di Lorenzo Vanni Deve essere un’esigenza della maturità quella di vedere la propria vita in prospettiva e finalmente cercare di rispondere alla domanda che fin dalla nascita ognuno di noi si pone: chi sono io? Ed è allora che forse si comincia a meditare una possibile autobiografia nella speranza che ne emerga un quadro tale da poter descrivere appieno la propria coscienza. Rivedere tutto dall’inizio per la prima volta, sapere come si è sviluppato per capire come siamo diventati quel che oggi siamo. Evelyn Waugh sapeva bene che scrivere un’autobiografia è sempre un’operazione pericolosa, piena di insidie. Si deve fare attenzione a non urtare la sensibilità di nessuno e però rimanere coerenti con se stessi: come farlo? Il presupposto di partenza è considerare interessante la propria vita, ma questa caratteristica è di pochi. Nessuno di noi ha una vita veramente interessante tanto da dover essere messa per iscritto, il meglio che si può fare è estrarre un senso da quanto ci è successo e alla luce di questa teleologia inventata leggere il passato. Autobiografia di un perdigiorno è scritto da Evelyn Waugh nel 1964 ed è pubblicato per la prima volta quest’anno da Bompiani. Questo volume avrebbe dovuto essere il primo di tre, ma il destino volle che due anni dopo Waugh avesse un infarto fulminante: l’opera rimase così incompiuta. Quel che rimane a noi è quindi un primo volume che copre gli anni che vanno dalla nascita nel 1903 al 1924; in esso Waugh traccia prima una genealogia sulle orme di una sorta di araldica medievale individuando discendenze e diramazioni della sua famiglia per poi arrivare al 1903; da qui la biografia assume un andamento romanzesco, da Bildungsroman, in cui assistiamo alla formazione di un intellettuale in potenza attraverso le proprie doti ed esperienze religiose, quando passeggere e quando più durature. Lo si potrebbe definire una sorta di Dedalus reale nel seguire un percorso giustapponibile a quello dell’eroe joyciano. Nella seconda metà del libro vengono presentate persone note, ma nascoste da un nome fittizio. Ci sono Nancy Mitford e c’è Anthony Powell, scrittore umoristico come Waugh e autore di A dance to the music of time, un capolavoro del genere. Questo libro può costituire una valida introduzione a Evelyn Waugh e per il lettore che ancora non lo conosca può essere un’ottima occasione per recuperare la sua opera, presente nel catalogo Bompiani. Fonti immagini: https://biografieonline.it/foto-evelyn-waugh https://www.bompiani.it/catalogo/autobiografia-di-un-perdigiorno-9788830101791
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Febbraio 2023
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