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11/5/2022

Notre Dame de Paris - Vent'anni e non sentirli

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di Matelda Giachi
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Ci sono spettacoli che nascono sotto una buona stella e, quando Notre Dame De Paris è stato concepito, dovevano esserci diversi pianeti allineati che hanno garantito una compresenza di artisti straordinari, da chi ha composto musica e testi, fino a chi li ha interpretati con la voce o con il proprio corpo. Un grandissimo successo già l'originale francese del 1998, che ha portato David Zard ad investire nella versione italiana, che ha debuttato nel 2002 e festeggia con questo nuovo tour i suoi 20 anni.
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E' il caso di dirlo, vent'anni e non sentirli. Per l'occasione è tornato, in tutto il suo immenso talento, l'intero cast originale, da Giò di Tonno e Lola Ponce, rispettivamente Quasimodo ed Esmeralda, come anche Claudia D'Ottavi e Marco Guerzoni, i primissimi Fiordaliso e Clopin, ormai da anni interpretati da Tania Tuccinardi (che per Cocciante è stata già in passato una dolcissima Giulietta nel suo "Romeo e Giulietta") e Leonardo Di Minno, anche loro presenti. Non è solo per la bellezza abbagliante e immutata di Lola Ponce che il tempo sembra non essere passato; le voci dei suoi protagonisti hanno la stessa forza di allora nel comunicare le emozioni scritte da Pasquale Panella.
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Ma, soprattutto, in ogni città toccata dal tour, le repliche sembrano non bastare mai, come se l'entusiasmo fosse appena esploso: i teatri si riempiono di appassionati alla loro terza, quarta, quinta volta che si trascinano dietro altri destinati a diventare nuovi fan fin dalle prime canzoni. Firenze, in questo senso, non è stata da meno. Si levano cori e applausi di orgoglio quando, a inizio secondo atto, Frollo chiede a Gringoire: "Parlami di Firenze e della Rinascenza, novità di Bramante e di stilnovo e Dante" e la richiesta di biglietti era tale che si sono dovute aggiungere date e repliche a quelle inizialmente presenti in cartellone, in ultimo quella di lunedì 9 maggio, che ha raccolto abbondanza di pubblico nonostante, a pochi metri di distanza e alla stessa ora, allo stadio la Fiorentina se la disputasse con la Roma.
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Le ragioni che hanno portato Notre Dame De Paris a diventare lo show dei record, conquistando anche quella fetta di pubblico che, solitamente, non ama musical, sono probabilmente molte, a cui si è sicuramente aggiunta una prepotente voglia di tornare a vivere a seguito di due anni di pandemia. Ma il motivo dominante, oltre a quell'incontro perfetto di spiriti artistici affini già menzionato, forse lo indica lo stesso Gringoire nel prologo: sono "storie d'amore e di passione". Pura, innocente, distruttiva, crudele, coraggiosa, infima, egoista, sfacciata, ossessiva, dolce, disperata... L'opera brucia interamente di passione ed è vera, è umana. E' nelle parole, è nella musica, nelle danze e nelle acrobazie spettacolari di cui non si parla mai abbastanza. Trabocca giù dal palco e avvolge lo spettatore che non può rimanere indifferente e, anzi, non ne avrà mai abbastanza.
(Il viaggio di Notre Dame De Paris procede in direzione Roma e poi Reggio Calbria per le prossime tappe.)
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Immagini:
www.firenzeurbanlifestyle.it
www.firenzetoday.it
www.giornaledelladanza.com
www.teatro.it

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8/5/2022

Glauco Mauri e Roberto Sturno "cantano" Shakespeare al teatro Goldoni di Firenze

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di Matelda Giachi
Compagnia Mauri Sturno
Glauco Mauri, Roberto Sturno
Serata Shakespeare
IL CANTO DELL’USIGNOLO
Poesie e teatro di William Shakespeare
 
Durata: 1 ora e 30 minuti, atto unico
Entra in scena Roberto Sturno: tiene per la mano il compagno di palcoscenico di una vita, Glauco Mauri, all'anagrafe 91 anni ma ancora con lo spirito e la presenza scenica di un leone. È un'immagine che va dritta al cuore e commuove; chi non li conosce deve sapere che sono due pilastri del teatro italiano. Loro sono teatro: non solo attori ma anche assi, sipario, travi... Con la forza della passione per questo mestiere, hanno fondato la loro compagnia nel 1981, la quale vanta ormai 40 anni di attività e più di 40 produzioni di grande successo.
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Lo spettacolo con cui tornano a Firenze, in particolare, ha debuttato nel 2016 e, per chi non avesse la fortuna di poter vedere questi due mostri sacri dal vivo in teatro, è fruibile su raiplay o sul sito stesso della compagnia. E' un'opera che parla all'umanità e dell'umanità e lo fa attraverso le parole di quello che, ad oggi, rimane uno dei più grandi narratori dell'animo umano, William Shakespeare. Mauri e Sturno leggono e interpretano magistralmente alcuni dei pezzi più belli del Bardo. Ci sono i Sonetti, Re Lear, Giulio Cesare, La Tempesta, Come Vi Piace... E quindi vi sono Amore, Speranza, Dolore, Cattiveria, Angoscia, Delusione, Gioia... C'è commedia e c'è dramma. Perché, citando le parole dello stesso Glauco Mauri in un'intervista a Angela Consagra, "Cantare Shakespeare significa cantare la vita, raccontare gli esseri umani con la poesia".
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Il titolo non fa riferimento a Shakespeare ma ad una breve favola settecentesca di Lessing, in cui un pastore chiede ad un usignolo perché non canti più. Quando questo gli risponde che è a causa del gracidare scomposto delle rane, il pastore lo invita a riprendere il suo canto, perché il suo silenzio lo costringe a subire la confusione di quel gracidare. E' stato scelto perché, in un'epoca di grandi chiacchiericci e banalità fini a se stesse, lo spettacolo vuole essere un invito all'arte a far sentire ancora la sua fondamentale voce. E cosa c'è di più alto di Shakespeare?
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Immagini:
www.mauristurno.it
Filippo Manzini

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4/5/2022

Da questa sera a lunedì prossimo al Mandela Forum di Firenze torna in scena Notre Dame De Paris con il cast originale

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2002 – 2022
NOTRE DAME DE PARIS


L’OPERA POPOLARE MODERNA PIÙ FAMOSA AL MONDO
CELEBRA VENT’ANNI DI SUCCESSI

A Firenze al Nelson Mandela Forum dal 4 al 9 maggio
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L’organizzatore declina ogni responsabilità in caso di acquisto di biglietti fuori
dai circuiti di biglietteria autorizzati non presenti nei comunicati ufficiali

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La celebrazione dei vent’anni di storia di Notre Dame de Paris in Italia, l’opera popolare moderna più famosa al mondo, continua il suo viaggio arrivando in Toscana. Lo spettacolo, tra i più imponenti mai realizzati, sarà in scena al Mandela Forum di Firenze da mercoledì 4 a lunedì 9 maggio. Ben otto le recite in programma: agli appuntamenti serali (ore 21), si aggiungono infatti due repliche pomeridiane, sabato 7 e domenica 8 maggio alle ore 16.

Con Notre Dame de Paris, il Mandela Forum di Firenze inaugurerà il Festival della Ripartenza. Dopo 822 giorni, la struttura tornerà alla sua vocazione originaria: ospitare spettatori per grandi eventi. Prossimi appuntamenti i concerti di Gazzelle (21 maggio), Brunori Sas (24 maggio), Pinguini Tattici Nucleari (20 giugno) e il campionato nazionale di Jiu Jitsu.

I biglietti per Notre Dame de Paris (posti numerati da 31 a 90 euro, compresi diritti di prevendita) sono disponibili online su www.bitconcerti.it, www.vivoconcerti.com e www.ticketone.it e nei punti Box Office Toscana (www.boxofficetoscana.it/punti-vendita). Info tel. 055.667566 - info@prgfirenze.it - www.bitconcerti.it. Si recuperano gli spettacoli annunciati per novembre 2020 e più volte rinviati a causa della pandemia. Restano validi i biglietti acquistati per tutte le date. Si consiglia di consultare il sito www.bitconcerti.it per verificare la nuova data assegnata.

In occasione di un anniversario così importante, lo show avrà come protagonista l’intero cast originale del debutto, con il grande ritorno di Lola Ponce nei panni di Esmeralda. Insieme a lei, sul palco ci saranno Giò Di Tonno – Quasimodo, Vittorio Matteucci – Frollo, Leonardo Di Minno – Clopin, Matteo Setti – Gringoire, Graziano Galatone – Febo, Tania Tuccinardi – Fiordaliso.
Inoltre, special guest di alcune date del tour saranno Claudia D’Ottavi e Marco Guerzoni, nelle vesti di Fiordaliso e Clopin, di cui sono stati i primi interpreti nel 2002.

La tournée, prodotta da Clemente Zard con la collaborazione con Enzo Product Ltd, è curata e distribuita da Vivo Concerti. RDS 100% Grandi Successi e radio partner del tour.

“È un dato sensazionale che fa capire quanto il pubblico italiano sia ancora affezionato a questo spettacolo – spiega Clemente Zard - abbiamo pensato di annunciare nuove disponibilità data la straordinaria domanda. Questo è un ottimo segnale per l’entertainment dal vivo in Italia”.
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Tratta dall’omonimo romanzo di Victor Hugo, la versione italiana dello spettacolo, curata da Pasquale Pannella con le musiche eterne di Riccardo Cocciante, ha appassionato in questi anni più di quattro milioni di persone ed è ora pronta a emozionare di nuovo il pubblico.

“Sono trascorsi vent’anni dalla prima rappresentazione italiana ma la forza, la maestosità e la grandezza di quest’opera popolare sono quelle del primo giorno – afferma Riccardo Cocciante - Notre Dame de Paris parla dell’anima umana, che è eterna e soffre, ieri come oggi, per amore e per le ingiustizie. Racconta dell’incapacità di accettare l’altro, il diverso da noi. L’essere umano si evolve ma i sentimenti e le dinamiche di cui è vittima e carnefice allo stesso tempo restano i medesimi perché appartengono alla sua natura fallibile. La forza di Notre Dame de Paris proviene anche dal pubblico che continua ad appassionarsi alla storia di Esmeralda e Quasimodo, due diversi che lottano per essere amati e amare”.

Notre Dame de Paris racchiude un’alchimia unica e irripetibile, la firma inconfondibile di Riccardo Cocciante rende le musiche sublimi, regalando allo spettacolo un carattere europeo e tuttora attuale. Una squadra di artisti di primo livello ha reso quest’opera un assoluto capolavoro che ancora emoziona a ogni replica, a partire dal magistrale adattamento del romanzo ad opera di Luc Plamondon e di Pasquale Panella, con la direzione del regista Gilles Maheu, le straordinarie coreografie e i movimenti di scena ideati da Martino Müller, fino ai costumi curati nei minimi dettagli da Fred Sathal e le scene di Christian Ratz.

Vent’anni di musiche, danze, acrobazie ed emozioni hanno reso NOTRE DAME DE PARIS un cult dello spettacolo dal vivo, che ha dominato la classifica dei titoli teatrali e superato le presenze dei più grandi live della musica rock e pop. Nel 2016, l’opera è stata insignita del BigliettOne d’Oro TicketOne ai Rockol Awards 2016. Nello stesso anno, la versione italiana ha collezionato prestigiosi riconoscimenti: tre Premi agli IMA (Italian Musical Awards): Miglior Spettacolo Social, Migliori Musiche (Riccardo Cocciante) e Migliore Spettacolo Classico.

In due decadi di storia italiana dello show, sono state visitate 47 città per un totale di 159 appuntamenti e 1.346 repliche complessive. L’opera popolare moderna, inoltre, è stata tradotta e adattata in 9 lingue diverse (francese, inglese, italiano, spagnolo, russo, coreano, fiammingo, polacco e kazako) e ha attraversato 20 Paesi in tutto il mondo con più di 5.400 spettacoli, capaci di stupire e far sognare 13 milioni di spettatori internazionali.

La capacità di raggiungere questi sorprendenti risultati risiede nell’intuizione primaria di David Zard, impresario e produttore visionario, che nel 2017 descrisse così lo spettacolo: “Dopo 15 anni Notre Dame de Paris ha continuato a tenere la scena con un successo strepitoso, che non conosce paragoni. Questo progetto è entrato nel DNA degli italiani. Il nostro paese non aveva mai visto così tanti spettatori e repliche per un musical prima. “Notre Dame de Paris” non solo ha detenuto ogni record di pubblico in Italia, ma ha rivoluzionato la scena dello spettacolo nel nostro paese”.

NOTRE DAME DE PARIS debuttava nella sua versione originale francese il 16 settembre 1998, al Palais des Congrès di Parigi, dove fu subito trionfo. Quattro anni dopo, David Zard produceva la versione italiana con l’adattamento di Pasquale Panella. Il 14 marzo 2002, al Gran Teatro di Roma, costruito per l’occasione, si teneva la “prima” di quello che sarebbe stato l’opera dei record, un’emozione che, da allora, ha “contagiato” milioni di spettatori. Un successo travolgente che ha raggiunto non solo il pubblico di Francia e Italia, ma quello di tutto il mondo: Inghilterra, Svizzera, Russia, Canada, fino a Cina, Giappone, Corea del Sud, Libano, Turchia, insieme a decine di altri paesi, riscuotendo ovunque un numero di presenze senza precedenti.


RDS 100% Grandi Successi Radio Partner del Tour.


Info spettacoli
Nelson Mandela Forum – piazza Berlinguer – Firenze
Info tel. 055.667566 – 02.3051502 - www.bitconcerti.it - www.vivoconcerti.com

Mercoledì 4 maggio 2022 orario di inizio 21
Giovedì 5 maggio 2022 orario di inizio 21
Venerdì 6 maggio 2022 orario di inizio 21
Sabato 7 maggio 2022 orario di inizio 16
Sabato 7 maggio 2022 orario di inizio 21
Domenica 8 maggio 2022 orario di inizio 16
Domenica 8 maggio 2022 orario di inizio 21
Lunedì 9 maggio 2022 orario inizio ore 21


Biglietti (compresi diritti di prevendita)
Poltronissima Platinum 90 euro
Poltronissima Gold 80 euro
Poltronissima 70 euro
Poltrona 60 euro
1° settore 50 euro
2° settore 40 euro
3° settore 31 euro

Prevendite
Nei punti www.boxofficetoscana.it/punti-vendita
Online su www.ticketone.it (tel. 892.101)

Sconti e riduzioni
I bambini sotto 4 anni entrano gratuitamente accompagnati da un adulto, in numero di un/a bambino/a per ogni adulto, ma non hanno diritto ad occupare un posto a sedere.

Portatori di handicap
Possono acquistare un biglietto specifico al prezzo più basso previsto per l'evento ed entrare con un accompagnatore (a cui viene concesso un ingresso gratuito). I biglietti sono reperibili esclusivamente attraverso i punti vendita del Circuito Box Office Toscana o telefonicamente allo 055210804 (pagando con carta di credito). Per accedere ad una sistemazione consona, si sconsiglia l'acquisto di un biglietto generico.

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22/4/2022

Gabriele Lavia legge le favole di Oscar Wilde

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di Matelda Giachi

Effimera Srl
Gabriele Lavia
LE FAVOLE DI OSCAR WILDE
regia Gabriele Lavia

Durata: novanta minuti, atto unico.

“A mille ce n’è, nel mio cuore di fiabe da narrar...”
“C’era una volta...”
Ricordate quando eravamo bambini e prima di andare a dormire la mamma o il babbo aprivano un libro e ci leggevano una favola? Era un momento pieno di intimità e di magia. Facevamo qualcosa che spesso abbiamo dimenticato nella vita adulta: ci mettevamo in ascolto di storie più o meno fantastiche e, attraverso quelle esperienze altrui, assimilavamo piccole lezioni di vita senza neanche accorgercene.
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Gabriele Lavia, col suo nuovo spettacolo in un unico atto, è un padre che cerca di riportare i "bambini" che ogni sera assistono allo spettacolo alla loro condizione più infantile e originaria. L'atmosfera è raccolta, solo una sedia e un leggio con un libro. La voce è ovattata e si plasma giocosa su ogni personaggio. Dal grande teatro della Pergola lo spettacolo si è spostato in quel piccolo gioiello che è il Goldoni in Oltrarno: nelle sue sembianze da teatro delle bambole contribuisce ulteriormente a creare un'atmosfera fiabesca. Dopo una breve introduzione Lavia si lascia andare ad una lettura da grande Maestro del teatro. E' bravo; tremendamente bravo e lo sa, infatti ogni tanto si perde nell'ascolto della sua stessa voce e una virgola slitta. Ma lui se lo può permettere. E quella sporcatura da lettura all'impronta che si crea si sposa bene col contesto.
Perché Oscar Wilde? Perché le sue favole sono vere e profonde e nascono con lo scopo di intrattenere, di stimolare la fantasia, ma anche di indirizzare i più piccoli verso un vita giusta e gioiosa, nonostante non abbiano di per se un lieto fine. Le popolano personaggi complessi e incredibili. Sono vita raccontata ai bambini. Un'esperienza teatrale diversa e avvolgente.
Lo spettacolo è in programmazione fino a domenica 24.
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Immagini:
Ufficio Stampa Teatro della Pergola

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20/4/2022

La notte dell’incanto

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di Lorenzo Vanni
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Steven Millhauser è un istituzione della letteratura americana del Novecento eppure fino a poco tempo fa era sconosciuto in Italia. La sua opera per cui è maggiormente noto è il suo romanzo d’esordio del 1972 Edwin Mullhouse. Vita e morte di uno scrittore americano e vincitore del Prix Medicis in Francia, ma altrettanto importante è Martin Dressler: il racconto di un sognatore americano, con cui nel 1997 ha vinto il Premio Pulitzer.
Il suo nome in Italia sta cominciando a circolare solo negli ultimi tempi, grazie all’opera meritoria di Einaudi che ha recentemente pubblicato per la prima volta nella nostra lingua una novella notturna che Millhauser aveva scritto nel 1999 e intitolata La notte dell’incanto. I personaggi sono moltissimi e ognuno segue una precisa linea temporale che tuttavia si incrocia con quelle degli altri, i capitoli sono molto brevi (tre pagine al più) e formalmente la prosa è densa di lirismo.
Interamente ambientato di notte in una delle cittadine sperdute dell’America profonda, questa novella può riportare alla mente la magia e la leggerezza de Il piccolo principe nel descrivere che cosa accade sotto il chiaro di luna in una qualunque notte calda d’estate. Il realismo in questa storia è messo al bando per privilegiare invece l’aspetto più strettamente romantico inteso in senso letterario: non mancano le parti in cui sembra che si faccia riferimento a una sensibilità leopardiana, anche se dovendo parlare di letteratura americana probabilmente ci troviamo dalle parti di Edgar Allan Poe, prosciugato dell’aspetto del terrore.
La scrittura lirica spesso contribuisce a creare un senso di irrealtà e sospensione dal tempo, non a caso viene evocato anche nel risvolto di copertina il riferimento a Shakespeare e al Sogno di una notte di mezza estate: il bosco fuori da Atene dove si svolgono le metamorfosi oggetto della commedia trova un parallelismo con un altro luogo fuori dal tempo, ossia l’America profonda con i suoi desideri di vita e di rivalsa verso un mondo ingiusto da cui si ha un momento di sollievo in questa notte di luna piena.
Le invocazioni alla luna non sono altro che la richiesta di una magia per far cambiare la propria vita. Non è richiesta nessuna attinenza alla realtà ed è la struttura della novella a denunciarlo: capitoli molto brevi dal lirismo intenso, ambientazione melanconica, grande fiducia nella sospensione dell’incredulità (vedi la storia del manichino che prende vita), tratti addirittura magici che secondo alcuni critici rimandano direttamente a Borges. Un vero e proprio poème en prose, come non si leggeva da molto tempo.
Un nuovo autore da scoprire finalmente anche in Italia e, a nostro giudizio, paragonabile solo a Kent Haruf, in attesa di (ri)leggere le sue opere più note in America.


Fonti immagini:
Amazon.it

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30/3/2022

Il sesso è (quasi) tutto. Evoluzione, diversità e medicina di genere

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​di Lorenzo Vanni
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Se c’è qualcosa che i nostri tempi inquieti di pandemia ci hanno insegnato è che la ricerca scientifica, e la medicina nello specifico, non può essere lasciata ai margini. È necessario che venga compiuto uno sforzo prima di tutto finanziario per fare in modo che una macchina fatta di esperti troppo spesso trascurati torni ad essere centrale.
A questo però deve essere aggiunto un tassello del mosaico che verosimilmente fa la differenza. Il saggio divulgativo di Antonella Viola, immunologa che abbiamo imparato a conoscere in questi due anni, si intitola Il sesso è (quasi) tutto. Evoluzione, diversità e medicina di genere ed è pubblicato da Feltrinelli. La tesi del saggio è questa: dovendo tornare ad una gestione ordinaria dell’ambito medico è bene tenere presenti quelle evidenze scientifiche che si sono rivelate importanti durante la pandemia e che in passato venivano sottovalutate e che sono sintetizzabili nell’espressione di “medicina di genere”. Ma procediamo per gradi.
Il libro è diviso in due parti: la prima fa un quadro generale di cosa si intende per sesso in ambito scientifico, da un punto di vista evolutivo e psicologico per poi passare alla descrizione della differenza che esiste tra sesso biologico, orientamento sessuale e genere senza trascurare i casi limite, come nel caso di persone non-binarie. La seconda parte è interamente dedicata alla medicina di genere, che si interessa alla cura della persona riconoscendo nell’individuo di un sesso caratteristiche fisiche e reazioni diverse agli stessi farmaci previsti per l’altro sesso.
Negli anni, la gran parte dei farmaci che sono stati prescritti e delle terapie che possono essere adottate nel trattare casistiche specifiche sono stati formulati dando per acquisito che uomini e donne avessero le stesse reazioni. O, per meglio dire, che gli studi preliminari effettuati su donne mostrano un’eccessiva variabilità dovuta a differenze sostanziali dagli uomini e quindi il processo di ricerca diventa molto più complesso.
Antonella Viola presenta quindi dati relativi alle patologie più diverse mostrando come quello che la maggior parte di noi sa al riguardo (per esempio, i sintomi di un infarto) si applichi in realtà solo agli uomini. Le differenze possono essere anche grandi e si sono notate in scala più ampia nel caso dei contagi da Covid in seguito al quale le donne in un primo periodo sono state le più colpite, ma con maggiore probabilità di sopravvivenza rispetto agli uomini.
Se vogliamo fare in modo che la ricerca medica sia inclusiva è necessario riconoscere il modo in cui i sessi reagiscono alle stesse cure. Ma non solo: ogni paziente è portatore di una propria storia che coinvolge la sua storia, il suo ambiente sociale, il suo censo; a parità di ogni altra condizione (età e sesso principalmente) è l’estrazione sociale a fare la differenza. Quindi lottare per l’inclusività nella medicina significa riconoscere l’unicum che rappresenta ognuno di noi.
È anche una sfida che lanciamo al futuro, nonché a noi stessi.


Fonti immagini:
Ibs.it     ​

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23/3/2022

Guarda le luci, amore mio

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​di Lorenzo Vanni


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Negli anni ’90 il sociologo francese Marc Augé aveva introdotto il concetto di non-luogo intendendo con questo termine un luogo senza identità precisa, un luogo di limite come un aeroporto, una stazione ferroviaria, un autogrill oppure un centro commerciale. Sono luoghi che si sono diffusi a partire dalla fine degli anni ’90 e che oggi fanno parte della vita di tutti i giorni; non per questo non hanno perso la loro natura anonima di luoghi neutrali, di ritiro dalla società (per così dire) pur facendone parte.
Tentare un’operazione come quella di Annie Ernaux nel suo ultimo libro, Guarda le luci, amore mio significa dare a questi spazi un nuovo significato. Lo studio sociologico di Ernaux riguarda un centro commerciale Auchan ed è affrontato innanzitutto prendendo le distanze da quello che ormai può essere considerato un luogo comune, seppur con dei fondamenti; Auchan non è più un non-luogo anonimo dove si muovono individui sradicati tipici della società globale, ma al contrario è l’epitome immediata di una società capitalista che si riflette nel microcosmo ristretto di un centro commerciale. Il libro è una sorta di reportage condotto dalla stessa autrice che percorrendo Auchan prende note mentali su quel che vede per poi trascrivere tutto la sera stessa.
La società capitalista crede nella democrazia, nell’accesso di tutti al consumo indiscriminatamente da razza, età, religione, provenienza sociale ecc. Auchan rappresenta un esperimento attraverso cui osservare lo svolgersi della vita pubblica in un ambiente controllato; osservando quel che fanno gli altri si arriva a intuirne la personalità, osservando le merci esposte si intuisce che cosa la società si aspetta che noi pensiamo.
Auchan come riflesso del mondo globalizzato. Il centro commerciale è il luogo in cui i desideri di libertà e maggiori diritti sono tradotti nella pratica di un libero accesso e nel fornire ai clienti oggetti che sono incarnazioni di quelle idee prevalenti.
Quello che tra le righe sembra volerci dire Ernaux è che democrazia e capitalismo sono strettamente legati nel mondo che ci siamo costruiti dal 1989. Avere più diritti significa poter entrare in gioco nel libero mercato, togliere diritti vuol dire uscire da questa logica.
Quindi Auchan è in superficie democratico, ma è anche una guida inconscia per i pensieri da avere. Questo risente probabilmente dell’influenza di Guy Débord che negli anni ’60 aveva teorizzato la Psico-geografia, applicabile ai luoghi della società odierna dove le merci sono esposte e al loro potenziale di condizionamento del comportamento umano.


Fonti immagini:
lormaeditore.it/libro/9788831312844

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10/3/2022

Lella Costa in "Se non posso ballare non è la mia rivoluzione" a La Città del Teatro

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​COMUNICATO STAMPA

​Lella Costa in  
Se non posso ballare non è la mia rivoluzione 
ispirato a Il catalogo delle donne valorose di Serena Dandini 
 La Città del Teatro di Cascina Sabato 12 marzo ore 21.00 
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Sabato 12 marzo alle ore 21.00 alla Città del Teatro Lella Costa sarà in scena con “Se non posso ballare non è la mia rivoluzione” ispirato a “Il catalogo delle donne valorose” di Serena Dandini, il progetto drammaturgico e la regia sono a cura di Serena Sinigaglia, la scrittura scenica è di Lella Costa e Gabriele Scotti, le scene di Maria Spazzi. 
 
«Lo sapevate che le prime due donne laureate al mondo sono italiane? È una cosa di cui dovremmo andare fieri, dovrebbe essere insegnata, e invece nessuno lo sa. E che il tergicristallo e i pannelli solari sono stati inventati da donne? Sono piccole cose ma in realtà fanno notare come ci sia una enorme “rimozione” nel raccontare il femminile nel mondo.» Con queste parole Lella Costa presenta il suo spettacolo in cui in 100 minuti racconterà 100 donne che hanno cambiato la storia, donne controcorrente, perseguitate, a volte incomprese ma forti e generose che, per uno strano sortilegio, raramente vengono ricordate, con difficoltà appaiono nei libri di storia e tanto meno sono riconosciute come maestre e pioniere. 
 
Entrano in gruppo, scambiandosi idee geniali per migliorare il vivere quotidiano. Ci sono Marie Curie, Nobel per la fisica, e Olympe De Gouges che scrisse la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina. Ci sono Tina Anselmi, primo ministro della Repubblica italiana, Martha Graham che fece scendere dalle punte, Pina Bausch che descrisse la vita danzando. E poi c’è Maria Callas con la sua voce immortale, come immortale è il canto poetico di Emily Dickinson. C’è Angela Davis che lottò per i diritti civili degli afroamericani e c’è la fotoreporter Ilaria Alpi. Le sorelle Bell: Vanessa e naturalmente Virginia Woolf. 
 
Entrano una dopo l’altra, chiamate a gran voce con una citazione, un accento, una smorfia, un lazzo, una canzone, una strofa, un ricordo, una poesia, un gemito, una risata. O solo col nome, che a volte non serve aggiungere altro. Entrano nel gran salone da ballo ciarlando e muovendo le vesti. Si aggirano come fossero, finalmente, felici tutte, per dirla con Elsa Morante che è lì con loro. 
 
E ballano. Ballano Ingrid Bètancourt, Hannah Arendt, Annie Besant, Grazia Deledda, Iolanda D’Aragona, Anna Frank, Eloisa, Artemisia Gentileschi e molte, molte altre, fino a farci girare la testa ed essere più di … cento! Una al minuto. Tante, eppure non ancora tutte le valorose nella voce e nei gesti di Lella Costa che come un gran cerimoniere le invita a entrare e balla con loro. 
 
Perché, come disse magistralmente e per sempre una di loro, Emma Goldman, “se non posso ballare questa non è la mia rivoluzione”. 
 
Sabato 12 marzo ore 21,00 
Biglietti da 13 a 22€ +dp 
 
Prevendite 
Circuito Boxoffice e Ticketone e on line 
Presso la biglietteria del teatro dal lunedì al venerdì 10-14, il mercoledì anche 17-19 
La biglietteria la sera di spettacolo aprirà alle 20.00 
Info 050744400 biglietteria@lacittadelteatro.it 
La Città del Teatro via Toscoromagnola 656 Cascina Pisa 

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26/2/2022

"IDONTWANNAFORGET" in scena al Teatro Nuovo di Pisa

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COMUNICATO STAMPA

IDONTWANNAFORGET’,

UN VIAGGIO NEL MONDO FOTOGRAFICO E INTIMO DI NAN GOLDIN
AL TEATRO NUOVO – BINARIO VIVO

Pile di scatoloni evocano un trasloco in corso. Ricordi frammentati si depositano lievi su una scena spoglia. Inizia così lo spettacolo ‘I D O N T W A N N A F O R G E T’ in scena sabato 26 febbraio alle ore 19 e in replica alle ore 21.30 al Teatro Nuovo-Binario Vivo a Pisa. Sul palco viene delicatamente messo a nudo il mondo fotografico e intimo dell’artista statunitense Nan Goldin. Due straordinari interpreti, Marina Romondia e Nicolò Sordo, ispirandosi all’opera ‘The ballard of the Sexual Dependency’, restituiranno al pubblico – oltre che un ritratto dell’artista e della sua storia tramite la proiezione di alcuni dei suoi scatti più espressivi – il senso del ricordare. «Sono felice di essere stato coinvolto dall'attrice e autrice Marina Romondia – dichiara Nicolò Sordo –. Questo lavoro, grazie all’opera della fotografa Nan Goldin, è il tentativo di raccontare una storia, la sua, e di attraversare al contempo la storia di tutti, quando i ricordi salgono a galla senza un perché e ci ritroviamo a fare i conti con un'immagine del passato, una sensazione, un odore, e veniamo trasportati in un luogo che non ha contorni fisici definiti, parla di noi, ma mancano tasselli, bisogna ricostruire, ritrovare a fatica la storia che ci appartiene».
"IDONTWANNAFORGET" vuole essere un momento intimo tra attori e spettatori, una dolce chiacchierata in un salotto immaginario in compagnia degli scatti del passato, come era solita fare Nan Goldin con gli amici che rendeva immortali nei suoi scatti intimistici.

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BIGLIETTI
Intero 15 euro
Convenzionati 13 euro
Minori e universitari 10 euro
Al botteghino: a partire da un'ora dall'inizio dello spettacolo
Prevendite on line: https://www.ciaotickets.com/biglietti/idontwannaforget-pisa
NORME ANTI-COVID: Per accedere è necessario essere muniti di Super Green pass e della mascherina FFP2. In sala è prevista la capienza ridotta al 50% ed è garantito il distanziamento tra nuclei familiari distinti per uno spettacolo in totale sicurezza.
INFO: 3923233535; www.teatronuovopisabinariovivo.it

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23/2/2022

Il serpente maiuscolo

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di Lorenzo Vanni
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Al centro del romanzo giallo c’è sempre una domanda di verità. Si chiede agli scrittori di dare risposte sul mondo e di risolvere i misteri che sembrano avvolgere la vita di ognuno di noi e spesso, nel farlo, la direzione presa dagli autori è politica. Dire la verità diventa come tale un atto politico perché svela i meccanismi segreti che regolano la vita nascosta che nessuno di noi riesce a vedere. In altre parole, il romanzo giallo riporta la realtà in primo piano.
Da questo punto di vista quindi, il romanzo appena pubblicato da Pierre Lemaitre risulta anomalo. Il serpente maiuscolo, pubblicato da Mondadori, non ha come protagonista un investigatore o meglio non è lui l’elemento principale. Il punto di vista è diverso: protagonista con cui il lettore deve decidere di schierarsi o meno è Mathilde, ex-combattente della Resistenza francese attiva come sicaria, e che ormai arrivata al 1985 non è più giovane come una volta.
A Mathilde vengono affidati omicidi importanti, ma l’età comincia a farsi sentire e commette errori: dimentica di liberarsi delle armi, attira l’attenzione, uccide in modo troppo scenografico. Mathilde è una donna che invecchia e trascura dettagli. È anche una donna sola che ha come unica compagnia un cane dalmata che verrà trovato morto decapitato; della sua morte la donna incolperà il fastidioso vicino di casa.
L’unico che è sempre stato legato a lei fin dai tempi della resistenza è Henri, detto “il comandante”. Lei e Henri hanno sempre provato un’attrazione reciproca fin dall’inizio della lotta nella Resistenza quando Mathilde aveva diciannove anni, poi si era sposata, aveva avuto un’altra vita, finché non è tornata sola. Ma a quel punto lei e Henri sono troppo vecchi per poter pensare di stare insieme, non come una volta almeno.
In questo romanzo c’è poco noir. C’è semmai una certa idea di fine delle grandi storie di spionaggio dove ogni personaggio è ridotto a una dimensione interamente umana, e al tempo stesso non ci sono eroi né grandi avversari; dove diventa tutto molto più prosaico, senza grandi complotti da risolvere. È evidente invece l’inevitabilità della resa al proprio tempo senza l’illusione che qualche morte illustre possa realmente cambiare le cose
Mathilde rappresenta, con il proprio invecchiare e la sua improvvisa fallibilità, l’ingresso in una fase di crisi dell’illusione utopica; Henri rappresenta la storia degli ideali nel loro sviluppo dalla Resistenza in poi perché con quel suo soprannome si inserisce pienamente nel flusso della Storia.
Quello di Lemaitre è il romanzo adatto per approcciarsi a un genere come il noir per la prima volta e al suo autore, di cui questo è il romanzo d’esordio scritto nel 1985 ma pubblicato solo quest’anno.
​Fonti immagini:
Amazon.it

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