di Lorenzo Vanni È sempre interessante vedere come le arti riescono a intersecarsi tra loro. Spesso, nei giudizi che scrittori danno di musicisti o pittori, si annidano personali idiosincrasie e modi di intendere il mondo che emergono in modo più nitido di quanto potrebbe fare un romanzo. I romanzi raccontano e, come acqua cristallina, riflettono quel che sta al di sopra; i saggi, mossi da intento prosaico, tendono a spiegare attraverso i mezzi intellettuali di cui l’autore dispone. Ci sarebbe quindi da chiedersi quale visione del mondo emerga dalla lettura dell’ultimo libro pubblicato da Julian Barnes, Con un occhio aperto, uscito lo scorso anno da Einaudi, ma pubblicato in Inghilterra nel 2015. I saggi che parlano degli altri sono spesso libri che parlano indirettamente di sé, in modi oscuri che il lettore comune non può percepire, ma una cosa la possiamo dire per certa: Julian Barnes ha sempre avuto una grande passione per la cultura francese e in questa occasione lo dimostra andando a dare la propria opinione semi-tecnica su numerosi quadri e opere artistiche in un periodo compreso tra la fine dell’Ottocento e gli anni ’60 del secolo scorso. La passione per la cultura francese è una sorpresa di poco conto per chi conosce l’opera di Barnes che, da allievo ideale di Gustave Flaubert, si rifà spesso al suo maestro per massime di vita di cui dissemina il suo testo. Flaubert che aveva recuperato nel suo romanzo Il Pappagallo di Flaubert, se non il capolavoro, sicuramente tra i suoi libri più belli. Questa nuova uscita di Barnes è una raccolta di articoli dedicati all’arte usciti su diversi quotidiani inglesi, nonché sul TLS (Times Literary Supplement). Sono lavori su commissione raccolti poi in volume con l’eccezione del primo capitolo del libro che è invece estratto dal suo romanzo del 1989 Una storia del mondo in 10 capitoli e mezzo, e che racconta la storia dietro la Zattera della Medusa, il celebre quadro di Gericault. Al di là del giudizio che si può dare sugli artisti trattati, emerge chiaro l’interesse di Barnes per il dettaglio biografico che rende più umanamente comprensibili le personalità coinvolte; ancora più chiaramente viene messo in primo piano il ruolo della memoria nella definizione degli eventi. Nell’affrontare gli artisti più recenti, Barnes fa anche ipotesi sul modo in cui questi potranno essere ricordati in futuro, quanto i nostri gusti passeranno per essere progressivamente sostituiti da quelli prevalenti nelle future generazioni. Il giudizio è invece netto sulla Pop Art, intesa come una forma più o meno piacevole di divertissement, di cui viene pronosticata una vecchiaia precoce. Questo nuovo volume di Barnes è quindi un tassello necessario nella bibliografia di un autore che è ad oggi probabilmente il più rilevante nella letteratura inglese di fine Novecento e che sta venendo riscoperto in Italia grazie all’opera meritoria di pubblicazione della sua intera opera da parte di Einaudi. Immagini tratte da: https://www.rbth.com/arts/literature/2016/11/29/julian-barnes-russians-had-40-years-to-write-shostakovich-novel-but-didnt_651929 https://www.doppiozero.com/materiali/julian-barnes-con-un-occhio-aperti
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Febbraio 2023
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