KOHLHAAS – sala grande Biglietti da 13 a 22€ (+ diritto di prevendita) FROLLO – sala piccola - Biglietti da 5 a 7,50€ +dp Presso il teatro da lunedì al venerdì dalle 10 alle 14; mercoledì dalle 10 alle 14 e dalle 17 alle 19 Prevendita Circuito Boxoffice Toscana e TicketOne e on line La biglietteria aprirà un’ora prima dell’inizio dello spettacolo Info 050744400 biglietteria@lacittadelteatro.it LA CITTÀ DEL TEATRO Via Tosco Romagnola 656, 56021 Cascina (Pisa) www.lacittadelteatro.it Sabato 18 e domenica 19 dicembre al Teatro Verdi. Sabato pomeriggio, alle ore 18, l’incontro con la compagnia condotto dall’Assessore al Turismo del Comune di Pisa, Paolo Pesciatini. Pisa. Dopo qualche tentativo infruttuoso fatto in anni passati di adattare per le scene il mitico film-romanzo-saggio COSI’ PARLO’ BELLAVISTA di Luciano De Crescenzo, dopo aver vagliato alcune ipotesi lo stesso De Crescenzo giunge alla conclusione che la miglior soluzione per la realizzazione dell’idea sia affidarla Geppy Gleijeses. “Solo tu ‘o può ffà”. Gleijeses, con piglio ipnotico e scanzonato, porta così in scena questo adattamento teatrale al Teatro Verdi, sabato 18 dicembre ore 21 e domenica 19 dicembre ore 17, rendendo omaggio a De Crescenzo e al suo celeberrimo libro, già film di grandissimo successo nel 1984, vincitore di due Nastri d’Argento e due David di Donatello, uno spaccato antropologico vesuviano con personaggi indimenticabili. Terzo appuntamento della Stagione di Prosa ideata dal direttore artistico Silvano Patacca in collaborazione con Fondazione Toscana Spettacolo onlus, lo spettacolo ripropone le scene più esilaranti del film come Il cavalluccio rosso, La lavastoviglie, Il Banco Lotto, La 500 tappezzata di giornali e, naturalmente, il mitico contrasto tra il professor Bellavista e Cazzaniga. Tutte le scene sono incorniciate dalla scenografia di Roberto Crea che riporta il pubblico nel cortile del palazzo di via Foria dove è stato girato il film, con scale praticabili dall’interno e vari elementi carrellati subentranti dai lati e raffiguranti il tavolo dei pomodori, il negozio di arredi sacri, l’ascensore e il cenacolo. “Quanta vitalità, quanta precisione nei particolari, quanto ingegno nel meccanismo drammaturgico. Vi sono scene irresistibili, si ride ogni due minuti, la mia idea oggi è che Così parlò Bellavista provocherà risate tra trenta, cinquant’anni. Il suo successo ne è la prova. Metà del merito ora è, però, come ho detto, del regista Gleijeses (e protagonista nei panni del professore che dà lezioni sui mondi dell’amore e della libertà), della generosa-meravigliosa Marisa Laurito, sua moglie, del prorompente-tuonante vice-portiere Benedetto Casillo, … e degli altri, nessuno escluso, tutti alla pari.” Franco Cordelli, Corriere della Sera. Oltre ai tre protagonisti principali, Geppy Gleijeses, Marisa Laurito e Benedetto Casillo, gli altri attori straordinari sono Antonella Cioli, Gigi De Luca, Vittorio Ciorcalo, Gianluca Ferrato, e Ludovica Turrini, Gregorio De Paola, Agostino Pannone, Walter Cerrotta, Brunella De Feudis. Le musiche sono quelle originali di Claudio Mattone, costumi firmati da Gabriella Campagna e luci disegnate da Luigi Ascione, produzione Gitiesse Artisti Riuniti. In occasione della prima recita, sabato 18 dicembre, alle ore 18, in Sala "Titta Ruffo" gli attori della compagnia dialogheranno con il pubblico in un incontro coordinato dall’Assessore al Turismo del Comune di Pisa, Paolo Pesciatini. Biglietti ancora disponibili (da 30,00 a 8,00 Euro) al Botteghino del Teatro, al servizio prevendita telefonica 050 941188 e online su www.vivaticket.com. Per ulteriori informazioni: Fondazione Teatro di Pisa, tel 050 941111, www.teatrodipisa.pi.it - COMUNICATO STAMPA - Carlo Buccirosso e Biagio Izzo per la prima volta insieme a teatro, protagonisti dello spettacolo “Due vedovi allegri” al Teatro Augusteo di Napoli, da giovedì 23 dicembre 2021 a domenica 16 gennaio 2022. Lo spettacolo, che vivrà la sua prima nazionale nella grande sala di Piazzetta Duca D'Aosta 263, sarà in scena per tutto il periodo delle Feste. Prodotto da A.G. Spettacoli ed Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro, è scritto e diretto da Carlo Buccirosso; interpretato da Carlo Buccirosso e Biagio Izzo, con Gino Monteleone, Elvira Zingone, Donatella De Felice, Floriana Monici e Roberto Giordano. Le scene sono di Gilda Cerullo e Renato Lori. Costumi di Zaira de Vincentiis. Musiche di Cosimo Lombardi. Disegno luci di Francesco Adinolfi. Sinossi: in una collocazione appena futuristica, tre anni dopo la fine della pandemia, Cosimo Cannavacciuolo, vedovo ipocondriaco affetto da ansie e paure, costantemente in ricerca di affetti e certezze in una vita che sembra riservargli null'altro che sospetti di congiure e preoccupazioni di malattie, persa la sua amata moglie a causa di un virus si ritrova a combattere la solitudine e gli stenti dovuti al fallimento della propria attività di antiquariato, che lo ha costretto a riempirsi casa della merce invenduta e a dover lottare contro l'ombra incombente della banca concessionaria del mutuo, che a causa dei mancati pagamenti minaccia l’esproprio del suo appartamento. La vita di Cosimo sarebbe più vuota e monotona senza la costante allegra presenza di Salvatore, vedovo, bizzarro custode del palazzo, che non ha mai manifestato eccessive simpatie nei confronti del povero Cannavacciuolo, inquilino del terzo piano, dove la sua giovane figliola Angelina, votata al matrimonio e alla navigazione su internet, dedica gran parte della giornata lavorativa pulendo gli appartamenti adiacenti quello di Cosimo, quello dell’orefice Tomacelli e della consorte Pupetta, vent'anni più giovane di lui. Ed è anche per fronteggiare le difficoltà economiche del momento che Cosimo ha concesso l'uso di una camera dell'appartamento a Virginia, quarantenne attrice di cinema e teatro, conosciuta per caso al supermercato, che porta una ventata di spensieratezza nel marasma generale di una casa allo sbando, che a detta di Angelina appare come un museo archeologico. Ma la vera angoscia di Cosimo, oltre l’ingombrante presenza di Salvatore, è rappresentata dai suoi vicini di casa: i coniugi Tomacelli, depositari di un drammatico segreto che da mesi contribuisce a rendere ancora più complessa la sua strenua lotta per la sopravvivenza. Riuscirà l'inquilino del quarto piano, lo scaltro dottor De Angelis, con la sua conoscenza in materia, a fare chiarezza nella tresca innescata da Cosimo e Salvatore, pur di fronteggiare le pressanti richieste dei coniugi Tomacelli? Sarà producente la fantasia e la stravaganza di Angelina per sopperire alle intemperanze dei due vedovi? O sarà necessario e determinante l’istrionismo della misteriosa Virginia? Chi può dirlo, signore e signori. Quando si chiuderà il sipario lo saprete. Ticket: botteghino o shop.bigliettoveloce.it (platea € 40,00 / galleria € 30,00). Informazioni sono disponibili su teatroaugusteo.it o telefonando allo 081414243 - 405660 dal lunedì al sabato dalle ore 10:30 alle 19:30. di Matelda Giachi Il Teatro della Pergola è tornato: la capienza al 100%, la campagna abbonamenti è ripartita, il cartellone è ricco in titoli, talento e nomi più o meno noti, tra i quali si distinguono nuovi ospiti e amici storici del prestigioso palcoscenico fiorentino. E in questa sua ripartenza, non si fa sfuggire l’occasione di aprirsi a realtà diverse, innovativi modi di vivere l’esperienza teatrale. Lo ha fortemente voluto Stefano Accorsi, nuovo ma non più nuovo direttore artistico del teatro, che si è trovato a prenderne le redini poco prima che dilagasse una pandemia mondiale che ha messo in crisi il nostro modo di vivere qualsiasi esperienza, soprattutto quelle collettive come il teatro. E’ in tale contesto che, questa estate, Fondazione Teatro della Toscana, Infinito Produzioni Teatrali, Gold Productions hanno presentato a Villa Bardini e poi alla Manifattura Tabacchi, una riscrittura per realtà virtuale di “Così è (se Vi Pare)” di Luigi Pirandello, adattato e diretto, ma anche interpretato, da Elio Germano. Per chi non conoscesse la storia, un paesino è in fermento per l’arrivo di tre nuovi abitanti, i signori Ponza, marito e moglie, e la signora Frola, la di lui suocera. I giorni passano e nessuno vede mai in giro la signora Ponza. Iniziano così a diffondersi prepotenti voci che lui la tenga prigioniera in casa ed ogni abitante si sente in dovere di indagare. La scena si svolge nel salotto della famiglia Laudisi, che presto si riempie di ospiti pettegoli. Ci si reca in teatro senza però trovare un gruppo di attori sul palcoscenico, bensì un visore e un paio di cuffie che “teletrasportano” lo spettatore fuori dalla sala per ritrovarsi non solo dentro il salotto di casa Laudisi, ma addirittura nel corpo di un personaggio, l’anziano capofamiglia, bloccato su una sedia a rotelle. L’espediente, assente nel testo originale, è ciò che rende possibile questa esperienza immersiva. E’ lo spettatore che decide su cosa o chi soffermare lo sguardo attraverso i movimenti della propria testa. “Per realizzare lo spettacolo lo abbiamo messo in scena due o tre volte al giorno per circa due settimane, riprendendo in tempo reale con una telecamera sferica che non permette di eliminare gli errori rendendo tutto più reale.” Racconta Germano intervistato da Angela Consagra. Un metodo di ripresa che ha anche spogliato gli attori di una buona dose di ansia da prestazione, trovandosi in una sorta di clima raccolto tra loro soli e che, allo stesso tempo, li ha costretti a restare sempre nel proprio ruolo. Un’esperienza faticosa, dal momento che ancora la tecnologia è in via di perfezionamento e la messa a fuoco non è perfetta, ma anche interessante. Trovarsi al centro della messa in scena teatrale fa capire ancora di più quanto teatro e vita siano vicini. Quanta vita ci sia nel teatro e quanto teatro ci sia nella vita. C’è da dire che il testo pirandelliano, interamente incentrato sulla molteplicità dei punti di vista della realtà è quanto di più perfetto si possa scegliere per questo tipo di esperienza, tant’è che anche il pubblico può confrontarsi su quello che ha vissuto, a fine visione. A questo si aggiunge un ottimo lavoro sul testo da parte di Elio Germano, che ha attualizzato il linguaggio ed anche il contesto, con tanto di videochiamate e gruppi whatsapp di aggiornamento sul Signor Ponza e la Signora Frola. Il contenuto non ne aveva bisogno, Pirandello, con le sue riflessioni sulla molteplicità dell’io, è sempre di un’attualità disarmante. una riscrittura per realtà virtuale di "Così è (se vi pare)" di Luigi Pirandello adattamento e regia Elio Germano con Elio Germano, Gaetano Bruno, Serena Barone, Michele Sinisi, Natalia Magni, Caterina Biasiol, Daniele Parisi, Maria Sole Mansutti, Gioia Salvatori, Marco Ripoldi, Fabrizio Careddu, Davide Grillo, Bruno Valente, Lisio Castiglia, Luisa Bosi, Ivo Romagnoli e con la partecipazione di Isabella Ragonese e Pippo Di Marca sound design Gabry Fasano costumi Andrea Cavalletto vr supervisor e final design Omar Rashid in collaborazione con il Laboratorio d’arte del Teatro della Pergola puppet Eugenio Casini Immagini tratte da: www.pressreader.com www.rollingstone,it www.teatrodellapergola.com 9/12/2021 "Sorry, boys" di e con Marta Cuscunà in scena al Teatro Nuovo - Binario Vivo di PisaRead NowCOMUNICATO STAMPA Accendere i riflettori sulla condizione femminile in circostanze estreme e manifestarla in scena. Da qui nasce lo spettacolo “Sorry, boys” di e con la pluripremiata autrice e performer di teatro visuale, Marta Cuscunà, in arrivo sul palco del Teatro Nuovo sabato 11 dicembre alle 21. L’idea è nata da una storia di cronaca americana. Nel 2008, 18 ragazze di una scuola di Gloucester, Massachusetts, tutte under 16, rimangono incinte contemporaneamente. E sembra che non sia il frutto di una strana coincidenza ma di un patto segreto di maternità per allevare insieme i bambini in una specie di comune femminile. Lo spettacolo si interroga su questo insolito progetto adolescenziale mostrando lo sconcerto, la preoccupazione, la rabbia e l'inadeguatezza di chi ha subito la scelta delle ragazze: i genitori, il preside della scuola, la dottoressa dell'infermeria scolastica e, naturalmente, i ragazzi padri. Sulla scena, due schiere di teste mozze. Da una parte gli adulti, dall’altra i padri adolescenti. Tutti appesi come trofei di caccia, inchiodati con le spalle al muro da una vicenda che li ha trovati impreparati. La capacità di Cuscunà di dare voce, carattere e intensità ai 12 personaggi di Sorry, boys è unica e straordinaria.
BIGLIETTI: Intero 15 euro Convenzionati 13 euro Under 18 e Universitari 10 euro AL BOTTEGHINO: A partire da un'ora dall'inizio dello spettacolo ONLINE https://www.ciaotickets.com/biglietti/sorry-boys-pisa INFO: 3923233535; www.teatronuovopisabinariovivo.it di Lorenzo Vanni I ritmi accelerati della vita di oggi ci portano ad accumulare esperienze e vivere in modo sempre più intenso spesso a discapito della nostra salute fisica e mentale. Il requisito per una vita sana sarebbe quello di cercare un equilibrio tra corpo e mente: in passato era stata la psicanalisi a fornire una sorta di conforto partendo dal presupposto che se l’analisi psicologica di fine Ottocento andava a curare i sintomi dei disturbi mentali, ossia la loro manifestazione esterna, la nuova scienza che sarebbe sorta di lì a poco sarebbe dovuta andare a incidere e cambiare la condizione mentale del paziente dall’interno. In questo veniva ricercato un equilibrio tra mente e corpo che potesse mettere il paziente in pace con il mondo e con se stesso.
Ma oggi, in questo mondo in cui l’influenza della psicanalisi è relativa, che cosa ci può fornire questo tipo di aiuto nel ricreare l’armonia tra mente e corpo? Ci viene in soccorso il saggio pubblicato dalle Edizioni Il Papavero e intitolato “Tecnica di riequilibrio concentrico”, l’autore Fabio Bertagnolo. Il saggio affronta il rapporto mente-corpo ridefinendolo come un rapporto uomo-ambiente: la tesi di fondo è che le nostre esperienze, sia positive che negative, incidono in modo determinante sul nostro corpo causando cambiamenti negli organi interni e in alcuni casi minando la nostra salute psico-fisica. La soluzione è rivolgersi a un massaggiatore esperto che, applicando le nozioni di medicina omeopatica che fonde filosofia orientale (principalmente induismo e taoismo) e scienza, riesce a rimettere in sesto i chakra stimolando aree precise del corpo. Fabio Bertagnolo ha ideato una tecnica a cui ha dato il nome di “tecnica di riequilibrio concentrico” perché se applicata correttamente può rimettere l’uomo al centro e in pace con se stesso e gli altri. Il saggio fa un breve excursus della storia di questo genere di medicina (almeno negli aspetti che sono qui rilevanti) dopodiché procede a descrivere i diversi chakra, ognuno associato a diverse parti del corpo e in cui si manifesta come una sorta di cerchio di colore diverso a seconda della funzione che svolge ad avvolgere tutto il corpo. Quando i chakra sono funzionanti mantengono il loro colore naturale, mentre quando si crea un disequilibrio cambiano colore. È allora che deve intervenire il massaggiatore: sapendo a quale parte del corpo è collegato ogni chakra e conoscendo la struttura interna dell’organismo umano sa come muovere, cosa muovere e quanto. Alle origini di questo approccio c’è la cranio-terapia descritta nel capitolo riguardante la storia di W.G. Sutherland, studente di osteopatia, resosi conto che le parti di cranio in cui questo era diviso dalle suture potevano muoversi se sottoposte alla giusta sollecitazione e nel tempo capì che questo valeva anche per altre parti del corpo. Dopo questa fase introduttiva, il libro si addentra nell’analisi delle singole parti del corpo e di come deve procedere il massaggiatore nel caso debba intervenire per riequilibrare il chakra di un paziente. Immagine di copertina fornita dall’editore |
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Maggio 2023
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