Il Generale Sucre è il Padre di Ayacucho, il redentore dei figli del Sole; è colui che ha rotto le catene di Pizarro che avvolgevano l'Impero Inca. I posteri rappresenteranno Sucre con un piede nel Pichincha e l'altro nel Potosi, portando nella sua mano la culla di Capac e contemplando le catene del Perù spezzate dalla sua spada.
Il poema, composto da Olmedo su richiesta dello stesso Bolívar, celebra le vittorie di Junín e di Ayacucho, decisive per la definitiva vittoria degli eserciti dei Libertador sugli spagnoli. Dopo aver posto una base ad Angostura, Bolívar iniziò ad accarezzare il sogno di liberare non solo il Venezuela, ma tutta l'America Latina, organizzandola sotto un unico grande stato. La chiave del successo va ricercata da una parte nel senso di patriottismo che Bolivar seppe infondere nei suoi uomini (“Peruanos, mirad allì los duros opresores de vuestra patria; bravos Colombianos en cien crudas batallas vencedores, mirad allì los duros opresores que buscando venìs desde Orinoco […] quien no espera vencer, ya està vencido”), dall'altra nella crisi irreversibile che aveva sconvolto l'Europa alla fine del '700. Il paragone tra le piramidi egizie, costruzioni destinate alla rovina, e le Ande, monumento naturale che non conosce decadenza, non è altro che una metafora dell'Europa, continente in crisi, e dell'America che sta riscoprendo le proprie origini. Quella che può essere chiamata “l'epopea andina” ha inizio nel 1822 con la marcia dei due eserciti colombiani, guidati rispettivamente da Bolivar e Sucre verso Quito. I versi 11-13 (“proclaman a Bolivar en la tierra àrbitro de la paz y de la guerra”) sono un chiaro riferimento a un episodio verificatosi nel 1823: l'assegnazione a Bolivar dei pieni poteri, dopo la decisione della guarnigione di Callao di passare sotto l'egida spagnola.
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Secondo Olmedo, la coscienza del passato indigeno distrutto dalla mano spagnola di Cortés e Pizarro doveva servire alla generazione del '24 per crearsi un passato nazionale precedente l'era coloniale e, per far ciò, si appropria di un tempo e di una civiltà che erano stati cancellati proprio dagli antenati di chi ora canta quel passato. Ecco allora spiegato il riferimento a Huayna Capac, ultimo sovrano Inca, il ricordo della conquista del Perù e la disfatta degli Inca sotto la mano di Cortés.
Nell'ultima parte del componimento Olmedo affronta il fallimento di Bolivar: il progetto di un’America Latina unita in un unico grande stato si scontrò con le posizioni degli antichi vicereami dell'impero spagnolo, le cui oligarchie locali preferirono cercare separatamente l'indipendenza. La diversa visione tra Bolivar (favorevole a una grande nazione) e Santander (governo federale), la nascita di movimenti separatisti interni, tra cui quello celebre de “La Cosiata”, nonché la morte dello stesso Sucre, assassinato per mano di un gruppo indipendentista, finirono per disintegrare la grande nazione progettata all’inizio del 1820.
Immagini tratte da:
www.radionacional.com.pe/
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Maggio 2023
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